Ci sono voluti diversi anni e l'intercessione del famoso influencer Dario Moccia affinché Initial D arrivasse finalmente in Italia. Il manga, firmato da Shuichi Shigeno su Young Magazine di Kodansha dal 1995 al 2013 e poi raccolto in 48 volumi, è in patria un'icona che ha generato negli anni un'infinità di serie animate, film cinematografici, videogiochi, cd musicali, ha persino un piccolo museo a tema all'Ikaho Toys, Dolls and Cars Museum nella città di Ikaho della prefettura di Gunma.
Come mai ci ha messo così tanto ad arrivare in Italia? I motivi sono noti: è troppo lungo, è troppo vecchio, i disegni non sono bellissimi, è troppo specifico e di nicchia, fallirebbe e finirebbe interrotto come l'anime, in parte portato in Italia in dvd da Shin Vision prima che l'azienda fallisse. Eppure, finalmente, il primo volume di Initial D, in una bella edizione di J-Pop che combina due volumi dell'edizione originale in un volumone per comporne 24 totali, è qui, per la gioia dei fan che negli anni a gran voce l'avevano richiesto e non ci speravano assolutamente in una pubblicazione italiana.

 

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Takumi Fujiwara è un liceale apparentemente come tanti, ma nasconde un segreto: fin dalle scuole medie passa le notti a guidare la Toyota Trueno 86 di suo padre, ex racer e proprietario di un negozio di tofu, sui tornanti del monte Akina, a Gunma, per aiutarlo nelle consegne. A Takumi non interessano per niente le macchine, anche se al volante ci sa fare grazie all'inconsapevole addestramento a cui il padre lo ha da sempre sottoposto con la scusa delle consegne. Ma quando i suoi amici, appassionati di motori e membri di un gruppo di racer, sono sfidati da fortissimi rivali, la leggendaria "86" che la notte corre tra le montagne, di cui si mormora in città, sembrerebbe l'unica speranza, e perciò toccherà a Takumi gareggiare, finendo dunque per scoprire che in realtà guidare gli piace più di quanto non pensi...

 


Ammetto di non essere un grande appassionato di macchine, anzi non mi interessano affatto. Ma sono cresciuto negli anni novanta, passando le mie estati in discoteche che mandavano a più non posso musica dance, e questa cosa, apparentemente scollegata col discorso che abbiamo fatto sinora, mi ha portato ad avvicinarmi a Initial D, di cui ho visto tutte le serie animate, tutti i film cinematografici, tutti gli episodi riassuntivi compresi. Questo perché l'adattamento animato di Initial D è caratterizzato da una musica chiamata "eurobeat", che si è sviluppata in Giappone a partire dalla fine degli anni novanta, ed è nata proprio da ex DJ europei (anche italiani) che hanno creato un nuovo genere di musica molto simile appunto alle dance degli anni novanta che noi ascoltavamo al Festivalbar. E così Initial D, che in teoria è una serie che parla di corse automobilistiche, ha dieci miliardi di canzoni ad accompagnarle, dieci miliardi di cd ed è famoso anche e soprattutto per questo. Strano, vero?

 


Vien da sé che ero titubante sull'acquisto del manga, dato che non è un'avveniristica edizione che, toccando le pagine, ti trasmette canzoni eurobeat direttamente nel cervello. Ma, partendo dalla musica, all'anime poi mi sono affezionato, quindi ho voluto supportare anche il fumetto, pur mancando il principale elemento che mi aveva fatto avvicinare alla serie.
Ho ritrovato in questo primo volume tutto ciò che avevo amato della prima, bellissima, serie animata. Initial D è, nel suo primo volume, una storia di formazione adolescenziale che porta l'apatico Takumi a capire che in realtà c'è qualcosa che lo fa sentire vivo, ad avvicinarsi a degli amici e alla ragazza che gli piace, a crescere. C'è ancora tantissimo da raccontare dato che l'autore, come da lui stesso ammesso nell'intervista che chiude il volume, ha voluto narrare l'incipit della storia con un ritmo piuttosto lento, e quindi il primo volumone ha in realtà presentato soltanto una gara, dedicandosi invece per la maggior parte del tempo a costruire la tensione che portava a questa e a quella successiva che vedremo nel prossimo volume.

