Con la stagione autunnale ormai alle spalle possiamo dire che uno dei titoli più chiacchierati in assoluto sia stato Lycoris Recoil. Il debutto registico di Shingo Adachi e le sue due incredibili protagoniste è stato generalmente apprezzato per la forte umanità e carisma di cui trasudava; d’altro canto ha ricevuto aspre critiche riguardo la presenza di alcuni elementi fuorvianti e semplificazioni narrative. Come spiega l’articolo tratto da Sakuga Blog e da noi tradotto, le critiche sono fondate e vi è anche una solida ragione.
 

Sinora Lycoris Recoil è stata la serie rivelazione del 2022. Un progetto caotico che è cresciuto in maniera organica grazie all’arrivo del regista che ha saputo trasformare una situazione incerta in brace ardente per storie di personaggi roboanti ma assai piacevoli, nonché in una lettera d’amore al cinema d’azione.

Qual è la ricetta per un bell’anime, che sia pure originale e non un adattamento? In teoria si dovrebbe partire da una buona pianificazione, creare un mondo coeso nelle fasi di pre-produzione e una programmazione solida cosicché la propria visione si possa realizzare. Ovviamente il tempo non è l’unica risorsa necessaria. Le basi prevedrebbero la presenza di uno studio corredato di un nucleo di artisti giusti, sia in-house o freelance, sia specialisti e di supporto. Pochi sono così superficiali da aspettarsi che un'industria micidiale come quella degli anime possa soddisfare tutte le necessità sopraelencate, ma data la relativa opacità di cui gode, molti spettatori continuano a pensare che, di fronte a un prodotto che reputano di alta qualità, il processo produttivo sia stato privo di intoppi. Non vogliamo frustrare nessuno quando ci troviamo spesso a dire che non è affatto andata così. Anzi, sottolineare la confusione dietro lo schermo rende ancora più meritevoli gli sforzi dello staff.

A proposito di sorprese dell’anno, probabilmente tradendo le aspettative di molti fan non stiamo per parlare di un caso che ha deviato solo un po’ dalla classica ricetta del successo. Lycoris Recoil è una serie concepita in maniera confusionaria dall’inizio alla fine, ed è riuscita a raggiungere le deadline solo grazie a determinate persone che si sono ritrovate a chiamare conoscenti, mogli, amici in vacanza, nel momento in cui lo studio, già oberato di lavoro, non è riuscito a supportare il team nella maniera in cui avrebbe dovuto. Nonostante ciò, siamo davanti ad una serie che trasuda carisma da ogni poro della sua frizzante protagonista, un titolo originale che ha fatto innamorare un sacco di persone solo grazie al passaparola. Sebbene vi siano rimasti elementi estranei alla serie, figli delle origini confusionarie che ha avuto, LycoReco è riuscito a trovare un’identità e vi si è ancorato con così tanta caparbietà che anche le incoerenze hanno finito per accumularsi al suo carisma. Ci vuole precisione per fare un buon anime nonostante le circostanze negative, e ci vuole magia per trasformare quei problemi in ingredienti per una ricetta unica. E scopriamo così che Shingo Adachi è proprio un mago.

 

 

Questo è stato il debutto registico di Adachi nel quale ha dato prova di essere abile e pieno di risorse; ma in realtà non venne direttamente coinvolto nella genesi della serie. E già qui si inizia a capire la natura caotica del progetto. Siccome ha l’ultima parola sul team creativo si potrebbe pensare che un anime originale debba avere origine dalle mani del regista, ma non è così raro che le compagnie come Aniplex lo scavalchino in favore di figure più vendibili o direttamente del progetto di uno dei produttori.

La genesi di LycoReco non fu vittima di tale cinismo, per quanto non fosse un approccio efficiente; Shin'ichirō Kashiwada, produttore e regista in rappresentanza di A-1 Picture incontrò l’editor dell’autore Asaura nominato per il suo vecchio lavoro Death Need Round. In quel frangente li definì entrambi come completamente fuori di testa. E chi non vorrebbe lavorare con un pazzo almeno una volta nella vita? Il regista venne contattato senza una richiesta specifica, gli si fece piuttosto richiesta di scrivere liberamente qualcosa che potesse accostarsi alla caoticità di quelle serie Girl x Guns… e probabilmente la richiesta venne seguita sin troppo alla lettera. Infatti la storia che scrisse fu così cruda che non si sarebbe mai e poi mai potuta trasmettere in TV.

