A (poco meno di) dieci anni da Dragon Ball Super, clamorosa (per l’epoca, ora siamo abituati) continuazione di quello che è indubbiamente il manga più famoso del mondo insieme a One Piece, Dragon Ball è tornato di nuovo, per celebrare i quarant’anni della serie anime.
E lo fa con una nuova avventura che pesca a piene mani dal passato, in modo da farsi comprendere e apprezzare sia dai vecchi fan, che dai più giovani, come spiegato qui.
Goku procede in avanti (quasi: questa serie si trova temporalmente prima di Dragon Ball Super) facendo prima un passo indietro, e tornando bambino proprio come in Dragon Ball GT; tuttavia, stavolta non sarà il solo, visto che praticamente tutto il cast di personaggi verrà “ridimensionato”.
Questo porterà Goku e i suoi amici (vecchi e nuovi) a viaggiare per il Mondo Demoniaco, affrontando nuovi avversari e vivendo avventure che permetteranno loro di tornare adulti…
O almeno si spera.
Iniziato nel preserale e “finito” nella fascia mattutina, Dragon Ball debutta con Daima in seconda serata, alle 23:40, per andare incontro sia al pubblico dei più giovani che ancora non sono andati a letto, sia a quello dei vecchi fan ormai adulti, che di certo hanno meno difficoltà a seguire un anime la sera del venerdì che non la domenica mattina.
Debutta, peraltro, con un certo successo, oscillando sempre tra il primo e il terzo posto nella classifica degli anime stagionali più visti; risultato che, in fin dei conti, non sorprende più di tanto: Dragon Ball è sempre stato una serie popolarissima in ogni angolo del mondo, in ogni sua incarnazione, e giustamente Daima segue la “tradizione”.
Ma all’atto pratico, questa nuova avventura di Goku, com’è andata?
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Dragon Ball Daima a tratti sembra più un documentario/fanbook su molti punti oscuri del mondo di Dragon Ball in generale, una sorta di “avventura esplicativa” che mette insieme i pezzi di “lore” (le informazioni relative a un mondo di fantasia) e fa quadrare qualche conto mentre racconta una storia che non deve essere necessariamente sconvolgente o “portare avanti la trama”, anche perché in un midquel, inevitabilmente, questo è sempre limitato.
Forse non ce n’era nemmeno bisogno, di spiegarci da dove proviene in realtà questo e quello, ma è anche vero che questo genere d’informazioni rendono il mondo di Dragon Ball molto più coerente, nonostante l’immenso amore dei suoi fan è sempre stato più per le sue capacità narrative in grado di elevare una storia piuttosto semplice, che per le sue doti di world building.
Realizzare un’opera “d’anniversario” è sempre complicato: questo genere di lavori viene solitamente creato con un piede nel passato e l’altro nel futuro, facendo attenzione a generare qualcosa di nuovo cercando di usare tutti i vecchi ingredienti per poter comunque dare quel senso di ricordo, di nostalgia, di eredità: è successo con Wish della Disney, in occasione del centesimo anniversario degli studi, è successo con Scelgo Te, film di Pokémon del 2017 dove le avventure di Ash ricominciano da capo, andando più o meno come sono andate in originale, in occasione dei vent’anni dell’anime, e quando una serie di videogiochi raggiunge un anniversario importante, lo celebra sempre con un remaster o una collection, e quando questo succede con un album musicale iconico, lo si festeggia con una special edition “estesa” dell’originale, con poco di nuovo a parte demo, remix e live versions.
Il main trailer della serie
Dragon Ball Daima non fa eccezione: vediamo un sacco di cose che abbiamo, effettivamente già visto, da un Goku bambino che viaggia col suo fidato bastone alla ricerca delle sfere del drago, alle trasformazioni a sorpresa (in effetti grossa sorpresa), alle conclusioni di combattimento inaspettate e con continui ribaltamenti di fronte, dove karma e ironia della sorte hanno un ruolo più incisivo della forza bruta.
Qui si va oltre il semplice seguire la tradizione narrativa della serie, creando una nuova storia che sembra costantemente familiare, anche quando introduce nuovi personaggi; la sensazione che si prova è un po’ strana, una sorta di comfort zone tanto confortevole quanto, come dire, “un po’ strettina”.
