Lo scorso marzo era stata confermata da Sony Pictures e PlayStation Productions la messa in produzione di un film dal vivo per il celebre videogioco Ghost of Tsushima.
Quando nel 2020 il film sudcoreano Parasite vinse il Premio Oscar come miglior film, l'acclamato regista Joon-ho Bong ricordò agli spettatori come, "una volta superata la barriera dei sottotitoli, alta a malapena un pollice, potrete venire introdotti a molte splendide pellicole".
Oggi, in un'intervista esclusiva rilasciata al sito web Collider, il regista Chad Stahelski di John Wick ricorda quelle parole e vi fa eco, affermando che intende filmare Ghost of Tsushima interamente in giapponese.
Con oltre nove milioni di copie vendute dal rilascio del gioco su PlayStation 4 nel 2020, il titolo che si ispira ai lavori del maestro Akira Kurosawa prevede anche la traccia audio giapponese tra le opzioni, permettendo così ai giocatori di godere di un'esperienza ancor più immersiva su un personaggio proveniente dal Giappone feudale del XIII secolo.
"Onestamente, è probabilmente una cosa che spaventerebbe i più", afferma Stahelski. "Si tratta di un racconto fantastico ad ambientazione storica, creato omaggiando Akira Kurosawa, che è con ogni probabilità in cima alla classifica delle cinque figure di maggior influenza nella mia vita, per quanto riguarda la cinematografia. È dunque un'occasione per sospingere persone e tecnologia all'interno di una storia senza tempo recante quel tipico stampo del buono contro il cattivo: trova un uomo e osservalo cambiare il mondo, o guardalo mentre il mondo cambia lui. Si tratta di tutti quegli elementi alla Joseph Campbell che chiunque amerebbe ritrovare in un racconto; e poi ovviamente ammetto di nutrire un personale fetish nei confronti dei samurai.
Pertanto credo che se creeremo questo progetto nella maniera più opportuna, potrebbe uscirne qualcosa di visivamente spettacolare. Sarebbe del tutto guidato direttamente dal personaggio, tanta azione, attrattiva dal punto di vista dei costumi e così via. E sì, onestamente vorremmo provarci, rispettando il personaggio. Ciò significa che, trattandosi di una storia sui mongoli che invadono l'isola di Tsushima, vorremmo un cast interamente giapponese e riprese in lingua giapponese. Sony è d'accordo nel sostenerci in tal senso.
Personalmente, mi reco in Giappone sin da quando avevo sedici anni, nutro un profondo amore per quella nazione, per il suo popolo e per la sua lingua. E dunque, dirigere l'opera non solo in una lingua diversa dalla mia lingua madre, ma addirittura attraverso una diversa percezione culturale e linguistica, deve spostare la mia mentalità nell'offrire la prospettiva giapponese in una maniera così affascinante da attrarre comunque un pubblico occidentale."
L'intervista a Chad Stahelski
L'intervistatore soggiunge che, ritornando a soffermarsi per un attimo ai coreani Parasite e allo Squid Game di Netflix, è vero che il pubblico statunitense li abbia apprezzati inizialmente con i sottotitoli in mancanza di una versione doppiata, tuttavia statisticamente parlando le pellicole con i sottotitoli hanno sempre sofferto ai botteghini.
Stahelski dice di esserne a conoscenza e di poter spiegare come ovviare al problema nel caso di Ghost of Tsushima: "Ci ho riflettuto davvero molto a lungo. Ma se veniste nei miei uffici di Manhattan Beach, vedreste che ho intere pareti ricoperte da frame dei miglior film muti di sempre. Da Fatty Arbuckle a Buster Keaton, Charlie Chaplin e i Keystone Cops. Ecco, io credo in quel tipo di cinema. Credo che sia per la stessa ragione che Jackie Chan ha avuto successo senza bisogno di parlare cantonese o mandarino per comprenderlo. Gli si leggeva tutto sul volto.
