L'editore Cartoon Club ha recentemente dato alle stampe un nuovo volume di Mario A. Rumor, noto autore di numerosi saggi tra cui ricordiamo The Art of Emotion. Il cinema d'animazione di Isao Takahata, e pubblicista, redattore capo e collaboratore della neonata rivista Man Ga) e di numerosi gruppi editoriali.

Toei Animation. I primi passi del cinema animato giapponese


Rumor -Toei passi


In questa nuova opera Rumor ha esplorato le origini e lo sviluppo di una delle maggiori case di produzione nipponiche, la Toei Animation, il primo grande gruppo giapponese di animazione ad imporsi sulla scena mondiale, un editore che per tutti gli appassionati è sinonimo di opere celeberrime quali Goldrake, Candy Candy, Lady Oscar, ed in anni più recenti, Saint Seiya e One Piece; ma vi è un'altra fetta di vita di questa società, nata nella metà degli anni cinquanta, una vita oscurata dai grandi successi televisivi degli anni seguenti, un ventennio di lavori, fallimenti e grandi successi cinematografici che ha preparato la grande esplosione degli anni ottanta e novanta dell'animazione giapponese, e proprio a questi primi decenni, dal 1958 al 1978, è dedicato questo volume, attraverso il racconto dei film, degli animatori, e degli autori che hanno preso parte a una fase cruciale per la nascita della industria cinematografica nipponica e che sono diventati, due decenni dopo, degli idolatrati beniamini.

Per approfondire meglio la presentazione di questo nuovo volume e discutere dei progetti della Toei Animation, abbiamo proposto una breve intervista all'autore, che ha gentilmente accettato.

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AnimeClick.it: Il titolo del nuovo libro è in sé un programma affascinante e complicato: “Toei Animation. I primi passi del cinema animato giapponese”. Perché non partire dalla Toei più nota al pubblico occidentale, quella che ha creato Goldrake, Capitan Harlock, Candy Candy e miriadi di altre serie, ma proprio dall’attività Toei che può sfuggire al pubblico meno smaliziato? I grandi film di animazione degli anni ‘60 oggi sono in parte trascurati, malamente trasmessi nelle Tv italiane anche se riproposti in alcuni festival come nell’ambito del Future Film Festival bolognese. Cosa hai voluto esplorare?

Mario A. Rumor: Più che smaliziato, il pubblico è poco attento e facile alle distrazioni. Per quanto affascinante, e proprio perché già nota al pubblico di appassionati, la Toei televisiva non rientrava negli interessi di questo libro. Ne parlo anche, ma il tutto è riferito al medesimo periodo: gli inizi dello studio nei primi anni ‘60, quando si cercava di dare connotati e credibilità alla nascente industria cinematografica animata da contrapporre alla scuola statunitense. Come per altri miei libri, ho voluto esplorare un campo che di solito o si ignora, o si conosce ma passa comunque inosservato perché, come dici giustamente, si tratta di film molto vecchi, con indole artistica talvolta troppo ingenua per gli anime fan di oggi. Sono film che pochi hanno davvero visto e di cui nessuno si occupa. Con qualche ragguardevole eccezione. Luca Della Casa nel 2008 ha curato la rassegna Toei Doga all’interno del Future Film Festival portando addirittura Hyokkori Hyotanjima (1967). Inoltre c’è la riedizione de Il Gatto con gli stivali (1969) che Gianluca Di Capua ha pubblicato in Dvd qualche anno fa con grande passione e professionalità. Va da sé che i film animati Toei davvero conosciuti sono quelli derivati da manga popolari come Galaxy Express, Dragon Ball e One Piece. La matrice televisiva originaria ha sancito il loro successo qui in Italia. In Francia, invece, con un mercato più coraggioso e aperto, al cinema e in home video si è visto di tutto, da Hakujaden (1958) a Dobutsu Takarajima (1971), anche perché portava in dote il nome di Hayao Miyazaki. Non è del tutto appagante con il ben di dio custodito negli archivi dello studio, ma è già qualcosa.

Al centro della vita nei primi decenni della società Toei, e fino al 1971, vi è una figura fondamentale: Hiroshi Okawa, “sua animosità”, come lo chiami tu. Puoi parlarci di questo produttore?