La narrazione “sicura”, come detto, è normale per questo genere di opere, e in un certo senso anche benvenuta rispetto a guizzi troppo arditi che rischiano di fare più danni che altro; il problema, semmai, con Dragon Ball Daima, è il ritmo della narrazione, o meglio, il numero di episodi: premesso che 20 è un numero strano per una serie anime (probabilmente c’è anche un motivo, ci torneremo in seguito), forse sarebbe stato meglio realizzarla di 12 o di 24.
Questo perché diversi episodi di Dragon Ball Daima sono semplici avventure autoconclusive che non portano realmente avanti la trama, ma questo genere di puntate sta meglio in serie molto più lunghe, e la loro presenza qui comporta diversi cambi di ritmo nella narrazione che a volte fa avere l’impressione che la trama non proceda pur con poco tempo ancora a disposizione.
Sarebbe forse stato meglio usare quegli episodi per farci vedere cosa fanno, sulla Terra, gli altri personaggi tornati bambini, trovando un modo di renderli partecipi della vicenda, ma alla fine questo non è un problema che intacca eccessivamente la visione, perché quando l’azione si scatena, si scatena bene.
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Sono, per fortuna, molto lontani i giorni dei primi episodi di Dragon Ball Super e dei loro disegni notoriamente altalenanti (anche se, in quel caso, si trattò comunque di una sensazione falsata, visto che era una tradizione realizzare disegni meno curati per la trasmissione televisiva e poi migliorarli per l’home video): Dragon Ball Daima risulta essere molto curato dal punto di vista tecnico, ed è una fortuna visto che, essendo Dragon Ball, ci sono tantissime occasioni per mettere in mostra animazioni spettacolari e scene ad alta intensità.
Negli ultimi anni Toei Animation sembra essersi messa veramente d’impegno per migliorare le sue serie animate dal punto di vista tecnico, e in una scena anime sempre più visivamente esplosiva questo era veramente necessario, soprattutto con un’opera come Dragon Ball che è sempre stata un cavallo (forse IL cavallo) di battaglia della compagnia.
Merita i suoi complimenti anche la colonna sonora, in grado di accompagnare egregiamente sia le scene più pacifiche, o avventurose, sia gli epici combattimenti che inevitabilmente animano gli episodi più concitati della serie.
Se c’è una cosa che Toei fatica a fare, negli ultimi anni, è, però, trovare una certa costanza nella scelta delle sue opening ed ending; Dragon Ball in questo senso ha sofferto più di altre serie, tra Kai e Super, rimpiazzando quelle che sono alcune delle opening più popolari e amate di sempre (quelle della prima serie, dello Z e del GT) con sigle decisamente più blande e anonime, se non proprio bruttine; questo non è fortunatamente il caso di Dragon Ball Daima, con cui la situazione migliora un po’, pur non tornando a quelli che erano gli antichi fasti del franchise.
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Come detto, le opere “da anniversario” sono spesso malcelate compilation di punti fermi narrativi e non già visti e sentiti nel passato dell’opera celebrata, e questo Dragon Ball Daima lo fa più che dignitosamente, mettendo un po’ di tutto e aggiungendo informazioni, dettagli e retroscena su personaggi ed eventi solo accennati nel manga originale (e aggiungendo qualcosa che moltissimi fan volevano da parecchio).
Manca forse il “guizzo” (se non vogliamo considerare “guizzi” alcuni momenti di grandissimo fanservice casto), ma può anche andar relativamente bene così: Dragon Ball Daima, pur portando un nome importante, non ha grandi pretese se non quelle di “suonare le sue hit più famose” per il suo pubblico e, magari, conquistare qualche nuovo giovane fan.
C’è (o meglio “non c’è”), però, qualcosa che delude molto: Dragon Ball Daima non è solo la grande festa di compleanno della serie, è anche l’ultimo saluto al suo creatore: Akira Toriyama ci ha lasciati un anno fa, e Dragon Ball Daima è finito proprio il giorno dell’anniversario della sua morte (ecco, forse, perché il numero “strano” di episodi).
Eppure, non c’è un singolo tributo, un solo “in loving memory”, un cameo, all’interno della serie, dopo l’ultima sigla, nulla.
Al massimo si può implicare qualcosa dalle sigle, ma sono segni relativamente astratti, nulla di palese, di dichiarato.
