Mari Yamazaki, nota in Italia per Thermae Romae (Star Comics) e PIL (Rizzoli), è una figura particolare all'interno del vasto mondo dei fumettisti giapponesi, in virtù dei suoi trascorsi personali, che la differenziano in molti aspetti dai suoi colleghi.
Abbiamo avuto modo di incontrarla e fare quattro chiacchiere con lei in occasione del Kappa Festival tenutosi a Ferrara dal 5 all'8 dicembre. Un'occasione più unica che rara, quella di poter parlare con una fumettista giapponese sostenendo tranquillamente una conversazione nella nostra lingua italiana senza bisogno di un interprete.
Lei ha vissuto per molto tempo fuori dal Giappone, in America e in Italia. Questo ha influenzato in qualche modo il suo modo di raccontare e disegnare storie?
Credo di sì. All'inizio non avevo intenzione di diventare una fumettista. Studiavo all'accademia di belle arti per diventare pittrice in stile classico, ma, dato che era un po' difficile vivere e sostenersi con la pittura, i miei compagni di studi mi hanno consigliato di lavorare nel campo del fumetto.
Non sono il tipo di persona che è diventata fumettista dopo essersi appassionata alla lettura dei fumetti.
Io ho letto il mio primo fumetto quando avevo 27 anni, quindi il mio stile è molto diverso da quello degli altri fumettisti che magari sono influenzati dai fumetti giapponesi che hanno amato.
Ho studiato a Firenze per dieci anni, poi sono tornata in Giappone, ho vissuto in Europa, in Siria, in Portogallo, negli Stati Uniti e sono nuovamente tornata in Italia.
Credo che tutto questo abbia contribuito a creare il mio stile, che è un po' particolare rispetto ad altri fumettisti giapponesi.
Ha poi letto altre opere di autori giapponesi, dopo essere diventata fumettista?
Qualcosa. Io, però, sono più una lettrice di libri che di fumetti. Li preferisco perché per leggerli ci vuole più immaginazione rispetto ai fumetti.
Ci sono dei fumetti che mi piacciono e leggo con molto piacere, ma i miei disegni non ne sono influenzati più di tanto.
Se non ricordo male, c'è un suo omaggio in un volume di Arrivare a te (Kimi ni todoke). Ha rapporti con altri fumettisti giapponesi?
Sì, ho rapporti con qualcuno, anche se non ci vediamo tanto spesso perché io vivo in Italia e perché i fumettisti sono persone un po' chiuse e sempre impegnate.
Ho più rapporti con autori maschi piuttosto che con le autrici donne. Di solito, il target dei miei fumetti è un pubblico maschile, i miei amici sono più che altro maschi.
Lei è l'unica mangaka di fama internazionale che vive in Italia. Come mai questa scelta?
E' stata una scelta casuale. Sono sposata con un italiano che non voleva vivere in Giappone, così mi sono spostata io.
Si possono fare fumetti in qualsiasi parte del mondo, non era necessario che io stessi in Giappone.
Adesso, grazie ad Internet, si può lavorare ai fumetti anche in mezzo alla giungla o al deserto.
Come si trova a vivere in Italia?
Mi trovo molto bene. La maggior parte dei miei fumetti sono di genere storico e riguardano l'antica Roma, quindi stare in Italia mi ispira molto, dato che si possono ottenere ispirazioni e suggestioni anche solo camminando per strada.
Ha visto delle vere terme romane?
Sì, ne ho viste molte anche fuori dall'Italia. Le più belle che ho visto sono in Siria, dato che lì c'è un clima secco e una minore affluenza di turisti. Vivere in Medio Oriente mi ha ispirato molto.
La cosa più problematica di vivere fuori dal Giappone è il non poter fare il bagno, dato che non tutti gli appartamenti hanno una vasca. Avevo una gran voglia di riempire una vasca d'acqua calda e fare il bagno.
Qualcuno ha detto che Thermae Romae è irriverente nei confronti dell'Italia. Gliel'hanno mai detto?
Credo che qualcuno possa trovare strano l'atteggiamento di Lucio. E' un antico Romano e ha una mentalità un po' strana, diversa da quella degli Italiani di adesso, che hanno vissuto l'influenza del Cristianesimo.
Lucio è un po' rigido e molto orgoglioso del suo essere romano, forse somiglia più ad un giapponese più che ad un italiano di oggi.
In un certo senso, questo tipo di mentalità c'è ancora oggi. Noi viviamo a Roma, possiamo dirle che i Romani sono molto orgogliosi della loro città e della loro cultura. Ci siamo rispecchiati molto in Lucio.
Bene, bene, allora non c'è problema da questo punto di vista!
Thermae Romae ha riscosso un grande successo, in Italia come in Giappone. Se lo aspettava?
No, per niente. All'inizio, il mio editore mi disse "Speriamo che ci siano 500 persone interessate al tuo fumetto in tutto il Giappone". Tratta un argomento di nicchia. L'antica Roma e le terme non sono argomenti che interessano i bambini piccoli che leggono One Piece o manga simili.
Non volevo fare un fumetto di successo, volevo fare un fumetto che piacesse a me. Il successo di Thermae Romae mi ha molto sorpreso.
Quindi non aveva programmato tutta la storia sin dall'inizio? Inizialmente, il manga è formato da episodi autoconclusivi e solo dopo c'è una storia più lunga...
All'inizio avevo idee per due volumi, ma, visto il successo, il mio editore mi ha detto "Pensa ad altre idee per scrivere altri cinquanta, cento volumi!"... non si possono fare cinquanta volumi di bagni termali!
E' stata sorpresa dalla creazione del live action e dell'anime?
Sì, sì. E' stato un grande successo inaspettato.
Le fanno, adesso, proposte per realizzare opere simili?
Sì, adesso continuo a fare un fumetto sulle terme romane, ma è un po' diverso e non so quanti lettori lo stanno seguendo. E' un fumetto su Plinio il Grande, un personaggio storico poco noto in Giappone. Thermae Romae era più comico, mentre questo è più serio. Non intendo fare un fumetto di successo, ma vorrei far conoscere ai Giapponesi questo aspetto dell'antica Roma.