Okawa è stato un grande uomo di cinema, un imprenditore serio e rigoroso. Teneva alla buona immagine di Toei e si è prodigato, per primo, in tempi difficilissimi, a far conoscere anche all’estero la qualità dell’industria animata giapponese. Talvolta con esagerato egocentrismo, volendo promuovere un’idea di cinema troppo ravvicinata a quella occidentale e americana. Più spesso facendo scelte che i suoi dipendenti condividevano poco ma che alla fine dei conti contribuirono a portare sullo schermo. Non ci fosse stato lui, probabilmente l’animazione giapponese sarebbe nata con frammentazioni, piccoli studi e film di respiro diverso. Okawa ha accelerato il processo di creazione e lo ha ingigantito all’inverosimile, tant’è che nessun altro studio al mondo in quel periodo, tranne Disney e Hanna & Barbera, poteva competere quantitativamente con esso. Il solo altro personaggio con la medesima intraprendenza e determinazione è stato ovviamente Osamu Tezuka. La necessità di avere competitori interni, di diversificare l’offerta ha aiutato a creare l’attuale industria degli anime. Nello scontro, anche ideologico e pratico, sono scaturiti quelli che oggi chiamiamo veterani (Yoshiyuki Tomino, Masami Hata, Gisaburo Sugii, il compianto Osamu Dezaki, Rintaro, Isao Takahata, Hayao Miyazaki, ecc.).

Nei primi decenni della sua vita, e della storia dell’animazione nipponica, Toei Animation è stata una vera fucina di talenti (oltre che agenzia di collocamento per talenti!): attraverso i suoi uffici sono passati alcuni dei maggiori registi, disegnatori che ritroviamo decenni dopo alla testa del movimento che ha portato all’affermazione mondiale del Giappone in campo animato. Quale ruolo ha avuto la Toei esattamente, nel bene e nel male?

Come dicevo prima, nello scontro ideologico tra la figura imprenditoriale di un Okawa e il desiderio di affermazione personale degli animatori che cercavano di fare un cinema anche diverso e meno infantile c’è la parte migliore dell’animazione giapponese. Quella che oggi non trovi più. Come dice spesso Miyazaki: esistono bravi artigiani, ma niente cuore. Lo ha detto riferendosi persino al giovane Hiromasa Yonebayashi, regista al debutto con Arrietty (2010) e sicuramente lo pensa del figlio Goro. Oggi è tutta tecnica e bravura, allora invece esistevano i presupposti pratici e ideologici per autentica creazione. C’era più cuore perché quegli animatori ebbero il coraggio di confrontarsi con il sistema, che poteva essere l’azienda Toei ma anche la società giapponese dell’epoca. C’era più voglia di immaginare le cose, di parlare al pubblico e incrociare le rispettive passioni. Toei ha fornito i presupposti per formare una generazione di artisti e di inventori: basti pensare a come sapranno cavarsela con pochi mezzi nelle serie Tv negli anni successivi. Nella troppa sovresposizione e nel superlavoro (cinema e televisione) Toei ha anche consentito la fuoriuscita di alcuni suoi dipendenti che andarono a formare altre società. E questo fu sicuramente un bene.

Oggi in qualche misura
Toei sta cercando di ripresentarsi cinematograficamente come un polo spettacolare non più e non solo legato ai suoi maggiori successi televisivi. Da un lato buttandosi sul 3D CGI (il nuovo Capitan Harlock in uscita il prossimo anno), dall’altro riconfermando la sua passione per l’animazione tradizionale come dimostrato dai lavori annunciati nei prossimi mesi. C’è Ashura dal fumetto di George Akiyama, per ora pubblicato solo in Francia, e conosciuto come autore indigesto, del quale si è occupato il regista Keiichi Sato. E c’è anche Niji-iro Hotaru: Eien no Natsu Nasumi, che promette bene

Dopo la presentazione di Annecy 2011 si è molto discusso sui progetti dedicati in CG della societa, tanto di Capitan Harlock che del film dedicato a Lady Oscar.

Ho domandato personalmente a Kaz Yamashita dell'ufficio internazionale di sbottonarsi su Lady Oscar, ma come scrivevo nel mio pezzo sulla rivista non è possibile avere informazioni. Né è dato sapere se la produzione del nuovo Lady Oscar è ferma, in hiatus, oppure stia andando avanti, nonostante siano passati un bel po' di anni dall'annuncio. Mentre procede, la lavorazione di Capitan Harlock per il quale, come dicevo, stanno facendo le cose in grande. E Matsumoto sostiene apertamente il progetto.

Capitan Harlock CG Annecy 2011 - Anteprima


Albator (Space Pirate Captain Harlock) – Pilote... di Lyricis


Il Gatto con gli stivali, del 1969, ispirato all’omonimo racconto di Charles Perrault, rappresenta il primo grande successo commerciale della Toei, il primo grande successo milionario di un anime nei cinema, l’inizio della Golden age dello studio. Un’opera che ha fatto la storia, la Toei ha per simbolo il gatto Pero non a caso. Perché venne scelto quel testo, che ancor oggi, peraltro, ha così grande successo come abbiamo visto di recente nella versione USA con la voce di Antonio Banderas, ma non credo che all’epoca fosse notissimo in Giappone?

