Takeshi Kitano (Battle Royale) è tornato a Venezia, in quel festival così determinante per la sua carriera, e in cui ha vinto un Leone d'Oro nel 1997 con Hana-bi.
Nella 69ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il regista nipponico ha presentato in concorso il suo ultimo film, Outrage Beyond: secondo episodio della saga dedicata alla vendetta, il primo film è Outrage (2010), con protagonista il boss della Yakuza Otomo, che esplora il mondo oscuro della Yazuka, i suoi rituali, le sue lotte, i rapporti fra la mafia giapponese con la stessa polizia, con la società giapponese, con i politici. Un mondo, come ha sottolineato Kitano nella conferenza stampa, che gli sembra a volte somigliare alle mafie Italiane.
Takeshi Kitano - Conferenza stampa ed estratti Outrage beyond
Kitano ha rilasciato un'intervista alla giornalista Maria Pia Fusco del quotidiano La Repubblica, di cui vi riportiamo alcuni estratti:
In Outrage beyond ci sono poliziotti che incontrano il boss Yakuza e prendono bustarelle, politici che dalla criminalità cercano appoggi elettorali. È la prima volta che Takeshi Kitano racconta in modo così esplicito la corruzione.
«In Giappone c’è una situazione unica, c’è un settore della polizia specializzato nella guerra al crimine che a volte stabilisce rapporti molto amichevoli, troppo, con alcune famiglie Yakuza, magari creando alleanze per combattere un’altra famiglia. Negli ultimi anni gli scandali si sono moltiplicati. Quanto alla connessione con la politica, è cominciata dopo la seconda guerra mondiale, oggi il legame è sempre più stretto. Non se ne parla, ma tutti lo sanno, perché, a differenza della vostra mafia che cerca di nascondersi, la Yakuza agisce apertamente, le riunioni Gomo, sigla della criminalità organizzata, si svolgono in luoghi pubblici, i boss parlano liberamente della famiglia a cui appartengono».
Non teme reazioni dalla polizia o dalla Yakuza?
«No, nel film non c’è nessuna esagerazione o distorsione, racconto la realtà».
Che tipo di uomo è Otomo, il suo personaggio?
«In “Outrage”, il primo film, Otomo è uno dei capi di una famiglia che viene quasi completamente distrutta e che per evitare il massacro si consegna alla polizia. Quando esce dalla prigione vorrebbe una vita fuori dal crimine, trasferirsi in Corea, passare dalla parte dei buoni. Ma quando vede la ferocia con cui vengono uccisi i due ragazzi punk che lo avevano aiutato, è costretto a riprendere le armi e cercare di capire chi è il vero nemico e combatterlo».
Outrage Beyond - making-of video
L'intervista continua sulle pagine di Repubblica.
Per chi volesse approfondire la conoscenza del mondo della Yakuza giapponese ricordiamo il volume del giornalista amercicano Jake Adelstein: Tokyo Vice.
Fonti consultate:
- Repubblica.it
- Nipponcinema
- 69 Festival di Venezia
Nella 69ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il regista nipponico ha presentato in concorso il suo ultimo film, Outrage Beyond: secondo episodio della saga dedicata alla vendetta, il primo film è Outrage (2010), con protagonista il boss della Yakuza Otomo, che esplora il mondo oscuro della Yazuka, i suoi rituali, le sue lotte, i rapporti fra la mafia giapponese con la stessa polizia, con la società giapponese, con i politici. Un mondo, come ha sottolineato Kitano nella conferenza stampa, che gli sembra a volte somigliare alle mafie Italiane.
Kitano ha rilasciato un'intervista alla giornalista Maria Pia Fusco del quotidiano La Repubblica, di cui vi riportiamo alcuni estratti:
In Outrage beyond ci sono poliziotti che incontrano il boss Yakuza e prendono bustarelle, politici che dalla criminalità cercano appoggi elettorali. È la prima volta che Takeshi Kitano racconta in modo così esplicito la corruzione.
«In Giappone c’è una situazione unica, c’è un settore della polizia specializzato nella guerra al crimine che a volte stabilisce rapporti molto amichevoli, troppo, con alcune famiglie Yakuza, magari creando alleanze per combattere un’altra famiglia. Negli ultimi anni gli scandali si sono moltiplicati. Quanto alla connessione con la politica, è cominciata dopo la seconda guerra mondiale, oggi il legame è sempre più stretto. Non se ne parla, ma tutti lo sanno, perché, a differenza della vostra mafia che cerca di nascondersi, la Yakuza agisce apertamente, le riunioni Gomo, sigla della criminalità organizzata, si svolgono in luoghi pubblici, i boss parlano liberamente della famiglia a cui appartengono».
Non teme reazioni dalla polizia o dalla Yakuza?
«No, nel film non c’è nessuna esagerazione o distorsione, racconto la realtà».
Che tipo di uomo è Otomo, il suo personaggio?
«In “Outrage”, il primo film, Otomo è uno dei capi di una famiglia che viene quasi completamente distrutta e che per evitare il massacro si consegna alla polizia. Quando esce dalla prigione vorrebbe una vita fuori dal crimine, trasferirsi in Corea, passare dalla parte dei buoni. Ma quando vede la ferocia con cui vengono uccisi i due ragazzi punk che lo avevano aiutato, è costretto a riprendere le armi e cercare di capire chi è il vero nemico e combatterlo».
A Tokyo le bande della yakuza si fanno guerra senza esclusione di colpi. L'unico a poter metter fine a questi giorni sanguinosi è Otomo, un uomo che tutti credevano morto, e che invece è libero e pronto ad arginare i dissapori tra le famiglie rivali, i Sannokai e gli Hanabishikai.
L'intervista continua sulle pagine di Repubblica.
Per chi volesse approfondire la conoscenza del mondo della Yakuza giapponese ricordiamo il volume del giornalista amercicano Jake Adelstein: Tokyo Vice.
Fonti consultate:
- Repubblica.it
- Nipponcinema
- 69 Festival di Venezia
Comunque il signore che ho in foto secondo me lo sa bene che ha perso ispirazione da un po', e i due Outrage ne sono una dimostrazione.
Saluti
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.