Se Dragon Ball fa quarant’anni, le opere di Akira Toriyama hanno largamente foraggiato Toei Animation per quasi quarantacinque, eppure apparentemente non è abbastanza, seppur altri studi d’animazione abbiano (giustamente) tributato i loro “caduti” quando è stato necessario, in passato.
Dragon Ball, con Daima, ha avuto un buon tributo, Toriyama ne ha avuti da tutto il mondo, ma non da Toei nella migliore occasione per farlo, e meritava decisamente di meglio.
E lo fa con una nuova avventura che pesca a piene mani dal passato, in modo da farsi comprendere e apprezzare sia dai vecchi fan, che dai più giovani, come spiegato qui.
Goku procede in avanti (quasi: questa serie si trova temporalmente prima di Dragon Ball Super) facendo prima un passo indietro, e tornando bambino proprio come in Dragon Ball GT; tuttavia, stavolta non sarà il solo, visto che praticamente tutto il cast di personaggi verrà “ridimensionato”.
Questo porterà Goku e i suoi amici (vecchi e nuovi) a viaggiare per il Mondo Demoniaco, affrontando nuovi avversari e vivendo avventure che permetteranno loro di tornare adulti…
O almeno si spera.
Iniziato nel preserale e “finito” nella fascia mattutina, Dragon Ball debutta con Daima in seconda serata, alle 23:40, per andare incontro sia al pubblico dei più giovani che ancora non sono andati a letto, sia a quello dei vecchi fan ormai adulti, che di certo hanno meno difficoltà a seguire un anime la sera del venerdì che non la domenica mattina.
Debutta, peraltro, con un certo successo, oscillando sempre tra il primo e il terzo posto nella classifica degli anime stagionali più visti; risultato che, in fin dei conti, non sorprende più di tanto: Dragon Ball è sempre stato una serie popolarissima in ogni angolo del mondo, in ogni sua incarnazione, e giustamente Daima segue la “tradizione”.
Ma all’atto pratico, questa nuova avventura di Goku, com’è andata?
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Dragon Ball Daima a tratti sembra più un documentario/fanbook su molti punti oscuri del mondo di Dragon Ball in generale, una sorta di “avventura esplicativa” che mette insieme i pezzi di “lore” (le informazioni relative a un mondo di fantasia) e fa quadrare qualche conto mentre racconta una storia che non deve essere necessariamente sconvolgente o “portare avanti la trama”, anche perché in un midquel, inevitabilmente, questo è sempre limitato.
Forse non ce n’era nemmeno bisogno, di spiegarci da dove proviene in realtà questo e quello, ma è anche vero che questo genere d’informazioni rendono il mondo di Dragon Ball molto più coerente, nonostante l’immenso amore dei suoi fan è sempre stato più per le sue capacità narrative in grado di elevare una storia piuttosto semplice, che per le sue doti di world building.
Realizzare un’opera “d’anniversario” è sempre complicato: questo genere di lavori viene solitamente creato con un piede nel passato e l’altro nel futuro, facendo attenzione a generare qualcosa di nuovo cercando di usare tutti i vecchi ingredienti per poter comunque dare quel senso di ricordo, di nostalgia, di eredità: è successo con Wish della Disney, in occasione del centesimo anniversario degli studi, è successo con Scelgo Te, film di Pokémon del 2017 dove le avventure di Ash ricominciano da capo, andando più o meno come sono andate in originale, in occasione dei vent’anni dell’anime, e quando una serie di videogiochi raggiunge un anniversario importante, lo celebra sempre con un remaster o una collection, e quando questo succede con un album musicale iconico, lo si festeggia con una special edition “estesa” dell’originale, con poco di nuovo a parte demo, remix e live versions.
Il main trailer della serie
Dragon Ball Daima non fa eccezione: vediamo un sacco di cose che abbiamo, effettivamente già visto, da un Goku bambino che viaggia col suo fidato bastone alla ricerca delle sfere del drago, alle trasformazioni a sorpresa (in effetti grossa sorpresa), alle conclusioni di combattimento inaspettate e con continui ribaltamenti di fronte, dove karma e ironia della sorte hanno un ruolo più incisivo della forza bruta.