Esiste dunque un modo di dirigere gli attori, e un modo di intendere uno sguardo e un'espressività, e tanti modi di interpretarli e crearli. È parte della sfida indubbiamente, e non sto affermando con questo che si tratti di una barriera inesistente, bensì che esiste modo di oltrepassarla. Così che, anche togliendo il suono, la scena risulti perfettamente comprensibile in qualunque lingua."
L'intervistatore prosegue chiedendo come si potrà portare avanti il progetto dal punto di vista finanziario, e Stahelski così risponde: "Nessuno ha intenzione di offrirmi 200 milioni di dollari per un film ad alto tasso tecnologico privo di una versione in lingua inglese. Lo capisco. Pertanto debbo essere acuto al punto da valutare cosa è effettivamente possibile fare, anche a riguardo della responsabilità che ho nei confronti dello Studio, e capire cosa possiamo trarne e farne uscire al contempo qualcosa di epico. È una grande sfida, me ne rendo conto. Ma stiamo entrando in un'epoca in cui sempre più spesso fruiremo di opere sottotitolate, e penso che se il mondo americano e occidentale in generale vi si sta abituando, è senza dubbio per l'influenza di Netflix ed altri supporti streaming, che offrono sempre più contenuti provenienti da ogni parte del mondo.
Anche così, gli spettatori andranno al cinema? Scommetto di sì, se il film offrirà tutto quel che deve offrire.
Penso che in primo luogo ferirebbe me stesso, oltre che lo Studio, se mancassimo di qualche cosa nei suoi vari aspetti, ad esempio se visivamente non fosse poi questa gran cosa, se l'azione fosse giudicata appena sufficiente, se la storia non fosse poi tanto chiara. Ecco, sono persuaso del fatto che se azzeccassimo questi dettagli, sarei in grado di ispirare il pubblico a sufficienza da spingerlo a recarsi al cinema."
L'adattamento di un'opera di questo tipo non è certo delle più facili, per quanto sia il videogioco che Stahelski stesso siano stati in grado di crearsi nel corso del tempo una base di fan tale da aiutare il film verso il potenziale successo. Sony non ne ha ancora rivelato ulteriori dettagli in merito, ma già sappiamo che Daisuke Tsuji, l’attore che con il motion capture ha permesso al protagonista del gioco di muoversi, tornerà ad interpretare il suo ruolo anche nel film. Volendo invece riflettere sulle ambientazioni del gioco non è difficile pensare che il film potrà essere girato nella vera Tsushima, nella prefettura di Nagasaki. A darcene quasi conferma è Nate Fox, il game director, che all'epoca dell'annuncio aveva affermato: “Come nuovo ambasciatore della vera isola di Tsushima vorrei formalmente invitarvi a visitarla, quando si potrà. L’isola è meravigliosa, potete sentire il calore degli abitanti ed essere immersi nella sua storia.”
L'hype nei confronti del progetto, a conti fatti, è già realtà.
Ricordiamo che a produrre il film saranno Stahelski, Alex Young e Jason Spitz attraverso la loro azienda 87Eleven Entertainment e Asad Qizilbash con Carter Swan per nome di PlayStation Productions. Sucker Punch Productions viene posto, però, come produttore esecutivo. Peter Kang supervisionerà il progetto per conto dello studio.
L'adattamento live action sarà il secondo film originato dalla collaborazione di Sony Pictures e PlayStation Productions, dopo il film di Uncharted.
Fonte consultata:
Collider
Quando nel 2020 il film sudcoreano Parasite vinse il Premio Oscar come miglior film, l'acclamato regista Joon-ho Bong ricordò agli spettatori come, "una volta superata la barriera dei sottotitoli, alta a malapena un pollice, potrete venire introdotti a molte splendide pellicole".
Oggi, in un'intervista esclusiva rilasciata al sito web Collider, il regista Chad Stahelski di John Wick ricorda quelle parole e vi fa eco, affermando che intende filmare Ghost of Tsushima interamente in giapponese.