Che i Giapponesi amino l'Italia lo sappiamo, ma vediamo che ultimamente si sono appassionati anche all'antica Roma...
E' un periodo storico che offre degli spunti molto interessanti e che ha molto in comune col Giappone: i bagni termali, la mentalità delle persone...
Come l'è venuta l'idea di un Romano che viaggia nel tempo e finisce in Giappone?
Ho pensato ad un antico Romano che faceva il bagno nelle terme giapponesi e mi sono messa a ridere. Mi è sembrata un'idea interessante.
Quest'estate noi abbiamo parlato col maestro Gengoroh Tagame e abbiamo visto che anche a lui piace molto la cultura dell'Italia. Ci fa piacere che i Giapponesi stiano manifestando interesse verso la nostra cultura.
Tagame è un mio amico, a lui piace molto la cultura italiana. Io penso che i Giapponesi dovrebbero interessarsi alla cultura dell'Italia e visitarne le opere d'arte, oltre che interessarsi allo shopping e al cibo.
Ha qualcosa da dire agli Italiani?
Credo di essere riuscita a fare Thermae Romae perché vivo in Italia e ho assorbito molte cose della vostra cultura.
Adesso riesco a valutare le due culture da due diversi punti di vista. Per molte cose mi trovo meglio in Italia che in Giappone.
Ci vuole un po' per abituarsi a vivere all'estero.
Noto che, quando sono in Giappone, mi trattano un po' come un'estranea, mentre in Italia, dopo un'iniziale diffidenza, capiscono subito che non sono completamente giapponese.
In occasione del festival, la Yamazaki ha incontrato i suoi fans italiani coadiuvata da Keiko Ichiguchi, collega fumettista che, come lei, vive in Italia da diversi anni.
Keiko Ichiguchi: Ti vorrei chiedere di raccontare come sei arrivata e come hai vissuto in Italia.
Mari Yamazaki: Non avevo minimamente intenzione di venire in Italia, non provavo interesse per questo paese.
Quando avevo quattordici anni (nel 1981) ho fatto il mio primo viaggio da sola, ho girato per un mese l'Europa, in Francia e in Germania. Ad una fermata del treno su cui viaggiavo per andare in Francia è salito un anziano signore italiano, convinto che io fossi scappata di casa. Parlando con lui, si è reso conto di come io fossi interessata all'arte.
Io sono giappoonese, ma sono nata da una famiglia un po' particolare: mia madre è una musicista classica, mio nonno ha vissuto per molti anni negli Stati Uniti, il mio bisnonno era una persona molto eccentrica. La mia famiglia è sempre stata molto aperta nei confronti dell'estero, è stata mia madre a spingermi a viaggiare in Europa affinché io potessi trarre ispirazione, dato che volevo diventare pittrice.
Parlando sul treno con questo signore veneto dei motivi per cui io ero in viaggio, lui si è arrabbiato, dicendomi che, se volevo veramente studiare l'arte, dovevo assolutamente andare in Italia e a Roma.
Tornata in Giappone, ho continuato ad avere rapporti con questo signore. Si è messo d'accordo con mia madre perché io, a diciassette anni, andassi a vivere in Italia per fare esperienza in una scuola di belle arti.
I: Quindi non avevi nessuna idea dell'Italia prima di venirci...
Y: Assolutamente no! Anzi, all'epoca io ero molto interessata a Londra. Volevo andare a Londra perché ero appassionata di musica punk e sognavo di diventare una musicista.
I: Non avevi nessuna impressione sugli Italiani?
Y: Conoscevo qualcosa dell'Italia, come ad esempio Topo Gigio (è un personaggio italiano molto popolare in Giappone).
Le idee che avevo dell'Italia riguardavano i quadri di Leonardo e Michelangelo che avevo in casa. Prima di partire, i miei amici mi dissero di fare attenzione perché gli Italiani erano molto esperti nel corteggiare le ragazze...
I: Questo è uno degli stereotipi sugli Italiani più diffusi in Giappone...
Y: Sì, molti lo pensano ancora oggi. Magari alcune ragazze vengono in Italia sperando di essere rimorchiate!
I: Quando io sono arrivata in Italia, circa vent'anni fa, c'erano degli anziani che mi dicevano "Ciao, bella, dove vai?" nel centro di Bologna. E' curioso che siano stati degli anziani.
Y: Credo che dipenda dal luogo dove vai. Ad esempio, in Toscana, a Roma o a Napoli avresti trovato anche dei giovani che ti avrebbero detto qualcosa.
Adesso, però, vedo che il mito degli Italiani donnaioli non c'è più.
I: Probabilmente c'entra qualcosa Girolamo Panzetta...
Y: Girolamo Panzetta è un napoletano che ormai da circa trent'anni vive in Giappone, si è sposato con una ragazza giapponese (conosciuta in aereo) e ha cominciato a partecipare a un programma tv dove insegnava l'italiano. Faceva credere che gli Italiani sono tutti molto aperti, che vestono con la camicia aperta e i peli in vista.
Una volta ho fatto insieme a lui un lavoro sul calcio e gli ho chiesto "Tu sei veramente così?". Lui ha risposto "No, io quando arrivo in Italia mi cambio i vestiti e cambio atteggiamento"...
I: In questo modo, però, lui sta dando un'immagine sbagliata degli Italiani...
Y: Sì. Ma lui ha detto che i Giapponesi sono contenti, vogliono vedere questo tipo di stereotipi degli Italiani.
I: Io con i miei fumetti cerco di mostrare i veri Italiani, senza stereotipi.
Y: I Giapponesi, però, non vogliono vedere gli Italiani seri e timidi che non sanno parlare con le ragazze. I Giapponesi sono molto timidi con le ragazze, quindi, vedendo Girolamo Panzetta e il suo carattere allegro e aperto, idealizzano molto gli Italiani.
I: Quando ho portato mio marito in Giappone, il mio redattore ha detto che non credeva esistessero Italiani così seri...
