Recensione
La forma della voce
8.5/10
Non sempre è facile trattare temi sensibili quali il bullismo, la discriminazione, la disabilità, ma a quest'opera la cosa è riuscita egregiamente.
Il film, uscito nel 2016, tratto un'opera di Yoshitoki Ōima, fa già capire dai primi minuti che chi si approccia deve fare i conti con bel viaggio emotivo, a tratti un po' "slacciato", ma che colpisce nel segno (gran chicca "My generation" dei Who come sigla iniziale).
I protagonisti, in particolare i due maggiori Shoya e Shoko, sono ben caratterizzati, gli altri non sempre, anzi alcuni risultano di troppo o ininfluenti, ma non danno fastidio.
I temi, come detto, sono impegnativi, a volte toccati con una certa poesia, in altre situazione si entra in merito senza fronzoli, ma regna comunque un certo equilibrio, che permettere di riflettere ed emozionarsi. Quando un'opera riesce in questo, raggiunge lo scopo, e gli eventuali punti di debolezza passano in secondo piano.
Ho trovato efficace e riflessiva la rappresentazione dell'isolamento o forse, meglio, la depressione di cui soffre il protagonista, che non riesce ad affrontare le persone che lo circondano, arrivando a porre un simbolo di incognita sul volto (la X).
Bel film, che merita anche per l'ottimo chara design e la colonna sonora.
Il film, uscito nel 2016, tratto un'opera di Yoshitoki Ōima, fa già capire dai primi minuti che chi si approccia deve fare i conti con bel viaggio emotivo, a tratti un po' "slacciato", ma che colpisce nel segno (gran chicca "My generation" dei Who come sigla iniziale).
I protagonisti, in particolare i due maggiori Shoya e Shoko, sono ben caratterizzati, gli altri non sempre, anzi alcuni risultano di troppo o ininfluenti, ma non danno fastidio.
I temi, come detto, sono impegnativi, a volte toccati con una certa poesia, in altre situazione si entra in merito senza fronzoli, ma regna comunque un certo equilibrio, che permettere di riflettere ed emozionarsi. Quando un'opera riesce in questo, raggiunge lo scopo, e gli eventuali punti di debolezza passano in secondo piano.
Ho trovato efficace e riflessiva la rappresentazione dell'isolamento o forse, meglio, la depressione di cui soffre il protagonista, che non riesce ad affrontare le persone che lo circondano, arrivando a porre un simbolo di incognita sul volto (la X).
Bel film, che merita anche per l'ottimo chara design e la colonna sonora.