Lo shojo manga, il fumetto per ragazze, esisteva già sin dagli inizi del XX secolo. Inizialmente tuttavia non c'erano ancora riviste interamente dedicate ai manga, che occupavano invece solo una parte di magazine a tematica più generale; dal momento che all'epoca maschi e femmine venivano educati separatamente – le scuole era quasi tutte divise per sesso – anche le riviste venivano divise in base al target di riferimento: riviste shonen per i ragazzi, shojo per le ragazze. Praticamente fino alla seconda guerra mondiale, i fumetti per ragazze altro non erano che brevi strisce adatte solo a bambine, che una volta cresciute le abbandonavano per altri interessi. Un primo passo in avanti venne fatto con Osamu Tezuka e il successivo affermarsi dello story manga, grazie a cui si iniziò a sentire il bisogno di un rinnovamento e di storie più complesse e articolate; iniziarono a comparire fumetti più lunghi, ma il pubblico chiedeva storie e personaggi in cui potersi immedesimare, e gli autori dell'epoca, quasi tutti uomini, non sembravano in grado di darglielo.
Arrivarono gli anni '60, e il mercato dei manga era prossimo a rivoluzionarsi come mai era accaduto prima. L'avvento della televisione sancì un cambio di ritmo nell'intrattenimento popolare, grazie alla cadenza settimanale di molti degli spettacoli di maggior successo. Le riviste di manga decisero quindi di adattarsi, passando da una serializzazione mensile ad una settimanale; il loro crescente successo, inoltre, aveva portato ad un aumento del numero di riviste complessive: erano necessarie nuove storie, e quindi nuovi disegnatori. Sulla scia del successo di autrici come Yoshiko Nishitani, tra le prima a introdurre le tematiche dell'amore adolescenziale a tema scolastico e "realistico", arrivò una vera e propria nuova generazione di disegnatrici in grado, finalmente, non solo di dare alle lettrici quel che volevano, ma anche di elevare narrativamente e graficamente i fumetti per ragazze a livelli prima impensabili. Tra le prime esponenti di questa nuova generazione fu Chikako Urano, che entro qualche anno sarebbe passata alla storia come una delle pioniere dello shojo sportivo. Qualche fumetto di tale genere era già esistito in passato, ma si trattava solo di qualche caso isolato e di scarsa rilevanza; la vera esplosione del genere sarebbe avvenuta solo nella seconda metà degli anni '60, per un motivo che andremo ora ad analizzare.
La nostra storia ha inizio nel 1953, quando la fabbrica tessile Nichibo richiamò nella sua filiale di Kaizuka, cittadina nei pressi di Osaka, le migliori pallavoliste tra le sue impiegate allo scopo di creare la miglior squadra dopolavoristica della nazione. Ad allenarle fu scelto Hirofumi Daimatsu, ex-militare con un passato da pallavolista universitario, che divenne ben presto conosciuto come l'oni-coach (allenatore demonio), per l'estrema durezza e crudeltà dei suoi allenamenti. I risultati non mancarono ad arrivare e, tempo cinque anni, la Nichibo Kaizuka regnava incontrastata in tutto il paese; nel 1958 conquistò tutti i tornei più importanti a livello nazionale e nel 1959 iniziò una serie di 258 vittorie consecutive che si concluse solo nel 1966.
Il 1958 fu un anno importante per Daimatsu e le sue giocatrici anche per un altro motivo. Il Giappone, infatti, decise di adattarsi alle regole internazionali della pallavolo da sei giocatori in modo da permettere anche alle sue squadre di gareggiare a livello mondiale nelle varie competizioni. In questo modo fu anche possibile creare una nazionale che rappresentasse il Giappone ai campionati del mondo; Hirofumi Daimatsu fu scelto per guidarla, ed egli costruì la nazionale con le giocatrici della Nichibo Kaizuka. Il primo torneo di un certo peso furono i mondiali di Rio de Janeiro 1960, dove il Giappone arrivò secondo dietro l'U.R.S.S. Insoddisfatto del risultato, Daimatsu irrigidì ulteriormente i suoi sistemi d'allenamento e organizzò anche una tournée europea per far fare esperienza internazionale alle sue giocatrici. Quella che si presentò al Campionato del mondo di Mosca 1962 era una nazionale nuova, in grado di conquistare con relativa facilità il primo posto; questa volta le sovietiche riuscirono a strappare loro un solo set – unico set perso dalle nipponiche in tutta la manifestazione. La nazionale giapponese era ormai la squadra da battere per le nazionali di tutto il mondo, e le sue giocatrici erano state soprannominate le “Streghe d'Oriente” (Toyo no majo) dopo la tournée europea. L'epopea internazionale delle Streghe sembrava volgere al termine, finchè non si scoprì che alle successive Olimpiadi del 1964 la pallavolo sarebbe diventata, per la prima volta nella storia, specialità olimpica; e la sede sarebbe stata a Tokyo, in Giappone, proprio a casa loro. Non potendo ritirarsi proprio allora, le Streghe d'Oriente e Daimatsu iniziarono la preparazione in vista delle Olimpiadi, intensificando ulteriormente i già infernali allenamenti. L'11 ottobre 1964 iniziò il torneo olimpico, con la nazionale nipponica che annichilì una dietro l'altra tutte le avversarie, comprese le storiche rivali sovietiche nella sfida finale del 23 ottobre. Le Streghe d'Oriente entrarono così nella leggenda dello sport giapponese (e mondiale), tanto che Hirofumi Daimatsu e il capitano Masae Sakai sarebbero successivamente entrati nella Hall of Fame della pallavolo. Con ben 175 vittorie consecutive, l'oni e le streghe potevano ora ritirarsi a testa alta, avendo vinto tutto quel che era possibile vincere sia a livello nazionale che internazionale, e vivere una vita normale: sposarsi, fare figli, e magari allenare la futura generazione di giocatrici era, ad esempio, il sogno di Masae Sakai.
Ma qual era il segreto del successo delle Streghe d'Oriente? Si è tanto parlato degli allenamenti infernali dell'oni-coach Hirofumi Daimatsu, ma in cosa consistevano esattamente?
La risposta a tale domanda ce la fornisce Eric Whitehead, giornalista occidentale invitato in via straordinaria ad una delle sessioni di allenamento della nazionale nipponica durante la preparazione alle Olimpiadi del 1964 e che pubblicò, qualche mese prima della manifestazione, un articolo in cui illustrava la “giornata tipo” delle atlete.