Y: Sì, sicuramente esistono molti italiani seri e timidi con le ragazze. Ne ho conosciuti. I Giapponesi però idealizzano gli Italiani in questa maniera. Del resto, anche voi Italiani pensate che tutte le donne giapponesi abbiano i capelli a caschetto e siano molto timide, quando non è sempre così.
Girolamo Panzetta non è stato molto accettato dagli altri Italiani che vivono in Giappone, specialmente gli studiosi molto seri. Gli dà fastidio venire identificati con lui.
Adesso Girolamo Panzetta non compare più tanto spesso in tv ed è emersa la figura di un altro italiano, Bellissimo Francesco, una specie di cuoco.
I: Adesso sulla tv italiana ci sono un sacco di programmi di cucina. Non so se chi li presenta è realmente un cuoco o no. Bellissimo Francesco è un ragazzo giovane e di bell'aspetto.
Y: Sì, è un ragazzo giovane. Non è, però, un Italiano stereotipato. Gli piace tanto essere in tv ed essere corteggiato dalle ragazze...
I: Mi dà l'idea di un tronista...
Y: Che cos'è un tronista?
I: E' un personaggio della tv italiana, un ragazzo bello e muscoloso...
Y: No, lui non è muscoloso, è molto magro e fine, sembra un giapponese. Sta sostituendo Girolamo Panzetta, che adesso ha quasi più di cinquant'anni e non attrae più i giovani.
Girolamo Panzetta é "choi warui", "piccolo cattivo", espressione molto di moda in Giappone che indica un signore per bene ma un po' birichino.
I: Esiste anche una rivista dedicata a questa moda, che in copertina aveva sempre Girolamo Panzetta.
Y: Io ho vissuto in Italia per tanti anni, quindi lo stereotipo incarnato da Girolamo Panzetta mi dà un po' fastidio.
Thermae Romae parla dell'Italia prima del Cristianesimo, quindi i suoi personaggi sono molto diversi dagli Italiani attuali. Sono molto più rigidi. Gli Italiani di adesso non si adattano molto alla figura rigida e molto orgogliosa dei Romani, infatti nel telefilm Roma della HBO e della BBC hanno usato tutti attori britannici e nessun italiano.
Lucio, il protagonista di Thermae Romae, è estremamente orgoglioso, molto diverso dagli Italiani attuali. Fa molti tentativi e grandi sacrifici per la crescita di Roma.
I: Da dove hai preso l'idea dell'orgoglio degli antichi Romani, da qualche libro?
Y: Ho letto diversi libri, ma si comprende anche guardando le cose che hanno fatto gli antichi Romani. Se fossero stati più flessibili o avessero avuto più buon senso, probabilmente Roma non sarebbe durata per mille anni.
I: Ti piace, quindi, questo carattere rigido dei Romani?
Y: Non mi piace personalmente, ma mi interessava paragonare il carattere rigido dei Romani con quello dei Giapponesi, soprattutto per quanto riguarda il concetto del bagno termale.
I Romani si bagnavano alle terme non per rilassarsi ma per schiarirsi la mente. Noi Giapponesi non facciamo mai il bagno solo per pulirci, ma anche e soprattutto per rilassarci e aprire la mente.
I: Si può dire che quindi c'è un punto in comune fra i Giapponesi e gli antichi Romani, gli unici due popoli che amano fare il bagno in questo modo.
Y: Sì, credo che questi siano gli unici due popoli che abbiano questo concetto.
I: Questo è un altro suo fumetto, ancora inedito in Italia, su Plinio il Grande...
Y: Probabilmente, anche per voi, Plinio il Grande non è un personaggio molto conosciuto, anche se magari lo avete studiato a scuola.
I: Chi non legge i manga, in Italia, pensa che questi siano solo quelli collegati con i cartoni animati come Dragon Ball, invece esiste anche un fumetto su Plinio. Noi autori di manga possiamo trattare di qualsiasi argomento.
Y: La vostra opinione sui fumetti è molto più chiusa rispetto alla nostra. Voi pensate che i fumetti siano solo collegati coi cartoni animati. In Giappone, invece, è una realtà molto più vasta e sta diventando molto simile a quella dei romanzi. Ad esempio, i Giapponesi, invece di leggere la Naturalis Historia, costosa e complessa, possono leggere il fumetto su Plinio. Non che, secondo me, questa sia una cosa buona.
I: Però può aprire una porta verso un argomento sconosciuto.
Y: Esatto. Anche con Thermae Romae ho voluto fare qualcosa che insegnasse la storia dell'antica Roma ai Giapponesi senza annoiarli.
I: Sono stata molto sorpresa di sapere che lei ha fatto un fumetto su Plinio. Non pensavo che qualcuno avrebbe mai potuto farlo.
Y: E' un personaggio misterioso. Non si sa nulla di lui, nemmeno come fosse fisicamente. Nessuno ha mai scritto su di lui. E', quindi, stato facile per me, perché ho potuto immaginarlo come volevo.
Domanda dal pubblico: In Giappone si studia anche la storia occidentale a scuola?
Y: Sì, si studia anche la storia occidentale, ma in maniera diversa rispetto all'Italia. Non ci sono esami orali, solo esami scritti a scelta multipla, quindi non ci sono molte occasioni di imparare le nozioni al di fuori dello studio momentaneo per l'esame.
I: Però studiamo ugualmente tutto, anche l'antica Roma o il Rinascimento.
Y: Voi imparate qualcosa della storia giapponese nella scuola italiana?
Pubblico: Io studio giapponese all'università, ma nelle scuole non si studia la storia giapponese se non qualcosa durante la seconda guerra mondiale.
Pubblico: Ogni tanto ci sono insegnanti di letteratura che fanno studiare gli haiku.
I: Non credo, però, che queste piccole cose siano utili per far capire agli Italiani cos'è il Giappone. Noi, in Giappone, invece, abbiamo un'idea di cos'è la cultura italiana.