Con oltre nove milioni di copie vendute dal rilascio del gioco su PlayStation 4 nel 2020, il titolo che si ispira ai lavori del maestro Akira Kurosawa prevede anche la traccia audio giapponese tra le opzioni, permettendo così ai giocatori di godere di un'esperienza ancor più immersiva su un personaggio proveniente dal Giappone feudale del XIII secolo.
Alla fine del XIII secolo, l'impero mongolo ha distrutto intere nazioni durante la propria campagna di conquista dell'Oriente. L'isola di Tsushima è l'ultimo baluardo rimasto tra il Giappone continentale e l'invasione di un'enorme flotta mongola condotta dallo spietato e scaltro generale Khotun Khan. Mentre l'isola è in preda all'inferno di fuoco scatenato dalla prima ondata dell'assalto dei mongoli, il guerriero samurai Jin Sakai si erge come uno degli ultimi sopravvissuti del suo clan. È deciso a fare tutto il possibile per proteggere il suo popolo e riprendersi la sua terra natale, costi quel che costi. Deve abbandonare gli insegnamenti tradizionali che lo hanno forgiato come guerriero per intraprendere una nuova strada, il percorso del Fantasma, e affrontare una guerra non convenzionale per la libertà di Tsushima.
"Onestamente, è probabilmente una cosa che spaventerebbe i più", afferma Stahelski. "Si tratta di un racconto fantastico ad ambientazione storica, creato omaggiando Akira Kurosawa, che è con ogni probabilità in cima alla classifica delle cinque figure di maggior influenza nella mia vita, per quanto riguarda la cinematografia. È dunque un'occasione per sospingere persone e tecnologia all'interno di una storia senza tempo recante quel tipico stampo del buono contro il cattivo: trova un uomo e osservalo cambiare il mondo, o guardalo mentre il mondo cambia lui. Si tratta di tutti quegli elementi alla Joseph Campbell che chiunque amerebbe ritrovare in un racconto; e poi ovviamente ammetto di nutrire un personale fetish nei confronti dei samurai.
Pertanto credo che se creeremo questo progetto nella maniera più opportuna, potrebbe uscirne qualcosa di visivamente spettacolare. Sarebbe del tutto guidato direttamente dal personaggio, tanta azione, attrattiva dal punto di vista dei costumi e così via. E sì, onestamente vorremmo provarci, rispettando il personaggio. Ciò significa che, trattandosi di una storia sui mongoli che invadono l'isola di Tsushima, vorremmo un cast interamente giapponese e riprese in lingua giapponese. Sony è d'accordo nel sostenerci in tal senso.
Personalmente, mi reco in Giappone sin da quando avevo sedici anni, nutro un profondo amore per quella nazione, per il suo popolo e per la sua lingua. E dunque, dirigere l'opera non solo in una lingua diversa dalla mia lingua madre, ma addirittura attraverso una diversa percezione culturale e linguistica, deve spostare la mia mentalità nell'offrire la prospettiva giapponese in una maniera così affascinante da attrarre comunque un pubblico occidentale."
L'intervista a Chad Stahelski
L'intervistatore soggiunge che, ritornando a soffermarsi per un attimo ai coreani Parasite e allo Squid Game di Netflix, è vero che il pubblico statunitense li abbia apprezzati inizialmente con i sottotitoli in mancanza di una versione doppiata, tuttavia statisticamente parlando le pellicole con i sottotitoli hanno sempre sofferto ai botteghini.
Stahelski dice di esserne a conoscenza e di poter spiegare come ovviare al problema nel caso di Ghost of Tsushima: "Ci ho riflettuto davvero molto a lungo. Ma se veniste nei miei uffici di Manhattan Beach, vedreste che ho intere pareti ricoperte da frame dei miglior film muti di sempre. Da Fatty Arbuckle a Buster Keaton, Charlie Chaplin e i Keystone Cops. Ecco, io credo in quel tipo di cinema. Credo che sia per la stessa ragione che Jackie Chan ha avuto successo senza bisogno di parlare cantonese o mandarino per comprenderlo. Gli si leggeva tutto sul volto.