Anche se fu lui ad aggiustare le premesse e ad introdurre molti dei personaggi e dei concetti che possiamo vedere nella versione finale della storia, Asaura non si vergogna di ammettere che al tempo stesse scrivendo senza uno scopo e senza prendere in considerazione il pubblico. Proprio in quel momento di incertezza, con l’abbozzo di un cast e un’ambientazione già decisi ma privi di direzione, Adachi venne chiamato a gestire il progetto in veste di regista.

Non dovrebbe stupire sapere che all’inizio ebbe dei tentennamenti; Adachi, che fino a quel momento era stato solo animatore, si sarebbe trovato di fronte al ruolo di regista per la prima volta e in più avrebbe dovuto lavorare ad una tela su cui qualcuno aveva già iniziato a tracciare degli schizzi. Siamo stati fortunati a vivere nella stessa linea temporale in cui Adachi ha accettato il lavoro nonostante tutto, e stando a Asaura stesso, proprio il suo arrivo fu la chiave di volta. Quella che era una serie senza scopo, da quel momento prese una direzione precisa. Tra i vari brandelli di materiale iniziò a svilupparsi del tessuto connettivo.

In molti sensi Adachi dovette lavorare a ritroso: quello che aveva in mano era un cast di ragazze carine che alla luce del sole erano dipendenti di un caffè, e nel mentre dovevano venire coinvolte in sparatorie in qualche modo. Per giustificare i paletti già presenti vennero create la DA e il corpo delle Lycoris. Sicuramente non si trattò di un processo di scrittura tanto elegante, ma l’intero progetto è la prova che l’adattabilità vince di netto sullo sperare che si verifichino le circostanze ideali, le stesse che una serie anime non darà mai.


In sostanza, quali furono gli elementi che il regista riorganizzò al suo arrivo? La prima scena della serie va contro le belle apparenze di cui il Giappone tanto si gloria. Ci sono ragazzine in uniforme che si danno agli omicidi per mantenere intatta proprio quella facciata e sottolineano come le azioni che stanno compiendo siano un onorevole servizio alla patria. O almeno, è così che dice la propaganda. Questo introduce uno degli elementi centrali della narrativa, le già menzionate Lycoris con la loro legione di orfanelle armate che è esista in diverse forme durante l’intera storia del paese, così come l’agenzia DA che ne manovra i fili. Partendo da indizi precoci che richiamano una visione cinica del nazionalismo potrebbe essere sensato pensare che la serie si focalizzi sul debellare il regime. La parola “sensato”, comunque, non sembra esistere nel dizionario di LycoReco ed è per questo che è diventata una serie memorabile.

Se Adachi non avesse deciso di dargli un tono più leggero con una regola auto-imposta di far sorridere lo spettatore almeno ogni cinque minuti, avrebbe tranquillamente potuto trasformarlo in un anime sulla rovina della società. Invece il focus ha virato verso le due agenti Lycoris e l’evoluzione del loro rapporto. Abbiamo Takina, una ragazza rigida ma dalla morale molto forte che diventa il capro espiatorio per i fallimenti della DA anche se il suo atto d’insubordinazione non è davvero la causa di tutto. In più c’è la sua nuova compagna Chisato, una spina nel fianco per l’organizzazione che si rifiuta di svolgere le missioni in modo letale come da manuale.

Adachi modificò parecchio le loro personalità e le dinamiche tra le due, cambiando il piano iniziale secondo il quale avrebbero dovuto darsi contro, incapaci di andare d’accordo e lavorare insieme. Per riuscirci fece in modo che Chisato fosse entusiasta di accogliere la nuova arrivata; non solo rese la sua personalità lo specchio della consapevolezza della breve vita che aveva davanti a sé, ma le donò anche un’intesa forza magnetica, visto che l’epicentro della storia sarebbero stati i personaggi. Una volta convinto anche Asaura, composero il frizzante mix di componenti della famiglia. LycorReco riprende alcuni elementi dei buddy cop movies, dei tropi dei film d’azione internazionali e serie thriller hardboiled, ed è palese che siano molto amati sia dai creatori che dai personaggi. In più ci sono anche elementi tipici degli anime come ad esempio il sottotesto yuri o il fatto che il genio che li sommerga di tecnologie incredibili sembri avere dieci anni.
 

Il video che precede l’infiltrazione di Kurumi nei server della DA è una parodia della sigla di apertura di Golden Youga Gekijo, un programma che iniziò negli anni ‘70 e venne mandato in onda per tanto tempo. La diceria sul fatto che Walnut fosse stato un hacker famoso per molti anni e il suo tentativo di entrare in un bar dicendo di avere trent’anni potrebbero non essere un'invenzione.


