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Non c'è troppo da dire riguardo questo manga: dovrebbe essere una sorta di fumetto dell'orrore, ma gli unici brividi che Shingeki no Kyojin riesce a provocare sono quelli dati dall'idea che un'opera del genere stia riscuotendo tutto quest'immeritato successo. Come ha scritto qualcuno, se questo è il manga-rivelazione del 2012 c'è da temere che i programmi di Giacobbo sulla Fine del Mondo debbano avere qualche fondo di verità.

Potrei stare ore a parlare della qualità vergognosa del livello di disegno di Hajime. Potrei stare ore a far notare che gli occhi dei protagonisti sembrano disegnati adoperando metodi e lineature reperibili in quei libroni per imbecilli "Come disegnare manga" in vendita al mercato rionale sotto casa mia. Potrei stare ore a far notare che le scene nelle quali Mikasa prende in spalla Eren sono a dir poco grottesche: in più occasioni, sul serio, stava scappandomi persino una mezza risatina a fronte di quelle che credevo simpatiche gag per via delle fattezze caricaturali assunte dai personaggi; ogni volta che però mi rendevo conto di come quelle fattezze non fossero realizzate a fini di gag ma rappresentassero bensì un'involontaria variazione del tratto dell'autore, un brivido mi saliva lungo la schiena. Eren diventa irriconoscibile da una scena all'altra: una pagina prima sembra un bambino, quella dopo un adulto, quella dopo ancora un adolescente. L'unico punto apprezzabile del tratto sono, va ammesso, i corpi dei Giganti (opinabile in tal senso la scelta di Panini di tradurli a questo modo: il "Titani" delle traduzioni amatoriali mi sembrava decisamente più epico e azzeccato): le loro fattezze di creature enormi e prive d'espressione, quasi fossero mostri autistici senza raziocinio, riescono a mettere davvero i brividi; il problema è che questo è tutto, non c'è altro. Mi sono permesso di scannerizzare, ritagliare e piazzare online una pagina del volumetto acquistato in fumetteria proprio per far ben comprendere ai lettori non ancora avvicinatisi al "magico" mondo dei Giganti a cosa stiano avvicinandosi. <a href="http://img694.imageshack.us/img694/6341/shingeki1.jpg">Guardate bene</a>: questa è la qualità di disegno del manga che in tanti stanno osannando. Penso di non dover nemmeno commentare più di così: l'immagine parla da sé e, se per caso state chiedendovelo, quella non è una scena caricaturale, al contrario, dovrebbe essere una drammatica scena di rissa. Fra l'altro i due iniziano a picchiarsi senza alcun motivo apparente e dopo una pagina di rispettiva calma, ma di meraviglie simili avremo modo di disquisire allegramente nella sezione circa la storia.

Chiedo scusa ad altri recensori certo con idee non campate per aria, ma di mio la tanto decantata originalità della storia non riesco a vederla. Cosa c'è di nuovo nel solito mondo post-apocalittico? Magari la variazione dell'apocalisse avvenuta non per via di guerre/armi nucleari/proliferazione delle multinazionali cattive ma bensì a causa dei Giganti? Magari il fatto che quella cui si accenna non sia stata una vera apocalisse, bensì un'estinzione di massa? Viene da chiedersi: e quindi? Nel fatto che gli Umani si rintanino in città-fortezze per difendersi dai Giganti che dominano il pianeta non vedo nulla di diverso dai vecchi villaggi post-apocalittici di Kenshiro in cui la gente sperava di non farsi trovare dai teppisti. Nulla di diverso dal concetto dei villaggi-rifugio dai mostri di Dragon "Quest Roto No Monsho". Nulla di diverso dal confinamento dell'umanità in (brividi a nominare un altro orrore di manga, ma è necessario) "Needless". Nulla di diverso dalle modalità di protezione dagli Angeli di Neo-Tokyo 3 in Evangelion. Svegliamoci: non c'è nulla di originale nel concetto dell'umanità semiestinta e rifugiata, e non sono dei mostri autistici a rendere più originale il mondo dell'ambientazione. Posto che l'idea di un mondo dominato da Titani giganteschi combattuti dal guerriero di turno non è neanche del tutto nuova di per sé: sono assolutamente certo che Hajime abbia preso spunto dal vecchio videogioco "Shadow of The Colossus". Non dico si possa gridare al plagio, beninteso, dato che le due storie sono comunque diametralmente opposte e i Giganti giocano ruoli completamente diversi. Ma non si può neanche gridare al miracolo d'originalità per un'opera che di originale non ha assolutamente nulla. Va detto in effetti che per la prima parte del primo volume si è invogliati a leggere proprio per il desiderio di scoprire dopo quante pagine i Giganti sconfineranno nella città rispetto al momento in cui Hanneth dice che "in cent'anni nessun Gigante è riuscito ad oltrepassare le nostre mura, non serve addestrarci" (o un'altra boiata simile). Lo sconfinamento dei Giganti nella città-fortezza di Eren è una cosa così prevedibile, scontata e preannunciata dalla copertina che non considero il presente nemmeno come uno spoiler (per capirci, non mi sarei sentito in torto a parlarne se anche la descrizione della trama del manga qui sul portale non avesse già parlato di questo avvenimento). Vuoti nella trama? A centinaia.