Y: Non è detto. Molti studiano solo a memoria per l'esame, ma non imparano realmente. Io trovo che questo sia un metodo sbagliato di insegnare.
I: E' molto raro vedere dei Giapponesi che parlano di un argomento come stiamo facendo noi adesso.
Y: Non c'è molta comunicazione fra professori e studenti, nelle scuole giapponesi.
I: Questo è un altro tuo fumetto, Giacomo Foscari. E' uscito in Francia ma non ancora in Italia.
Y: Io faccio solo fumetti rigurdanti l'Italia. Vivo in Italia da tanti anni, quindi non sono capace di raffigurare il Giappone di adesso. Anche i Giapponesi di Thermae Romae sono dell'epoca Showa più che della Heisei, perché sono i Giapponesi che io ricordo. I Giapponesi che ho intorno adesso non li riconosco più.
Foscari è uno studioso che vive in Giappone negli anni '60 e confronta il movimento studentesco giapponese con quello italiano. Si parla anche di Mishima o Abe Kobo, autori di letteratura di cui io sono molto appassionata.
Non sono in grado di fare un fumetto commerciale come Naruto o One Piece.
Io sono diventata fumettista ma non sono mai stata un'appassionata di fumetto, quanto più di arte e di letteratura, e queste due cose sono confluite nelle mie opere.
I miei personaggi sono sempre Italiani/Romani un po' strani: scienziati, inventori, ingegneri. Intorno a me ho sempre visto degli Italiani un po' strani, quindi sono capace di fare solo personaggi di questo tipo.
Non mi sforzo di raffigurare persone che non conosco, ma disegno quello che conosco e che sono capace di fare.
I Giapponesi, probabilmente, avranno trovato strani i miei personaggi, perché sono particolari e lontani dallo stereotipo di Girolamo Panzetta, ma io non sarei mai capace di fare un fumetto su di lui.
I: Quando ho disegnato personaggi italiani, erano "fuori italiani e dentro giapponesi". Non riesco a comprendere gli Italiani di oggi.
Y: Ma tu sei sposata con un italiano...
I: Sì, ma io sono giapponese. Ho disegnato una storia d'amore con personaggi italiani, ma lo schema era quello tipico degli shoujo manga, con l'unica differenza dell'ambientazione.
Mi sono resa conto di questo mio limite e ho smesso di disegnare personaggi italiani.
Y: Se vuoi scrivere un manga con un personaggio italiano, in Giappone, devi seguire lo stereotipo dell'italiano che piace ai lettori. Non puoi raffigurare la realtà dell'Italia, anche se magari tu la conosci, perché i lettori vogliono un personaggio come Girolamo Panzetta. I Giapponesi non vogliono faticare per accettare qualcosa di nuovo e sconosciuto, ma preferiscono adagiarsi sulla visione di ciò che già conoscono.
I: Mi piacerebbe raccontare di un personaggio storico italiano, penso di poterlo fare. Abbiamo la libertà di interpretarlo, perché nessuno sa com'era veramente.
Y: In realtà, è più difficile parlare di personaggi della storia antica, perché devi fare molta ricerca, senza poter inventare troppo.
I: Ad esempio, in Giappone, molti cercano di scrivere di Lorenzo il Magnifico, e gli autori finiscono per essere costretti a seguire i documenti storici che parlano di lui.
Y: Lorenzo il Magnifico ha vissuto "solo" cinquecento anni fa, quindi ci sono diversi documenti che ne parlano. Per i Romani è più difficile. Nel mio fumetto su Plinio compare Nerone, che i film ci hanno sempre presentato come un imperatore cattivo. Io nella mia opera ho cercato di darne una visione un po' diversa.
In Thermae Romae compare Adriano, che era un imperatore un po' particolare, non stereotipato. Facendo una ricerca, ho scoperto che Nerone è stato un personaggio simile ad Adriano, molto sensibile, vittima della sua epoca.
Non è giusto lasciarsi influenzare solo dai racconti degli storici, bisogna fare le proprie ricerche e scrivere in maniera flessibile.
I: Adesso in Giappone sto proponendo un libro su Caligola che lo mostra in maniera diversa dallo stereotipo cattivo che di solito è associato a lui...
Y: Non bisogna farsi influenzare dalla storiografia. Ad esempio, Nerone è stato descritto in maniera negativa dai Cristiani, ma non necessariamente era così.
I: Adesso parliamo del Giappone visto da fuori.
In Giacomo Foscari il protagonita dice che "per i Giapponesi la divinità esiste ma non decide la legge e la moralità", che "in Giappone non c'è nulla di non necessario" e che "i Giapponesi hanno la capacità meravigliosa di esprimere la natura". Pensi anche tu queste cose?
Y: Sì, mi rivedo molto nei miei personaggi.
Non sento, personalmente, di appartenere né solo al Giappone né solo all'Italia, giro un po' dappertutto e sono stata influenzata da molte cose.
Tutti i Giapponesi dicono che i fiori di ciliegio sono belli, ma io mi chiedo chi lo abbia deciso.
I: Lei è andata via a diciassette anni, io a ventisette, quindi io ero molto più "giapponese" di lei quando sono arrivata in Italia.
Y: In Thermae Romae ho inserito numerosi oggetti giapponesi per il bagno che sono molto strani, ma i Giapponesi li danno per scontati perché li hanno sempre avuti.
I: Quando io torno in Giappone provo nostalgia, lei invece nota le stranezze della sua Terra. Si può dire che lei abbia fatto il suo fumetto con una testa "non giapponese".
Y: Esatto. Invece i Giapponesi hanno visto Thermae Romae come una sorta di autocelebrazione del Giappone e della sua tecnologia. Non era l'effetto che volevo dare alla mia opera e sono stata molto sorpresa di questo fatto.
Ormai, quando torno in Giappone, provo inizialmente un po' di disagio. Si può dire che Thermae Romae sia nato da qui.
I: E' interessante. Quindi si può dire che questo sia un fumetto giapponese "non giapponese".
Y: Non saprei. Comunque io sono giapponese!