Spostare i riflettori verso i personaggi in una serie originariamente pensata come una serie plot driven, non significa non mettere in mezzo alcuna tematica: le si fa piuttosto derivare dalle storie di Chisato e Takina. La prima è una ragazza molto dotata con un tempo di permanenza su questo pianeta chiaramente limitato, e con ciò come dovrebbe comportarsi? Come potrebbe aiutare gli altri facendo qualcosa che può fare solo lei? E chi è che sceglie questi talenti unici? Queste sono le domande principali che si è posto Adachi, che ha reso possibile l’evoluzione organica della storia; sicuramente non nel modo migliore, ma ha finito per ammantare la serie di un’aura d’intimità.

Più che Majima, il presunto nemico che minaccia l’equilibrio sociale, con cui probabilmente lo staff si è trovato a concordare almeno a livello filosofico, il vero antagonista diventa Yoshimatsu, rappresentante dell’Alan Institute che recupera persone che reputano talentuose e le aiuta ad affinare le proprie abilità. A livello drammatico ciò crea un conflitto molto interessante: mette Chisato contro il suo salvatore, un padre adottivo che tra l’altro ha una relazione omosessuale, molto ben scritta e tenera, con un personaggio di spicco come Mika, “l’altro padre” e proprietario fantoccio del caffè. E sicuramente questo sviluppo intimo è stato la cosa che più ha intrigato Adachi.
Nonostante sia uno dei grandi nomi dell’industria degli anime in quanto character designer e animatore, per questo lavoro Adachi non ha alzato un dito per svolgere nessuno dei due ruoli: si è occupato invece di coprire nuove mansioni, come la regia, lo storyboarding e la sceneggiatura. Adachi si è trovato quindi nei panni di Chisato: si è sentito forzato a fare quello che è bravo a fare anche se sentiva di non volerlo fare. 

Alla fine, sia il regista che le protagoniste hanno imbracciato le armi: letteralmente nel secondo caso. Adachi non ha ceduto alla tentazione di ricoprire i suoi soliti ruoli: ha evitato così che la schedule implodesse e gli ha permesso di dare più peso a ciò che pensava fosse di maggiore importanza. I personaggi alla fine capiscono che il loro unico modo di far del bene è aiutare chi stava loro attorno e le persone che amavano. Il resto del mondo? Non è affar loro.

LycoReco abbraccia la visione ristretta dell’eroe di quartiere e riesce addirittura a sfruttarla per strappare un sorriso, per esempio con sotto-trame narrative divertenti come quella della ragazza che passa l’intera serie a cercare di ringraziare Takina per averla salvata durante la missione in cui ha disobbedito agli ordini, solo per perderla continuamente di vista perché questa è troppo impegnata a salvare la sua partner. In retrospettiva, l’incipit che poteva sembrare fuorviante, considerando il fulcro della serie, ha finito per calzare brillantemente. Sicuramente in qualche modo l’opera condanna il sistema, ma il finale rimarca proprio come a Chisato gliene importasse poco del grande piano. In quanto persona, lei ha deciso di aiutare le persone.

Il climax della sigla di apertura di Adachi, nonché un momento di intimità simile a qualcosa che usò in passato, è sia lo specchio della loro dinamica e sia un rimando a “Stand by me” di Rob Reiner, un film sulla crescita che come LycoReco parla di quanto le relazioni siano effimere. Appropriato tematicamente e ben inserito in una serie in cui sia i personaggi che i creatori amano i film.


In varie interviste si è discusso dell’ideazione e il processo di scrittura; la più famosa quella di febri.jp. In esse si scava anche nel processo produttivo, andando ad individuare velocemente alcuni problemi in cui si sono imbattuti durante le prime fasi. Per fare un esempio, Adachi aveva assunto un mangaka, Muru Imigi, per fare direttamente i character design e non per creare le bozze su cui un animatore avrebbe ultimato i design. Nonostante il suo stile fosse compatibile con quello di Adachi e fosse comunque abbastanza buono per essere animato, ebbe non poche difficoltà nel disegnare i fogli di riferimento dei personaggi. Non essendo un animatore non era sicuro di quali angoli e espressioni dovesse disegnare; si aggiunse anche il doversi rendere conto che la semplificazione dei design non si traduce in automatico in una semplificazione del processo di animazione, perché è necessario anche ideare delle silhouette facilmente identificabili e bilanciare il design.  Adachi si rifiutò di dare troppi input a tal punto da non fargli mai vedere gli schizzi di preparazione che erano parte del progetto iniziale anche se lo aiutò negli aspetti tecnici. Si tratta di una storia a lieto fine che adesso viene raccontata pubblicamente, ma di certo non rappresenta l’intero processo.

