Se c’è una cosa che gli anime ci hanno saputo insegnare in tempi non sospetti, è che il Giappone è un luogo molto legato alle credenze sugli spiriti e altre entità occulte, quelli appostati in ogni centro urbano, strada e vicolo, pronti a diffondere le loro maledizioni sui vivi. Nelle opere di fantasia, ritroviamo spesso come protagonisti alcuni esorcisti o stregoni, dotati di poteri soprannaturali, che riescono a percepire le oscure presenze e a combatterle con ogni mezzo pur di non farle avvicinare ai comuni mortali. Ecco, ora immaginate se foste voi, gente qualunque, parte di quelli che vedono gli spettri e le anime dei defunti. Niente poteri speciali o abilità impareggiabili, siete solo voi davanti ai vostri demoni della vita di tutti i giorni. L’unica cosa che potete fare è imparare a convivere con la paura e dovervi portare dietro l’angoscioso lamento di queste anime in pena costrette a rimanere ancora nel nostro mondo. Se vi sembra uno scenario spaventoso, lasciatevi dire una cosa: loro sono già in mezzo a noi.
Un’introduzione bella spettrale è quello che serviva per introdurre uno degli anime horror (?) più pittoreschi che sono comparsi su i nostri schermi. Parliamo ovviamente di Mieruko-chan, una serie anime andata in onda durante la stagione autunnale (il periodo perfetto, perché in mezzo c’è Halloween!) del 2021 e ruota attorno ad una liceale qualsiasi che, per sua immensa disgrazia, è in grado di vedere ovunque si trovi le grottesche figure di questi spiriti tetri e raccapriccianti. Chiacchieratissimo per mille motivi che tratteremo più avanti, questo adattamento animato del manga di Tomoki Izumi non è una serie semplicissima da inquadrare, visto che dentro c’è di tutto e di più, dal drammatico alla commedia, dall’orrore allo slice of life, dall’introspezione piscologica alla… introspezione… delle mutandine della protagonista! Insomma, si tratta proprio di un minestrone tanto tanto condito, che comunque ha saputo tenere unite le sue varie anime e ad intrecciarle fra di loro, sfornando quello che, come vedremo, è stato un risultato che ha superato apparenze e aspettative.
Tutta la narrazione principale è incentrata su Miko Yotsuya, una studentessa come le altre, carina ma non troppo appariscente, che da un giorno all’altro scopre di essere in grado di vedere gli spaventosi spettri che si annidano in ogni angolo (pure nei bagni) della città. La sua vita diviene un continuo inferno per colpa loro, queste creature grottesche che le si pareranno davanti e proveranno a farsi osservare dalla ragazza, al fine di cercare un pretesto per attaccarla o peggio. Per scongiurare ogni guaio, a Miko non rimane che utilizzare l’arma più potete nel suo limitato arsenale, ossia l’indifferenza. Perché ignorarli è forse la migliore strategia da utilizzare quando si ha a che fare con esseri ignoti e spaventosi.
Di base, l’anime si presenta con queste gag dove la povera Miko proverà a mantenere il sangue freddo e a comportarsi nella maniera più naturale possibile in queste spiacevoli situazioni, anche per non dare nell’occhio davanti a chi non possiede i suoi stessi poteri, in particolare la sua amica del cuore Hana Yurikawa, ragazza interamente allo scuro di tutto ciò ma che, come verrà poi mostrato, possiede anche lei un dono speciale. Infine, si aggiungerà poi anche la piccola Yulia Niguredo, una patita dell’occulto che riesce anche lei a vedere gli spiriti, ma non con la stessa intensità di Miko e ciò porrà le basi per tanti divertenti equivoci fra le due.
Beh, che dire. Non auguriamo a nessuno di vivere un’esistenza come quella Miko. I demoni che si porta dietro ogni giorno sono addirittura più fastidiosi della nuvola di Fantozzi. Da un lato non si può che provare pietà per lei, da un altro le scene tragicomiche che la coinvolgono non posso che far strappare un sorriso. Questo mix fra horror e comicità può far strano inizialmente, ma sa intrattenere in un modo molto geniale e ben congeniato. In più, c’è un elemento “incomodo” che si aggiunge alla mischia e che farà felici molti e ne lascerà straniti di altrettanti: l’ecchi.
