Moyoco Anno è un'autrice decisamente versatile, con un bel tratto e in grado di creare sceneggiature molto interessanti. E' conosciuta anche per essere la moglie di Hideaki Anno, ma non vive certo di luce riflessa. Si è cimentata in vari generi e, citando opere note anche in Italia, è riuscita a ottenere un grandissimo successo nel campo dei majokko con Sugar Sugar Rune, in quello degli shojo con Happy Mania e ora sta mettendosi alla prova con un seinen, Tokyo Style, che sta ottenendo un bel riscontro di pubblico e critica.
Tokyo Style racconta le vicende lavorative e private di Hiroko Matsukata, ragazza di 28 anni quasi totalmente assorbita dal suo lavoro come redattrice per un importante settimanale giapponese, il Weekly JIDAI. La sua vita privata è invece decisamente meno brillante, con un ragazzo altrettanto impegnato, che non riesce quasi mai a vedere e con il quale non ha praticamente vita sessuale. L’autrice ci introduce nel suo ambiente lavorativo e ci fa conoscere uno ad uno i suoi colleghi, le situazioni e le difficoltà che ogni giorno deve affrontare, i suoi dubbi e le sue paure.
Da Hataraki Man, questo è il titolo originale del manga, è stata tratta anche una breve serie animata nel 1996 e una serie live action l’anno successivo. Il titolo italiano rende poco l’ironia di quello originale, che può essere tradotto in “Uomo che lavora”, o meglio, in tono supereroistico, Working-Man. Tale gioco, ovvero l’associare la protagonista ad un eroe, con nome diverso (per esempio, Princess-Man, ecc…), è ripetuto nel titolo di ogni capitolo. Hiroko è vista come una eroina, i suoi sforzi sono paragonati a quelli di un eroe, riuscirà a chiudere il numero della rivista in tempo o a scrivere un nuovo superarticolo?
Ho trovato la lettura dei due numeri disponibili molto interessante. Lo consiglio ad un pubblico abbastanza cresciuto, che magari ha già provato l’esperienza del lavoro: in questo modo potrete, come è accaduto al sottoscritto, trovare situazioni che avete vissuto di persona e pertanto apprezzarle ancor più. Tokyo Style gode di una narrazione molto efficace, un disegno espressivo e curato anche nella realizzazione dei fondali. E’ strutturato in una serie di capitoli autoconclusivi che raccontano varie situazioni lavorative, proponendo osservazioni sottili, acute e intelligenti, in grado di far riflettere il lettore. Vengono poi presi in esame i vari componenti della redazione di Weekly JIDAI: a ognuno viene dedicato almeno un capitolo e, sebbene godano di uno spazio in genere molto limitato, tutti risultano molto ben caratterizzati psicologicamente e in genere realistici. L’autrice utilizza le vicende narrate per far nascere dubbi nel lettore, offrendo diversi interrogativi che alimenta tavola dopo tavola, lasciando la risposta alla sensibilità di ognuno. Vale la pensa sacrificare la propria vita per il lavoro? E se sì, fino a che punto? Quanto è importante fare un lavoro che dia soddisfazioni e che non sia solo un modo per avere uno stipendio? A quali compromessi si è disposti a scendere nella vita lavorativa? Quanto possono dare fastidio delle scelte imposte dall’alto che non si condividono? Basta essere bravi nel lavoro per essere considerati una ricorsa valida e apprezzata? E’ importante avere un buon rapporto con i colleghi, o pur di giungere all’obiettivo lavorativo non bisogna guardare in faccia nessuno? Meglio rilassati e simpatici ai colleghi o superattivi e odiati?
Domande alcune forse banali e scontate, ma il modo in cui vengono presentate è tale da far nascere nel lettore dubbi e riflessioni persino sul proprio comportamento lavorativo. A questi elementi si aggiungono poi situazioni divertenti che rendono la lettura piacevole e scorrevole, coadiuvate da una protagonista che con le sue fissazioni e i suoi problemi non cerca certo di accaparrarsi le simpatie del lettore, anzi, talvolta risulta nei suoi comportamenti e nei giudizi che dispensa decisamente irritante. Ma proprio la sua imperfezione e i suoi numerosi difetti la rendono un soggetto davvero interessante.
Nel complesso Tokyo Style mi è davvero piaciuto e non posso che consigliarvelo caldamente. Ovviamente, vista la particolarità dell’opera e al suo taglio adulto, non è adatta ad un pubblico adolescenziale che quasi sicuramente non riuscirebbe a carpire tutti i suoi aspetti. Non è un semplice prodotto di evasione, è un manga realistico ed intelligente, raccontato in modo discreto senza usare scorciatoie o sensazionalismi. Per apprezzarlo dovrete ovviamente leggerlo dedicandogli una certa attenzione e avere voglia di riflettere sugli spunti proposti.
L’edizione italiana, targata Panini Comics, è proposta al prezzo di 9 euro, una cifra un po’ elevata e che potrebbe demotivare i curiosi. Tuttavia l’edizione è di buon livello, a partire dall’ampio formato 17x23 cm che ben fa risaltare gli splendidi disegni. Stampa e carta si attestano anch’essi su buoni livelli, mentre meritano segnalazione le numerose note, alcune delle quali piuttosto approfondite. Un’edizione quindi curata e corposa, che rimane tuttavia un acquisto impegnativo.
Il titolo italiano, Tokyo Style, è stato scelto dalla stessa Moyoco Anno.