Sebbene si sia guadagnata la nomea di serie d’azione ben fatta e di alta qualità, LycoReco non ha ricevuto alcun trattamento di favore. Gli studi hanno gestito in maniera diversa la richiesta di Aniplex di aumentare la produzione e nessuno dei loro escamotage fu quello vincente, perché la sovrapproduzione non è mai una vittoria. Mentre dal lato CloverWorks stiamo vedendo produttori di animazione gestire in contemporanea più titoli di quelli che fisicamente potrebbero, A-1 Pictures sta facendo affidamento sempre di più sul mandare avanti nuovi produttori che non sono poi tanto pronti per ricoprire il ruolo, soprattutto quando l’intera industria non ha intenzione di sorreggerli. LycoReco è stato affidato ad un novellino come Yūji Nakagara, circondato da altri professionisti alle prime armi come Yū Sasaki, al production desk. Gli assistenti alla produzione che hanno gestito la creazione di ogni episodio, anch’essi privi di esperienza, arrivarono quasi in blocco da Hypnosis Mic, anime dell’autunno 2020. Avrebbero dovuto rispettare una schedule estremamente rigida se fossero rimasti fedeli al piano originale di trasmettere la serie nell’inverno 2022. E ciò coincide con la pubblica ammissione di Adachi di aver lavorato con lo staff per uno o due anni.

In sostanza, ebbero poco spazio di manovra e i ruoli decisionali vennero assegnati a gente senza l’esperienza e i contatti per attirare i nomi di alto retaggio che desideravano. La soluzione? Adachi torna alla riscossa. Sicuramente i suoi trascorsi con la A-1 Pictures gli assicurarono agganci con gli ex-colleghi e ci furono alcune persone direttamente riconducibili a Nakagara e Sasaki. Un esempio potrebbe essere l’assistente alla regia Yusuke Maruyama. Ma fu grazie all'abilità di Adachi di coinvolgere amici e ammiratori illustri che si alzò l’asticella per l’intera produzione.
Di solito è lo staff centrale ad attirare individui con cui hanno dei contatti, però il magnetismo incredibile di Adachi e la disperata necessità di queste figure professionali possono essere considerati un caso quasi unico.

Lycoris Recoil

Muru Imigi spiegò che i codini di Takina, quando si veste da cameriera, dovevano simboleggiare la rigidità della sua personalità, e di conseguenza del suo design. Ma siccome non riusciva ad immaginarsela intenta ad acconciarsi i capelli, nella sua testa è Chisato che se ne occupa. E siccome è stato lui a crearle, probabilmente è vero.


Dietro la serie vi è un’ovvia rete di conoscenze. Il ruolo di assistente al character design e principale direttrice delle animazioni venne dato a Yumiko Yamamoto, persona assai vicina vicina ad Adachi che già in Sword Art Online ricoprì, al suo fianco, un ruolo simile. Tra le altre conoscenze dai tempi di quel progetto ritroviamo anche il portento delle scene d’azione Takahiro Shikama, che curò lo storyboard e la sceneggiatura per un paio di episodi. E se parliamo di scene d'azione non possiamo non menzionare anche Kenji Sawada che le supervisionò. Anche se presero la decisione di fare una serie che non fosse esclusivamente per i fanatici delle armi da fuoco e degli action movies, cercarono comunque di rendere quegli aspetti il più piacevoli possibile. Sawada fu lo specialista che corresse e disegnò i layouts e addirittura completò i disegni chiave per quasi ogni scena d’azione. Fu lui che rese solide le fondamenta della serie, le quali gli permisero di risaltare lo stile alla John Wick e gli scatti adrenalinici al limite del sovrannaturale. A proposito di mettere in risalto: il fido Tetsuya Takeuchi, in qualche modo è riuscito a trasformare un episodio su un paio di mutandine nell’episodio più divertente, toccante e tecnicamente brillante dell’intera serie.

