Mantan-Web, sito affiliato al giornale Mainichi Shimbun, ha condotto varie interviste con membri del mondo dell’industria degli anime, oltre che varie ricerche, per comprendere qual è lo status dell’animazione nell'era del COVID.
Attualmente fare un anime, quindi, richiede il doppio del tempo e invece il tempo richiesto per doppiare si è addirittura triplicato. Gli studi che han sofferto maggiormente la situazione sono coloro che lavorano prettamente in analogico: “Ci sono molti studi d’animazione che sono ancora in fase di transizione verso il digitale, anche le sole riunioni compiute tramite telelavoro allungano di tanto i tempi richiesti, ci vuole molto più tempo per controllare l’andamento dei lavori, inoltre, molti sono abituati ad incontri faccia a faccia e quindi queste nuove problematiche stanno facendo abbassare la qualità del tutto. Mantenere un’alta qualità col telelavoro è davvero difficile”.
Mantan-Web riporta che comunque vi sono altri intervistati che dichiarano che “la situazione sta gradualmente tornando alla normalità, ma questi problemi continueranno ancora per un altro po’”. Come ben sappiamo la situazione è molto delicata per gli studi di doppiaggio, con molti doppiaggi addirittura bloccati per mesi.
Quindi qual è la situazione ad oggi? Secondo un intervistato: “Separare i microfoni e assicurare il distanziamento sociale porta delle conseguenze, ovvero solo tre doppiatori per volta possono registrare, è praticamente impossibile avere ormai dieci persone per volta nonostante fosse la norma fino a poco tempo fa. Alcune registrazioni richiedono ormai il triplo del tempo, sia per i doppiatori che per i direttori degli studi”.
L’industria dell’animazione ha da tempo problemi di personale, molti studi hanno appena abbastanza persone per poter portare avanti le produzioni e sopravvivere. Non sorprendentemente pare che l’emergenza sanitaria stia peggiorando la situazione, potrebbe arrivare a sconvolgere tutto il mondo degli anime, magari rendendo indispensabile rivedere completamente come lavorare ad un anime.
Ad aprile la situazione era perlopiù drammatica, con le produzioni bloccate e molti lavori fatti direttamente in Cina o in Corea del Sud. A maggio la situazione ha visto dei miglioramenti, come nella news di cui vi abbiamo parlato, con il direttore del suono Masafumi Mima e il compositore Masaru Yokoyama che ci han mostrato in che modo (e seguendo quali regole) portavano avanti il doppiaggio. Possiamo solo sperare che il tutto continui a migliorare.
Fonte Consultata:
Anime News Network
Attualmente fare un anime, quindi, richiede il doppio del tempo e invece il tempo richiesto per doppiare si è addirittura triplicato. Gli studi che han sofferto maggiormente la situazione sono coloro che lavorano prettamente in analogico: “Ci sono molti studi d’animazione che sono ancora in fase di transizione verso il digitale, anche le sole riunioni compiute tramite telelavoro allungano di tanto i tempi richiesti, ci vuole molto più tempo per controllare l’andamento dei lavori, inoltre, molti sono abituati ad incontri faccia a faccia e quindi queste nuove problematiche stanno facendo abbassare la qualità del tutto. Mantenere un’alta qualità col telelavoro è davvero difficile”.
Mantan-Web riporta che comunque vi sono altri intervistati che dichiarano che “la situazione sta gradualmente tornando alla normalità, ma questi problemi continueranno ancora per un altro po’”. Come ben sappiamo la situazione è molto delicata per gli studi di doppiaggio, con molti doppiaggi addirittura bloccati per mesi.
Quindi qual è la situazione ad oggi? Secondo un intervistato: “Separare i microfoni e assicurare il distanziamento sociale porta delle conseguenze, ovvero solo tre doppiatori per volta possono registrare, è praticamente impossibile avere ormai dieci persone per volta nonostante fosse la norma fino a poco tempo fa. Alcune registrazioni richiedono ormai il triplo del tempo, sia per i doppiatori che per i direttori degli studi”.
L’industria dell’animazione ha da tempo problemi di personale, molti studi hanno appena abbastanza persone per poter portare avanti le produzioni e sopravvivere. Non sorprendentemente pare che l’emergenza sanitaria stia peggiorando la situazione, potrebbe arrivare a sconvolgere tutto il mondo degli anime, magari rendendo indispensabile rivedere completamente come lavorare ad un anime.
Ad aprile la situazione era perlopiù drammatica, con le produzioni bloccate e molti lavori fatti direttamente in Cina o in Corea del Sud. A maggio la situazione ha visto dei miglioramenti, come nella news di cui vi abbiamo parlato, con il direttore del suono Masafumi Mima e il compositore Masaru Yokoyama che ci han mostrato in che modo (e seguendo quali regole) portavano avanti il doppiaggio. Possiamo solo sperare che il tutto continui a migliorare.
Fonte Consultata:
Anime News Network
questa immagine é il riassunto di tutto quest'anno di merda
A livello ideologico è tutto giusto, purtroppo se esistono (numero ipotetico) 50 studi di animazione che per campare devono produrre 50 anime a stagione, e improvvisamente tu riduci (per qualsiasi motivo) il numero delle serie a 20, ma tieni lo stesso numero di personale, dimezzi i guadagni e aumenti i costi. Perché hai meno roba da vendere e di conseguenza meno ricavi ma lo stesso numero di dipendenti da pagare a fine mese.
Inevitabilmente in questo caso partirebbero le teste, nel senso si comincerebbe a licenziare le persone o gli studio fallirebbero semplicemente perché non più in grado di sostenersi... E all'improvviso ti ritroveresti una marea di disoccupati in un'industria chiusa (un operaio metalmeccanico può riciclarsi magazziniere, un animatore fa l'animatore) disposti a qualsiasi cosa pur di lavorare (ciao stipendi e ciao diritti quando c'è esubero e non sei indispensabile).
O si trova magicamente il modo di far rendere quelle 20 serie come ti rendevano 50 oppure è utopistico. E non credo che in giro siano previste novità a breve termine su tal fronte.
La forza contrattuale che un animatore può usare per avere condizioni migliori è il far parte di un settore in crescita dove il suo lavoro è indispensabile... Non ritrovarsi il lavoro dimezzato e in una posizione di esubero.
Poi ovvio che ci sono studi che pretendono di far cassa lavorando a 4 serie l'anno (per esempio) avendo il personale solo per 3, o con un'agenda incasinata, ma pretendendo comunque di spremere sangue dalle rape.
Però il problema non stà tanto nel numero di serie quanto nella mentalità giapponese "è maleducazione se lotto per i miei diritti". Avrebbero bisogno di una bella lotta sindacale, ma non è proprio nelle loro corde...
Non so se la cosa sia legata a questo problema (perché non so se i tempi di realizzazione combaciano con i mesi dell'epidemia), ma non mi sorprenderebbe se fosse per quello.
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