Mandata in onda da Fuji TV nell'inverno 2022, la serie televisiva Don't Call it Mystery dedicata all'omonimo e celebrato manga di Yumi Tamura è disponibile per la visione anche nel nostro Paese dal maggio 2022 tramite la piattaforma Viki.
 
Mysterello copertina
Totonou Kuno è uno studente universitario con il complesso riguardante i suoi capelli ricci. Non ha amici o una ragazza, ma ha una buona memoria ed è un abile osservatore, cosa che lo porta a trarre conclusioni da un dato insieme di fatti. Un caso di omicidio avvenuto in un parco nelle vicinanze di casa sua, la cui vittima è uno studente universitario che frequentava la sua stessa scuola, fa diventare Kuno il primo sospettato dell'omicidio. Mentre viene interrogato dagli polizia, il giovane viene a conoscenza di indizi nascosti dietro l'omicidio e anche delle preoccupazioni personali degli investigatori. Ma quando viene ritrovata un'arma, che contiene le impronte digitali di Totonou Kuno, le cose si complicano.


Prima di lasciarvi alle nostre impressioni, ricordiamo alcune peculiarità del suo manga di origine:
  • Dopo il suo debutto in patria nel 2017 come manga josei pubblicato sulla rivista Flowers di Shogakukan, l'opera di Yumi Tamura è stata oggetto di un crescente apprezzamento da parte del pubblico nipponico; 
  • essa è sempre presente nelle classifiche settimanali dei manga più venduti in Giappone a ogni rilascio periodico di nuovi volumetti;
  • il manga conta 18 milioni di copie in circolazione raggiunte in breve tempo, ed è infine approdato anche nel nostro Paese per J-Pop Manga con il titolo Don't Call it Mystery dall'estate 2023;
  • a settembre 2023 è inoltre uscita nei cinema giapponesi una pellicola live action incentrata sull'arco narrativo di Hiroshima del manga, proseguendo così le vicende del drama e dell'opera originale.
Le storie investigative hanno sempre quel fascino misterioso che incuriosisce lo spettatore e riesce a trasportarlo in un mondo, sì cruento, ma estremamente stimolante, anche solo per cercare di trovare la soluzione del caso prima del protagonista.
Che sia un manga, un anime o un live action, se ben fatto e se rispecchia dei codici precisi, ovvero un protagonista interessante -volendo anche sopra le righe- una buona struttura narrativa, dei casi avvincenti che sanno coinvolgere e un gruppo di comprimari intriganti- il successo è quasi sempre assicurato. Tutti questi elementi, non a caso, sono fattori che sono presenti nel live action di Don't Call it Mystery.

Basato sul manga josei di Yumi Tamura il cui titolo originale è Mystery to Iunakare, ancora in corso di pubblicazione ed edito da noi da J-POP, Don't call it mystery si distingue dagli altri prodotti a tema investigativo proprio grazie al suo “bizzarro” protagonista, lo studente universitario Totono Kuno, oltre ad una peculiarità per nulla banale, anzi definirei anche abbastanza intelligente: una parlantina verbosa che, per l'appunto, non è banale.

Il suo protagonista, Totono Kuno, si distingue così dai suoi “colleghi investigatori” sia per la componente estetica che per quella caratteriale, risultando, agli occhi dello spettatore, un protagonista alquanto singolare
Dalla folta chioma riccioluta sua peculiare caratteristica, anche se da lui poco amata, questo "buffo" protagonista si ritrova, suo malgrado, sempre coinvolto in vari e misteriosi casi di omicidio, che grazie al suo spiccato intelletto -e alla sua loquace parlantina- riesce sempre a decifrare riuscendo a consegnare sempre il colpevole alla giustizia.

Vedendo le dodici puntate di Don't call it mystery, reperibile da noi sulla piattaforma a pagamento Viki, si intuisce che il nostro giovane protagonista è probabilmente affetto da un disturbo dello spettro autistico, anche se questo aspetto non è stato ancora del tutto chiarito. Tale patologia rende Totono distaccato ma anche molto tenero, diretto, attento e genuino nell’approcciarsi col prossimo. 
Lui, infatti, ha una qualità innata tanto semplice quanto sopravvalutata ai più: quella di ascoltare sempre, con attenzione, quello che i suoi interlocutori gli dicono. Questo fa sì che egli riesca ad osservare i vari casi da un punto di vista differente, ragionare fuori dagli schemi, riuscendo in questo modo a notare quei piccoli ma fondamentali dettagli che sono sempre la chiave di volta per chiudere il caso in questione.