I: Io non potrei mai fare un fumetto come quello. Ero già "troppo giapponese" quando sono partita.
Massimiliano De Giovanni: Dato che il fumetto nasce con uno sguardo un po' "straniero", il regista (giapponese) del film di Thermae Romae è riuscito a mantenerlo o ha realizzato un film autocelebrativo nei confronti del Giappone?
Y: Da un certo punto di vista è diventato un film un po' "nazionalista", che esalta la forza dei Giapponesi che mandano avanti la storia di Roma con le loro invenzioni.
Per me questo non era un concetto molto importante, mentre nel film è molto più presente.
Il film ha incassato tantissimo e la mia opinione ormai non ha molta rilevanza. Non credo che sia una cosa negativa, ma è un po' diverso dalla mia idea di partenza.
I: Magari i Giapponesi volevano qualcosa con cui potevano essere "tranquillizzati"...
Y: Sin dall'epoca Meiji, i Giapponesi si sono sempre sentiti inferiori rispetto agli Occidentali. Quando si sono aperti, si sono trovati a dover "correre dietro" all'Occidente.
I Giapponesi sono molto curiosi di sapere cosa gli Occidentali pensano di loro. Ad esempio, quando c'è un campione di tennis giapponese che diventa famoso, si mostra sempre cosa la stampa occidentale pensa di lui.
Se il pubblico avesse inteso Thermae Romae come lo avevo pensato, ossia come una presa in giro ai Giapponesi, probabilmente non avrebbe venduto così tanto.
I: I Giapponesi sono molto sensibili alle opinioni degli altri.
Y: La loro figura è stata costruita con lo specchio degli altri.
I: Per quanto mi riguarda, è bene avere una via di mezzo: decidere da sé tenendo conto del giudizio degli altri ma non eccessivamente.
Y: I Giapponesi probabilmente si sono sentiti tranquilli nel trovare una sorta di giustificazione per gli oggetti un po' strani che usano da sempre.
Non avevo mai capito come mai il fumetto avesse venduto così tanto. perché abbiano voluto farne un film e un cartone animato, e credo che il motivo sia questo.
I: In questi giorni ho visto le foto della mostra dedicata alle zone colpite dal terremoto. La gente, guardando quelle foto, dice che i Giapponesi sono stati bravi a ricostruire tutto. I Giapponesi presenti alla mostra, invece, hanno faticato ad accettare i complimenti degli Italiani, dicendo che c'erano stati dei problemi e che non avevano fatto poi così tanto.
Y: E' che i Giapponesi sono molto perfezionisti.
I: In Italia, si sa che quel che dice la tv non è vero al 100%, mentre i Giapponesi ci credono completamente e pensano che i giornalisti siano sempre sinceri.
Y: E' vero. I Giapponesi vogliono credere nella verità e nella sincerità. Anche se, adesso, dopo il terremoto di Fukushima, stanno cominciando un po' a dubitare anche loro.
In Italia, io ho imparato a non fidarmi al 100% delle informazioni ma a pensare con la mia testa.
I: Noi abbiamo imparato tante cose in Italia, fra cui questo.
Ironic74: Come mai ha scritto un fumetto su Steve Jobs?
Y: Quando Steve Jobs era ancora vivo, Kodansha mi chiese se volevo fare un fumetto su di lui, dato che, a detta dell'editore, io sono esperta nello scrivere di persone straniere un po' strane.
Mio figlio usa prodotti Apple, io non ne ho mai usati e non avevo una grande simpatia nei suoi confronti, ma ho pensato che fosse interessante scrivere su di lui. Ho quindi letto la biografia di Steve Jobs scritta da Walter Isaacson e mi sono basata su questo libro per scrivere il mio fumetto.
Trovo affascinante scrivere di un personaggio che non mi piace. Nel suo carattere ci sono delle cose interessante.
Domanda dal pubblico: Scriverà, un giorno, un fumetto con una protagonista femminile, magari un personaggio storico?
Y: Io non sono molto in grado di scrivere e disegnare personaggi femminili. Faccio molta fatica. Preferisco raccontare di personaggi maschili, specialmente gli anziani, mi trovo molto a mio agio con loro. Quando frequentavo l'accademia d'arte, trovavo molto stimolante disegnare gli anziani perché è complesso disegnare tutte le rughe.
Chissà, magari, un giorno scriverò anche un fumetto con una protagonista femminile!
Domanda dal pubblico: Qual è stato l'elemento della cultura romana più difficile da rendere nel fumetto?
Y: Le costruzioni.
Domanda dal pubblico: Utilizzava dei retini o disegnava a mano libera i paesaggi?
Y: Il primo episodio di Thermae Romae l'ho disegnato a mano, poi ho usato i retini. I primi due o tre volumi di Thermae Romae li ho disegnati a mano, gli altri li ho ripassati e scannerizzati al computer, perché trovo che sia molto più comodo poi mandare i file all'editore via e-mail piuttosto che via posta tradizionale. Adesso sto lavorando a Plinio a quattro mani con un altro signore che vive in Giappone e disegna i paesaggi, mentre io dall'Italia faccio i personaggi. Il computer mi è utile per lavorare in questo modo, e mi permette di spedire le tavole il giorno stesso della scadenza, cosa decisamente comoda per me!
Si ringraziano Mari Yamazaki, Keiko Ichiguchi e i Kappa Boys per la disponibilità.
Un ringraziamento speciale a Ironic74 e Mozza per l'assistenza, il supporto e le riprese video.
Per le fotografie a corredo dell'articolo, si rimanda alla pagina Facebook del Kappa Festival.
Abbiamo avuto modo di incontrarla e fare quattro chiacchiere con lei in occasione del Kappa Festival tenutosi a Ferrara dal 5 all'8 dicembre. Un'occasione più unica che rara, quella di poter parlare con una fumettista giapponese sostenendo tranquillamente una conversazione nella nostra lingua italiana senza bisogno di un interprete.
Lei ha vissuto per molto tempo fuori dal Giappone, in America e in Italia. Questo ha influenzato in qualche modo il suo modo di raccontare e disegnare storie?