Ricordiamo che la nazionale era formata dalle giocatrici della Nichibo, per cui la giornata iniziava col lavoro. Dopo la sveglia alle 7, dalle 8 alle 15,30 si lavorava nella fabbrica tessile; mezz'ora per cambiarsi e alle 16 si era tutte in palestra, una piccola stanza buia e fredda, per l'inizio degli allenamenti. Dopo una semplice partitella amichevole entrava in campo Daimatsu, si metteva su una piattaforma rialzata e iniziava a lanciare palloni per tutto il campo; alle pallavoliste, disposte in tre file una dietro l'altra, il compito di prenderle a qualsiasi costo. Tuffi, scivolate, torsioni, mosse di judo, qualsiasi cosa, pur di raggiungere la palla, mentre Daimatsu inespressivo le insultava ad ogni errore – ad una che zoppicava dopo aver sbattuto violentemente una caviglia contro una panchina di ferro urlò di andare ad unirsi ad una squadra sudcoreana se l'allenamento era troppo duro per lei. Dopo due ore l'oni-coach aveva iniziato ad imprimere un effetto alla palla; alle 19 era pronta la cena, ma Daimatsu non sembrava curarsene: ormai le ragazze erano tutte singhiozzanti, i loro volti deformati dal dolore e dalla fatica. Mezz'ora dopo, quando ormai il cibo era freddo, veniva concessa una breve pausa di dieci minuti per mangiare, e poi subito di nuovo in campo per la seconda parte dell'allenamento. Alle 22, dopo 6 ore di fatica, l'allenamento proseguiva, entrando nella sua fase finale. Ad una ad una le ragazze si facevano avanti cercando di sostenere un attacco sistematico in zone che difficilmente potevano raggiungere: era un test per temprare lo spirito e spingere ai limiti estremi la naturale agilità delle nipponiche, che non potendo contare su forza e altezza non potevano che puntare su una ricezione infallibile. A Mezzanotte (otto ore dopo) l'allenamento teoricamente si concludeva, ma non quella volta: la ragazza che aveva zoppicato dopo l'urto contro la panchina di ferro aveva deluso Daimatsu e fu costretta a proteggersi, con gomiti, ginocchia e qualsiasi altra parte del corpo, da una sequenza di pallonate da breve distanza. La mattina del giorno dopo la maggior parte delle ragazze era già in piedi al lavoro; alcune erano invece in infermeria a farsi sistemare, ma tutte, senza eccezione alcuna, sarebbero state presenti a mezzogiorno, o almeno agli allenamenti del pomeriggio. Tutto questo per 6 giorni alla settimana, 51 settimane all'anno; la domenica, in cui la fabbrica era chiusa, l'allenamento durava anche di più; sia l'allenatore che le ragazze non facevano altro nella vita al di fuori della pallavolo: amore, famiglia, amici, tempo libero... non c'era spazio per nient'altro.
Un tale risultato, arrivato per di più proprio nel momento più importante di tutta la storia sportiva nipponica – le Olimpiadi di Tokyo, simbolo della resurrezione del Giappone dopo la sconfitta mondiale e miglior risultato di sempre nel medagliere complessivo (Giappone terzo dietro a Stati Uniti e U.R.S.S.) – non poteva non influenzare pesantemente l'opinione pubblica. La nuova generazione di disegnatrici shoujo non si lasciò sfuggire l'occasione, e nel 1968 videro la luce ben tre manga sulla pallavolo, seguiti ben presto da titoli dedicati a molti altri sport (tennis, nuoto, atletica…).
Il primo e più noto di questi vide la luce su Margaret, rivista shoujo di Shueisha, nel gennaio 1968: Attack No.1, di Chikako Urano. La protagonista della storia è Kozue Ayuhara, studentessa di terza media appena trasferitasi, per problemi di salute, dalla caotica Tokyo al tranquillo paesino di Fujimi. Avendo dovuto abbandonare la sua grande passione, la pallavolo, a causa dei sopraccitati problemi di salute, Kozue appare spenta, triste, priva di qualsiasi scopo nella vita, e per questo si comporta come ribelle a scuola e fa amicizia con un gruppo di ragazze socialmente emarginate note come il “gruppo delle svogliate”; entrata in conflitto col club scolastico di pallavolo per il loro atteggiamento arrogante e la superficialità con cui giocano, le sfida a nome del club delle svogliate. Kozue ritrova l'entusiasmo di un tempo insegnando la pallavolo alle sue amiche per prepararle alla partita contro il club ufficiale, partita che negli intenti di Kozue ha due scopi: far abbassare la cresta al club di pallavolo e dare fiducia e sicurezza al club delle svogliate, finora trattate come esseri inferiori da tutta la scuola solamente a causa della loro insicurezza. Iniziano così le avventure sportive di Kozue, dalle piccole partite provinciali alle grandi sfide internazionali, per riuscire a diventare l'Attack No.1, la giocatrice più forte di tutte. Con Attack No.1, Chikako Urano inserisce alcuni elementi che diventeranno ben presto rappresentativi dell'intero genere spokon, come gli allenamenti massacranti perpetuati da severissimi emuli dell'oni-coach Daimatsu, le difficoltà nel trovare un equilibrio tra vita sportiva e sentimentale e gli attacchi speciali ai limiti della fantascienza.
Il manga giunse a conclusione nel dicembre 1970 a quota 12 volumi, tuttavia ciò non segnò la conclusione delle avventure di Kozue. Sulla scia del ritorno alla vittoria della nazionale giapponese (oro ai campionati del mondo del 1974 e ai campionati asiatici ed oceanici del 1975), che dopo il ritiro di Daimatsu e del team Nichibo era stata più volte sconfitta in finale dalle rivali sovietiche, vide la luce, nel settembre 1975, Shin Attack No.1, seguito della prima serie che non riuscì tuttavia a bissare il successo del predecessore e venne concluso nel dicembre dello stesso anno; fu pubblicato in edizioni monografica in due volumi solo nel 1977. In questo sequel, Kozue è una giocatrice professionista, in crisi a causa di una serie di prestazioni non esaltanti che hanno finito per farla retrocedere in panchina. Anche il rapporto con le compagne non è idilliaco, nonostante sia stato per merito di Kozue se in passato sono riuscite a vincere tutti i tornei nazionali. Kozue, tuttavia, non si da per vinta e inizia un allenamento segreto che le permetta di ritrovare se stessa, giocare allo stesso livello di un uomo e riuscire di nuovo a competere con la migliore amica e rivale Midori Hayakawa. Un nuovo tentativo fu fatto nel 2005 in occasione della realizzazione del drama ispirato alla serie, con un nuovo Shin Attack No.1, di cui la Urano curò solo la sceneggiatura lasciando i disegni a Kanon Ozawa. Entrambi gli Shin sono stati pubblicati sulla rivista Margaret di Shueisha, esattamente come l'originale del '68.
Erano passati un paio d'anni dall'inizio della pubblicazione di Attack No.1 su Margaret, quando venne deciso di realizzarne una trasposizione animata: si trattava della prima opera d'animazione in assoluto dedicata allo sport femminile. Ad occuparsi della realizzazione della serie, che sarebbe stata trasmessa su Fuji TV, fu Tokyo Movie, una casa di produzione ancora relativamente giovane – era stata fondata solo 5 anni prima – per cui Attack No.1 sarebbe stata una delle serie di maggior successo e, insieme a Kyojin no hoshi e Q-Taro no obake, un trampolino di lancio per la notorietà internazionale.