Non c’è da stupirsi più di tanto dopo che si scopre il nome dietro la regia di questo anime. Il direttore Yuki Ogawa è infatti già conosciuto dagli “uomini di cultura” per anime come Miru Tights e Ishuzoku Reviewers, il che è tutto dire. Aspettatevi dunque, fra un mostro e l’altro, anche tanti pantyshot, tette che sfidano le leggi della gravità, angolazioni della telecamera di dubbio gusto e pigiamini un po’ troppo attillati. È sicuramente una scelta coraggiosa quella di inserire un fanservice di questo di tipo dentro un anime horror, però, alla fin fine, non guasta nulla perché è in linea con l’estetica del versante slice of life della serie, senza dimenticare che alcune di queste scene sono comunque presenti anche nel manga originale.
Parlando sempre del lato artistico, bisogna però dire che lo studio Passione ha fatto un bel lavoro per dare agli spettri tutta la mostruosità che si meritavano. Il compito di dover trasporre i fenomenali disegni del mangaka Izumi non è stato semplice, visto che si tratta di uno stile che rende molto grazie all’inchiostro nero su carta bianca. Per fortuna, dietro ci si è potuto fregiare di una squadra di monster designer di tutto rispetto in grado di dar vita a questa accozzaglia di orribili essere paranormali. Basti pensare che fra questi animatori c’è anche chi come Hiroya Iijima ha lavorato su Jujutsu Kaisen, che sotto questo aspetto è molto simile a Mieruko-chan.
Gli spettri che vedremo nella serie sono molto diversificati e spaziano nella creatività più assoluta. È davvero difficile farne una classificazione perché ce ne sono davvero di tutti i tipi, grandi e piccoli, umanoidi e bestiali, raccapriccianti e inquietanti, e via discorrendo. Alcuni sono così spaventosi, che i più fifoni rischiano di sognarseli pure durante la notte! Ma non temete, Mieruko-chan non è un anime vuole farvi spaventare fino allo sfinimento, poiché come già detto c’è anche tanta commedia da fare da accompagnamento… ma non solo. Spaventi, risate e fanservice non sono le uniche cose che ha da offrire questa serie che, ha anche saputo scavare più affondo nelle tematiche proposte.
Il più grande merito di Mieruko-chan è molto probabilmente quello di non essere scaduto in gag ripetitive e, anzi, di aver costruito nel corso dell’episodi un filo narrativo che, seppur molto sottile, è andato ad approfondire il mondo e i personaggi presentati finora. Il potere di Miko è di per sé una chiave che apre molte strade alla protagonista. Scopriremo, infatti, che i fantasmi che lei vede non stanno lì per caso e anche che non tutti sono entità maligne che serbano rancore nei confronti dei vivi. La nostra protagonista dovrà imparere sì a convivere con gli spettri, ma in un certo senso dovrà imparare a “comprederli” prima di affrontarli a viso aperto. Ogni persona ha degli spiriti che si porta dietro, in quali possono assumere varie forme in base alla loro origine. C’è chi si porta dietro i ricordi delle persone care ormai defunte, chi invece il peso dei rimpianti di una vita difficile oppure i peccati commessi nei confronti di altri. Ogni spettro ha la sua storia e l’anime prova ad approfondire, andando avanti con le puntate, la vera natura di questi demoni, e Miko, essendo colei che riesce a vederli, è la persona designata dal destino che dovrà interpretare il mondo circostante e sfruttare questa sua “maledizione” per vedere le cose da una prospettiva unica.
Ovviamente non si andrà mai a filosofeggiare pesantemente su certe riflessioni, ma è chiaro che la storia ideata da Izumi e riproposta nell’anime grazie alla sceneggiatura di Kenta Ihara (Saga of Tanya the Evil) abbia cercato di delineare una narrazione che non si ferma alle semplici gag e questo lo si nota soprattutto negli episodi finali, dove ci si concentra su un piccolo arco narrativo che prende ciò che di buono era stato seminato in precedenza e chiude il cerchio con una buona dose di azione, suspense e introspezione psicologica dei personaggi (uno in particolare, di cui ovviamente non faremo il nome). Affascinanti sono stati anche i tanti richiamo al folklore giapponese che arricchisce ancor di più l’alone di mistero che avvolge l’opera. In soli dodici episodi si è purtroppo potuto mostrare molto poco di quello che in realtà c’è sotto a Mieruko-chan, anche se più di così di certo non si poteva fare visto che il manga è ancora in corso e l’anime è già riuscito a coprirne una buona fetta.
