Recensione
Watamote
8.0/10
"Non importa cosa ne pensiate, è colpa vostra se non sono popolare": la filosofia di Kuroki Tomoko.
Kuroki Tomoko, la nostra protagonista, è pronta per la sua nuova avventura al liceo ed è intenzionata a vivere questi tre anni nel miglior modo possibile, come la ragazza più popolare di tutta la scuola. Purtroppo per lei, la realtà è tutt'altro che rosea. Infatti la ragazza è una vera e propria otaku, la quale, dopo tre anni anonimi alla scuola media, non riesce neanche a parlare con i suoi nuovi compagni, anche a causa della sua abitudine di rimanere a casa da sola davanti al computer e ai videogame. Per Tomoko si prospetta un'impresa titanica, contornata da continui fallimenti, dovuti alla sua distorta visione dei rapporti sociali.
"Watamote" ("Watashi ga Motenai no wa Dou Kangaete mo Omaera ga Warui!" titolo completo) è stata un'autentica sorpresa, che ha accolto i consensi non solo miei, ma anche di molti altri. Quello che mi aspettavo era la classica commediola giapponese, piena di cliché e di fanservice, che a fatica mi avrebbe strappato dei sorrisi, ma devo ricredermi. Ci troviamo davanti a una serie divertente, frizzante e (perché no?) anche diversa dal solito, una delle migliori del 2013, secondo me. Ma che cosa ha reso "Watamote" un anime di successo? Due sole parole: Kuroki Tomoko. La nostra introversa quindicenne è l'elemento che ha reso tutto il progetto ben fatto e degno di nota. Per prima cosa bisogna dire che la figura dell'otaku è ormai diventata onnipresente nell'animazione giapponese (soprattutto nel genere slice of life, scolastico e demenziale), ma di personaggi protagonisti otaku e femminili ne ho visti pochi. Ma Tomoko non è solo un cambio di prospettiva, è una protagonista di spessore, che ha tutte le carte in regola per diventare un personaggio notorio. Cominciamo dall'applaudire la doppiatrice Izumi Kitta, che ha fatto un lavoro sublime, dando un tipo di voce che rende ancora di più la personalità di Tomoko, oltre a rendere le scene comiche ancora più spassose.
Principalmente ho riscontrato due fattori rilevanti. Il primo lo chiamo l'effetto "Sai, ti capisco anch'io", cioè quella sensazione di immedesimazione che si prova nel vederla. Molti si lamentano del fatto che la persona e le azioni di molti personaggi non siano realistici, a confronto con la loro vita quotidiana, mentre in Tomoko questo problema non sussiste. Chi non ha mai passato una giornata intera a oziare, per poi pentirsene il giorno dopo? Chi non ha mai fatto dei teatrini mentali quando ci troviamo di fronte a una situazione che non capiamo, o che risulta ambigua? Chi non ha mai provato astio per quelle persone che ci ignorano, quando noi vorremmo parlare con loro? Chi non ha mai avuto discussioni con il/la proprio/a fratello/sorella per questioni futili? Certo, anche qui ci sono le estremizzazioni, ma la maggior parte delle scene possono far parte tranquillamente della nostra quotidianità o di altri, e ciò ci fa avvicinare alla protagonista, rendendocela simpatica.
Il secondo fattore è l'effetto dell'empatia, la simpatia che proviamo per le persone in difficoltà. Una cosa che ho notato è che tendiamo a veder più di buon occhio personaggi di una minoranza, in difficoltà e poco considerati (spesso lo sono quelli principali) e finiamo per tifare per loro. Analizzando i personaggi di "Watamote", possiamo vedere che Tomoko è l'unica figura che ha una personalità da otaku, mentre gli altri ne son ben lontani (io escluderei Naruse Yuu per il fatto che dal passaggio dalle scuole medie alle superiori ha completamente stravolto il suo atteggiamento, lasciando la sua amica da sola), di conseguenza è incapace di rapportarsi con loro e alla fine è costretta a rimanere in solitudine. Si prova un certo senso di pena quando la vediamo accendere i fuochi d'artificio da sola, dopo aver chiesto al fratello di osservarla; proviamo pena quando scopre che la sua richiesta di creare il "Club di ogni giorno" viene respinta; siamo felici quando viene abbracciata dalla mascotte della scuola; siamo tristi quando scappa via in lacrime dopo il tentativo di approccio con Megumi Imae nell'ultimo episodio. Inoltre non dimentichiamo che Tomoko è la trascinatrice dell'intero anime (che non sarebbe nulla di che senza di lei) e la fonte di quasi ogni scena comica.