I Giganti sono alti "appena" quindici metri ciascuno ed ucciderne uno richiede la morte di mediamente trenta uomini; eppure, da ciò che traspare dai primi volumi l'unica loro vera caratteristica è la forza fisica e per il resto sono mostrati come incapaci persino di pensare razionalmente e non sono manco armati. Ma dov'è la coerenza? Vogliamo poi parlare dei rapporti fra i personaggi? Il padre di Eren che magicamente se ne va dalla città-fortezza il giorno stesso dell'attacco dei Titani dopo oltre cent'anni? Il problema in questo caso è decisamente lieve, dal momento che di sicuro l'autore più avanti farà saltar fuori una sua responsabilità o quanto meno consapevolezza nell'assalto alla città (mi ci gioco gli attributi). Ma il modo in cui se ne va? Il modo in cui senza alcun sentimento espresso consente al figlio di arruolarsi nell'esercito di difesa promettendogli di aprigli le porte di un non meglio specificato luogo non appena sarà tornato? Ed intanto esce di casa andando via senza che a figli e moglie importi nulla, come se stesse andando a far la spesa? Personalmente non m'importa se l'autore darà in seguito altre risposte che giustificheranno questi problemi: una trama non può partire già da principio con assurdità del genere.

I personaggi sono tutti stereotipi: la Rei Ayanami di turno tacitura e imperscrutabile, la madre che in quella che appare come una brutta parodia di "Barefoot Gen" chiede al figlio di salvarsi lui lasciando lei indietro nelle macerie di casa, il protagonista buono e giusto che nel corso del primo volume vede fare una brutta fine ad alcuni cari ed è per questo spinto a serietà e voglia di vendetta (a questo proposito, è assurdo come la crescita avvenga in passaggi temporali estremamente dilazionati ma narrati in poche pagine: se non abbiamo neanche modo di affezionarci al carattere ingenuo e sognatore del protagonista, cosa ci frega di vederlo diventare poi serio, mezzo emo e idealista appena tre pagine dopo?). Plauso a parte merita il personaggio di Hanneth, o Anneth, o Hannet che dir si voglia: lui dovrebbe essere quello più umano, il Guardiano che al momento supremo non riesce ad alzare un dito contro i Giganti poiché paralizzato dalle lacrime di paura. La scena in questione mi ha commosso tanto che m'è venuta voglia di rileggerla con "Yakety Sax" in sottofondo. In una parola: ridicola, a sufficienza da rispecchiare la ridicolaggine di tutta questa storia che tenta di essere seria e drammatica ma altro non riesce a fare che sconfinare nel banalissimo cliché da film dell'alta tensione in cui i personaggi muoiono tutti uno dopo l'altro.

Temi e Profondità: zero. Ribadisco, questo è un film dell'alta tensione a fumetti, non un romanzo disegnato o che altro. Se c'è un messaggio o un tema portante, mi sfugge. Dovrebbe essere quello che l'uomo non dovrebbe imporsi sulla natura perché poi tanto salteranno fuori creature più potenti di lui che lo scalzeranno dalla catena alimentare (vedi appunto i Giganti che hanno divorato gran parte dell'umanità portandola sull'orlo dell'estinzione)? Mi pare che questo sia l'unico, e per come è trattato fa anche abbastanza pena nonostante i Titani siano effettivamente considerati nell'economia della storia come animali affamati senza raziocinio e null'altro; magari, ecco, questo potrebbe anche essere carino. Cattivi che in realtà non sono cattivi ma vogliono solo sopravvivere e a causa loro gli Umani devono rifugiarsi nelle città murate. Sarebbe stata carina, se non fosse che il medesimo concetto dei "mostri che non sono cattivi ma vogliono solo sopravvivere e per questo attaccano la città fortificata per difendersi da loroo" è già stato ampiamente trattato e sfruttato in Evangelion, del quale dubito fortemente che Hajime come qualsiasi altro mangaka degli ultimi vent'anni non abbia mai visionato una singola puntata (a maggior ragione per la giovane età dell'autore in questione).

In conclusione: ho letto due volumetti in tutto e ho sperato ingenuamente che magari l'edizione italiana avrebbe potuto colmare se non altro lacune a livello di trama e storia. Errore. La tanto amata/odiata Panini ha fatto un ottimo lavoro di adattamento, ma quel che è feccia resta feccia - per di più pubblicata da editori senza scrupoli ben consapevoli di quanto possa vendere quello pubblicizato come un seinen ma che come già accennato più volte altro non è che un film dell'alta tensione a fumetti.