Infine, arriviamo all’ultima sfaccettatura di quest’anime ed è quella che più di tutte si è rivelata essere una piacevole sorpresa. Mieruko-chan nasconde sotto tutti i suoi mostri un dolce lato slice of life in grado di scaldare i cuori. Oltre alle tenere interazioni fra Miko, Hana e Yulia, che fondamentalmente sono tre ragazze carine che fanno cose carine nonostante siano perseguitate da orde di persone morte a cui è stato negato pure l’Inferno, viene posta anche molta attenzione sui personaggi secondari e le loro esperienze vissute. In particolar modo, sarà Miko a doversi confrontare per mezzo dei suoi poteri e aiutarle come meglio può a fare i conti con il passato, che si manifesta appunto attraverso la presenza di spiriti, buoni, maligni o addirittura ambigui a seconda dei casi. Quando meno ve lo aspetterete, vi scenderà una lacrimuccia durante certe scene emozionanti che vi rimarranno un po’ impresse nella memoria. Più che avere il timore di essere spaventati all’improvviso, dovreste preparare i fazzoletti prima di iniziare a guardare Mieruko-chan.
Nota a margine per quanto riguarda alcuni aspetti tecnici dell’anime. Passione svolge anche questa volta un buon lavoro sotto tanti aspetti, fra cui un paio che vi avevamo illustrato in precedenza. La direzione generale di Owara non la bisogna ricordare solo per l’ottimo fanservice, ma anche perché è stata in grado di trasmettere il pathos giusto nei momenti concitati della serie. Per farvi un esempio, è stata davvero accattivante quella scena “onirica” mostrata proprio nell’ultimo episodio, come a fare da ciliegina sulla torta a questa serie che di cose belle ne ha mostrate. Quando hai tre seiyuu di alto livello come Sora Amamiya, Kaede Hondo e Ayane Sakura che doppiano il trio principale, ti trovi in una botte di ferro: la loro prestazione ha rispettato ogni aspettativa, specie quella di Amamiya che, grazie alla sua voce carismatica, ha dato lo spessore giusto al personaggio di Miko. Una menzione di merito va anche alla opening “Mienai kara ne!?”, la quale presenta sia una canzone orecchiabile e (con dei testi azzeccatissimi) che delle visual molto scaltre a nascondere l’essenza horror dell’anime utilizzando espedienti come gli sprazzi di vernice colorata.
Immagine di copertina originale realizzata da みかづち
Un’introduzione bella spettrale è quello che serviva per introdurre uno degli anime horror (?) più pittoreschi che sono comparsi su i nostri schermi. Parliamo ovviamente di Mieruko-chan, una serie anime andata in onda durante la stagione autunnale (il periodo perfetto, perché in mezzo c’è Halloween!) del 2021 e ruota attorno ad una liceale qualsiasi che, per sua immensa disgrazia, è in grado di vedere ovunque si trovi le grottesche figure di questi spiriti tetri e raccapriccianti. Chiacchieratissimo per mille motivi che tratteremo più avanti, questo adattamento animato del manga di Tomoki Izumi non è una serie semplicissima da inquadrare, visto che dentro c’è di tutto e di più, dal drammatico alla commedia, dall’orrore allo slice of life, dall’introspezione piscologica alla… introspezione… delle mutandine della protagonista! Insomma, si tratta proprio di un minestrone tanto tanto condito, che comunque ha saputo tenere unite le sue varie anime e ad intrecciarle fra di loro, sfornando quello che, come vedremo, è stato un risultato che ha superato apparenze e aspettative.
Tutta la narrazione principale è incentrata su Miko Yotsuya, una studentessa come le altre, carina ma non troppo appariscente, che da un giorno all’altro scopre di essere in grado di vedere gli spaventosi spettri che si annidano in ogni angolo (pure nei bagni) della città. La sua vita diviene un continuo inferno per colpa loro, queste creature grottesche che le si pareranno davanti e proveranno a farsi osservare dalla ragazza, al fine di cercare un pretesto per attaccarla o peggio. Per scongiurare ogni guaio, a Miko non rimane che utilizzare l’arma più potete nel suo limitato arsenale, ossia l’indifferenza. Perché ignorarli è forse la migliore strategia da utilizzare quando si ha a che fare con esseri ignoti e spaventosi.