E gli altri personaggi? Beh, sono le classiche figure onnipresenti in ogni slice of life che si rispetti. C'è Kuroki Tomoki (che fantasia...), il fratello perfettino che eccelle in tutto e che ha un rapporto difficile con la sorella; c'è Naruse Yuu, l'amica (l'unica) di Tomoko, la classica bellissima ragazza con la quinta di seno sempre gentile, dolce e popolare (per quel che si sa); il padre mai presente (c'è solo in una scena); la madre dedita ai lavori di casa; la cuginetta Ki, la dolce e adorabile loli, e alcuni compagni di classe di Tomoko. Quindi sì, ci sono i cliché, ma collegandosi con Tomoko, rendono alla perfezione, senza dar alcun problema nello svolgimento della trama.
Comunque, la lettura di "Watamote" non è solo comica. Dal mio punto di vista intravedo una sorta di critica sociale (adesso che faccio la facoltà di psicologia ne sono ossessionato). Insomma, a parte alcune scene, la vita di Tomoko è lo specchio di molte persone nella realtà, le quali non riescono a legare proprio per la loro timidezza e per la loro poca abitudine ai rapporti sociali, ma non solo. Gli amici di scuola di Tomoko non mostrano alcuna voglia di interagire con lei, non la considerano e la lasciano in disparte. In lei c'è la voglia di sentirsi parte di un gruppo, ma non sente una risposta e non viene aiutata quando è in difficoltà, come bisognerebbe fare. Pensandoci bene, molte persone che vengono inquadrate non hanno gli occhi, perché? Può essere che sia un modo per rappresentare la lontananza e l'indifferenza di queste persone verso Tomoko, come se facessero parte di un altro mondo differente dal suo? Questi "loro" sarebbero la rappresentazione di quei gruppi in cui Tomoko non verrà mai accettata e compresa? Dopotutto queste sono solo supposizioni (magari ho sbagliato clamorosamente).
Parlando del lato tecnico, i disegni sono fatti bene e le animazioni sono abbastanza godibili (l'unica pecca sarebbero gli occhi troppo grandi, ma sono cose irrilevanti); riguardo l'audio, la sigla d'apertura è meravigliosa, mentre quella classica di chiusura è bellina, ma non eccezionale (però quella dell'episodio 6 è più bella); ci sarebbero altre sigle e musiche, ma non sono degne di nota.
Or dunque! "Watamote" è la sorpresa del 2013 (come già detto) e lo consiglio vivamente a tutti, sia neofiti che veterani. E' una serie che fa ridere e (a volte) pensare, contenente delle citazioni che a chi se ne intende faranno sicuramente piacere (alla scena della bicicletta dell'episodio 2, ho applaudito, non so il perché). Di Tomoko ci si innamora subito e anche i personaggi secondari hanno i loro momenti. L'8 se lo è meritato pienamente!
Kuroki Tomoko, la nostra protagonista, è pronta per la sua nuova avventura al liceo ed è intenzionata a vivere questi tre anni nel miglior modo possibile, come la ragazza più popolare di tutta la scuola. Purtroppo per lei, la realtà è tutt'altro che rosea. Infatti la ragazza è una vera e propria otaku, la quale, dopo tre anni anonimi alla scuola media, non riesce neanche a parlare con i suoi nuovi compagni, anche a causa della sua abitudine di rimanere a casa da sola davanti al computer e ai videogame. Per Tomoko si prospetta un'impresa titanica, contornata da continui fallimenti, dovuti alla sua distorta visione dei rapporti sociali.
"Watamote" ("Watashi ga Motenai no wa Dou Kangaete mo Omaera ga Warui!" titolo completo) è stata un'autentica sorpresa, che ha accolto i consensi non solo miei, ma anche di molti altri. Quello che mi aspettavo era la classica commediola giapponese, piena di cliché e di fanservice, che a fatica mi avrebbe strappato dei sorrisi, ma devo ricredermi. Ci troviamo davanti a una serie divertente, frizzante e (perché no?) anche diversa dal solito, una delle migliori del 2013, secondo me. Ma che cosa ha reso "Watamote" un anime di successo? Due sole parole: Kuroki Tomoko. La nostra introversa quindicenne è l'elemento che ha reso tutto il progetto ben fatto e degno di nota. Per prima cosa bisogna dire che la figura dell'otaku è ormai diventata onnipresente nell'animazione giapponese (soprattutto nel genere slice of life, scolastico e demenziale), ma di personaggi protagonisti otaku e femminili ne ho visti pochi. Ma Tomoko non è solo un cambio di prospettiva, è una protagonista di spessore, che ha tutte le carte in regola per diventare un personaggio notorio. Cominciamo dall'applaudire la doppiatrice Izumi Kitta, che ha fatto un lavoro sublime, dando un tipo di voce che rende ancora di più la personalità di Tomoko, oltre a rendere le scene comiche ancora più spassose.
