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Capitan Tsubasa World Youth non è né più né meno che la naturale prosecuzione di Capitan Tsubasa, tant'è che nell'edizione della Star Comics non si percepisce nemmeno la suddivisione in due diversi manga (per via della numerazione progressiva dei volumi). In ogni caso ritengo giusto trattarlo come un manga separato, anche per due ulteriori ragioni. La prima è che alla serie World Youth corrisponde solo parzialmente un anime, nel senso che questo si ferma ai volumi iniziali. La seconda è che in Italia, per ovvi motivi legati alle scelte Mediaset, molti conoscono la storia di Holly & Benji solo fino a dove è terminata la serie classica, cioè alla vittoria ex aequo del campionato delle medie da parte di Nankatsu (o New Team) e Toho con conseguente partenza di Tsubasa (Holly) per il Brasile, alla quale è seguita la vittoria della nazionale giovanile giapponese nel torneo internazionale di Parigi.
Capitan Tsubasa World Youth è una naturale prosecuzione sia perché lo stile di narrazione e i disegni sono pressoché identici a prima sia perché la storia continua da dove la avevamo lasciata. Dopotutto il sogno ultimo di Tsubasa non era andare in Brasile, ma vincere la Coppa del Mondo con la nazionale nipponica. E quale migliore occasione dell'inaugurazione del World Youth, ovvero il Mondiale under 20, per ottenere un assaggio del suo sogno? In pratica la serie World Youth non è altro che un'estensione della saga del torneo di Parigi: il Giappone comincia dalle qualificazioni preliminari asiatiche per prepararsi ad affrontare inedite squadre dalla caratura internazionale come Brasile, Svezia, Olanda, Messico e Uruguay. E così ritroviamo tutti i vecchi personaggi della prima serie (più qualcuno di nuovo) che si preparano per questo nuovo obiettivo, apparentemente irraggiungibile per una nazione calcisticamente debole come il Giappone (soprattutto prima degli anni 2000). Per fortuna che questo è un manga.

Dal punto di vista della trama siamo ai livelli di Capitan Tsubasa prima serie. Il fulcro del manga sono le partite emozionanti con tecniche acrobatiche, potentissime e… inverosimili. Avremo tiri che spezzano i polsi ai portieri, bucano le reti, sembrano telecomandati, o che addirittura vanno in porta insieme a chi li calcia. Avremo giocatori che saltano in aria come se avessero le ali ai piedi, che preferiscono una rovesciata spettacolare e pericolosa ad un semplice stop del pallone, che entrano in tackle assassini senza rischiare nemmeno l'ammonizione, che vogliono giocare a costo della loro salute se non della loro vita. Avremo partite in cui la squadra e i giocatori protagonisti (in questo caso la Japan Youth) sembrano spacciati per via di ostacoli endogeni (infortuni, epurazioni, malanni dei familiari) ed esogeni (avversari apparentemente imbattibili), ma grazie alla forza di spirito "tipicamente giapponese" e all'unità di squadra riusciranno a cavarsela. Per sintetizzare: se vi è piaciuta la trama di Capitan Tsubasa (soprattutto il torneo di Parigi) vi piacerà anche la trama di questo World Youth. Altrimenti lasciate stare. Un'ultima piccola osservazione sulla trama: verso la fine della storia viene totalmente saltata la narrazione di una partita fondamentale del torneo, sulla quale era stato creato molto hype e nella quale Tsubasa ha dato sfoggio del suo nuovo tiro (che per motivi vari non aveva potuto mostrare a pieno nei match precedenti). Evidentemente l'autore o l'editore (Shueisha) hanno preferito saltarla per poter terminare prima il manga. Il risultato però è, spiace dirlo, una grave lacuna e un forte senso di fastidio nel leggere il manga in quel punto.

I disegni sono anch'essi sullo stesso piano di quelli della prima serie, con un'ottima resa delle azioni di gioco spettacolari (soprattutto dei tiri) ma con le stesse gravi carenze per quanto riguarda l'aspetto dei personaggi. I corpi sono anatomicamente mal disegnati (basti vedere come sono resi mani e piedi), ma è nelle facce che Takahashi dà il peggio di sé. Molti personaggi sono praticamente identici a parte le acconciature (difetto che i fan di Masami Kurumada conoscono bene), e spesso, soprattutto il protagonista, hanno espressioni inebetite.

Indubbiamente l'autore sa che se i suoi manga hanno avuto successo non è per merito dei disegni, ma per merito della caratterizzazione dei suoi personaggi. Difatti furbescamente costruisce un manga dove riprende e coinvolge pienamente tutti quelli della prima serie, dando spazio (utilizzando qualche trucchetto) anche a quelli che un lettore non si aspetterebbe mai come titolari della nazionale nipponica. Inoltre il contesto internazionale permette all'autore di presentare personaggi completamente nuovi, compresi alcuni giocatori nipponici finora mai apparsi. Molti di questi sono accompagnati da flashback ben fatti che raccontano i motivi che li hanno legati al calcio. Ad esempio il capitano dell'Arabia Saudita è un principe che apprezza il calcio perché unisce poveri e ricchi, mentre quello del Messico lo usa come uno strumento per uscire dal suo mondo di povertà. In alcuni casi però Takahashi si lascia andare ed esagera un po', come nel caso del brasiliano Santana che a causa del calcio non prova nessun sentimento o dello svedese Levin che con il pallone vuole distruggere tutto e tutti.

In sostanza Capitan Tsubasa World Youth è un manga che deve essere letto da tutti coloro che si sono appassionati delle vicende di Tsubasa & co e che vogliono sapere come proseguono, pur consapevoli dei notevoli difetti che accompagnano questa saga. Non sarà verosimile, non avrà colpi di scena sconvolgenti, ma questo manga mostra tutti i possibili motivi della pura passione per il calcio, incarnati in ciascun personaggio disegnato da Takahashi. E forse è proprio per questo che questa saga ha avuto un tale successo.

Trama: 6
Disegni: 7
Personaggi: 9