Esiste dunque un modo di dirigere gli attori, e un modo di intendere uno sguardo e un'espressività, e tanti modi di interpretarli e crearli. È parte della sfida indubbiamente, e non sto affermando con questo che si tratti di una barriera inesistente, bensì che esiste modo di oltrepassarla. Così che, anche togliendo il suono, la scena risulti perfettamente comprensibile in qualunque lingua."
L'intervistatore prosegue chiedendo come si potrà portare avanti il progetto dal punto di vista finanziario, e Stahelski così risponde: "Nessuno ha intenzione di offrirmi 200 milioni di dollari per un film ad alto tasso tecnologico privo di una versione in lingua inglese. Lo capisco. Pertanto debbo essere acuto al punto da valutare cosa è effettivamente possibile fare, anche a riguardo della responsabilità che ho nei confronti dello Studio, e capire cosa possiamo trarne e farne uscire al contempo qualcosa di epico. È una grande sfida, me ne rendo conto. Ma stiamo entrando in un'epoca in cui sempre più spesso fruiremo di opere sottotitolate, e penso che se il mondo americano e occidentale in generale vi si sta abituando, è senza dubbio per l'influenza di Netflix ed altri supporti streaming, che offrono sempre più contenuti provenienti da ogni parte del mondo.
Anche così, gli spettatori andranno al cinema? Scommetto di sì, se il film offrirà tutto quel che deve offrire.
Penso che in primo luogo ferirebbe me stesso, oltre che lo Studio, se mancassimo di qualche cosa nei suoi vari aspetti, ad esempio se visivamente non fosse poi questa gran cosa, se l'azione fosse giudicata appena sufficiente, se la storia non fosse poi tanto chiara. Ecco, sono persuaso del fatto che se azzeccassimo questi dettagli, sarei in grado di ispirare il pubblico a sufficienza da spingerlo a recarsi al cinema."
L'adattamento di un'opera di questo tipo non è certo delle più facili, per quanto sia il videogioco che Stahelski stesso siano stati in grado di crearsi nel corso del tempo una base di fan tale da aiutare il film verso il potenziale successo. Sony non ne ha ancora rivelato ulteriori dettagli in merito, ma già sappiamo che Daisuke Tsuji, l’attore che con il motion capture ha permesso al protagonista del gioco di muoversi, tornerà ad interpretare il suo ruolo anche nel film. Volendo invece riflettere sulle ambientazioni del gioco non è difficile pensare che il film potrà essere girato nella vera Tsushima, nella prefettura di Nagasaki. A darcene quasi conferma è Nate Fox, il game director, che all'epoca dell'annuncio aveva affermato: “Come nuovo ambasciatore della vera isola di Tsushima vorrei formalmente invitarvi a visitarla, quando si potrà. L’isola è meravigliosa, potete sentire il calore degli abitanti ed essere immersi nella sua storia.”
L'hype nei confronti del progetto, a conti fatti, è già realtà.
Ricordiamo che a produrre il film saranno Stahelski, Alex Young e Jason Spitz attraverso la loro azienda 87Eleven Entertainment e Asad Qizilbash con Carter Swan per nome di PlayStation Productions. Sucker Punch Productions viene posto, però, come produttore esecutivo. Peter Kang supervisionerà il progetto per conto dello studio.
L'adattamento live action sarà il secondo film originato dalla collaborazione di Sony Pictures e PlayStation Productions, dopo il film di Uncharted.
Fonte consultata:
Collider
Incrocio le dita
Un videogioco in lingua originale con i sottotitoli lo capisco, un film un po' meno anche perché non siamo tutti uguali e alcuni hanno difficoltà a leggere e guardate insieme
Mettici poi che se io pago voglio un prodotto comodo fatto e finito, frega poco del resto
Dal punto di vista americano (che gli Oscar sono una cosa americana e va bene così, ma non bisogna mai scordasi proprio di tale fatto), ineffetti, sono abituati a contenuti prodotti in madrelingua e madreterra, e spesso si dimenticano che per il resto del mondo non-anglicano non è così.