La serie televisiva di Attack No.1 fu realizzata quando il manga originale non era troppo lontano dalla conclusione ed erano quindi già disponibili quasi una decina di volumi totali, eliminando il pericolo – sempre presente per le trasposizioni di manga ancora in corso – di esaurire il materiale da adattare a disposizione. L'anime inizia infatti trasponendo abbastanza fedelmente le vicende originali di Kozue e compagne; le uniche differenze sono dovute alla decisione di approfondire o enfatizzare maggiormente determinati personaggi o situazioni che nella versione originale erano invece trattati superficialmente o velocemente. Sono aggiunte lievi, di pochi minuti al massimo, e che non modificano in alcun modo la trama complessiva o la personalità dei vari personaggi. Le cose cambiano col proseguire della serie, specialmente in prossimità della parte dedicata al campionato del mondo juniores (episodi 26-40 circa). In questa saga le aggiunte diventano maggiori, con modifiche anche pesanti alla storia e ai personaggi, finendo addirittura per alterare il risultato finale del torneo. Ma è da questo punto in poi che la serie televisiva prende una strada sempre più differente rispetto al fumetto originale: sempre minori diventano i punti in comune, principalmente la divisione nei vari tornei liceali, arrivando spesso a cancellare – o modificare pesantemente – i nuovi personaggi o aggiungerne di nuovi creati appositamente per l'anime; cambiano anche gli attacchi speciali, alcune delle squadre avversarie e delle rivali principali. Alcune saghe vengono interamente eliminate e ne vengono create di nuove. Insomma, quasi un'opera diversa, nonostante per la conclusione si ritorni ad una maggiore fedeltà all'originale.
Nonostante tali modifiche l'anime ebbe un'enorme successo di pubblico, ottenendo uno share medio del 20% con picchi intorno al 27%; il disco con la sigla d'apertura, Attack No.1 di Kumiko Ousugi vendette ben 700mila copie. Tale successo permise alla serie di continuare per ben 104 episodi, dando anche il via anche alla realizzazione di quattro lungometraggi riassuntivi per il cinema, ottenuti semplicemente montando insieme alcuni spezzoni della serie, appositamente ritagliati per adattarli al diverso formato di trasmissione; le uniche aggiunte sono le immagini, per lo più sfondi o primi piani di personaggi, utilizzate per i titoli di coda a sostituzione della sigla d'apertura. Il primo, Attack No.1 - The Movie fu trasmesso a marzo 1970 e narra l'arrivo di Kozue al Fujimi, la sfida col club di pallavolo della scuola insieme al gruppo delle svogliate e l'arrivo di Hayakawa. Il secondo, Namida no kaiten Receive, trasmesso nell'agosto del medesimo anno, riprende le vicende immediatamente successive legate alla fusione con le medie Higaki, i problemi con i quattro assi e il primo torneo nazionale delle medie contro il Fukuoka di Kakinouchi. Il terzo, Namida no sekai senshuken, trasmesso il dicembre successivo, si concentra sul campionato del mondo juniores, dall'inizio dell'allenamento in ritiro fino alla conclusione del torneo. Il quarto ed ultimo, Namida no fushichoo, trasmesso nel marzo del 1971, è incentrato sulla sfida delle sorella Yagisawa del liceo Jidoin, sulle eliminatorie del torneo e sul rapporto tra Kozue e Tsutomu. Gli episodi riassunti sono quindi i primi 6 per il primo film, dal 7 al 14 per il secondo, dal 27 al 40 per il terzo e dal 47 al 54 per il quarto.
Per rivedere Kozue e le sue compagnie in TV fu necessario attendere l'arrivo del nuovo millennio: nel 2005, nella speranza di bissare il successo ottenuto l'anno prima dal drama (telefilm con attori in carne ed ossa) dedicato ad Ace wo nerae (Jenny la tennista), TV Asahi decise di realizzarne uno anche per Attack No.1, richiamando lo sceneggiatore Naoya Takayama ed il produttore Miwa Yumiko che già avevano lavorato per Ace wo nerae; alcune sovrapposizioni tra le due produzioni si ebbero anche nello staff di attori coinvolti: Aya Ueto fu nuovamente scelta per interpretare la protagonista della serie, mentre a Morita Ayaka fu assegnato il ruolo dell'amica fedele Mari Ishimatsu così come in precedenza aveva interpretato Maki Aikawa, l'amica del cuore di Hiromi Oka; per Midori Hayakawa, la scelta ricadde su Ayana Sakai, che già aveva interpretato la temibile rivale Ranko Midorikawa in Ace wo nerae. Il resto del cast risulta invece completamente nuovo. Per sfruttare il traino del successo di Ace wo nerae, tuttavia, non ci si fermò a riutilizzare alcuni nomi importanti della prima produzione, ma si decise di modificare pesantemente l'originale Attack No.1, sia come storia che come caratterizzazione dei personaggi, per renderlo più simile al predecessore. Questa nuova incarnazione di Attack No.1 è ambientata nel 2005 – presentando quindi le moderne regole della pallavolo, come i set al meglio dei 25 punti e l'assenza del cambio palla – e ci narra di Kozue Ayuhara, studentessa del secondo anno del Liceo Fujimi e riserva del club di pallavolo dell'istituto; sua amica del cuore è Midori Hayakawa, stella del club e abilissima pallavolista, tanto da essere stata in passato selezionata per la nazionale giovanile. Questa volta, tuttavia, il nuovo allenatore della selezione juniores nipponica, Daigo Inokuma, decide di invitare al ritiro della squadra Ayuhara al posto della decisamente più abile Hayakawa, facendo nascere un profondo sentimento d'invidia non solo in Hayakawa ma anche in molte giocatrici del club di pallavolo del Fujimi, che iniziano ad ignorarla ed emarginarla. Ma il peggio deve ancora arrivare, quando l'allenatore Inokuma decide di rendere capitano della nazionale juniores proprio Kozue, la più debole di tutte, dandole una responsabilità ed una pressione che ancora non è in grado di sopportare. Come noterà chi conosce entrambe le opere, se non fosse per i nomi dei personaggi e delle varie scuole questa più che la trama di un drama dedicato ad Attack No.1 sembrerebbe più quella di un remake di Ace wo nerae in cui al posto del tennis vi è la pallavolo – non vi è persino traccia dei vari attacchi speciali marchio di fabbrica della serie originale, scelta forse dovuta più a limiti registici che ad effettive scelte creative. Sebbene andando avanti vengano riprese, spesso rielaborandole anche pesantemente, alcune situazioni e relazioni della storia originale di Kozue Ayuhara, si può facilmente considerare questa trasposizione live come un'opera completamente nuova e slegata sia dal manga che dall'anime. Nonostante ciò, la serie riuscì nell'intendo di bissare il successo di Ace wo nerae, raggiungendo uno share medio del 13%, dopo il quasi 16% dell'episodio iniziale, chiudendosi a quota 11 episodi, trasmessi tra il 21 aprile ed il 23 giugno nel slot serale (ore 21.00) del venerdì.
