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Il mio personale rapporto con Hideaki Anno è molto complicato e lo definirei tutt’altro che idilliaco. Quello che tutti definiscono il suo enorme capolavoro, “Neon Genesis Evangelion”, non è riuscito ad imprimersi nel mio cuore e nella mia mente, come invece accaduto a molti altri, lasciandomi una sostanziale insoddisfazione e suscitandomi una certa antipatia nei confronti del regista giapponese, neanche mi avesse fatto un torto personale. Pur riconoscendo la ventata di novità portata dalla sua opera nel panorama dell’animazione nipponica, infatti, ho sempre ritenuto “Neon Genesis Evangelion” un grande bacino di cose già dette da diversi intellettuali prima di Anno - tutto è riscrittura, in fin dei conti -, solo che per lui sono state tessute lodi infinite, mentre per gli altri poveri imbecilli no. Nonostante ciò, e lo dico con estrema sincerità, non ho in alcun modo approcciato alla visione di “Nadia, il mistero della pietra azzurra” con riserve o pregiudizi, soprattutto in considerazione della bellezza dei primissimi episodi della serie. Questo, però, mi ha portato ad abbassare la guardia e dare scarso peso a ciò che avevo sentito sulla tremenda saga delle isole, che, per quanto mi riguarda, ha completamente rovinato la serie e la mia esperienza di essa. Per questo motivo, al termine della visione dei trentanove episodi di cui l’anime è composto, posso dire a voce alta: “Anno mi ha tradito ancora”.

“Nadia, il mistero della pietra azzurra”, noto anche col sottotitolo internazionale “The Secret of Blue Water”, è una serie televisiva anime prodotta dallo studio Gainax e diretta da Hideaki Anno, alla sua prima esperienza da regista per una serie televisiva. Ispirata da un soggetto originale di Hayao Miyazaki, la storia è liberamente tratta dai romanzi di Jules Verne: “Due anni di vacanze”, “Ventimila leghe sotto i mari”, “Cinque settimane in pallone” e “L'isola misteriosa”. La serie fu trasmessa in Giappone dal 13 aprile 1990 al 12 aprile 1991 su NHK. L’opera ricevette fin da subito critiche molto positive e venne accolta calorosamente dal pubblico. Inoltre, Nadia fu la prima eroina a scalzare Nausicaä, popolare personaggio creato da Hayao Miyazaki, dal primo posto nel sondaggio mensile sui personaggi femminili di anime e manga più amati dal pubblico giapponese, condotto dalla rivista Animage.

Sei uno spirito avventuroso? Nelle leggende cerchi forse la verità che dimora, remota e nascosta, oltre le terribili cascate del pericolo? Allora è me che cercherai.
La storia è ambientata durante l'Esposizione universale di Parigi del 1889 e prende il via con l'incontro di due ragazzi diversissimi: Jean, inventore secchione e occhialuto arrivato nella capitale francese per presentare il suo prototipo di aeroplano, e Nadia, orfana che lavora in un circo ed è in fuga da un gruppo di tre misteriosi individui intenzionate a rubarle la pietra blu che porta al collo. Jean si innamora a prima vista di Nadia, decidendo di aiutarla a scappare dai suoi inseguitori e seguendola in una lunga e incredibile avventura, in cui i due ragazzi scopriranno alcuni dei più reconditi misteri del mondo e dei mari.

La voce di Davide Garbolino, doppiatore di Jean, e la presenza del trio di “nemici” composto da Grandis, Sanson e Hanson, molto rievocativo del Team Rocket, mi ha aiutato a simpatizzare e fidelizzare sin da subito con la serie, i cui primi episodi ho trovato incredibilmente avvincenti. Agli albori, Jean e Nadia, in compagnia del leoncino King, vivono tutta una serie di particolari avventure, che li portano a fare la conoscenza della piccola Marie, fino a quando non si stabiliscono definitivamente sul sottomarino Nautilus del comandante Nemo. Da qui, ha inizio la parte migliore della storia, in cui non soltanto vengono approfonditi i due protagonisti e i vari comprimari, ma soprattutto si trattano alcuni temi molto importanti. Innanzitutto, l’utilità e, al contempo, la pericolosità della scienza, che in mano a persone dalle losche ambizioni può avere terribili conseguenze.
"Quando un uomo può attingere a una forza immensa, quasi sempre ne abusa, causando rovina".
Ancor più importante, forse, “Nadia, il mistero della pietra azzurra” è un anime che parla della guerra, mostrandola in tutta la sua crudeltà e brutalità, ripudiate a gran voce da Nadia.
"L'uomo è un essere vivente quanto mai interessante: scatena le guerre per cercare la pace e non capisce che combattendole la distrugge".
"Perché gli uomini che vivono su un pianeta tanto bello, non fanno altro che combattere fra loro?"