Noi che proveniamo da paesi dove si utilizzano rispettive lingue non dominanti a livello internazionale, ci arrangiamo con vari tipi di adattamento.
Okay, sulla TV Italiana ricordo che tutto era doppiato, ma su quella croata (sono Istriana e sono cresciuta con entrambe), solo alcuni cartoni animati erano doppiati, il resto, tutto con sottotitoli.
Grazie a tutto questo, ho anche imparato presto a leggere e ho imparato pure varie lingue.
Cosa ne penserebbero se, poi, consideriamo che in molti stiamo leggendo sottotitoli in lingue a noi straniere per goderci contenuti in altre lingue straniere che purtroppo non siamo ancora riusciti ad imparare.... 😅
Quindi non si dovrebbe parlare dell'Impero mongolo che voleva conquistare il Giappone perché il Giappone 700 anni dopo farà una cosa simile? La storia quella è, ed è evidente che il gioco non l'hai sfiorato di striscio visto che i giapponesi non ne escono benissimo, anzi..
"il resto dell'Asia" tipo la Cina produce da anni film propagandistici come 800 Eroi e The Battle at Lake Changjin che incassano come Avengers, quindi dormi pure tranquillo.
Io, invece, se pago, voglio un prodotto più possibilmente originale, in lingua originale e senza censure.
È questione di gusti personali.
Cmq è anche il motivo per cui non mi piace che devo guardare roba censurata su dei servizi streaming o IPTV. Sono cose che dovrebbero essere incluse tra i diritti del consumatore. Se io pago per un servizio, pretendo avere la scelta di guardarne i contenuti dell'offerta come piace a me.
Condivido del tutto il tuo parere. Soggiungo anche che sulla carta condivido anche il pensiero, le intenzioni e l'obiettivo di Stahelski, solo che, come dire... non mi piace molto il modo in cui il suo pensiero mi arriva, da come ne parla, magari sbaglio io a capirne la percezione.
A me sembra quasi come se stesse dicendo "io, che sono americano, saprò trovare il modo per far recitare i giapponesi così che la loro espressività arrivi anche a un utente americano." E okay... peccato che però a mio parere i film giapponesi recitati da giapponesi in lingua giapponese, di per sé sono già capacissimi di esprimersi perfettamente, di far emozionare come può riuscirci un film in qualunque altra lingua.
Dunque perché mai dovrebbe "mediare" un americano in un film giapponese fatto da giapponesi?
Perché "il pubblico americano se non si passa da questo passaggio non ci sente". E ho capito. Ma Parasite, allora, è stato girato da un "americano che capisce come far recitare i coreani così che la loro espressività venga recepita anche da un pubblico americano"?
E' questo "passaggio di mediazione" che a me fa sollevare un po' il sopracciglio.
Come se fossimo incapaci di guardare, capire e apprezzare i film di Kore'eda, o del sopra citato Kurosawa (o di mille altri registi meno noti), che sono giapponesi recitati da giapponesi in lingua giapponese. Senza "intermediari".
Penso che questo regista, se è effettivamente un appassionato di cinema asiatico e di Giappone, forse dovrebbe (o vorrebbe?) trovare il modo di osservare per bene e a lungo lo "stile giapponese" (antico e moderno) per poi inglobarlo in un suo personalissimo stile. Magari lo sta già facendo, ma mi domando come mai allora non abbia ritenuto importante citarlo in questa intervista, visto che non mi sembra un dettaglio di poco conto.
Invece sono un po' scettico sul fatto di mandarlo in sala esclusivamente sottotitolato, il pubblico generale pretende un prodotto tradotto, e hanno tutte le ragioni.
L'ultimo samurai ha la maggior parte delle scene girate in Nuova Zelanda eppure è doppiato ovunque, ma il suo messaggio arrivò chiaro e forte.
Poi per riguardarlo in originale c è sempre modo.
Quindi?
Ottimi punti, molto interessante il discorso.
Non so ora, perché non conosco i dettagli, ma penso che il regista stesse semplicemente puntando all'autenticità (forse falsa, forse no, ma questo è un altro tema).