Il rapporto dei lettori giapponesi nei confronti della letteratura occidentale è sempre stato piuttosto intenso, soprattutto dopo la fine della Seconda guerra mondiale, quando si riprese a pubblicare testi che il governo aveva bandito ed escluso prima e durante il conflitto. Era popolare Pinocchio di Collodi, era amatissimo Charles Dickens, la letteratura per l’infanzia visse un exploit incredibile con nuove traduzioni di autori e autrici americani, canadesi, inglesi e francesi. In altri miei libri ho raccontato l’entusiasmo di Hanako Muraoka nel portare a nuova vita Anne of Green Gables di Lucy M. Montgomery. Quell'entusiasmo si poteva rintracciare anche in altri contesti simili: Eleonor H. Porter, Louisa May Alcott per restare ai più giovani; ma anche Jane Austen e le sorelle Brontë trovarono spazio e successo. È negli anni di lavoro presso Toei che il giovane Miyazaki scoprì Sotto il pavimento di Mary Norton, e l’idea di farne un film di animazione appartiene a quel periodo. Inoltre già conosceva e ammirava Jacques Prévert. Insomma, quella generazione leggeva molto più che altrove. E continua a farlo anche il Giappone di oggi.

Hols (in Italia è uscito come La grande avventura del Piccolo Principe Valiant) è un’epifania di colori, idee. Quali sono stati i motivi del rifiuto da parte del pubblico?

Troppo adulto e problematico. Il pubblico era già televisivo e abituato a ben altro genere di intrattenimento. Per la cronaca, addirittura molti animatori Toei faticarono a stare dietro alle idee di Takahata. Non riuscivano a comprendere personalità tormentate e complesse come quella di Hilda. Il film divenne realmente popolare nei primi anni ’80, quando Takahata pubblicò con Tokuma il suo libro sul film.

Hols - Trailer



Tornando al nuovo volume, e lasciando le domande da fan, puoi parlarci di come lo hai costruito? Quali autori hai contattato?

Sono partito dagli inizi-inizi del cinema animato giapponese. Ho voluto dedicare un paio di capitoli al lavoro amatoriale dei pionieri, da Seitaro Kitayama a Kenzo Masaoka (il padre del cinema di animazione giapponese), cercando di rintracciare sommariamente le radici di questa arte del disegno. In qualche caso già lì è stato possibile individuare le ragioni che porteranno alla fondazione di Toei. Poi avanti tutta raccontando Toei attraverso quasi tutti i suoi film prodotti dal 1958 ai primi anni ’80. Avevo parecchie videocassette dei vecchi film da visionare, acquistate direttamente in Giappone quando i Dvd ancora non esistevano. Un lavoraccio recuperare il resto. Soprattutto confidavo nell’aiuto e nel sostegno di illustri esperti come Ilan Nguyên e Takashi Namiki (che di Toei ne sanno anche più di Toei stessa), ma per ragioni personali e professionali non è stato possibile. Per inciso, Namiki mi raccontava di aver in animo di scrivere pure lui un saggio sull’argomento. Avrei voluto fornire più dietro le quinte che critica e ricerca storiografica. A questo giro, è andata così.

È prevista qualche presentazione?

No, al momento no.

Quale rapporto ti sembra legare i due periodi, quello che hai analizzato nel volume e quello più noto delle serie TV e l'attuale.

Per quanto riguarda i due periodi, quello classico e quello attuale, il legame è sfilacciato dagli anni trascorsi, dalla politica dell'azienda che è quasi del tutto televisiva e dalla ricerca di nuovi orizzonti di intrattenimento, come indicato dal “nuovo” Capitan Harlock e dai film che usciranno a breve e che si discostano dalla routine di Toei. Sono due belle scommesse, soprattutto il film Ashura. Bisogna tener presente le molteplici attività della società, ha contribuito in modo ben determinante alla realizzazione del film della Tezuka Productions su Buddha. E Tezuka Productions non muove un dito se prima non ha solidi finanziamenti e staff di animatori di cui si fidi.


Ringraziamo Mario A. Rumor per il tempo che ci ha concesso e ricordiamo ancora una volta il suo nuovo volume:

“Toei Animation. I primi passi del cinema animato giapponese”
Editore Cartoon Club, 2012
200 pp., illustrazioni in b/n e a colori, € 20,00


Fonti consultate:
YamatoVideo
FumodiChina