Per quanto siano godibili questi aspetti, però, probabilmente la chiave del successo di LycoReco sia da cercarsi in quella decisione che Adachi prese agli inizi. Sicuramente il design, spesso veramente ben fatto, permette agli spettatori di affezionarsi ai personaggi, stesso discorso per le scene d’azione ben coreografate, ma nessuno darebbe retta a questi aspetti se i personaggi non risultassero così autentici e intimi. Dopo aver messo da parte l’animazione, lasciata nelle mani dei già menzionati Yamamoto e Maruyama, uno degli aspetti su cui Adachi scelse di concentrarsi di più fu controllare l’espressione delle protagoniste attraverso gli storyboard. La sua conoscenza del linguaggio del corpo e della postura dei personaggi le tramuta in persone in carne ed ossa; Chisato è spesso scomposta, la sua forza incredibile è rappresentata anche fuori dalle scene d’azione, e la tendenza che ha di invadere lo spazio personale altrui finisce per far sciogliere Takina; e anche in questo caso è la postura che fa percepire le differenze tra le due. Unendo questo alla volontà dello staff di adattare la scrittura dei personaggi al doppiaggio, talvolta includendo improvvisazioni epiche, si ha come risultato un cast che risulta sempre autentico e genuino. La decisione presa da Adachi al suo arrivo di trasformare tutto ciò che aveva a disposizione, cioè brandelli disconnessi, in una storia incentrata sui personaggi ha finito per rivelarsi vincente; non solo perché li ha resi carismatici sulla carta, ma anche per il modo in cui li ha portati in vita in maniera ragionata e flessibile.

Tra i meriti di Sawada c’è anche l’inserimento di Chisato che imita Bruce Lee, perché è importante sapere che questa è una pazza che è cresciuta con un papà e un quarto, completamente immersa nei film d’azione.

Per quanto sembri grandioso, anche se Adachi scelse il suo ruolo volendo essere il più efficiente possibile, è difficile immaginare che questi costanti aggiustamenti del tiro potessero non influire sul tempo a disposizione per completare la serie. Pur essendo riusciti a negoziare un’uscita ritardata, LycoReco è un altro esempio di una serie anime che a stento è stata conclusa entro la data prefissata. Adachi dovette fare affidamento su tutti quegli agganci sopra menzionati e anche altri per il finale. Tra questi è inclusa la sua stessa moglie, l’amatissima Haruko Iizuka. Mentre lo studio A-1 non dette il supporto che voleva, la situazione disperata fece pigiare con forza il campanello d’allarme, così l’ultima puntata venne inondata da grandi nomi provenienti da Kaguya-sama, altra serie terminata con l’acqua alla gola. Tornarono i veterani, spesso riconvertendosi in supervisori delle animazioni, posizione di cui necessitavano di più. Ci furono casi come quello di Akiko Seki: al termine del suo lavoro registico per l’episodio 11 decise di partire per una bella vacanza... ma ricevette una chiamata in cui le si chiedeva di tornare a dare una mano. E lei tornò per il finale a disegnare le animazioni chiave.

Nell’industria degli anime è tristemente comune finire una serie giorni o ore prima della messa in onda televisiva, ma queste sono storie che si sentono poco riecheggiare tra il pubblico. E in casi come LycoReco, dove questa situazione è inscindibile dalle circostanze e dalle decisioni prese dagli alti papaveri del progetto ed è impossibile capire quale sia stato il processo di produzione se si segue soltanto la narrazione del dietro le quinte approvata dai produttori, tutta perfetta e lineare.

E alla fine cos’è stato LycoReco? La risposta è che semplicemente è LycoReco. Una serie di idee disconnesse ma fantastiche, assemblate dopo il tardo arrivo del suo regista; per collegarle tra loro, ha usato come collante il carisma del cast e le influenze eclettiche che condivideva con lo sceneggiatore, al fine di confezionare una storia della quale i personaggi sono il cuore pulsante. Flessibile nella sua visione ma inflessibile nel perseguire il suo nuovo obiettivo, il debutto registico di Adachi è stato un fuoco d’artificio. Il risultato narrativo continua a tenere frammenti di ciò che la serie sarebbe potuta essere in modi che alcuni potrebbero trovare fuorvianti; alcuni sviluppi ad essi correlati sono abbastanza senza senso, ma le parti che contano di più sono toccanti e molto ben pianificate. È un anime caotico, fatto in maniera caotica, ma in un certo senso il team ha usato questi elementi per far brillare questa simpatica follia. Tutti i coinvolti hanno lavorato alla serie come fosse un miracolo che presto sarebbe stato dimenticato, e senza saperlo sono inciampati nell’anime rivelazione del 2022. E c’è una ragione dietro tale successo: se si arriva con la giusta mentalità, sarà difficile trovare qualcosa di più divertente tra le recenti uscite.