Di base, l’anime si presenta con queste gag dove la povera Miko proverà a mantenere il sangue freddo e a comportarsi nella maniera più naturale possibile in queste spiacevoli situazioni, anche per non dare nell’occhio davanti a chi non possiede i suoi stessi poteri, in particolare la sua amica del cuore Hana Yurikawa, ragazza interamente allo scuro di tutto ciò ma che, come verrà poi mostrato, possiede anche lei un dono speciale. Infine, si aggiungerà poi anche la piccola Yulia Niguredo, una patita dell’occulto che riesce anche lei a vedere gli spiriti, ma non con la stessa intensità di Miko e ciò porrà le basi per tanti divertenti equivoci fra le due.
Beh, che dire. Non auguriamo a nessuno di vivere un’esistenza come quella Miko. I demoni che si porta dietro ogni giorno sono addirittura più fastidiosi della nuvola di Fantozzi. Da un lato non si può che provare pietà per lei, da un altro le scene tragicomiche che la coinvolgono non posso che far strappare un sorriso. Questo mix fra horror e comicità può far strano inizialmente, ma sa intrattenere in un modo molto geniale e ben congeniato. In più, c’è un elemento “incomodo” che si aggiunge alla mischia e che farà felici molti e ne lascerà straniti di altrettanti: l’ecchi.
Non c’è da stupirsi più di tanto dopo che si scopre il nome dietro la regia di questo anime. Il direttore Yuki Ogawa è infatti già conosciuto dagli “uomini di cultura” per anime come Miru Tights e Ishuzoku Reviewers, il che è tutto dire. Aspettatevi dunque, fra un mostro e l’altro, anche tanti pantyshot, tette che sfidano le leggi della gravità, angolazioni della telecamera di dubbio gusto e pigiamini un po’ troppo attillati. È sicuramente una scelta coraggiosa quella di inserire un fanservice di questo di tipo dentro un anime horror, però, alla fin fine, non guasta nulla perché è in linea con l’estetica del versante slice of life della serie, senza dimenticare che alcune di queste scene sono comunque presenti anche nel manga originale.
Parlando sempre del lato artistico, bisogna però dire che lo studio Passione ha fatto un bel lavoro per dare agli spettri tutta la mostruosità che si meritavano. Il compito di dover trasporre i fenomenali disegni del mangaka Izumi non è stato semplice, visto che si tratta di uno stile che rende molto grazie all’inchiostro nero su carta bianca. Per fortuna, dietro ci si è potuto fregiare di una squadra di monster designer di tutto rispetto in grado di dar vita a questa accozzaglia di orribili essere paranormali. Basti pensare che fra questi animatori c’è anche chi come Hiroya Iijima ha lavorato su Jujutsu Kaisen, che sotto questo aspetto è molto simile a Mieruko-chan.
Gli spettri che vedremo nella serie sono molto diversificati e spaziano nella creatività più assoluta. È davvero difficile farne una classificazione perché ce ne sono davvero di tutti i tipi, grandi e piccoli, umanoidi e bestiali, raccapriccianti e inquietanti, e via discorrendo. Alcuni sono così spaventosi, che i più fifoni rischiano di sognarseli pure durante la notte! Ma non temete, Mieruko-chan non è un anime vuole farvi spaventare fino allo sfinimento, poiché come già detto c’è anche tanta commedia da fare da accompagnamento… ma non solo. Spaventi, risate e fanservice non sono le uniche cose che ha da offrire questa serie che, ha anche saputo scavare più affondo nelle tematiche proposte.