Qui si va oltre il semplice seguire la tradizione narrativa della serie, creando una nuova storia che sembra costantemente familiare, anche quando introduce nuovi personaggi; la sensazione che si prova è un po’ strana, una sorta di comfort zone tanto confortevole quanto, come dire, “un po’ strettina”.
La narrazione “sicura”, come detto, è normale per questo genere di opere, e in un certo senso anche benvenuta rispetto a guizzi troppo arditi che rischiano di fare più danni che altro; il problema, semmai, con Dragon Ball Daima, è il ritmo della narrazione, o meglio, il numero di episodi: premesso che 20 è un numero strano per una serie anime (probabilmente c’è anche un motivo, ci torneremo in seguito), forse sarebbe stato meglio realizzarla di 12 o di 24.
Questo perché diversi episodi di Dragon Ball Daima sono semplici avventure autoconclusive che non portano realmente avanti la trama, ma questo genere di puntate sta meglio in serie molto più lunghe, e la loro presenza qui comporta diversi cambi di ritmo nella narrazione che a volte fa avere l’impressione che la trama non proceda pur con poco tempo ancora a disposizione.
Sarebbe forse stato meglio usare quegli episodi per farci vedere cosa fanno, sulla Terra, gli altri personaggi tornati bambini, trovando un modo di renderli partecipi della vicenda, ma alla fine questo non è un problema che intacca eccessivamente la visione, perché quando l’azione si scatena, si scatena bene.
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Sono, per fortuna, molto lontani i giorni dei primi episodi di Dragon Ball Super e dei loro disegni notoriamente altalenanti (anche se, in quel caso, si trattò comunque di una sensazione falsata, visto che era una tradizione realizzare disegni meno curati per la trasmissione televisiva e poi migliorarli per l’home video): Dragon Ball Daima risulta essere molto curato dal punto di vista tecnico, ed è una fortuna visto che, essendo Dragon Ball, ci sono tantissime occasioni per mettere in mostra animazioni spettacolari e scene ad alta intensità.
Negli ultimi anni Toei Animation sembra essersi messa veramente d’impegno per migliorare le sue serie animate dal punto di vista tecnico, e in una scena anime sempre più visivamente esplosiva questo era veramente necessario, soprattutto con un’opera come Dragon Ball che è sempre stata un cavallo (forse IL cavallo) di battaglia della compagnia.
Merita i suoi complimenti anche la colonna sonora, in grado di accompagnare egregiamente sia le scene più pacifiche, o avventurose, sia gli epici combattimenti che inevitabilmente animano gli episodi più concitati della serie.
Se c’è una cosa che Toei fatica a fare, negli ultimi anni, è, però, trovare una certa costanza nella scelta delle sue opening ed ending; Dragon Ball in questo senso ha sofferto più di altre serie, tra Kai e Super, rimpiazzando quelle che sono alcune delle opening più popolari e amate di sempre (quelle della prima serie, dello Z e del GT) con sigle decisamente più blande e anonime, se non proprio bruttine; questo non è fortunatamente il caso di Dragon Ball Daima, con cui la situazione migliora un po’, pur non tornando a quelli che erano gli antichi fasti del franchise.
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Come detto, le opere “da anniversario” sono spesso malcelate compilation di punti fermi narrativi e non già visti e sentiti nel passato dell’opera celebrata, e questo Dragon Ball Daima lo fa più che dignitosamente, mettendo un po’ di tutto e aggiungendo informazioni, dettagli e retroscena su personaggi ed eventi solo accennati nel manga originale (e aggiungendo qualcosa che moltissimi fan volevano da parecchio).
Manca forse il “guizzo” (se non vogliamo considerare “guizzi” alcuni momenti di grandissimo fanservice casto), ma può anche andar relativamente bene così: Dragon Ball Daima, pur portando un nome importante, non ha grandi pretese se non quelle di “suonare le sue hit più famose” per il suo pubblico e, magari, conquistare qualche nuovo giovane fan.
C’è (o meglio “non c’è”), però, qualcosa che delude molto: Dragon Ball Daima non è solo la grande festa di compleanno della serie, è anche l’ultimo saluto al suo creatore: Akira Toriyama ci ha lasciati un anno fa, e Dragon Ball Daima è finito proprio il giorno dell’anniversario della sua morte (ecco, forse, perché il numero “strano” di episodi).