Tokyo Style racconta le vicende lavorative e private di Hiroko Matsukata, ragazza di 28 anni quasi totalmente assorbita dal suo lavoro come redattrice per un importante settimanale giapponese, il Weekly JIDAI. La sua vita privata è invece decisamente meno brillante, con un ragazzo altrettanto impegnato, che non riesce quasi mai a vedere e con il quale non ha praticamente vita sessuale. L’autrice ci introduce nel suo ambiente lavorativo e ci fa conoscere uno ad uno i suoi colleghi, le situazioni e le difficoltà che ogni giorno deve affrontare, i suoi dubbi e le sue paure.
Da Hataraki Man, questo è il titolo originale del manga, è stata tratta anche una breve serie animata nel 1996 e una serie live action l’anno successivo. Il titolo italiano rende poco l’ironia di quello originale, che può essere tradotto in “Uomo che lavora”, o meglio, in tono supereroistico, Working-Man. Tale gioco, ovvero l’associare la protagonista ad un eroe, con nome diverso (per esempio, Princess-Man, ecc…), è ripetuto nel titolo di ogni capitolo. Hiroko è vista come una eroina, i suoi sforzi sono paragonati a quelli di un eroe, riuscirà a chiudere il numero della rivista in tempo o a scrivere un nuovo superarticolo?
Ho trovato la lettura dei due numeri disponibili molto interessante. Lo consiglio ad un pubblico abbastanza cresciuto, che magari ha già provato l’esperienza del lavoro: in questo modo potrete, come è accaduto al sottoscritto, trovare situazioni che avete vissuto di persona e pertanto apprezzarle ancor più. Tokyo Style gode di una narrazione molto efficace, un disegno espressivo e curato anche nella realizzazione dei fondali. E’ strutturato in una serie di capitoli autoconclusivi che raccontano varie situazioni lavorative, proponendo osservazioni sottili, acute e intelligenti, in grado di far riflettere il lettore. Vengono poi presi in esame i vari componenti della redazione di Weekly JIDAI: a ognuno viene dedicato almeno un capitolo e, sebbene godano di uno spazio in genere molto limitato, tutti risultano molto ben caratterizzati psicologicamente e in genere realistici. L’autrice utilizza le vicende narrate per far nascere dubbi nel lettore, offrendo diversi interrogativi che alimenta tavola dopo tavola, lasciando la risposta alla sensibilità di ognuno. Vale la pensa sacrificare la propria vita per il lavoro? E se sì, fino a che punto? Quanto è importante fare un lavoro che dia soddisfazioni e che non sia solo un modo per avere uno stipendio? A quali compromessi si è disposti a scendere nella vita lavorativa? Quanto possono dare fastidio delle scelte imposte dall’alto che non si condividono? Basta essere bravi nel lavoro per essere considerati una ricorsa valida e apprezzata? E’ importante avere un buon rapporto con i colleghi, o pur di giungere all’obiettivo lavorativo non bisogna guardare in faccia nessuno? Meglio rilassati e simpatici ai colleghi o superattivi e odiati?
Domande alcune forse banali e scontate, ma il modo in cui vengono presentate è tale da far nascere nel lettore dubbi e riflessioni persino sul proprio comportamento lavorativo. A questi elementi si aggiungono poi situazioni divertenti che rendono la lettura piacevole e scorrevole, coadiuvate da una protagonista che con le sue fissazioni e i suoi problemi non cerca certo di accaparrarsi le simpatie del lettore, anzi, talvolta risulta nei suoi comportamenti e nei giudizi che dispensa decisamente irritante. Ma proprio la sua imperfezione e i suoi numerosi difetti la rendono un soggetto davvero interessante.
Nel complesso Tokyo Style mi è davvero piaciuto e non posso che consigliarvelo caldamente. Ovviamente, vista la particolarità dell’opera e al suo taglio adulto, non è adatta ad un pubblico adolescenziale che quasi sicuramente non riuscirebbe a carpire tutti i suoi aspetti. Non è un semplice prodotto di evasione, è un manga realistico ed intelligente, raccontato in modo discreto senza usare scorciatoie o sensazionalismi. Per apprezzarlo dovrete ovviamente leggerlo dedicandogli una certa attenzione e avere voglia di riflettere sugli spunti proposti.
L’edizione italiana, targata Panini Comics, è proposta al prezzo di 9 euro, una cifra un po’ elevata e che potrebbe demotivare i curiosi. Tuttavia l’edizione è di buon livello, a partire dall’ampio formato 17x23 cm che ben fa risaltare gli splendidi disegni. Stampa e carta si attestano anch’essi su buoni livelli, mentre meritano segnalazione le numerose note, alcune delle quali piuttosto approfondite. Un’edizione quindi curata e corposa, che rimane tuttavia un acquisto impegnativo.
Il titolo italiano, Tokyo Style, è stato scelto dalla stessa Moyoco Anno.
A.
nove euro per la carta più vicina possibile a quella igenica, numeretti nei baloon iniziali, adattamento scarsino e copertina rimaneggiata e con orrendo titolo correlato...i nsomma.
Che poi l'opera di Moyoco Anno strameriti è tutto un'altro paio di maniche.
Per il resto, spero anche io vengano pubblicati più seinen e josei, o che almeno abbiano una accoglienza più calda (penso al bellissimo, Honey and Clover, che ha venduto purtroppo poco).
Buone vacanze a tutti.
Per quel che riguarda le copertine, non ho visto le originali, mi spiace. Per la carta non è da carta non è ottimale, ma nemmeno così male. Si sfofglia facilemente e comodamente, non è troppo rigida e tiene abbastanz abene la trasparenza. E' un po' troppo sottile e un po' giallastra, ma tiene bene l'inchiostro e la stampa, che comunque è buona. Poi per carità, sentire altre opinioni fa sempre piacere
Rispetto ad altre edizioni lo ripeto, questa Panini è buona e più curata. Peccato per il prezzo, 9 euro sono un po' tanti.
Ciao
Tacchan
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