Tra il 1968 ed oggi videro poi la luce numerosi gadget, da fanbook dedicati all'approfondimento di diversi aspetti dell'opera a bambole e modellini di vario tipo. Segnaliamo in particolar modo un CD album contenente l'opening originale dell'anime cantata dalla gravure idol Mizuki Horii – con tanto di albun fotografico – ben due pachinko, contenenti animazioni in flash appositamente realizzate e un nuovo character desing più moderno, con cui è anche possibile vincere diversi premi esclusivi legati ad Attack No.1, e uno spettacolo teatrale nel 2018.
Attack No.1 giunse per la prima volta in Italia nel 1981, quando vennero trasmessi i primi 26 episodi, fino alla conclusione del secondo campionato nazionale delle scuole medie e subito prima dell'inizio della saga del campionato del mondo juniores. Presentata col titolo Quella magnifica dozzina, la versione nostrana presentava un adattamento dei nomi propri abbastanza fedele all'originale, seppur con qualche svarione: nome e cognome della protagonista vennero invertiti, Midori divenne Midon e Tsutomu venne semplificato in Sutomo. Qualche anno dopo arrivarono anche le restanti 78 puntate, con un nuovo titolo, Mimì e la nazionale di pallavolo (non a caso le nuove puntate iniziavano col campionato del mondo juniores) e un nuovo cast di doppiaggio; il nome della protagonista venne inoltre modificato in Mimì Ayuhara, mentre venne corretto il nome della sua migliore amica, Midori e non più Midon. Negli anni successivi si assistette a diverse repliche della serie televisiva, ma sempre a partire dall'episodio 27. Così come in patria, anche in Italia l'anime ebbe un enorme successo, che spinse un gran numero di bambine e ragazze ad iniziare a praticare la pallavolo per emulare la loro eroina Ayuhara, e magari anche realizzare qualcuna delle sue “mosse speciali”; pare che all'epoca ci fossero addirittura allenatori di pallavolo che quando interrogavano le neoiscritte ai corsi sul motivo per cui avevano deciso di giocare a pallavolo aggiungessero “spero che non sia per quel cartone animato che fanno in tv”. Questo è un aspetto da non sottovalutare, dal momento che un numero non indifferente delle migliori pallavoliste professioniste italiane degli ultimi anni si appassionò a questo sport dopo aver seguito le avventure di Kozue in tv.
Nel 1995, sull'onda del successo delle repliche di un altra famosa opera dedicata alla pallavolo, Attacker You! (Mila e Shiro), Mediaset decise di acquistare i diritti del suo illustre predecessore, iniziando a trasmetterlo, questa volta per intero dal primo episodio, con un nuovo doppiaggio, una nuova traduzione e diverse censure. Questa volta vennero modificati quasi tutti i nomi originali. Kozue e Tsutomu restarono Mimi e Sutomo, Jiro Yushima divenne Riccardo, l'allenatore Daigo Inokuma divenne Diego Nacchi, e fecero la loro comparsa Caterina, Annabella, Sonia, Marcella, Veronica e tante altre.
Nel 2006 la serie completa venne interamente pubblicata in DVD da Yamato Video in collaborazione con Hobby & Work in 35 uscite singole acquistabili in edicola, presentanti solamente il doppiaggio Mediaset; chi voleva il doppiaggio storico degli anni '80 dovette aspettare l'uscita, nel 2008, di una nuova versione in 4 BOX DVD, sempre da Yamato Video, che conteneva entrambi i doppiaggio italiani.
Nel 2010 la serie completa venne trasmessa anche sul canale tematico satellitare Man-Ga.
Nonostante la grande popolarità della serie televisiva nel nostro paese, il manga è giunto da noi molto tardi: annunciato da J-POP in occasione del Lucca Comics & Games 2010, è stato pubblicato tra maggio e novembre 2011 in un'edizione di piccolo formato da 7 volumi ispirata alla ristampa bunko giapponese del 2003 e il titolo originale Attack No.1. Per lanciare il titolo J-POP ha organizzato anche una presentazione pubblica al FNAC di Milano: a presentare il titolo la pallavolista Stefania Sansonna, coadiuvata dal giornalista sportivo Gianluca Pasini de La gazzetta dello sport e da Renato “Slanzard” Pappadà, redattore del sito d'informazione su manga, anime e cultura giapponese AnimeClick.it.
Risultano invece ancora inediti da noi i due Shin Attack No.1 e il drama del 2005.
- Pagine Wikipedia (ita, eng, jap) di Attack No.1, Tokyo Movie Shinsha, Nazionale di pallavolo femminile del Giappone, Olimpiadi 1964
- Matt Thorn Site
- Volley Hall of Fame – Masae Sakai
- Volley Hall of Fame – Hirofumi Daimatsu
- Il "coach demonio" – Il volley rivoluzionario di Hirofumi Daimatsu
- Driven Beyond Dignity
- Shin Attack No.1
- Nekobonbon.com
- DramaWiki
- Jdorama
Presentazione Attack No.1 - Parte 1
Presentazione Attack No.1 - Parte 2
Arrivarono gli anni '60, e il mercato dei manga era prossimo a rivoluzionarsi come mai era accaduto prima. L'avvento della televisione sancì un cambio di ritmo nell'intrattenimento popolare, grazie alla cadenza settimanale di molti degli spettacoli di maggior successo. Le riviste di manga decisero quindi di adattarsi, passando da una serializzazione mensile ad una settimanale; il loro crescente successo, inoltre, aveva portato ad un aumento del numero di riviste complessive: erano necessarie nuove storie, e quindi nuovi disegnatori. Sulla scia del successo di autrici come Yoshiko Nishitani, tra le prima a introdurre le tematiche dell'amore adolescenziale a tema scolastico e "realistico", arrivò una vera e propria nuova generazione di disegnatrici in grado, finalmente, non solo di dare alle lettrici quel che volevano, ma anche di elevare narrativamente e graficamente i fumetti per ragazze a livelli prima impensabili. Tra le prime esponenti di questa nuova generazione fu Chikako Urano, che entro qualche anno sarebbe passata alla storia come una delle pioniere dello shojo sportivo. Qualche fumetto di tale genere era già esistito in passato, ma si trattava solo di qualche caso isolato e di scarsa rilevanza; la vera esplosione del genere sarebbe avvenuta solo nella seconda metà degli anni '60, per un motivo che andremo ora ad analizzare.