Eppure, non c’è un singolo tributo, un solo “in loving memory”, un cameo, all’interno della serie, dopo l’ultima sigla, nulla.
Al massimo si può implicare qualcosa dalle sigle, ma sono segni relativamente astratti, nulla di palese, di dichiarato.
Se Dragon Ball fa quarant’anni, le opere di Akira Toriyama hanno largamente foraggiato Toei Animation per quasi quarantacinque, eppure apparentemente non è abbastanza, seppur altri studi d’animazione abbiano (giustamente) tributato i loro “caduti” quando è stato necessario, in passato.
Dragon Ball, con Daima, ha avuto un buon tributo, Toriyama ne ha avuti da tutto il mondo, ma non da Toei nella migliore occasione per farlo, e meritava decisamente di meglio.
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Pro
- C'è tutto ciò che fa di Dragon Ball quello che è
- Interessanti approfondimenti sulla mitologia della serie
- Un paio di momenti veramente clamorosi
Contro
- Va un po' troppo sul sicuro
- Troppi (o troppo pochi) episodi
- Il grazie a Toriyama, però, dov'è?
Come dissi tempo fa era scontato che l'ultimo episodio non avrebbe dato le risposte sperate, il problema è forse anche chiedere profondità da un prodotto che non ne cerca. è inutile chiedersi a cosa siano serviti gli insetti, è inutile chiedersi domande sul terzo occhio demoniaco, è inutile chiedersi quali siano i motivi che spingono i personaggi a fare quel che fanno, è inutile chiedersi perchè ci fosse qualche problema a spegnere Warp, è inutile porsi domande su come far collegare Daima con la continuity.
Forse il vero problema è proprio che hanno voluto fare una serie da 20 puntate senza avere le fondamenta adeguante per sorreggerla.
Adesso si aspetta solo il doppiaggio (sicuramente da parte di Mediaset)
Nemmeno a me, forse guarderò solo gli ultimi episodi dove tornano adulti, nient'altro.
per riassumere il tutto, Dragonball daima non è continuity con niente, nemmeno con se stesso.
Il SSJ3 usato come "colpo di scena" è abbastanza ridicolo e in generale la serie sono 20 puntate di fanservice spicciolo ben animato
Il che è vero. Toriyama era un mago dell'improvvisazione, e ha scritto un'opera estremamente spontanea e genuina, vero punto di forza del manga originale. Anche dovendo sottostare e tutte le richieste degli editor (e del pubblico) che hanno portato ad allungamenti o completi cambi di rotta, è sempre riuscito a farlo in maniera tutto sommato degna (anche grazie agli editor stessi).
Daima è si ""fatto da Toriyama"", ma:
1) Non più il Toriyama del tempo, giustamente.
2) Una serie animata ha bisogno di una visione chiara fin da subito e di un forte coordinamento tra i vari sceneggiatori e registi.
E' naturale quindi che quella spontaneità si vada a perdere.
Super, in tutti i suoi difetti, è forse quello con la visione più chiara (anche rispetto a GT).
Introducono Dei della distruzione e Angeli, il ki divino e il multiverso -> Preannunciano l'Ultra Istinto ancor prima della comparsa del Super Saiyan Blue -> Ci mostrano un paio di universi -> Torneo del Potere tra questi -> Goku e Vegeta ottengono Ultra Istinto e Ultra Ego.
Poi nel mezzo ci sono migliaia di problemi, ma c'è un filo conduttore che in Daima è completamente assente. Non è un caso che molti riconoscano Super come canonico rispetto a Daima, nonostante il secondo abbia visto l'autore coinvolto come non mai e sia l'ultimo in ordine di tempo.
La storia degli insetti è imperdonabile e fa perdere di credibilità a tutta la serie, così come l'ottenimento del Super Saiyan IV senza alcun pathos.
L'unica cosa positiva sono i combattimenti, a livello di pura animazione e coreografia. Peccato solo che la serie volesse puntare su tutt'altro...
L'ultimo episodio di Daima—secondo me—è scritto per tornare a quello stupido del "Dragon Ball classico" che tanto si chiedeva, evidentemente.
I tempi, le battute, i colpi di scena nell'episodio 20 sono proprio di roba comica vecchia di quando mia mamma andava alle medie.