Sin dalla prima puntata si entra subito nel vivo dell’investigazione, lo spettatore fa la conoscenza di Totono -interpretato da un bravissimo Masaki Suda- in maniera alquanto bizzarra; cioè con l’arresto del giovane accusato di aver ucciso uno studente del campus che frequenta. Inizia così il suo primo caso da risolvere, in una sorta di botta e risposta che porterà il giovane studente non solo a difendersi ma anche a comprendere meglio tutto quello che lo circonda. Ma la cosa che sorprende maggiorante lo spettatore è quella che la maggior parte della puntata è ambientata nella sola stanza degli interrogatori, risultando comunque avvincente e per nulla noiosa.
Infatti, anche se buona parte dei casi siano svolti in ambienti pressoché chiusi e i dialoghi risultino particolarmente verbosi e veloci, la serie appare comunque estremamente godibile e per nulla difficoltosa. Questo è sicuramente un ulteriore punto a favore di questo live action che ha saputo arricchire la già buona storia del manga, rendendola ancora più dinamica, coinvolgente e “calorosa” -sì, perché risulta impossibile non legarsi ai suoi personaggi.
 
mystery raika

Le parti dove Totono interagisce con il resto del cast sono il vero punto forte di questo drama. Oltre ai poliziotti, con il quale si interfaccerà di frequente nel corso delle puntate, degni di nota risultano essere altri due importanti personaggi. 
La prima è la misteriosa Raika -interpretata dalla bravissima Mugi Kadowaki, che qui davvero lascia lo spettatore a bocca aperta- personaggio con la quale Totono instaura un rapporto speciale e malinconico, mentre l’altro è Garo Inudō -interpretato dal valente Eita- una sorta di nemesi per il protagonista; i due sembrano stranamente legati l’uno all’altro in una sorta di amore/odio reciproco.
 
Nel corso dei vari episodi si alterneranno casi molto coinvolgenti, spesso anche legati tra loro in più episodi, che hanno davvero un buon ritmo, scandito benissimo sia dalla OST che dal montaggio. Vi sono, però, anche alcuni episodi -mi riferisco soprattutto agli ultimi- che seppur sviluppati egregiamente, posizionati alla fine della serie, tendono a frenare un po’ il ritmo incalzante della serie risultando ahimè “lenti”. 
Tale frammentazione del ritmo si percepisce molto durante la visione il che ha reso gli ultimi episodi -almeno per me- non “consoni” a chiudere una serie che, fino a quel momento, coinvolge e lascia col fiato sospeso per tutto il tempo. 

Don't call it mystery risulta essere in ogni modo un ottimo live action di tipo investigativo, che incuriosisce e incanta lo spettatore sin da subito grazie al suo atipico protagonista - alla quale ci si affeziona subito- e ad un folto e preparato cast di personaggi secondari che sono veri e propri coprotagonisti. 
Ogni episodio è sapientemente narrato - sempre ricchi di colpi di scena e misteriose e imprevedibili rivelazioni- e il lavoro di sceneggiatura -a opera di Tomoko Aizawa- riesce a dare il giusto spazio a tutti i personaggi. 
Il ritmo è ottimo, anche se tende a perdersi un poco verso il finale, come lo è anche la OST -che spazia da brani classici a brani moderni proprio come la theme song Chameleon eseguita dai King Gnu- che risultano solenni e dolci allo stesso tempo. 

Essendo il manga ancora in corso di conseguenza anche il drama vive la stessa situazione, ma questo non è in assoluto un difetto. La serie, infatti, tende a chiudere i tutti i casi presenti, oltre a dare le risposte alle domande che si pone, ma lascia comunque uno spiraglio atto a sviluppare e proseguire la serie in futuro.
Pertanto chi desidera godersi una serie investigativa un po’ diversa da solito dove l’azione non è tutto, non può che approcciarsi a questo live action che sa intrattenere e, a suo modo, far riflettere su temi e situazioni che non sempre sono quello che sembrano e dove la differenza tra bianco e nero non è mai così netta come si vuol far credere.  

Voto complessivo: 78
Autore: CloveRed
 
mystery curry
La fama di Mystery to iu nakare (Don't Call it Mystery) precede di gran lunga quella del drama realizzato nel 2022 da Fuji TV; quest'ultimo, tuttavia, non solo non si fa spaventare da cotanta nomea, ma ci aggiunge semmai parecchio del suo per sommare lode alla gloria e offrirne così la consacrazione definitiva.
Per chi fosse già avvezzo alle dinamiche delle serie TV che fondono il mistero al genere poliziesco, Don't Call it Mystery è una proposta che difficilmente si può ignorare: un po' per il suo singolare protagonista dalla folta capigliatura ricciuta e dall'arguto pensiero sempre ottimamente argomentato, un po' per le intuizioni sulle scelte registico-musicali, un po' per il brillante staff tecnico e il cast coinvolto, il drama possiede già sulla carta diversi elementi -atipici e non- attraverso i quali riesce a incuriosire, a distinguersi e a farsi ben ricordare.