Il più grande merito di Mieruko-chan è molto probabilmente quello di non essere scaduto in gag ripetitive e, anzi, di aver costruito nel corso dell’episodi un filo narrativo che, seppur molto sottile, è andato ad approfondire il mondo e i personaggi presentati finora. Il potere di Miko è di per sé una chiave che apre molte strade alla protagonista. Scopriremo, infatti, che i fantasmi che lei vede non stanno lì per caso e anche che non tutti sono entità maligne che serbano rancore nei confronti dei vivi. La nostra protagonista dovrà imparere sì a convivere con gli spettri, ma in un certo senso dovrà imparare a “comprederli” prima di affrontarli a viso aperto. Ogni persona ha degli spiriti che si porta dietro, in quali possono assumere varie forme in base alla loro origine. C’è chi si porta dietro i ricordi delle persone care ormai defunte, chi invece il peso dei rimpianti di una vita difficile oppure i peccati commessi nei confronti di altri. Ogni spettro ha la sua storia e l’anime prova ad approfondire, andando avanti con le puntate, la vera natura di questi demoni, e Miko, essendo colei che riesce a vederli, è la persona designata dal destino che dovrà interpretare il mondo circostante e sfruttare questa sua “maledizione” per vedere le cose da una prospettiva unica.
Ovviamente non si andrà mai a filosofeggiare pesantemente su certe riflessioni, ma è chiaro che la storia ideata da Izumi e riproposta nell’anime grazie alla sceneggiatura di Kenta Ihara (Saga of Tanya the Evil) abbia cercato di delineare una narrazione che non si ferma alle semplici gag e questo lo si nota soprattutto negli episodi finali, dove ci si concentra su un piccolo arco narrativo che prende ciò che di buono era stato seminato in precedenza e chiude il cerchio con una buona dose di azione, suspense e introspezione psicologica dei personaggi (uno in particolare, di cui ovviamente non faremo il nome). Affascinanti sono stati anche i tanti richiamo al folklore giapponese che arricchisce ancor di più l’alone di mistero che avvolge l’opera. In soli dodici episodi si è purtroppo potuto mostrare molto poco di quello che in realtà c’è sotto a Mieruko-chan, anche se più di così di certo non si poteva fare visto che il manga è ancora in corso e l’anime è già riuscito a coprirne una buona fetta.
Infine, arriviamo all’ultima sfaccettatura di quest’anime ed è quella che più di tutte si è rivelata essere una piacevole sorpresa. Mieruko-chan nasconde sotto tutti i suoi mostri un dolce lato slice of life in grado di scaldare i cuori. Oltre alle tenere interazioni fra Miko, Hana e Yulia, che fondamentalmente sono tre ragazze carine che fanno cose carine nonostante siano perseguitate da orde di persone morte a cui è stato negato pure l’Inferno, viene posta anche molta attenzione sui personaggi secondari e le loro esperienze vissute. In particolar modo, sarà Miko a doversi confrontare per mezzo dei suoi poteri e aiutarle come meglio può a fare i conti con il passato, che si manifesta appunto attraverso la presenza di spiriti, buoni, maligni o addirittura ambigui a seconda dei casi. Quando meno ve lo aspetterete, vi scenderà una lacrimuccia durante certe scene emozionanti che vi rimarranno un po’ impresse nella memoria. Più che avere il timore di essere spaventati all’improvviso, dovreste preparare i fazzoletti prima di iniziare a guardare Mieruko-chan.
Nota a margine per quanto riguarda alcuni aspetti tecnici dell’anime. Passione svolge anche questa volta un buon lavoro sotto tanti aspetti, fra cui un paio che vi avevamo illustrato in precedenza. La direzione generale di Owara non la bisogna ricordare solo per l’ottimo fanservice, ma anche perché è stata in grado di trasmettere il pathos giusto nei momenti concitati della serie. Per farvi un esempio, è stata davvero accattivante quella scena “onirica” mostrata proprio nell’ultimo episodio, come a fare da ciliegina sulla torta a questa serie che di cose belle ne ha mostrate. Quando hai tre seiyuu di alto livello come Sora Amamiya, Kaede Hondo e Ayane Sakura che doppiano il trio principale, ti trovi in una botte di ferro: la loro prestazione ha rispettato ogni aspettativa, specie quella di Amamiya che, grazie alla sua voce carismatica, ha dato lo spessore giusto al personaggio di Miko. Una menzione di merito va anche alla opening “Mienai kara ne!?”, la quale presenta sia una canzone orecchiabile e (con dei testi azzeccatissimi) che delle visual molto scaltre a nascondere l’essenza horror dell’anime utilizzando espedienti come gli sprazzi di vernice colorata.