Credo di sì. All'inizio non avevo intenzione di diventare una fumettista. Studiavo all'accademia di belle arti per diventare pittrice in stile classico, ma, dato che era un po' difficile vivere e sostenersi con la pittura, i miei compagni di studi mi hanno consigliato di lavorare nel campo del fumetto.
Non sono il tipo di persona che è diventata fumettista dopo essersi appassionata alla lettura dei fumetti.
Io ho letto il mio primo fumetto quando avevo 27 anni, quindi il mio stile è molto diverso da quello degli altri fumettisti che magari sono influenzati dai fumetti giapponesi che hanno amato.
Ho studiato a Firenze per dieci anni, poi sono tornata in Giappone, ho vissuto in Europa, in Siria, in Portogallo, negli Stati Uniti e sono nuovamente tornata in Italia.
Credo che tutto questo abbia contribuito a creare il mio stile, che è un po' particolare rispetto ad altri fumettisti giapponesi.
Ha poi letto altre opere di autori giapponesi, dopo essere diventata fumettista?
Qualcosa. Io, però, sono più una lettrice di libri che di fumetti. Li preferisco perché per leggerli ci vuole più immaginazione rispetto ai fumetti.
Ci sono dei fumetti che mi piacciono e leggo con molto piacere, ma i miei disegni non ne sono influenzati più di tanto.
Se non ricordo male, c'è un suo omaggio in un volume di Arrivare a te (Kimi ni todoke). Ha rapporti con altri fumettisti giapponesi?
Sì, ho rapporti con qualcuno, anche se non ci vediamo tanto spesso perché io vivo in Italia e perché i fumettisti sono persone un po' chiuse e sempre impegnate.
Ho più rapporti con autori maschi piuttosto che con le autrici donne. Di solito, il target dei miei fumetti è un pubblico maschile, i miei amici sono più che altro maschi.
Lei è l'unica mangaka di fama internazionale che vive in Italia. Come mai questa scelta?
E' stata una scelta casuale. Sono sposata con un italiano che non voleva vivere in Giappone, così mi sono spostata io.
Si possono fare fumetti in qualsiasi parte del mondo, non era necessario che io stessi in Giappone.
Adesso, grazie ad Internet, si può lavorare ai fumetti anche in mezzo alla giungla o al deserto.
Come si trova a vivere in Italia?
Mi trovo molto bene. La maggior parte dei miei fumetti sono di genere storico e riguardano l'antica Roma, quindi stare in Italia mi ispira molto, dato che si possono ottenere ispirazioni e suggestioni anche solo camminando per strada.
Ha visto delle vere terme romane?
Sì, ne ho viste molte anche fuori dall'Italia. Le più belle che ho visto sono in Siria, dato che lì c'è un clima secco e una minore affluenza di turisti. Vivere in Medio Oriente mi ha ispirato molto.
La cosa più problematica di vivere fuori dal Giappone è il non poter fare il bagno, dato che non tutti gli appartamenti hanno una vasca. Avevo una gran voglia di riempire una vasca d'acqua calda e fare il bagno.
Qualcuno ha detto che Thermae Romae è irriverente nei confronti dell'Italia. Gliel'hanno mai detto?
Credo che qualcuno possa trovare strano l'atteggiamento di Lucio. E' un antico Romano e ha una mentalità un po' strana, diversa da quella degli Italiani di adesso, che hanno vissuto l'influenza del Cristianesimo.
Lucio è un po' rigido e molto orgoglioso del suo essere romano, forse somiglia più ad un giapponese più che ad un italiano di oggi.
In un certo senso, questo tipo di mentalità c'è ancora oggi. Noi viviamo a Roma, possiamo dirle che i Romani sono molto orgogliosi della loro città e della loro cultura. Ci siamo rispecchiati molto in Lucio.
Bene, bene, allora non c'è problema da questo punto di vista!
Thermae Romae ha riscosso un grande successo, in Italia come in Giappone. Se lo aspettava?
No, per niente. All'inizio, il mio editore mi disse "Speriamo che ci siano 500 persone interessate al tuo fumetto in tutto il Giappone". Tratta un argomento di nicchia. L'antica Roma e le terme non sono argomenti che interessano i bambini piccoli che leggono One Piece o manga simili.
Non volevo fare un fumetto di successo, volevo fare un fumetto che piacesse a me. Il successo di Thermae Romae mi ha molto sorpreso.
Quindi non aveva programmato tutta la storia sin dall'inizio? Inizialmente, il manga è formato da episodi autoconclusivi e solo dopo c'è una storia più lunga...
All'inizio avevo idee per due volumi, ma, visto il successo, il mio editore mi ha detto "Pensa ad altre idee per scrivere altri cinquanta, cento volumi!"... non si possono fare cinquanta volumi di bagni termali!
E' stata sorpresa dalla creazione del live action e dell'anime?
Sì, sì. E' stato un grande successo inaspettato.
Le fanno, adesso, proposte per realizzare opere simili?
Sì, adesso continuo a fare un fumetto sulle terme romane, ma è un po' diverso e non so quanti lettori lo stanno seguendo. E' un fumetto su Plinio il Grande, un personaggio storico poco noto in Giappone. Thermae Romae era più comico, mentre questo è più serio. Non intendo fare un fumetto di successo, ma vorrei far conoscere ai Giapponesi questo aspetto dell'antica Roma.
Che i Giapponesi amino l'Italia lo sappiamo, ma vediamo che ultimamente si sono appassionati anche all'antica Roma...
E' un periodo storico che offre degli spunti molto interessanti e che ha molto in comune col Giappone: i bagni termali, la mentalità delle persone...
Come l'è venuta l'idea di un Romano che viaggia nel tempo e finisce in Giappone?
Ho pensato ad un antico Romano che faceva il bagno nelle terme giapponesi e mi sono messa a ridere. Mi è sembrata un'idea interessante.