In primo luogo, se il manga ci presenta il suo protagonista completamente fuori dagli schemi, ovvero il pacato ma logorroico studente universitario Totonou Kuno, il drama sceglie di farlo interpretare all'istrionico attore Masaki Suda: il giovane è anche cantante e musicista, ha lavorato con artisti del calibro di Kenshi Yonezu e Aimyon ed è sposato con Nana Komatsu, una delle attrici più glamour del momento, con cui forma una coppia oggetto di ammirazione e attenzione costante da parte dei media. Suda è anche doppiatore perché è sua, ad esempio, la voce dell'airone nell'omonimo film di Hayao Miyazaki; mai un passo falso, egli è ciò che si può definire dunque un vero e proprio mostro di bravura, uno di quei nomi che nella terra del Sol Levante equivalgono a una certezza assoluta.
Un sondaggio indetto dalla Nikkei Entertainment, con la classifica degli attori maschili sotto i 35 anni più potenti e influenti nel mondo dello spettacolo, lo incorona infatti al primo posto, davanti ad altri nomi altrettanto noti e altrettanto talentuosi.
Quando viene opzionato per il ruolo di Kuno, Suda si trovava in un momento della sua carriera in cui stava valutando di allontanarsi da opere tratte da manga, che a volte si presentano un po' costrette e vincolano anche la libertà d'interpretazione attoriale. Una volta che gli è stata presentata l'offerta per Kuno, tuttavia, Suda accetta immediatamente, colpito da una figura la cui fama gli era già nota grazie all'apprezzato manga; egli ha fatto sapere inoltre che, nel lavorare sul ruolo, ha inteso rimanere fedele al linguaggio con cui la mangaka Tamura fa parlare Kuno, conscio dell'intenso slancio da lei infuso nella sua opera.
Chi meglio di un fenomeno come lui, dunque, per incarnare il bizzarro fenomeno protagonista del manga?

Ad assumere il controllo totale delle pieghe della storia è infatti Kuno, tanto inconsueto nell'aspetto quanto nei modi di fare, ed è così che i suoi atipici meccanismi di pensiero vengono tradotti nel drama in prolissi e acuti dialoghi che Suda virtuosamente restituisce con una limpidezza e una immediatezza che lasciano -letteralmente- senza parole.
Al pari dello spettatore, anche i personaggi che nella storia iniziano a ruotare attorno a lui rimangono spiazzati dalla lucidità dei suoi costrutti mentali. Impossibile non rimanere soggiogati già nel primo episodio, quando ci si rende conto che l'intera storia si svolge tutta nell'angusto spazio di una sala interrogatori e ciò malgrado il pensiero viaggia, la mente coglie la straordinaria colonna sonora di musica classica che accompagna le vicende e l'attenzione è ancora una volta là dove deve essere: tutta per lui, Totonou Kuno e le mirabili giravolte indotte dai suoi pensieri.
 
mystery sudino

Tradurre un'opera in un altro formato non è mai facile, e alla mente il primo pensiero è sempre lo stesso: saprà essere una trasposizione valida almeno quanto la sua opera di origine?
Così come nel manga, è evidente che anche nel drama il protagonista rubi costantemente la scena a chi lo circonda, eppure è altrettanto evidente come la serie TV non sia mera ombra del manga bensì riesca a offrire molto più di questo, oltre all'incredibile one man show di Suda.
Il merito va senz'altro allo staff coinvolto, partendo dalla direzione del talentuoso Hiroaki Matsuyama (Honey & Clover, Heartbroken Chocolatier, Nobunaga Concerto) con la sceneggiatura di Tomoko Aizawa (Trace, Sexy Tanaka-san).
I due avevano già lavorato insieme in Trace: Kasouken no Otoko, e in particolare l'esperienza di Matsuyama su ottime opere a sfondo mystery-psicologico-poliziesco si estende anche a ben due serie di Liar Game, Kagi no Kakatta Heya, The Killer Inside.
Gli attori che affiancano Suda danno tutti prova di saper tenere testa al suo invidiabile talento, e non è poco affatto: dalla brava (che da qui inizia a farsi notare al grande pubblico, per poi venire chiamata a interpretare la protagonista del drama di successo Tora ni Tsubasa) al versatile , e dalle sottili prove di  sui rispettivi personaggi di Reika e Garo, fino alle tante celebri comparse, diventa semmai estremamente difficile rinvenire in loro la benché minima sbavatura.
A inserirli in maniera ancor più immersiva nella storia provvede la trascinante colonna sonora del bravo Ken Arai (Kagi no Kakatta Heya, Shitsuren Chocolatier, Kiseiju - L'ospite indesiderato), oltre naturalmente alla bella Chameleon dei King Gnu a titolo di theme song della serie; a loro si affianca, come già accennato, la spumeggiante colonna sonora di musica classica, capace di sostenere in maniera davvero vibrante l'eclettismo di pensiero di Kuno.