Mentre impartisce questi insegnamenti, per nulla nuovi ma sempre attuali, allo spettatore, l’anime si diletta a mostrare alcuni dei più nascosti misteri del mondo, portando alla luce una tecnologia avanzatissima ante litteram, ma lasciando da parte, allo stesso tempo, il mistero più importante di tutti, quello della pietra azzurra di Nadia.

Senza aver scoperto poi molto su questo enigmatico gioiello e dopo aver potuto godere della compagnia del comandante Nemo e dei membri del Nautilus, a poco più di metà serie, si viene traghettati nella terribile saga delle isole, che è quanto di più brutto io abbia visto da diverso tempo a questa parte. L’arco narrativo in questione ha la durata di ben dodici episodi, quasi un terzo della serie, rovinandone completamente l’esperienza o, almeno, così è stato per me. Il passaggio dalla saggezza alle gag di stampo cartoonesco, dalla regia ottima ad un’altra pessima e raffazzonata, condita di un capitombolo tecnico clamoroso, da una scrittura degna di un’opera importante a una ridicola e penosa, dove tutto ciò che è menzionato per secondo è emblematico della saga delle isole, è talmente drastico da far cadere le braccia. Fossero stati un paio di episodi, ci sarei anche passato sopra, ma lo strazio dura veramente troppo, tant’è che avrei droppato tranquillamente, se non mi fossi trovato all’ultimo terzo della serie. Inoltre, la saga delle isole è quella che mette più in risalto l’orribile carattere di Nadia, che da tsundere diventa una ragazzina insopportabile sempre sul piede di guerra con Jean, l’unico che le è sempre stato vicino oltre a King e Marie. Noia e abominio sono le parole che meglio descrivono la saga delle isole, di cui si salvano soltanto un paio di episodi, la scena del bacio al chiaro di luna e quella dei funghetti allucinogeni.

Dopo puntate intere di nulla tombale, gli autori calano il poker d’assi: spiegoni alla “One Piece” - quello dei balloon grandi come case -, difficili da metabolizzare, almeno per il sottoscritto, e un rapido susseguirsi di avvenimenti che sembrano privi di logica, quando invece ce l’hanno eccome. Risultato finale? Ad un certo punto, non vedevo l’ora che l’anime terminasse, perché, pur avendo un grande finale, e questo lo riconosco, tutta la saga delle isole aveva completamente fiaccato il mio entusiasmo, sostituito alla fine dalla rabbia per quello che poteva essere e, purtroppo, non è stato. Magari vi sembrerà esagerato, ma, per quel che mi riguarda, una saga intera è stata in grado di rovinare una buona serie e un ottimo finale. Poi, la saga delle isole non l’ha diretta Anno, non tutta almeno? Poco importa, perché ancora una volta, un anime con il suo nome è stato per me fonte di enorme delusione.

Morale della favola, guardatevi “Nadia, il mistero della pietra azzurra”, saltando però completamente gli episodi dal 23 al 34, fatta eccezione per il 30 ed il 31. In questo modo, potrete godere di una visione veramente piacevole.

P.S. Prima che qualcuno si lamenti del voto, anche se molti si soffermeranno soltanto su quello piuttosto che sulla recensione in sé, perché “Eh, Anno miglior regista del globo terracqueo”, vi mostro anche il calcolo: 7,5 (saga sul Nautilus) + 4,5 (saga delle isole) + 8 (finale) = 20.
20 : 3 = 6,66666667. Esistendo il mezzo voto, non si arrotonda per eccesso a 7, bensì per difetto a 6,5. Calcolo eseguito con successo.