Hirofumi Daimatsu e le Streghe d'Oriente
La nostra storia ha inizio nel 1953, quando la fabbrica tessile Nichibo richiamò nella sua filiale di Kaizuka, cittadina nei pressi di Osaka, le migliori pallavoliste tra le sue impiegate allo scopo di creare la miglior squadra dopolavoristica della nazione. Ad allenarle fu scelto Hirofumi Daimatsu, ex-militare con un passato da pallavolista universitario, che divenne ben presto conosciuto come l'oni-coach (allenatore demonio), per l'estrema durezza e crudeltà dei suoi allenamenti. I risultati non mancarono ad arrivare e, tempo cinque anni, la Nichibo Kaizuka regnava incontrastata in tutto il paese; nel 1958 conquistò tutti i tornei più importanti a livello nazionale e nel 1959 iniziò una serie di 258 vittorie consecutive che si concluse solo nel 1966.
Il 1958 fu un anno importante per Daimatsu e le sue giocatrici anche per un altro motivo. Il Giappone, infatti, decise di adattarsi alle regole internazionali della pallavolo da sei giocatori in modo da permettere anche alle sue squadre di gareggiare a livello mondiale nelle varie competizioni. In questo modo fu anche possibile creare una nazionale che rappresentasse il Giappone ai campionati del mondo; Hirofumi Daimatsu fu scelto per guidarla, ed egli costruì la nazionale con le giocatrici della Nichibo Kaizuka. Il primo torneo di un certo peso furono i mondiali di Rio de Janeiro 1960, dove il Giappone arrivò secondo dietro l'U.R.S.S. Insoddisfatto del risultato, Daimatsu irrigidì ulteriormente i suoi sistemi d'allenamento e organizzò anche una tournée europea per far fare esperienza internazionale alle sue giocatrici. Quella che si presentò al Campionato del mondo di Mosca 1962 era una nazionale nuova, in grado di conquistare con relativa facilità il primo posto; questa volta le sovietiche riuscirono a strappare loro un solo set – unico set perso dalle nipponiche in tutta la manifestazione. La nazionale giapponese era ormai la squadra da battere per le nazionali di tutto il mondo, e le sue giocatrici erano state soprannominate le “Streghe d'Oriente” (Toyo no majo) dopo la tournée europea. L'epopea internazionale delle Streghe sembrava volgere al termine, finchè non si scoprì che alle successive Olimpiadi del 1964 la pallavolo sarebbe diventata, per la prima volta nella storia, specialità olimpica; e la sede sarebbe stata a Tokyo, in Giappone, proprio a casa loro. Non potendo ritirarsi proprio allora, le Streghe d'Oriente e Daimatsu iniziarono la preparazione in vista delle Olimpiadi, intensificando ulteriormente i già infernali allenamenti. L'11 ottobre 1964 iniziò il torneo olimpico, con la nazionale nipponica che annichilì una dietro l'altra tutte le avversarie, comprese le storiche rivali sovietiche nella sfida finale del 23 ottobre. Le Streghe d'Oriente entrarono così nella leggenda dello sport giapponese (e mondiale), tanto che Hirofumi Daimatsu e il capitano Masae Sakai sarebbero successivamente entrati nella Hall of Fame della pallavolo. Con ben 175 vittorie consecutive, l'oni e le streghe potevano ora ritirarsi a testa alta, avendo vinto tutto quel che era possibile vincere sia a livello nazionale che internazionale, e vivere una vita normale: sposarsi, fare figli, e magari allenare la futura generazione di giocatrici era, ad esempio, il sogno di Masae Sakai.
Ma qual era il segreto del successo delle Streghe d'Oriente? Si è tanto parlato degli allenamenti infernali dell'oni-coach Hirofumi Daimatsu, ma in cosa consistevano esattamente?
La risposta a tale domanda ce la fornisce Eric Whitehead, giornalista occidentale invitato in via straordinaria ad una delle sessioni di allenamento della nazionale nipponica durante la preparazione alle Olimpiadi del 1964 e che pubblicò, qualche mese prima della manifestazione, un articolo in cui illustrava la “giornata tipo” delle atlete.
Ricordiamo che la nazionale era formata dalle giocatrici della Nichibo, per cui la giornata iniziava col lavoro. Dopo la sveglia alle 7, dalle 8 alle 15,30 si lavorava nella fabbrica tessile; mezz'ora per cambiarsi e alle 16 si era tutte in palestra, una piccola stanza buia e fredda, per l'inizio degli allenamenti. Dopo una semplice partitella amichevole entrava in campo Daimatsu, si metteva su una piattaforma rialzata e iniziava a lanciare palloni per tutto il campo; alle pallavoliste, disposte in tre file una dietro l'altra, il compito di prenderle a qualsiasi costo. Tuffi, scivolate, torsioni, mosse di judo, qualsiasi cosa, pur di raggiungere la palla, mentre Daimatsu inespressivo le insultava ad ogni errore – ad una che zoppicava dopo aver sbattuto violentemente una caviglia contro una panchina di ferro urlò di andare ad unirsi ad una squadra sudcoreana se l'allenamento era troppo duro per lei. Dopo due ore l'oni-coach aveva iniziato ad imprimere un effetto alla palla; alle 19 era pronta la cena, ma Daimatsu non sembrava curarsene: ormai le ragazze erano tutte singhiozzanti, i loro volti deformati dal dolore e dalla fatica. Mezz'ora dopo, quando ormai il cibo era freddo, veniva concessa una breve pausa di dieci minuti per mangiare, e poi subito di nuovo in campo per la seconda parte dell'allenamento. Alle 22, dopo 6 ore di fatica, l'allenamento proseguiva, entrando nella sua fase finale. Ad una ad una le ragazze si facevano avanti cercando di sostenere un attacco sistematico in zone che difficilmente potevano raggiungere: era un test per temprare lo spirito e spingere ai limiti estremi la naturale agilità delle nipponiche, che non potendo contare su forza e altezza non potevano che puntare su una ricezione infallibile. A Mezzanotte (otto ore dopo) l'allenamento teoricamente si concludeva, ma non quella volta: la ragazza che aveva zoppicato dopo l'urto contro la panchina di ferro aveva deluso Daimatsu e fu costretta a proteggersi, con gomiti, ginocchia e qualsiasi altra parte del corpo, da una sequenza di pallonate da breve distanza. La mattina del giorno dopo la maggior parte delle ragazze era già in piedi al lavoro; alcune erano invece in infermeria a farsi sistemare, ma tutte, senza eccezione alcuna, sarebbero state presenti a mezzogiorno, o almeno agli allenamenti del pomeriggio. Tutto questo per 6 giorni alla settimana, 51 settimane all'anno; la domenica, in cui la fabbrica era chiusa, l'allenamento durava anche di più; sia l'allenatore che le ragazze non facevano altro nella vita al di fuori della pallavolo: amore, famiglia, amici, tempo libero... non c'era spazio per nient'altro.
