Tutte le leggende hanno un'origine, e la leggenda di Dragon Ball, seppur nota a tutti, non fa eccezione.
Vorremmo poter festeggiare il quarantesimo anniversario della serie in maniera più lieta, ma questo è, purtroppo, anche l'anno in cui il maestro Akira Toriyama ci ha lasciati, per cui questa speciale ricorrenza sarà, inevitabilmente, un po' ammantata di tristezza, per quanto Dragon Ball sia un'opera relativamente allegra.
Quindi, nonostante il lutto che ancora brucia, lanciamoci in questa celebrazione di una vera leggenda, la cui origine, però, prende vita molto prima della serie in sé…
 




La storia delle origini di Dragon Ball inizia, in effetti, molto presto, circa sei mesi dopo l’inizio di Dr. Slump: dopo appena sei mesi, infatti, Akira Toriyama si era già stancato di lavorarci, e voleva passare ad altro; questo perché Dr. Slump è una serie comica episodica, quindi ogni settimana il maestro doveva uscirsene con una storia diversa, possibilmente divertente, o andava riscritta da capo, e questo gli pesava.
Impossibile, però, fermare la macchina Dr. Slump: il manga vendeva milioni di copie e l’anime era in dirittura d’arrivo sulle tv giapponesi, non poteva certo concludersi subito.
Kazuhiko Torishima, il “malvagio” editor di Toriyama che i lettori di Dr. Slump conoscono molto bene, parlò della cosa all’allora editor-in-chief di Weekly Shonen Jump, che rispose che avrebbe accettato la conclusione di Dr. Slump solo se Toriyama e Torishima fossero riusciti a partorire una serie ancora più interessante e di successo.
E qui viene il difficile.

Per prima cosa, venne riorganizzata la settimana lavorativa di Toriyama: per cinque giorni la settimana avrebbe lavorato a Dr. Slump, i restanti due, lui e Torishima avrebbero cercato di partorire questo nuovo progetto; il progetto, però, sembrava non voler vedere mai la luce.
Dopo numerosissimi tentativi, Torishima passò un’ultima domenica a casa di Toriyama, a Nagoya, lavorando insieme a lui fino a poco prima della partenza dell’ultimo Shinkansen per Tokyo, ma senza risultati.
Prima di lasciare la casa di Toriyama, sua moglie portò a lui e Torishima del tè, cominciando a parlare con l’editor di quanto fosse unico e particolare suo marito.
Anche la moglie di Toriyama era stata mangaka in passato, e non poté fare a meno di sottolineare come fossero uniche le abitudini del marito, che, anziché ascoltare musica mentre disegnava, guardava videocassette di film di arti marziali, soprattutto di Jackie Chan, che conosceva a memoria tanto da sapere quando alzare la testa per guardare le scene che gli interessavano di più.
A questo punto, Torishima chiese: “perché non fai un manga d’azione sulle arti marziali che ti piacciono tanto?”.

Toriyama se ne uscì con una storia breve di appena 13 pagine intitolata Dragon Boy, che ottenne un notevole successo una volta pubblicata.
Torishima decise, successivamente, di aggiungere al mix il romanzo sullo scimmiotto di pietra Viaggio in Occidente, perché elementi come il bastone allungabile e la nuvola volante sarebbero stati utili per una narrazione a lungo termine, che è l’opposto di Dr. Slump, e questo permetteva di far entrare in gioco tanti altri “opposti” all’opera precedente di Toriyama, ai tempi, comunque, ancora in corso: il protagonista sarebbe stato un ragazzo e non una ragazza, e il setting sarebbe stato cinese (che ai tempi non era affatto sfruttato nelle serie per ragazzi) e non quel “occidentale misto Nagoya” che si trova nelle villette a schiera, negli abiti alla moda giovanili e nelle automobili di Dr. Slump.
Ed ecco che la nostra leggenda è iniziata.
 




Aver fatto partire la serie non fu, però, la fine dei problemi, anzi: dopo un iniziale entusiasmo, il gradimento dei lettori cominciò a calare lentamente, e Toriyama e Torishima cercarono di capire cosa non andava nella storia: la spiegazione fu che Goku era un protagonista troppo di secondo piano, con cui i fan non riuscivano a empatizzare perché gli mancavano vere sfide, veri problemi, veri obiettivi.
Per questa ragione, i personaggi introdotti fino a quel punto vennero accantonati, e a Goku venne dato un obiettivo (diventare più forte) e un modo per raggiungerlo: allenarsi dal Maestro Muten, insieme a un rivale, Crilin; poi, questa nuova forza sarebbe stata messa in mostra in un torneo di arti marziali.
Tuttavia, mangaka ed editor erano entrambi convinti che il manga fosse ancora “debole”: mancavano dei cattivi, dei veri antagonisti, e dopo la parata di avversari del Red Ribbon, traendo ispirazione da Nerone, il duo creò il Grande Mago Piccolo, e la serie poté finalmente prendere forma appieno.
Ma…