Magari vuole provare ad attirare l'attenzione anche a noi fan dei contenuti giapponesi, sperando di suscitare interesse anche di quelli più testardi.
Cmq la questione dell'americano mediante, secondo me, è una specie di rimasti dalle brutte abitudini del passato, quando si americanizzavano, per esempio, i cartoni animati giapponesi tramite i loro adattamenti, perché chi lavorava in TV pensava di sapere meglio del pubblico su cui stavano puntando. Questo approccio è patronizzante, ma purtroppo sempre presente... u.u E purtroppo, lo noto anche nei lavori d'intrattenimento asiatici, specialmente quanto puntano apertamente ad un "pubblico occidentale", ma in realtà si riferiscono all'illusione collettiva di quello che percepiscono come "popolo americano".
Potrò rimanere sorpreso dall'assenza di polemiche da questo gioco sfacciatamente revisionista (per di più non è neanche giapponese il gioco)? Il Giappone rimane un paese che preferisce crogiolarsi in opere pseudo storiche fatte da persone che conosco poco l'argomento di cui trattano e finanziare programmi scolastici menzogneri, è giusto che si sappia
Punto e basta.
La tua dichiarazione è stupida, e solo un giappominkia può difenderla.
Non è un fantasy, è un gioco storico. Sinceramente il tuo commento non ha senso
Il film Cinese se li può solo sognare gli incassi di Avengers. L'ultimo Avengers ha fatto quasi 3 miliardi, il film cinese 900 milioni.
A livello mondiale è inevitabile, anche solo come marketing sono cose imparagonabili.
Ma in Cina ha guadagnato più del film disney quindi non mi sembra un paragone tanto campato in aria.
Il mercato cinese è qualcosa a se nel bene e nel male, dove il regime decide cosa lo spettatore può o non può guardare.
I paragoni si fanno quando le condizioni sono eque e tutti possono accedere alle stesse condizioni a parità di investimenti.
La RPC/PCC può fare quel che vuole per spingere i propri film, per esempio Spiderman in Cina, il campione d’incassi del 2021 non ci è mai arrivato.
Mi spiego meglio.
In Europa(in Italia solo negli ultimi anni), al cinema, abbiamo avuto occasione di vedere come esista tranquillanente la possibilità(anche tutt'ora) per i cinema di mettere in programmazione un film sia doppiato che in lingua originale(a volte mi è capitato di vederne qualcuno sottotitolato di quest'ultimi, ma non so se per volontà del cinema o di altri).
Negli Stati Uniti è chiaro da anni che esiste una mentalità per cui tutti i film devono essere fruibili dagli americani ma non esiste la concezione di sottotitolare film(non so nemmeno se li i cinema offrano film in lingua originali in caso di film non americani) ma bensì, se proprio si vuole renderli disponibili, ricrearli da zero con cast e lingua americani(succede con le serie tv, succede con i film...parola di un'amica che vive a New York da quasi vent'anni)!
Inoltre, sempre più spesso, pare esista una situazione per cui il pubblico americano sembra essere convinto che gli USA siano il centro del mondo e che perciò tutto deve essere fatto pensando solo a esso(con il pubblico occidentale che tende a dargli ragione a quanto pare, visto anche vari commenti qui sopra).
Io mi chiedo semplicemente un paio di cose:
Qui su AC ci lamentiamo sempre che un mangaka dovrebbe caratterizzare la sua opera come desidera e che il pubblico, piacente o nolente, dovrebbe adattarsi...perché la stessa cosa non dovrebbe valere anche per un regista, soprattutto quando il suo film si basa su un prodotto specifico che parla di un qualcosa di specifico? Perché un mangaka dovrebbe essere libero di creare un'opera secondo i suoi desideri mentre un regista non può essere libero di dirigere un film ambientato in Giappone durante un'epoca in cui non aveva ancora avuto contatti con l'occidente(a quanto ho capito) in giapponese con un cast giapponese? Perché nel caso dei manga dovrebbe "comandare" l'autore, mentre nel caso di un film specifico dovrebbe "comandare" il pubblico? Io qui ci vedo un controsenso...allora che non ci si lamenti quando il pubblico vuole "comandare" su mangaka e staff anime!