Principalmente ho riscontrato due fattori rilevanti. Il primo lo chiamo l'effetto "Sai, ti capisco anch'io", cioè quella sensazione di immedesimazione che si prova nel vederla. Molti si lamentano del fatto che la persona e le azioni di molti personaggi non siano realistici, a confronto con la loro vita quotidiana, mentre in Tomoko questo problema non sussiste. Chi non ha mai passato una giornata intera a oziare, per poi pentirsene il giorno dopo? Chi non ha mai fatto dei teatrini mentali quando ci troviamo di fronte a una situazione che non capiamo, o che risulta ambigua? Chi non ha mai provato astio per quelle persone che ci ignorano, quando noi vorremmo parlare con loro? Chi non ha mai avuto discussioni con il/la proprio/a fratello/sorella per questioni futili? Certo, anche qui ci sono le estremizzazioni, ma la maggior parte delle scene possono far parte tranquillamente della nostra quotidianità o di altri, e ciò ci fa avvicinare alla protagonista, rendendocela simpatica.
Il secondo fattore è l'effetto dell'empatia, la simpatia che proviamo per le persone in difficoltà. Una cosa che ho notato è che tendiamo a veder più di buon occhio personaggi di una minoranza, in difficoltà e poco considerati (spesso lo sono quelli principali) e finiamo per tifare per loro. Analizzando i personaggi di "Watamote", possiamo vedere che Tomoko è l'unica figura che ha una personalità da otaku, mentre gli altri ne son ben lontani (io escluderei Naruse Yuu per il fatto che dal passaggio dalle scuole medie alle superiori ha completamente stravolto il suo atteggiamento, lasciando la sua amica da sola), di conseguenza è incapace di rapportarsi con loro e alla fine è costretta a rimanere in solitudine. Si prova un certo senso di pena quando la vediamo accendere i fuochi d'artificio da sola, dopo aver chiesto al fratello di osservarla; proviamo pena quando scopre che la sua richiesta di creare il "Club di ogni giorno" viene respinta; siamo felici quando viene abbracciata dalla mascotte della scuola; siamo tristi quando scappa via in lacrime dopo il tentativo di approccio con Megumi Imae nell'ultimo episodio. Inoltre non dimentichiamo che Tomoko è la trascinatrice dell'intero anime (che non sarebbe nulla di che senza di lei) e la fonte di quasi ogni scena comica.
E gli altri personaggi? Beh, sono le classiche figure onnipresenti in ogni slice of life che si rispetti. C'è Kuroki Tomoki (che fantasia...), il fratello perfettino che eccelle in tutto e che ha un rapporto difficile con la sorella; c'è Naruse Yuu, l'amica (l'unica) di Tomoko, la classica bellissima ragazza con la quinta di seno sempre gentile, dolce e popolare (per quel che si sa); il padre mai presente (c'è solo in una scena); la madre dedita ai lavori di casa; la cuginetta Ki, la dolce e adorabile loli, e alcuni compagni di classe di Tomoko. Quindi sì, ci sono i cliché, ma collegandosi con Tomoko, rendono alla perfezione, senza dar alcun problema nello svolgimento della trama.
Comunque, la lettura di "Watamote" non è solo comica. Dal mio punto di vista intravedo una sorta di critica sociale (adesso che faccio la facoltà di psicologia ne sono ossessionato). Insomma, a parte alcune scene, la vita di Tomoko è lo specchio di molte persone nella realtà, le quali non riescono a legare proprio per la loro timidezza e per la loro poca abitudine ai rapporti sociali, ma non solo. Gli amici di scuola di Tomoko non mostrano alcuna voglia di interagire con lei, non la considerano e la lasciano in disparte. In lei c'è la voglia di sentirsi parte di un gruppo, ma non sente una risposta e non viene aiutata quando è in difficoltà, come bisognerebbe fare. Pensandoci bene, molte persone che vengono inquadrate non hanno gli occhi, perché? Può essere che sia un modo per rappresentare la lontananza e l'indifferenza di queste persone verso Tomoko, come se facessero parte di un altro mondo differente dal suo? Questi "loro" sarebbero la rappresentazione di quei gruppi in cui Tomoko non verrà mai accettata e compresa? Dopotutto queste sono solo supposizioni (magari ho sbagliato clamorosamente).
Parlando del lato tecnico, i disegni sono fatti bene e le animazioni sono abbastanza godibili (l'unica pecca sarebbero gli occhi troppo grandi, ma sono cose irrilevanti); riguardo l'audio, la sigla d'apertura è meravigliosa, mentre quella classica di chiusura è bellina, ma non eccezionale (però quella dell'episodio 6 è più bella); ci sarebbero altre sigle e musiche, ma non sono degne di nota.
Or dunque! "Watamote" è la sorpresa del 2013 (come già detto) e lo consiglio vivamente a tutti, sia neofiti che veterani. E' una serie che fa ridere e (a volte) pensare, contenente delle citazioni che a chi se ne intende faranno sicuramente piacere (alla scena della bicicletta dell'episodio 2, ho applaudito, non so il perché). Di Tomoko ci si innamora subito e anche i personaggi secondari hanno i loro momenti. L'8 se lo è meritato pienamente!