Quest'estate noi abbiamo parlato col maestro Gengoroh Tagame e abbiamo visto che anche a lui piace molto la cultura dell'Italia. Ci fa piacere che i Giapponesi stiano manifestando interesse verso la nostra cultura.
Tagame è un mio amico, a lui piace molto la cultura italiana. Io penso che i Giapponesi dovrebbero interessarsi alla cultura dell'Italia e visitarne le opere d'arte, oltre che interessarsi allo shopping e al cibo.
Ha qualcosa da dire agli Italiani?
Credo di essere riuscita a fare Thermae Romae perché vivo in Italia e ho assorbito molte cose della vostra cultura.
Adesso riesco a valutare le due culture da due diversi punti di vista. Per molte cose mi trovo meglio in Italia che in Giappone.
Ci vuole un po' per abituarsi a vivere all'estero.
Noto che, quando sono in Giappone, mi trattano un po' come un'estranea, mentre in Italia, dopo un'iniziale diffidenza, capiscono subito che non sono completamente giapponese.
In occasione del festival, la Yamazaki ha incontrato i suoi fans italiani coadiuvata da Keiko Ichiguchi, collega fumettista che, come lei, vive in Italia da diversi anni.
Keiko Ichiguchi: Ti vorrei chiedere di raccontare come sei arrivata e come hai vissuto in Italia.
Mari Yamazaki: Non avevo minimamente intenzione di venire in Italia, non provavo interesse per questo paese.
Quando avevo quattordici anni (nel 1981) ho fatto il mio primo viaggio da sola, ho girato per un mese l'Europa, in Francia e in Germania. Ad una fermata del treno su cui viaggiavo per andare in Francia è salito un anziano signore italiano, convinto che io fossi scappata di casa. Parlando con lui, si è reso conto di come io fossi interessata all'arte.
Io sono giappoonese, ma sono nata da una famiglia un po' particolare: mia madre è una musicista classica, mio nonno ha vissuto per molti anni negli Stati Uniti, il mio bisnonno era una persona molto eccentrica. La mia famiglia è sempre stata molto aperta nei confronti dell'estero, è stata mia madre a spingermi a viaggiare in Europa affinché io potessi trarre ispirazione, dato che volevo diventare pittrice.
Parlando sul treno con questo signore veneto dei motivi per cui io ero in viaggio, lui si è arrabbiato, dicendomi che, se volevo veramente studiare l'arte, dovevo assolutamente andare in Italia e a Roma.
Tornata in Giappone, ho continuato ad avere rapporti con questo signore. Si è messo d'accordo con mia madre perché io, a diciassette anni, andassi a vivere in Italia per fare esperienza in una scuola di belle arti.
I: Quindi non avevi nessuna idea dell'Italia prima di venirci...
Y: Assolutamente no! Anzi, all'epoca io ero molto interessata a Londra. Volevo andare a Londra perché ero appassionata di musica punk e sognavo di diventare una musicista.
I: Non avevi nessuna impressione sugli Italiani?
Y: Conoscevo qualcosa dell'Italia, come ad esempio Topo Gigio (è un personaggio italiano molto popolare in Giappone).
Le idee che avevo dell'Italia riguardavano i quadri di Leonardo e Michelangelo che avevo in casa. Prima di partire, i miei amici mi dissero di fare attenzione perché gli Italiani erano molto esperti nel corteggiare le ragazze...
I: Questo è uno degli stereotipi sugli Italiani più diffusi in Giappone...
Y: Sì, molti lo pensano ancora oggi. Magari alcune ragazze vengono in Italia sperando di essere rimorchiate!
I: Quando io sono arrivata in Italia, circa vent'anni fa, c'erano degli anziani che mi dicevano "Ciao, bella, dove vai?" nel centro di Bologna. E' curioso che siano stati degli anziani.
Y: Credo che dipenda dal luogo dove vai. Ad esempio, in Toscana, a Roma o a Napoli avresti trovato anche dei giovani che ti avrebbero detto qualcosa.
Adesso, però, vedo che il mito degli Italiani donnaioli non c'è più.
I: Probabilmente c'entra qualcosa Girolamo Panzetta...
Y: Girolamo Panzetta è un napoletano che ormai da circa trent'anni vive in Giappone, si è sposato con una ragazza giapponese (conosciuta in aereo) e ha cominciato a partecipare a un programma tv dove insegnava l'italiano. Faceva credere che gli Italiani sono tutti molto aperti, che vestono con la camicia aperta e i peli in vista.
Una volta ho fatto insieme a lui un lavoro sul calcio e gli ho chiesto "Tu sei veramente così?". Lui ha risposto "No, io quando arrivo in Italia mi cambio i vestiti e cambio atteggiamento"...
I: In questo modo, però, lui sta dando un'immagine sbagliata degli Italiani...
Y: Sì. Ma lui ha detto che i Giapponesi sono contenti, vogliono vedere questo tipo di stereotipi degli Italiani.
I: Io con i miei fumetti cerco di mostrare i veri Italiani, senza stereotipi.
Y: I Giapponesi, però, non vogliono vedere gli Italiani seri e timidi che non sanno parlare con le ragazze. I Giapponesi sono molto timidi con le ragazze, quindi, vedendo Girolamo Panzetta e il suo carattere allegro e aperto, idealizzano molto gli Italiani.
I: Quando ho portato mio marito in Giappone, il mio redattore ha detto che non credeva esistessero Italiani così seri...
Y: Sì, sicuramente esistono molti italiani seri e timidi con le ragazze. Ne ho conosciuti. I Giapponesi però idealizzano gli Italiani in questa maniera. Del resto, anche voi Italiani pensate che tutte le donne giapponesi abbiano i capelli a caschetto e siano molto timide, quando non è sempre così.
Girolamo Panzetta non è stato molto accettato dagli altri Italiani che vivono in Giappone, specialmente gli studiosi molto seri. Gli dà fastidio venire identificati con lui.
Adesso Girolamo Panzetta non compare più tanto spesso in tv ed è emersa la figura di un altro italiano, Bellissimo Francesco, una specie di cuoco.