Inoltre, a costo di inimicarmi tanti di coloro che leggeranno il mio commento...ho visto in giro per il web lamentele e polemiche anche a riguardo della scelta di un cast totalmente nipponico. Come mai se, in un film che a detta del pubblico occidentale dovrebbe essere il più fedele possibile all'opera cui si ispira, si inserisce nel cast un attore di colore o asiatico non va bene, ma in questo film che dovrebbe essere fedele il più possibile all'opera cui si ispira(ambientata in un Giappone del passato) si vuole inserire un cast totalmente giapponese non va bene perché il pubblico pretende anche attori occidentali nello stesso?
Io in tutta questa situazione, sia per il web che su Animeclick, vedo un ampio utilizzo(come al solito) di due pesi e due misure...se vi sarà possibilità/occasione non basterebbe semplicemente fare come già attualmente si fa per altri film?
Se si vuole vedere il film si potrà optare per vederlo doppiato( tanto a noi italiani/europei non dovrebbe cambiare nulla se originariamente il parlato sarà in giapponese o americano, sempre doppiato in italiano o altre lingue ce lo beccheremo) oppure in lingua originale sottotitolato.
Non capisco perché noi europei dobbiamo pretendere che il film sia parlato in americano...sarebbe anche ora che il pubblico americano scendesse dal suo trono e accettasse che il cinema globale non è solo Hollywood! È davvero così difficile doppiare un film in lingua inglese americano invece di creare direttamente il film in inglese?
Boh...non so...vedo tanta incoerenza e tante pretese, ma sarò io che sono cretino a volermi adattare a qualcosa soprattutto quando ho più modi per farlo piuttosto che pretendere che quel qualcosa si adatti a me e alle mie abitudini...boh...
Perché il pubblico non comanda quando si parla di film (almeno direttamente) Gli unici che hanno il potere di decidere sono chi produce il film quindi chi ci mette il grano ( che al massimo a loro volta possono essere influenzati dal pubblico questo si)
Non è che il pubblico dice X e allora il registra si prostra alla pagina Twitter delle tendenze e si mette a cambiare il film.
Se il regista vuole essere completamente indipendente rispetto a chi finanzia il film allora deve essere anche lui un produttore della pellicola.
Il regista, anche se non sembra, nel film commerciali è visto quasi come una maestranza, qualcuno che deve portare a casa il prodotto che è stato pensato e infatti si cambiano se ci sono seri problemi. A quanti mangaka hai visto togliere il proprio manga?
Il problema è pensare che il regista sia l’equivalente del mangaka nel mondo dell’editoria giapponese cosa non vera. Il regista è soltanto un pezzo del meccanismo, che ha il suo peso specifico nell’opera, che però non è così tanto importante se di parla di prodotti commerciali (almeno non così tanto rispetto a quello che la gente pensa)
È una frase troppo vaga. In ogni stato ci sono preferenza e storie differenti sul doppiaggio. Gli europei non pensano nulla, non sono una grande mente che vuole film in inglese.
"una volta superata la barriera dei sottotitoli, alta a malapena un pollice, potrete venire introdotti a molte splendide pellicole"
Anche per me, sono sempre stato convinto di questa cosa, anche perché così successe a me come immagino a molti altri. E sentirlo dire a qualcuno del mestiere ha fatto molto piacere.
Ma infatti a parer mio l'ideale sarebbe conoscere tutte le lingue, ma visto quanto è difficile o comunque improbabile, a volte abbiamo bisogno di una mediazione: come strumenti abbiamo sottotitoli e doppiaggio con pregi e difetti per quanto riguarda fruizione e mantenimento dell'intento originale. Lato mio purtroppo, visto il notorio mal costume degli adattamenti italiani, di fatto una scelta si elimina da sola.