Approdato -forse anche un po' a sorpresa- in streaming su Viki nel nostro Paese quando ancora il manga risultava inedito, il drama Don't call it mystery può dunque ben farsi vanto di non aver bisogno che sia il manga a spingerne la visione.
Il successo della serie TV in patria è stato enorme, e a ragion veduta si tratta di un risultato forse prevedibile. Meno scontato è il voler provare noi stessi a offrirgli una chance: non accade poi così di sovente, di poter sovvertire le consuete aspettative sul genere investigativo e del mistero. Perché quindi non provare a mettere anche noi stessi di fronte alla pimpante prova psicologica che Don't Call it Mystery ci offre, del tutto gratuitamente?

Voto complessivo: 93
Autore: zettaiLara
 
mystery confronto
Don't Call it Mystery è un drama approdato sulla piattaforma Viki nel 2022, pochi mesi dopo la messa in onda in patria, probabilmente grazie al notevole successo che ha ottenuto nel paese del Sol Levante. 
riveste il ruolo di un ragazzo universitario taciturno e solitario, di nome Totono Kuno, che ha una gran passione per il curry. Kuno oltre ad avere una folta e indomabile capigliatura riccia, ha anche un gran cervello capace di districare situazioni ingarbugliate che farebbero dar di matto al più astuto dei poliziotti. Un po’ per caso si ritrova invischiato in un complotto ai suoi danni, e per questo viene indagato e trattenuto dalla polizia per diversi giorni senza avere la possibilità di recarsi neanche dal dentista.
Il primo episodio è magistrale, nonostante Kuno venga più volte messo con le spalle al muro dalla polizia, riesce sempre a trovare la via di fuga e infine a scagionarsi. La cosa più affascinante è che l’intero episodio pilota, è stato girato tutto all’interno della sala di interrogatori della polizia, perciò il nostro universitario, riesce a scagionarsi e capire chi è il vero colpevole solo grazie a deduzioni intelligenti e razionali, saggiamente ponderate dal suo cervello. Infine Kuno riesce a tornare alla sua vita, ma da ora in poi sarà sempre coinvolto dalla polizia, e a volte per pure coincidenze, in casi da risolvere più o meno ingarbugliati o realistici. 
 
mystery interrogatorio

Con il proseguire delle puntate, la storia non avanza molto, perlopiù si percepisce una composizione episodica degli avvenimenti, anche se verso la fine si intuisce che un fine conduttore che lega tutti gli avvenimenti c’è. Tuttavia la crescita del nostro protagonista è ben descritta ed evidente e piano piano verranno alla luce lati della sua personalità che forse neanche lui sapeva di avere. Inoltre, a causa proprio di queste disavventure Kuno saprà iniziare ad apprezzare la presenza di altre persone al suo fianco, su tutti la detective che puntualmente lo ingaggia e che pare provare qualche sentimento che va oltre l’amicizia, Seiko Furumitsu, oppure con il misterioso Garo, con il quale instaura un rapporto ambiguo di stima reciproca e forse qualcosa di più; infine con la fragile Raika, con la quale affronterà discorsi esistenziale e filosofici. 

Le interpretazioni attoriali sono eccezionali, si capisce subito il motivo del grande successo che ha avuto in Giappone: nulla è lasciato al caso e ogni attore è nel ruolo al 100%.
Tuttavia la scena è tutta di Masaki Suda, che calamita tutta l’attenzione sul protagonista, mettendo su schermo un’interpretazione magistrale, donando profondità ai monologhi interiori e esteriori del protagonista con una naturalezza che lascia senza fiato
Regia e sceneggiatura fanno un lavoro davvero ottimo, studiate nei minimi dettagli, riescono a creare quella giusta suspense che invoglia lo spettatore a non scostarsi un secondo dallo schermo. 

Altra vera protagonista è la colonna sonora, impeccabile. I brani di musica classica servono a sottolineare maggiormente le peculiarità del nostro protagonista, mettendo in luce la sua lucidità e la sua capacità risolutiva anche nei momenti di maggiore tensione. Un vero concerto ottimamente configurato e appagante sotto ogni punto di vista.
La theme song, Chameleon, affidata al gruppo King Gnu, fa il suo lavoro egregiamente e rimane in testa costringendoti a canticchiarla anche inconsapevolmente. 

Don’t Call It Mystery è un drama poliziesco come forse ce ne sono tanti altri, ma la capacità di calamitare l’attenzione come è in grado di fare Masaki Suda nei panni di Totono Kuno, non è cosa così frequente. Grazie a lui il drama si lascia seguire e si rimane sempre più vogliosi di continuare la visione anche per conoscere gli effettivi sviluppi della storia e dello strambo personaggio di Kuno.

Voto complessivo: 84
Autore: Arwen1990
 
mystery kotatsu