Se Toei e Shueisha (con tutta la questione dei diritti) non si sbrigano potrebbe anche essere l'ultima serie mainline (non conto heroes e prodotti del genere) con la Nozawa che doppia Goku. Ormai anche lei ha 88 anni, non potrà continuare in eterno.
Il manga è piagato di foto di 'sto Toriyama Sasuke che dovrebbe avere oggi 38 anni e non penso di averlo mai sentito parlare su nulla.
Vediamo ora.
80 è troppo, io gli avrei dato 60.
Peccato inoltre che le incongruenze con DB Super non siano state risotte, ciò la rende una serie a sé, non collegata a Super.
Chissà perché Toriyama non ha pensato a Super quando si è occupato di Daima, è come se non li fregasse più di tanto.
Effettivamente c'è un po' di "sconnessione" tra gli episodi "adventure" e quelli di trama, ma è una serie che si lascia seguire e che ha regalato delle belle sorprese, come l'apparizione di Vegeta SSJ3 in una serie principale.
Sulla canonicità, coerenza e incongruenze direi che se ne è già parlato; alla fine sono cose che interessano solo ad alcuni fan e evidentemente non a autori/produttori.
Recensione molto generosa ma se è dettata dall'affetto la capisco e la condivido, anche perchè senza quello c'erano davvero pochi motivi per guardare questo Daima, del quale non ho un'opinione oggettivamente positiva. Partiamo dai lati buoni però perchè qualcosa di buono c'è, le trasformazioni sono fiche (anche se il ssj4 lo preferisco design GT), il design dei nuovi personaggi mi piace (soprattutto Arinsu), le coreografie e le animazioni dei duelli e delle scene più concitate sono buone e divertenti da seguire.
La cosa che mi preoccupa di questi aspetti è che sono tutti lati positivi che avrei potuto apprezzare ugualmente in un video celebrativo di 10 minuti piuttosto che in una serie di 20 episodi, e questo perchè i difetti di Daima stanno tutti in quelli che rendono un prodotto seriale interessante da guardare: i nuovi personaggi/antagonisti sono scritti malissimo, salvo solo il duo Kuu/Duu che si completano a vicenda e funzionano sul lato comico almeno, e Pansy che in fondo era una macchietta e quello fa, ma Gomah, Arinsu, Degesu sopra tutti sono veramente carte veline, e Neva il deus ex machina più buttato lì che abbia mai visto, fa tutto nel bene e nel male, può tutto quando vuole, veramente brutto; la storia non funziona, le stesse idee vengono riproposte più volte, manca completamente il pathos degli scontri decisivi e un minimo di avvicinamento alle nuove trasformazioni buttate lì veramente per aumentare il roster di un videogioco e vendere pupazzetti; la continuity è andata completamente a ramengo, vero che in DB di questo se ne sono fregati spesso ma mai come stavolta ho visto Toei riprendere Boris al grido di "perchè a noi la continuity c'ha rotto er cazzo", tant'è vero che Daima poteva fare meglio figura da questo punto di vista se preso come filma sè stante, tipo i tanti fatti per Z, dove le cose cominciavano e finivano lì ma nella serie originale non se ne vedeva traccia; lo stesso Daima alla fine mi pare un mischione tra la comicità demenziale del primissimo Dragon Ball buttata però in un contesto dove si vuole far credere che si lotti per il destino dell'universo e vengono presentate le forme "finali" dei guerrieri più forti della galassia, che risolvono la situazione come si faceva col Pilaf di turno, ma a questo punto puntavate direttamente solo su quell'aspetto per celebrare i 40 anni del manga e basta, a un certo punto non mi sarei sorpreso di vedere spuntare Arale nel mezzo, tanto se dobbiamo celebrare Toriyama vale tutto.
Non è un capitolo indimenticabile insomma dell'epopea di Dragon Ball, e per me è un passo indietro sia rispetto a Super sia ai film più recenti fatti dopo la fine della serie. Però è Dragon Ball, e si guarda per questo, rifarò questi discorsi altre volte e comunque continuerò a vedere quello che mi proporranno, al Maestro Toriyama, di cui ricorre l'anniversario della morte in questi giorni, io dico e dirò sempre e solo grazie.