Ma qui Toriyama espresse fastidio riguardo una questione molto importante: Goku bambino non andava più bene per il tipo di manga che Dragon Ball era diventato.
Essendo piccolo e carino, con braccia e gambe corte, era difficile disegnarlo in scene di combattimento, sempre contro personaggi più grandi di lui: Toriyama era costretto a cambiarne le proporzioni per metterne meglio in mostra i muscoli e per rendere i suoi colpi più vibranti e d’impatto visivo, per poi riportare le proporzioni di Goku alla normalità una volta finito ogni scontro.
Torishima si oppose fermamente al far crescere Goku, perché sarebbe stato come introdurre un protagonista completamente nuovo e questo avrebbe potuto fare danni alla popolarità del manga: tuttavia, quando Toriyama minacciò di chiudere il manga se non gli fosse stato permesso di far crescere Goku, ottenne il via libera.
E il cambiamento funzionò.

A riprova di questo, balziamo al 1991, e parliamo di un sondaggio periodico che chiedeva ai lettori di indicare la loro opera preferita in corso di pubblicazione sulla rivista: Dragon Ball, ai tempi in piena conclusione della saga di Freezer, vinse con un roboante risultato di 815 voti su 1000, percentuale mai superata da nessun altro manga della rivista.
Dragon Ball manterrà, inoltre, il primato di opera preferita dai lettori fino alla fine della serie, cedendo solo saltuariamente il passo a Slam Dunk durante la saga di Majin Bu.
 




A proposito della saga di Majin Bu: Toriyama era intenzionato a chiudere la serie con quella di Cell, ma per dei disguidi redazionali, non fu possibile organizzare la conclusione per tempo, e il manga venne continuato.
Toriyama era uscito stremato dalla saga degli Androidi, ed era infelice, ragion per cui il suo editor dell’epoca (non più Torishima, ma Fuyuto Takeda, che preferiva Dr. Slump a Dragon Ball ed era il supervisore della serie dall’apparizione di Cell Perfetto alla fine del manga) gli consigliò di realizzare l’opera divertendosi di più, altrimenti non sarebbe riuscito a disegnare bene, cosa che spiega la maggior presenza di gag e situazioni divertenti e bizzarre nella saga di Majin Bu: d’altronde, arrivati a quel punto, Takeda non dava più direttive a Toriyama su come modificare la storia, e gliela lasciava pubblicare così com’era.

Giunti alla conclusione, nel 1995, ci fu una maxi-riunione delle varie aziende che dipendevano fortemente da Dragon Ball (quindi non solo Shueisha, ma anche Bandai e Toei) per cercare di tamponare il più possibile la grave ferita che la conclusione della serie avrebbe inferto loro, non a torto, visto che le vendite di Jump crollarono subito dopo la fine del manga.
Questa grande riunione non aveva mai avuto precedenti nella storia del fumetto giapponese, e per limitare i danni il più possibile vennero creati Dragon Ball GT e uno speciale di 10 settimane chiamato “History of Dragon Ball”, pubblicato su Shonen Jump, che ripercorreva i punti salienti della serie attraverso i vari media.

Tuttavia, questo “vuoto” sarebbe durato relativamente poco: alla fine del 2002 venne lanciata la ristampa del manga originale, con una tiratura di oltre 20 milioni di copie, che ne fece un autentico best seller, e insieme ad esso, una riedizione in DVD dell’anime dall’enorme successo (nonostante il prezzo) e tutta una sequela di videogiochi e merchandise di ogni tipo, anche per cavalcare il colossale boom che la serie stava vivendo in occidente (Italia compresa).
 




Arriviamo, dunque, ai nostri tempi: anche dopo quarant’anni, Dragon Ball continua a cumulare successi al cinema, in fumetteria, nei negozi di DVD/Blu-ray (per chi ancora li compra), nei negozi di videogiochi, e sostanzialmente ovunque ci sia qualcosa a tema Dragon Ball, fino al recentissimo Dragon Ball Daima in corso di trasmissione su varie piattaforme streaming.
Non fu un processo facile, creare Dragon Ball, e non fu nemmeno l’opera di un uomo solo, ma proprio a quest’ultimo, ad Akira Toriyama, nell’anniversario della sua opera più famosa, vogliamo dedicare un ultimo, sentito “thank you! Goodbye!”.

Fonti consultate: Goldtingle's Blog