Attack No.1
Un tale risultato, arrivato per di più proprio nel momento più importante di tutta la storia sportiva nipponica – le Olimpiadi di Tokyo, simbolo della resurrezione del Giappone dopo la sconfitta mondiale e miglior risultato di sempre nel medagliere complessivo (Giappone terzo dietro a Stati Uniti e U.R.S.S.) – non poteva non influenzare pesantemente l'opinione pubblica. La nuova generazione di disegnatrici shoujo non si lasciò sfuggire l'occasione, e nel 1968 videro la luce ben tre manga sulla pallavolo, seguiti ben presto da titoli dedicati a molti altri sport (tennis, nuoto, atletica…).
Il primo e più noto di questi vide la luce su Margaret, rivista shoujo di Shueisha, nel gennaio 1968: Attack No.1, di Chikako Urano. La protagonista della storia è Kozue Ayuhara, studentessa di terza media appena trasferitasi, per problemi di salute, dalla caotica Tokyo al tranquillo paesino di Fujimi. Avendo dovuto abbandonare la sua grande passione, la pallavolo, a causa dei sopraccitati problemi di salute, Kozue appare spenta, triste, priva di qualsiasi scopo nella vita, e per questo si comporta come ribelle a scuola e fa amicizia con un gruppo di ragazze socialmente emarginate note come il “gruppo delle svogliate”; entrata in conflitto col club scolastico di pallavolo per il loro atteggiamento arrogante e la superficialità con cui giocano, le sfida a nome del club delle svogliate. Kozue ritrova l'entusiasmo di un tempo insegnando la pallavolo alle sue amiche per prepararle alla partita contro il club ufficiale, partita che negli intenti di Kozue ha due scopi: far abbassare la cresta al club di pallavolo e dare fiducia e sicurezza al club delle svogliate, finora trattate come esseri inferiori da tutta la scuola solamente a causa della loro insicurezza. Iniziano così le avventure sportive di Kozue, dalle piccole partite provinciali alle grandi sfide internazionali, per riuscire a diventare l'Attack No.1, la giocatrice più forte di tutte. Con Attack No.1, Chikako Urano inserisce alcuni elementi che diventeranno ben presto rappresentativi dell'intero genere spokon, come gli allenamenti massacranti perpetuati da severissimi emuli dell'oni-coach Daimatsu, le difficoltà nel trovare un equilibrio tra vita sportiva e sentimentale e gli attacchi speciali ai limiti della fantascienza.
Il manga giunse a conclusione nel dicembre 1970 a quota 12 volumi, tuttavia ciò non segnò la conclusione delle avventure di Kozue. Sulla scia del ritorno alla vittoria della nazionale giapponese (oro ai campionati del mondo del 1974 e ai campionati asiatici ed oceanici del 1975), che dopo il ritiro di Daimatsu e del team Nichibo era stata più volte sconfitta in finale dalle rivali sovietiche, vide la luce, nel settembre 1975, Shin Attack No.1, seguito della prima serie che non riuscì tuttavia a bissare il successo del predecessore e venne concluso nel dicembre dello stesso anno; fu pubblicato in edizioni monografica in due volumi solo nel 1977. In questo sequel, Kozue è una giocatrice professionista, in crisi a causa di una serie di prestazioni non esaltanti che hanno finito per farla retrocedere in panchina. Anche il rapporto con le compagne non è idilliaco, nonostante sia stato per merito di Kozue se in passato sono riuscite a vincere tutti i tornei nazionali. Kozue, tuttavia, non si da per vinta e inizia un allenamento segreto che le permetta di ritrovare se stessa, giocare allo stesso livello di un uomo e riuscire di nuovo a competere con la migliore amica e rivale Midori Hayakawa. Un nuovo tentativo fu fatto nel 2005 in occasione della realizzazione del drama ispirato alla serie, con un nuovo Shin Attack No.1, di cui la Urano curò solo la sceneggiatura lasciando i disegni a Kanon Ozawa. Entrambi gli Shin sono stati pubblicati sulla rivista Margaret di Shueisha, esattamente come l'originale del '68.
Anime, film, drama: Le nuove versioni di Kozue
Erano passati un paio d'anni dall'inizio della pubblicazione di Attack No.1 su Margaret, quando venne deciso di realizzarne una trasposizione animata: si trattava della prima opera d'animazione in assoluto dedicata allo sport femminile. Ad occuparsi della realizzazione della serie, che sarebbe stata trasmessa su Fuji TV, fu Tokyo Movie, una casa di produzione ancora relativamente giovane – era stata fondata solo 5 anni prima – per cui Attack No.1 sarebbe stata una delle serie di maggior successo e, insieme a Kyojin no hoshi e Q-Taro no obake, un trampolino di lancio per la notorietà internazionale.
La serie televisiva di Attack No.1 fu realizzata quando il manga originale non era troppo lontano dalla conclusione ed erano quindi già disponibili quasi una decina di volumi totali, eliminando il pericolo – sempre presente per le trasposizioni di manga ancora in corso – di esaurire il materiale da adattare a disposizione. L'anime inizia infatti trasponendo abbastanza fedelmente le vicende originali di Kozue e compagne; le uniche differenze sono dovute alla decisione di approfondire o enfatizzare maggiormente determinati personaggi o situazioni che nella versione originale erano invece trattati superficialmente o velocemente. Sono aggiunte lievi, di pochi minuti al massimo, e che non modificano in alcun modo la trama complessiva o la personalità dei vari personaggi. Le cose cambiano col proseguire della serie, specialmente in prossimità della parte dedicata al campionato del mondo juniores (episodi 26-40 circa). In questa saga le aggiunte diventano maggiori, con modifiche anche pesanti alla storia e ai personaggi, finendo addirittura per alterare il risultato finale del torneo. Ma è da questo punto in poi che la serie televisiva prende una strada sempre più differente rispetto al fumetto originale: sempre minori diventano i punti in comune, principalmente la divisione nei vari tornei liceali, arrivando spesso a cancellare – o modificare pesantemente – i nuovi personaggi o aggiungerne di nuovi creati appositamente per l'anime; cambiano anche gli attacchi speciali, alcune delle squadre avversarie e delle rivali principali. Alcune saghe vengono interamente eliminate e ne vengono create di nuove. Insomma, quasi un'opera diversa, nonostante per la conclusione si ritorni ad una maggiore fedeltà all'originale.
