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Era il 2008 quando il romanzo Shinsekai Yori (opera di Yusuke Kishi, traducibile come "Dal nuovo mondo", come la celebre sinfonia di Dvorak) riuscì a convincere sia la critica, aggiudicandosi il prestigioso premio "Nihon SF Taisho Award", sia il grande pubblico, visto l'ottimo recepimento.
Il romanzo aveva protagonisti giovanissimi e un'ambientazione suggestiva e accattivante, e di conseguenza non era difficile prevedere che sarebbero potuti arrivare diversi adattamenti. E infatti, quattro anni dopo, ne arrivarono addirittura 2: il primo, quello trattato in questa recensione, sotto forma di manga; mentre il secondo sotto forma di opera di animazione.

Il manga di Shinsekai Yori riutilizza in toto il soggetto del romanzo, e di conseguenza l'ambientazione è quasi totalmente sovrapponibile: l'opera è ambientata nel Kamisu 66, uno dei distretti in cui è suddiviso il Giappone (1000 anni dopo il tempo corrente). Il luogo sembra proprio uscito da una cartolina raffigurante il periodo Edo, sebbene esistano ancora elementi moderni come la presenza (limitata) dell'elettricità. Come mai la tecnologia è regredita così tanto? Perché l'umanità, dopo aver sviluppato potenti poteri psicocinetici (il "potere degli Dei"), semplicemente non ne ha quasi più bisogno. SSY mostra uno spaccato di vita del "nuovo mondo" seguendo la vita della protagonista, Saki Watanabe, e dei suoi amici; e attraverso le sue memorie dipana il mistero della nuova società (man a mano che i giovani protagonisti crescono) e mostra come il potere assoluto abbia modificato la società umana.

È innegabile che il soggetto sia estremamente interessante, ma ovviamente il merito va all'opera originale. Per quanto riguarda la concretizzazione e la stesura della trama, purtroppo le note dolenti non tardano ad arrivare. Gli avvenimenti del romanzo vengono trasposti con numerose approssimazioni, a volte snaturandone i principi, che a volte arrivando addirittura a rimaneggiare la trama originale. E lo fanno sempre in negativo: da questo punto di vista, il peggioramento dall'originale è notevole e innegabile.
Ma il manga come si comporta se preso come opera a se stante? Anche vedendola in questo modo, è impossibile non notare la discrepanza fra la profondità del soggetto e la banalità del come viene sviluppato. Ne consegue un dipanarsi della trama che rende perplessi di fronte alla leggerezza (o manchevolezza) con cui certi aspetti del nuovo mondo vengono trattati, e spesso gli sviluppi appaiono grotteschi se non involontariamente comici. Questa critica si può estendere, parallelamente, anche ai personaggi, i quali appaiono troppo spesso molto più frivoli di quello che dovrebbero essere (anche nelle sezioni più serie, purtroppo).

E ora è giunto il momento di toccare uno dei tasti maggiormente dolenti (e/o interessanti) dell'opera: la componente ecchi di stampo yuri. In Shinsekai Yori, a causa della differente organizzazione sociale, vi è una maggiore promiscuità sessuale, e questo spunto è stato utilizzato per rappresentare diversi rapporti omosessuali che coinvolgono la protagonista e altre ragazze. Sfortunatamente, gli autori di questo adattamento sono riusciti a utilizzare in modo abbastanza pessimo persino questo elemento.
Se il vedere le giovani ragazze fare le porcelline nelle battute iniziali dell'opera era quantomeno sensato (per via dell'inizio abbastanza pacato), l'inserimento di tali componenti nelle parti finali (decisamente più drammatiche) evocano di nuovo un non so che di grottesco.
E, cosa senz'altro più paradossale, il manga riesce addirittura ad essere più casto e ingenuo dell'originale: in quest'ultimo vi sono diversi generi di rapporti sessuali (omosessuali di entrambi i generi ed eterosessuali) ed essi sono ben integrati e contestualizzati in base all'ambientazione. Di contro, nel manga, le scene yuri (e uso la parola “yuri” con cognizione di causa, per far capire che gli autori miravano a creare un certo tipo di rappresentazione per un certo tipo di pubblico) appaiono più irrealistiche e spesso abbastanza fuori contesto. Per dirla in una parola, direi che appaiono fin troppo spesso gratuite.
Insomma: la rappresentazione degli atti sessuali in se può piacere o meno (probabilmente il pubblico maschile avrà poco da ridire) ma non fa a meno di risultare come un elemento fuori posto.

Se l'opera ha delle notevoli pecche sul piano narrativo, va comunque ammesso che la qualità del disegno è pregevole, e spesso si può denotare una notevole cura per i dettagli. I personaggi risultano quasi sempre molto particolareggiati, e anche la cura per il background raggiunge spesso livelli interessanti. Purtroppo questo conferma ancora una volta la superficialità dell'adattamento, in quanto è palese che abbiano puntato maggiormente sulla “confezione” rispetto alla validità della storia. Se non altro, è molto probabile che un appassionato trovi piacevoli le parti ecchi.

In conclusione, il manga di Shinsekai Yori è un adattamento che lascia parecchio a desiderare, in quanto snatura l'opera da cui deriva e spreca un soggetto validissimo. Allo stesso modo, come opera a se stante risulta parecchio debole, in quanto gli eventi vengono sviluppati con una sufficienza tale da risultare deludenti o scarsamente soddisfacenti.
Il mio consiglio è di dirigersi verso l'opera originale o in alternativa verso l'adattamento animato, molto più fedele e qualitativamente attinente di questa versione cartacea.