Siamo alle battute finali di quella che speriamo sia stata un’analisi esaustiva e a tutto tondo di Mieruko-chan, un anime dai mille volti e che è riuscito a sorprendere un po’ tutti durante la passata stagione invernale. In definitiva, questo è stato un buon adattamento di un già ottimo manga che, in cuor nostro, speriamo un giorno di poter leggere in italiano. Grazie a tanto coraggio, un pizzico di inventiva e sperimentazione, più i tanti pregi elencati in questa recensione, Mieruko-chan lo possiamo accreditare nella lista degli anime più interessanti fra quelli della ricca annata 2021. La convergenza di più generi diversi fra di loro e il modo in cui essi sono stati tenuti attaccati insieme è il fattore principale della riuscita di quest’anime simpatico, divertente e mai scontato. Di certo non si tratta di uno di quegli anime in grado di sfondare nel mainstream, viste alcune sue accentuate peculiarità, però merita comunque di essere una serie consigliata un po’ a tutti quanti. Non lasciatevi intimorire dalla sua eccentricità! Lo stesso Mieruko-chan ci insegna che non bisogna mai giudicare un libro dalla propria copertina.
Immagine di copertina originale realizzata da みかづち
Pro
- Mostri spaventosi!
- Ragazze carine!
- Una narrazione che va oltre le apparenze.
- Prodotto solido che tiene uniti molti aspetti diversi fra loro.
Contro
- Quest'anime non può avere difetti perché il regista è lo stesso di Miru Tights
Giustifico il fatto che non ti spieghino tutto perché la protagonista non vuole approfondire sugli spiriti, vuole ignorarli e vivere serena. Però ditemi che non sono l’unico pazzo che si fa sti dubbi! XD
ho letto il manga in scan e non era così, peccato che abbiano sentito il bisogno di aggiungere queste cose senza senso (che comunque apprezzo se esistono anche nell'opera originale, eh!), forse temevano che senza, la storia non avrebbe attirato abbastanza l'attenzione?
Quoto, oltre al fatto che nei primi episodi il fanservice servito a forza risultava fuori contesto, ma immagino che il primo episodio pilota servisse per attirare l'attenzione di una trasposizione indirizzata ad una nicchia ben precisa di utenti/appassionati.
Per quanto riguarda la mia esperienza, dove la trasposizione non si è soffermata solamente nelle scene horror disturbanti per me in alcuni tratti soporifiche mostrando una parvenza di trama orizzontale, ho apprezzo la trasposizione.
Se dovessi fare una chiusa tra una regia non riuscita appieno, scene horror a tratti ripetitive e soporifiche, fanservice nei primi episodi fuori contesto (e sono uno che solitamente lo apprezza se ben inserito in una produzione che non sia né ecchi né harem oriented), animazioni nella media ed una trama orizzontale abbastanza interessante che non è stata approfondita (magari anche a causa dei pochi volumi del manga), più di uno tirato 7 non gli darei su una scala decimale.
Se lo inquadriamo poi come prodotto facente parte della stagione autunnale, penso vi siano state delle trasposizioni migliori, e non mi riferisco di certo a trasposizioni di cour che sono continuati.
Degna erede dell'anime dell'anno 2019.
Mi è piaciuto molto spero in una seconda stagione prima o poi
Quanto al fanservice, non ci ho fatto caso più di tanto a parte un paio di scene... ma la gente darebbe di matto se vedesse roba come Ghost Inn o To love-ru o Love Hina o uno qualsiasi dei mille anime commedia romantica/ecchi?
Quelli da te citate sono anche manga ecchi, nel manga originale di Mieruko-chan non erano presenti scene del genere.
A me questo genere di scene non disturbano, ma dire che sia esagerato considerarle fuori contesto quando nel manga originale non sono neanche presenti non lo reputo intellettualmente onesto.
Poi, mia convinzione personale, se non vi fossero state nei primi episodi quelle scene in molti pochi avrebbero continuato o approcciato la visione.
Passione ha fatto un lavoro con i controfiocchi, la CGI è usata con sapienza e camuffata a dovere, così come l'atmosfera horror è di gran lunga superiore al manga.
Il chara inizialmente pensavo non rendesse, ma mi sono dovuto ricredere.
A parte le sigle veramente bruttine, l'unica cosa che non mi è piaciuta, ma è più un gusto personale che un vero demerito, è stata la caratterizzazione di Miko.
Sora Amamiya ha sciorinato una prestazione degna della sua fama, ma a lungo andare l'ho sentita sempre meno adatta al personaggio interpretato.
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