Assolutamente d'accordo. E aggiungerei che questo dovrebbe valere anche per chi preferisce un prodotto doppiato: non basta che lo sia, ma tutto il procedimento di scelta voci e adattamento dovrebbe essere fatto nel massimo rispetto del prodotto e di chi lo andrà a vedere.
Stesso dubbio anche per me. L'intento è buono, da capire se sarà un ingenuo tentativo oppure qualcosa nato da una profonda conoscenza del materiale e del cinema di riferimento.
Da un lato comunque capisco, voler rendere più appetibile ad un pubblico occidentale è comunque un nobile intento, ma non vorrei che si finisse per eliminare anche ciò che rende caratteristico il cinema giapponese. Più che ad un'adattamento o edulcorazione preferirei una sana contaminazione. Un po' come il cinema di Hong Kong o alcuni filoni di quello Coreano che sono per natura più "occidentali" (passatemi il termine).
A parer mio un po' di sforzo deve farlo anche il pubblico: noi per natura siamo cresciuti con l'influenza del cinema americano ed in maniera minore europeo e comunque si tratta di culture con molte affinità sia sociali che storiche. Chiaro che con qualcosa di lontano e sconosciuto il passo sia più difficile ma non impossibile e non voglio credere che l'unico modo sia occidentalizzare il tutto, sia come contenuti che come espressione.
Tutti noi che siamo cresciuti con la TV Italiana degli anni '80/90/00, maggior parte abbiamo respirato anime. Okay, erano adattamenti italiani, alcuni fatti meglio, altri peggio, ma in sostanza erano contenuti giapponesi.
Il fatto che poi erano adattamenti italiani riflette un po' anche sul tuo punto di "occidentalizzare" tutto.
Vivendo in Corea io stessa e vedendo che le varie culture asiatiche sono più collegate alle nostre europee di quello che si suol percepire, non mi trovo d'accordo del tutto con quel sentimento, PERÒ, si tratta cmq di un punto molto interessante che fa riflettere.
Alla fine, i due mondi si incrociano e impariamo gli uni dagli altri e questa, a mio parere, è una cosa meravigliosa.
Vero, i nostri prodotti dell'infanzia sono per lo più giapponesi, salvo i film Disney, alcune serie americane e praticamente nessuna nostrana. Anche con le relative intromissioni, in noi si è creato l'immaginario di quei mondi. Infatti sostengo che anche con meno intromissioni e filtri avremmo comunque apprezzato quei prodotti (ci sono bambini che conoscono a memoria rose di squadre di calcio con nomi improponibili, non ci credo che si sentirebbero a disagio con qualche nome giapponese in un anime) e avremmo anche meno pretese e pregiudizi che magari ci limitano nel provare qualcosa di nuovo (come i film e le serie tv orientali).
Sì, ma infatti.
Poi i bambini non sono così ignoranti come li si tende a pensare. Per esempio, la famigerata censura della relazione lesbica delle due famose guerriere Sailor, anche con la trovata di essere veramente grandi amiche (pure cugine in alcuni paesi), noi capivamo cmq che si trattava di qualcosa di più simile alla relazione tra Usagi (Bunny) e Mamoru (Marzio).
E poi per alcuni anime, i nomi giapponesi li avevano lasciati, per esempio Ranma, e li abbiamo accettati volentieri così come sono, sia i personaggi che i contenuti che non sempre erano censurati.
Quindi, avendo tutte queste esperienze, trovo fastidioso quando gli autori giapponesi e coreani cercano di "adattarsi ai gusti del pubblico occidentale", mentre per quel gruppo in realtà intendono "americani di oggi che dominano i social".
Capisco perché il target sia quello, però vale dirlo direttamente, secondo me.
Sul fatto del doppiaggio, ho studiato giapponese quindi non mi preoccupa la sua assenza, però se vuoi spingere gli occidentali a vedere un film in giapponese, o giri un film tutta azione con dialoghi ridotti al minimo, o giri un film della madonna che la gente non potrà fare a meno di vederlo, seppur non doppiato. Dubito che sia così facile la seconda opzione, per cui temo sia la prima...
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