Nonostante tali modifiche l'anime ebbe un'enorme successo di pubblico, ottenendo uno share medio del 20% con picchi intorno al 27%; il disco con la sigla d'apertura, Attack No.1 di Kumiko Ousugi vendette ben 700mila copie. Tale successo permise alla serie di continuare per ben 104 episodi, dando anche il via anche alla realizzazione di quattro lungometraggi riassuntivi per il cinema, ottenuti semplicemente montando insieme alcuni spezzoni della serie, appositamente ritagliati per adattarli al diverso formato di trasmissione; le uniche aggiunte sono le immagini, per lo più sfondi o primi piani di personaggi, utilizzate per i titoli di coda a sostituzione della sigla d'apertura. Il primo, Attack No.1 - The Movie fu trasmesso a marzo 1970 e narra l'arrivo di Kozue al Fujimi, la sfida col club di pallavolo della scuola insieme al gruppo delle svogliate e l'arrivo di Hayakawa. Il secondo, Namida no kaiten Receive, trasmesso nell'agosto del medesimo anno, riprende le vicende immediatamente successive legate alla fusione con le medie Higaki, i problemi con i quattro assi e il primo torneo nazionale delle medie contro il Fukuoka di Kakinouchi. Il terzo, Namida no sekai senshuken, trasmesso il dicembre successivo, si concentra sul campionato del mondo juniores, dall'inizio dell'allenamento in ritiro fino alla conclusione del torneo. Il quarto ed ultimo, Namida no fushichoo, trasmesso nel marzo del 1971, è incentrato sulla sfida delle sorella Yagisawa del liceo Jidoin, sulle eliminatorie del torneo e sul rapporto tra Kozue e Tsutomu. Gli episodi riassunti sono quindi i primi 6 per il primo film, dal 7 al 14 per il secondo, dal 27 al 40 per il terzo e dal 47 al 54 per il quarto.
Per rivedere Kozue e le sue compagnie in TV fu necessario attendere l'arrivo del nuovo millennio: nel 2005, nella speranza di bissare il successo ottenuto l'anno prima dal drama (telefilm con attori in carne ed ossa) dedicato ad Ace wo nerae (Jenny la tennista), TV Asahi decise di realizzarne uno anche per Attack No.1, richiamando lo sceneggiatore Naoya Takayama ed il produttore Miwa Yumiko che già avevano lavorato per Ace wo nerae; alcune sovrapposizioni tra le due produzioni si ebbero anche nello staff di attori coinvolti: Aya Ueto fu nuovamente scelta per interpretare la protagonista della serie, mentre a Morita Ayaka fu assegnato il ruolo dell'amica fedele Mari Ishimatsu così come in precedenza aveva interpretato Maki Aikawa, l'amica del cuore di Hiromi Oka; per Midori Hayakawa, la scelta ricadde su Ayana Sakai, che già aveva interpretato la temibile rivale Ranko Midorikawa in Ace wo nerae. Il resto del cast risulta invece completamente nuovo. Per sfruttare il traino del successo di Ace wo nerae, tuttavia, non ci si fermò a riutilizzare alcuni nomi importanti della prima produzione, ma si decise di modificare pesantemente l'originale Attack No.1, sia come storia che come caratterizzazione dei personaggi, per renderlo più simile al predecessore. Questa nuova incarnazione di Attack No.1 è ambientata nel 2005 – presentando quindi le moderne regole della pallavolo, come i set al meglio dei 25 punti e l'assenza del cambio palla – e ci narra di Kozue Ayuhara, studentessa del secondo anno del Liceo Fujimi e riserva del club di pallavolo dell'istituto; sua amica del cuore è Midori Hayakawa, stella del club e abilissima pallavolista, tanto da essere stata in passato selezionata per la nazionale giovanile. Questa volta, tuttavia, il nuovo allenatore della selezione juniores nipponica, Daigo Inokuma, decide di invitare al ritiro della squadra Ayuhara al posto della decisamente più abile Hayakawa, facendo nascere un profondo sentimento d'invidia non solo in Hayakawa ma anche in molte giocatrici del club di pallavolo del Fujimi, che iniziano ad ignorarla ed emarginarla. Ma il peggio deve ancora arrivare, quando l'allenatore Inokuma decide di rendere capitano della nazionale juniores proprio Kozue, la più debole di tutte, dandole una responsabilità ed una pressione che ancora non è in grado di sopportare. Come noterà chi conosce entrambe le opere, se non fosse per i nomi dei personaggi e delle varie scuole questa più che la trama di un drama dedicato ad Attack No.1 sembrerebbe più quella di un remake di Ace wo nerae in cui al posto del tennis vi è la pallavolo – non vi è persino traccia dei vari attacchi speciali marchio di fabbrica della serie originale, scelta forse dovuta più a limiti registici che ad effettive scelte creative. Sebbene andando avanti vengano riprese, spesso rielaborandole anche pesantemente, alcune situazioni e relazioni della storia originale di Kozue Ayuhara, si può facilmente considerare questa trasposizione live come un'opera completamente nuova e slegata sia dal manga che dall'anime. Nonostante ciò, la serie riuscì nell'intendo di bissare il successo di Ace wo nerae, raggiungendo uno share medio del 13%, dopo il quasi 16% dell'episodio iniziale, chiudendosi a quota 11 episodi, trasmessi tra il 21 aprile ed il 23 giugno nel slot serale (ore 21.00) del venerdì.
Tra il 1968 ed oggi videro poi la luce numerosi gadget, da fanbook dedicati all'approfondimento di diversi aspetti dell'opera a bambole e modellini di vario tipo. Segnaliamo in particolar modo un CD album contenente l'opening originale dell'anime cantata dalla gravure idol Mizuki Horii – con tanto di albun fotografico – ben due pachinko, contenenti animazioni in flash appositamente realizzate e un nuovo character desing più moderno, con cui è anche possibile vincere diversi premi esclusivi legati ad Attack No.1, e uno spettacolo teatrale nel 2018.
Mimì e la nazionale di pallavolo
Attack No.1 giunse per la prima volta in Italia nel 1981, quando vennero trasmessi i primi 26 episodi, fino alla conclusione del secondo campionato nazionale delle scuole medie e subito prima dell'inizio della saga del campionato del mondo juniores. Presentata col titolo Quella magnifica dozzina, la versione nostrana presentava un adattamento dei nomi propri abbastanza fedele all'originale, seppur con qualche svarione: nome e cognome della protagonista vennero invertiti, Midori divenne Midon e Tsutomu venne semplificato in Sutomo. Qualche anno dopo arrivarono anche le restanti 78 puntate, con un nuovo titolo, Mimì e la nazionale di pallavolo (non a caso le nuove puntate iniziavano col campionato del mondo juniores) e un nuovo cast di doppiaggio; il nome della protagonista venne inoltre modificato in Mimì Ayuhara, mentre venne corretto il nome della sua migliore amica, Midori e non più Midon. Negli anni successivi si assistette a diverse repliche della serie televisiva, ma sempre a partire dall'episodio 27. Così come in patria, anche in Italia l'anime ebbe un enorme successo, che spinse un gran numero di bambine e ragazze ad iniziare a praticare la pallavolo per emulare la loro eroina Ayuhara, e magari anche realizzare qualcuna delle sue “mosse speciali”; pare che all'epoca ci fossero addirittura allenatori di pallavolo che quando interrogavano le neoiscritte ai corsi sul motivo per cui avevano deciso di giocare a pallavolo aggiungessero “spero che non sia per quel cartone animato che fanno in tv”. Questo è un aspetto da non sottovalutare, dal momento che un numero non indifferente delle migliori pallavoliste professioniste italiane degli ultimi anni si appassionò a questo sport dopo aver seguito le avventure di Kozue in tv.