Come operazione nostalgia per Dragon Ball non fa chissà quale effetto, dal momento che negli ultimi anni abbiamo avuto lo speciale del 2008, Kai, Super e due film prima di arrivare a Daima. Come operazione nostalgia per lo stile avventuroso del primo Toriyama, negli ultimi anni ci sono stati Blue Dragon e Sand Land che avevano già fatto un ottimo lavoro da questo punto di vista. Come operazione nostalgia per quando eravamo ragazzini e leggevamo manga negli anni '90 c'è stato Dai no daibouken sempre di Toei. Quindi, insomma, di altra nostalgia su questo versante non c'era propriamente bisogno.
Come ultimo lascito dell'autore scomparso, ripeto, invece di tornare sempre a Dragon Ball, forse era meglio Sand Land, basato sulla sua opera più matura. Tant'è che non gli avete messo neanche un "In loving memory" nell'ultimo episodio andato in onda il giorno dell'anniversario della morte, in altri casi lo hanno messo per molto meno (esempio: Banana Fish con la dedica a Unsho Ishizuka che nella serie faceva il cattivo). Qui se la sono giocata con delle scene astratte nelle sigle, molto belle se si riusciva a coglierne il significato dietro, ma forse era più giusto fare qualcosa di più concreto.
Sand Land lo hanno già adattato
Un anime buono e pessimo allo stesso tempo.
Ti fa dire che bello in alcuni episodi e poi ti annoia in altri. Ti fa dire questo è fatto bene, ma poi ti piazza dentro la merd*ta di tanto in tanto.
Io non ci credo che è stato scritto per intero da Toriyama, ci sono troppi errori Secondo me è opera della Toei che poi ci sta ficcando dentro Toriyama più di quanto in realtà è.
20 episodi poi sono troppi, per quello che hanno mostrato per la trama si e no bastava 12 episodi. Il resto è fuffa.
È inutile porsi domande perché ormai è chiaro che non è in continuity.
Dragon Ball Daima ha 2 incongruenze con Dragon Ball GT e 4 incongruenze con Dragon Ball Super.
In poche parole non si collega con niente.
Perché devi sempre essere urticante? Se leggi Harry Potter non puoi aspettarti la Divina Commedia.
@Kotaro
DB Kai è stata un'intelligente manovra di marketing per far appassionare al mondo di Dragon Ball la generazione di quei tempi.
Poi con DB Super hanno bissato.
Intendo in Giappone.
@AndreaCiccarello
Proseguire DB Super per me sarebbe stata la scelta migliore.
Anche in Italia ha avuto un grande successo ma venne maltrattato da Mediaset.
Ti riporto cosa scrissi sugli ascolti nel sito dove collaboravo.
(Sito minuscolo da 350 lettori circa):
Lo so, nel senso era meglio se fosse stata questa la sua ultima opera.
La domanda sorge spontanea: ma l'avete visto???
Che poi, leggendo proprio il testo della recensione... a me sembra una recensione negativa, dal testo io avrei immaginato un 50.
Gli unici complimenti che leggo sono "molto curato dal punto di vista tecnico" e "Merita i suoi complimenti anche la colonna sonora" (al quale aggiungerei le mie profonde perplessità... ost scialbissima, opening e ending le peggiori degli ultimi 15 anni).
Poi trovo "già visto", "un po’ strettina", "sicura" (messo lì in senso nè positivo nè negativo), "il problema è il ritmo della narrazione", "l’impressione che la trama non proceda ", "Manca forse il “guizzo”", ecc
Cioè, questi son tutti copia/incolla... coma fa una serie recensita in questo modo ad avere 80???
Il problema maggiore è che fondamentalmente è una serie inutile che non aggiunge nulla al mondo di Dragon Ball.
È il voto che gli avrei dato io cioè 50.
Daima ha ottime animazioni in alcuni episodi ma la trama, la gestione dei personaggi, lo sviluppo, tutte 3 queste cose hanno vari problemi, sono fatte anche male in certi punti.
Completamente Daima è un anime mediocre, non è neppure sufficiente.
Eh ma sono tutte così su AC, non penso di aver mai visdto voti bassi anche a serie che nella recensione sono descritte come piene di difetti.
Nella penultima puntata, Bulma dirà a Vegeta qualcosa del tipo: "Se continuerai a combattere, non ti darò più il bacetto della buonanotte!"
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