 


Questo permette ai personaggi di svilupparsi con calma, senza venire soverchiati dalle auto, e si comincia subito a provare simpatia per Takumi e i suoi amici, grazie anche a una storia che si dipana con diverse questioni e misteri sparsi qua e là. Rispetto all'anime, i personaggi sono meno ingessati, grazie a diverse gag e commenti/sfottò dell'autore. Anche Takumi risulta un po' meno ameba nelle sue reazioni... ma solo leggermente, dato che il 90% delle volte in cui è in scena e non ha tra le mani un volante è accompagnato dall'onomatopea "assente"!
Storia e personaggi sono comunque piuttosto intriganti. Il disegno dei personaggi umani non è bellissimo, ma ci si fa l'abitudine, è iconico, caratteristico e funzionale alla storia, mentre i disegni di sfondi e, ovviamente, automobili sono dettagliatissimi, come anche le belle splash page che illustrano i momenti decisivi delle corse. Chi ha visitato la prefettura di Gunma può rispecchiarsi nei paesaggi mostrati nel manga, qui ritratti realisticamente, e chi è stato in Giappone in estate può quasi sentire il caratteristico frinire delle cicale uscire dalle pagine del manga. Del resto, l'incipit della storia avviene in estate e non poteva esserci stagione migliore a caratterizzare una storia che in queste sue prime fasi parla di adolescenza, primi amori, scoperta di se stessi, "ragazzate" con gli amici, scontri coi genitori, gite al mare e (nell'anime) musica dance. Anche chi non è interessato ai motori, ma ha vissuto gli anni novanta, può ritrovarsi nello specchio adolescenziale della decade offerto da Initial D, che evocherà diverse belle sensazioni al lettore.

 


J-Pop presenta Initial D con un bel volume di circa 400 pagine per 12.90 euro, con sovraccoperta dalla grafica non molto esaltante, ma fortunatamente le belle illustrazioni delle copertine originali (dei volumi uno e due, in questo caso) fanno bella mostra di sé come vere copertine di fronte e retro del volume, una volta sollevata la sovraccoperta. Il volume è anche stato proposto in un' edizione Variant, con una diversa illustrazione di copertina. Interessante anche il lavoro compiuto sui redazionali: la prefazione a cura di Dario Moccia (curatore dell'edizione che ha scelto la grafica delle copertine, i font e i vari contenuti extra che verranno proposti) offre una bella analisi di ciò che l'opera ha rappresentato per lui, mentre in chiusura c'è la prima parte di una succose intervista all'autore originale che aiuta a spiegare i retroscena della creazione della serie e a conoscere meglio Shuichi Shigeno, autore che ha scritto un manga su una Toyota Trueno che fa corse notturne perché ne possedeva una e ci faceva corse notturne.

Qualche remora, invece, sulla traduzione a cura di Alessandro Colombo, che incespica un po' con sviste qua e là per quanto riguarda i termini più tecnici delle auto (ad esempio, "gasolio" al posto di "benzina", "drift per inerzia" al posto di "effetto pendolo" o "drift inerziale") e non solo (la "86", auto del protagonista, viene talvolta chiamata col nome giapponese "hachi roku"), ma l'editore ha già comunicato che distribuirà una versione corretta del volume con le prossime tirature e farà più attenzione per quanto riguarda i successivi.
Si tratta di questioni il più delle volte relative ai termini tecnici delle automobili, che non vi inficeranno la lettura nel caso in cui, come il sottoscritto, delle macchine sapete solo che hanno quattro ruote.

 

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Initial D si rivela dunque essere un manga dalla bella atmosfera, che viene ugualmente evocata dai personaggi e dalle ambientazioni anche se in versione cartacea si perde la bellissima colonna sonora dell'anime, ma la narrazione è più lenta e dettagliata rispetto al cartone animato e ci si affeziona maggiormente ai personaggi. Si tratta di una bella storia di formazione di un ragazzo che, da ameba apatica, si trasforma pian piano in appassionato racer e nel frattempo trova anche l'amore e l'amicizia, una storia molto interessante che evoca diverse belle sensazioni.
I nostalgici degli anni novanta non possono lasciarselo sfuggire, se poi vi piacciono anche le macchine è proprio il manga che fa per voi.

J-Pop e Dario Moccia sembrano puntare davvero molto su questo titolo, decisi a ribaltare la comprensibile concezione secondo cui non sarebbe stato adatto al pubblico italiano. Non nascondo una certa curiosità nel chiedermi quali extra, gadget o redazionali particolari saranno posti a corredo dei prossimi volumi, magari un po' di spiegazioni sul mondo delle auto o sulla prefettura di Gunma dove è ambientata la storia, perciò staremo a vedere.


Si ringrazia Marco "Mozza" Silvano per la consulenza sui termini tecnici delle auto.