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6.0/10
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"Devil’s line" fa parte di quello che si può definire genere dell’urban fantasy tipo “Shadowhunters” o “Supernatural” in cui i soliti vampiri vivono in mezzo agli umani. Com'è loro consono, essi si nutrono del sangue umano ma, a differenza dei ghoul di "Tokyo ghoul", non ne hanno bisogno per poter sopravvivere. Il sangue per loro è come una droga; una vota provato non riescono più a dimenticarlo. Aumenta le loro capacità fisiche e il loro desiderio sessuale, a causa dell’euforia che provano odorandolo. "Devil’s" line si presenta quindi una serie con dei vampiri più “soft” che provano delle vere emozioni, ma a causa dei loro geni finiscono per assumere comportamenti al di fuori della norma se rimangono troppo a contatto con gli umani. Insomma sono moralmente integrati con la società umana, ma allo stesso tempo sono individui pericolosi che devono resistere ai loro impulsi se non vogliono essere messi alle strette dagli investigatori.

L’inizio della storia è praticamente l’incontro tra un vampiro chiamato Anzai, membro di un’organizzazione di investigatori che ha praticamente giurato di non bere mai più sangue nella vita, e Tsukasa, la solita studentessa universitaria infatuata del primo belloccio che si ritrova davanti. Dopo averla salvata da un vampiro in pena, Anzai inizia una relazione Tsukasa, pur sapendo di rischiare molto. La trama quindi ruoterà intorno a lui che proteggerà Tsukasa e cercherà allo stesso tempo di mantenersi sano per poter svolgere al meglio il suo lavoro di investigatore. Oltre al rapporto tra i due, la maggior parte dell’anime si concentra sull'aspetto investigativo, assumendo dei toni più o meno sempre cupi. In generale però l’animazione, con lo scorrere degli episodi, diventa sempre più scadente e si fa meno intenso, rendendo il tono cupo della serie un po’ troppo ripetitivo e asfissiante. Gli ambienti pure non sono un granché, tendono a ripetersi e ad essere troppo marginali nella storia; ci si concentra troppo sull’azione senza andare ad approfondire tutto il resto.

Per quanto riguarda il design dei volti, l’ho trovato accettabile e ho persino gradito certi dettagli fisici che rimandano allo stato psicologico di alcuni personaggi. Certe volte anche qui l’anime ricade presentandoci scene tutt’altro che credibili; infatti talvolta le figure sono contornate da uno strano e irreale tratto bianco e sono inondate da illuminazioni veramente gestite male. Rendere le scene sfocate senza un preciso motivo è una pessima scelta perché ne abbassa notevolmente la qualità ma probabilmente importava poco allo studio che lo ha realizzato, tra l’altro abbastanza sconosciuto. Per il resto l’anime si mantiene normale nei momenti pieni d’azione, senza né pregi né difetti.

Fa strano dirlo ma i personaggi non sono gestiti benissimo; tuttavia alcuni di quelli secondari si fanno notare e certe volte anche più di quelli principali. Alla fine rimane un’opera senza grandi pretese ma comunque capace di coinvolgere lo spettatore quando la trama incomincia a farsi seria. Certe scene possono rimanere impresse ma molte altre vengono purtroppo sfruttate non a dovere. I personaggi sono abbastanza dimenticabili e non fanno quindi una buona figura, ma anche la sceneggiatura ci mette d’impegno per rovinare l’opera. La prima parte è piuttosto normale e serve per introdurre la storia romantica dei protagonisti e le figure di sfondo mentre nella seconda prende delle pieghe inaspettate. Difficile dire però dove l’anime vuole arrivare anche perché in mezzo ci inserisce fin troppi buchi di trama che rendono l’opera giustamente incompresa. Troppa carne sul fuoco e davvero poche scene che meritano una buona considerazione. Il finale non lascia troppo in sospeso perché ha una sua conclusione di fondo; una scelta che ho apprezzato non poco. Per il resto posso dire che la serie va vista senza impuntarsi troppo, non ne vale davvero la pena.