Nel 1995, sull'onda del successo delle repliche di un altra famosa opera dedicata alla pallavolo, Attacker You! (Mila e Shiro), Mediaset decise di acquistare i diritti del suo illustre predecessore, iniziando a trasmetterlo, questa volta per intero dal primo episodio, con un nuovo doppiaggio, una nuova traduzione e diverse censure. Questa volta vennero modificati quasi tutti i nomi originali. Kozue e Tsutomu restarono Mimi e Sutomo, Jiro Yushima divenne Riccardo, l'allenatore Daigo Inokuma divenne Diego Nacchi, e fecero la loro comparsa Caterina, Annabella, Sonia, Marcella, Veronica e tante altre.
Nel 2006 la serie completa venne interamente pubblicata in DVD da Yamato Video in collaborazione con Hobby & Work in 35 uscite singole acquistabili in edicola, presentanti solamente il doppiaggio Mediaset; chi voleva il doppiaggio storico degli anni '80 dovette aspettare l'uscita, nel 2008, di una nuova versione in 4 BOX DVD, sempre da Yamato Video, che conteneva entrambi i doppiaggio italiani.
Nel 2010 la serie completa venne trasmessa anche sul canale tematico satellitare Man-Ga.
Nonostante la grande popolarità della serie televisiva nel nostro paese, il manga è giunto da noi molto tardi: annunciato da J-POP in occasione del Lucca Comics & Games 2010, è stato pubblicato tra maggio e novembre 2011 in un'edizione di piccolo formato da 7 volumi ispirata alla ristampa bunko giapponese del 2003 e il titolo originale Attack No.1. Per lanciare il titolo J-POP ha organizzato anche una presentazione pubblica al FNAC di Milano: a presentare il titolo la pallavolista Stefania Sansonna, coadiuvata dal giornalista sportivo Gianluca Pasini de La gazzetta dello sport e da Renato “Slanzard” Pappadà, redattore del sito d'informazione su manga, anime e cultura giapponese AnimeClick.it.
Risultano invece ancora inediti da noi i due Shin Attack No.1 e il drama del 2005.
Fonti consultate:
- Pagine Wikipedia (ita, eng, jap) di Attack No.1, Tokyo Movie Shinsha, Nazionale di pallavolo femminile del Giappone, Olimpiadi 1964
- Matt Thorn Site
- Volley Hall of Fame – Masae Sakai
- Volley Hall of Fame – Hirofumi Daimatsu
- Il "coach demonio" – Il volley rivoluzionario di Hirofumi Daimatsu
- Driven Beyond Dignity
- Shin Attack No.1
- Nekobonbon.com
- DramaWiki
- Jdorama
Presentazione Attack No.1 - Parte 1
Presentazione Attack No.1 - Parte 2
Mimì l'ho sempre considerato la versione femminile di spokon come Tommy la stella dei Giants e L'Uomo Tigre.
Conoscendo l'abnegazione e lo spirito di riscatto nipponici del dopoguerra, sospettavo che tutti gli storici allenamenti martiriali che si vedevano nella serie potessero avere una vaga attinenza con la realtà. Ma non pensavo ci fosse proprio una verità di fondo.
Ricordo il famoso dettaglio delle catene ai polsi! Del signor Hongo, l'allenatore reichsfuhrer identico spiccicato a Naoto Date (l'Uomo Tigre) che sembrava voler omaggiare le ragazze delle stesse splendide esperienze bibliche degli schiavi che devono costruire le piramidi.
Poi ne arrivò un altro che sembrava Shoko Asahara e che era ancora più pazzo (e anche parecchio inquietante) di Hongo!
Oggi sembra roba di ben più che mezzo secolo fa, per tante ragioni. Forse anche nel Giappone di oggi è considerato un affresco di un mondo lontano e antiquato (se si pensa che da qui inizia un fil rouge che passa per Mila & Shiro e arriva fino ad Haikyuu).
Però per lo stesso motivo il peso storico è assoluto, e rievoca periodi a cui si pensa forse con nostalgia, nonostante gli eccessi e le aberrazioni di fondo di un'età molto più semplice e ingenua, ma con molte più certezze e speranze per il futuro.
Ho sempre avuto un dubbio una delle protagoniste non è la cugina/ madre di Mila ?
Davvero ammirevole lo spirito di sacrificio delle Streghe d'Oriente, hanno ottenuto tanto ma caspita che vitaccia!
Complimenti Slanzard!
Invenzione di mediaset! Stessa cosa di palla al centro per Rudy che non centra nulla con Holly e Benji ^^
Questo spiega alcune cose ????
Credo di non essere l'unica ad aver rischiato di spezzarsi la schiena in due tentando la schiacciata "goccia di grandine" (ohi, che dolori) ma ho un po' di confusione in testa, ricordo Mimì tossire e sputacchiare sangue e qualcosa riguardo Mila che diceva che la cugina (hahaha) grande campionessa era malata (??) erano solo mie turbe di bambina che adorava mettere elementi tragici in qua e là o c'era d'avvero una storia simile?
Prima della formidabile Jenny Lang Ping (la più famosa pallavolista di sempre, che ha vinto tutto con la sua Cina e di cui, da qualche anno, è l'allenatrice), molto prima delle nostre straordinarie Elisa Togut, Francesca Piccinini, la compianta Sara Anzanello e tutta la sublime nazionale italiana che vinse il mondiale 2002, c'è stato il Giappone travolgente di Masae Sakai. Certo che gli allenamenti erano crudeli!
Attack n.1 ha ispirato intere generazioni (così come Mila e Shiro) ed è un'opera assolutamente imperdibile!
Mi ha fatto poi piacere sapere, da tifoso della Agil Igor Novara Volley, che il nostro eccezionale libero, Stefania Sansonna, abbia partecipato alla presentazione del manga per Jpop.
Resto infine con una curiosità, che è più una speranza: non sarebbe fantastico se facessero un remake di Attack n.1 ambientato al giorno d'oggi, in cui Ayuhara e compagne devono affrontare la mostruosa Serbia e le nostre Ragazze Terribili? ^^
Ps: Yuki Ishii, attuale Asso della nazionale nipponica di pallavolo, ha detto, in un'intervista, di essere fan sfegatata di Attack n.1.
Scopro solo ora che in realtà è così diverso proprio per avere una maggiore aderenza al drama precedente! Rimane comunque la versione che preferisco tra le tre (manga, anime e drama) pur apprezzandole tutte.
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