I: Adesso sulla tv italiana ci sono un sacco di programmi di cucina. Non so se chi li presenta è realmente un cuoco o no. Bellissimo Francesco è un ragazzo giovane e di bell'aspetto.
Y: Sì, è un ragazzo giovane. Non è, però, un Italiano stereotipato. Gli piace tanto essere in tv ed essere corteggiato dalle ragazze...
I: Mi dà l'idea di un tronista...
Y: Che cos'è un tronista?
I: E' un personaggio della tv italiana, un ragazzo bello e muscoloso...
Y: No, lui non è muscoloso, è molto magro e fine, sembra un giapponese. Sta sostituendo Girolamo Panzetta, che adesso ha quasi più di cinquant'anni e non attrae più i giovani.
Girolamo Panzetta é "choi warui", "piccolo cattivo", espressione molto di moda in Giappone che indica un signore per bene ma un po' birichino.
I: Esiste anche una rivista dedicata a questa moda, che in copertina aveva sempre Girolamo Panzetta.
Y: Io ho vissuto in Italia per tanti anni, quindi lo stereotipo incarnato da Girolamo Panzetta mi dà un po' fastidio.
Thermae Romae parla dell'Italia prima del Cristianesimo, quindi i suoi personaggi sono molto diversi dagli Italiani attuali. Sono molto più rigidi. Gli Italiani di adesso non si adattano molto alla figura rigida e molto orgogliosa dei Romani, infatti nel telefilm Roma della HBO e della BBC hanno usato tutti attori britannici e nessun italiano.
Lucio, il protagonista di Thermae Romae, è estremamente orgoglioso, molto diverso dagli Italiani attuali. Fa molti tentativi e grandi sacrifici per la crescita di Roma.
I: Da dove hai preso l'idea dell'orgoglio degli antichi Romani, da qualche libro?
Y: Ho letto diversi libri, ma si comprende anche guardando le cose che hanno fatto gli antichi Romani. Se fossero stati più flessibili o avessero avuto più buon senso, probabilmente Roma non sarebbe durata per mille anni.
I: Ti piace, quindi, questo carattere rigido dei Romani?
Y: Non mi piace personalmente, ma mi interessava paragonare il carattere rigido dei Romani con quello dei Giapponesi, soprattutto per quanto riguarda il concetto del bagno termale.
I Romani si bagnavano alle terme non per rilassarsi ma per schiarirsi la mente. Noi Giapponesi non facciamo mai il bagno solo per pulirci, ma anche e soprattutto per rilassarci e aprire la mente.
I: Si può dire che quindi c'è un punto in comune fra i Giapponesi e gli antichi Romani, gli unici due popoli che amano fare il bagno in questo modo.
Y: Sì, credo che questi siano gli unici due popoli che abbiano questo concetto.
I: Questo è un altro suo fumetto, ancora inedito in Italia, su Plinio il Grande...
Y: Probabilmente, anche per voi, Plinio il Grande non è un personaggio molto conosciuto, anche se magari lo avete studiato a scuola.
I: Chi non legge i manga, in Italia, pensa che questi siano solo quelli collegati con i cartoni animati come Dragon Ball, invece esiste anche un fumetto su Plinio. Noi autori di manga possiamo trattare di qualsiasi argomento.
Y: La vostra opinione sui fumetti è molto più chiusa rispetto alla nostra. Voi pensate che i fumetti siano solo collegati coi cartoni animati. In Giappone, invece, è una realtà molto più vasta e sta diventando molto simile a quella dei romanzi. Ad esempio, i Giapponesi, invece di leggere la Naturalis Historia, costosa e complessa, possono leggere il fumetto su Plinio. Non che, secondo me, questa sia una cosa buona.
I: Però può aprire una porta verso un argomento sconosciuto.
Y: Esatto. Anche con Thermae Romae ho voluto fare qualcosa che insegnasse la storia dell'antica Roma ai Giapponesi senza annoiarli.
I: Sono stata molto sorpresa di sapere che lei ha fatto un fumetto su Plinio. Non pensavo che qualcuno avrebbe mai potuto farlo.
Y: E' un personaggio misterioso. Non si sa nulla di lui, nemmeno come fosse fisicamente. Nessuno ha mai scritto su di lui. E', quindi, stato facile per me, perché ho potuto immaginarlo come volevo.
Domanda dal pubblico: In Giappone si studia anche la storia occidentale a scuola?
Y: Sì, si studia anche la storia occidentale, ma in maniera diversa rispetto all'Italia. Non ci sono esami orali, solo esami scritti a scelta multipla, quindi non ci sono molte occasioni di imparare le nozioni al di fuori dello studio momentaneo per l'esame.
I: Però studiamo ugualmente tutto, anche l'antica Roma o il Rinascimento.
Y: Voi imparate qualcosa della storia giapponese nella scuola italiana?
Pubblico: Io studio giapponese all'università, ma nelle scuole non si studia la storia giapponese se non qualcosa durante la seconda guerra mondiale.
Pubblico: Ogni tanto ci sono insegnanti di letteratura che fanno studiare gli haiku.
I: Non credo, però, che queste piccole cose siano utili per far capire agli Italiani cos'è il Giappone. Noi, in Giappone, invece, abbiamo un'idea di cos'è la cultura italiana.
Y: Non è detto. Molti studiano solo a memoria per l'esame, ma non imparano realmente. Io trovo che questo sia un metodo sbagliato di insegnare.
I: E' molto raro vedere dei Giapponesi che parlano di un argomento come stiamo facendo noi adesso.
Y: Non c'è molta comunicazione fra professori e studenti, nelle scuole giapponesi.
I: Questo è un altro tuo fumetto, Giacomo Foscari. E' uscito in Francia ma non ancora in Italia.
Y: Io faccio solo fumetti rigurdanti l'Italia. Vivo in Italia da tanti anni, quindi non sono capace di raffigurare il Giappone di adesso. Anche i Giapponesi di Thermae Romae sono dell'epoca Showa più che della Heisei, perché sono i Giapponesi che io ricordo. I Giapponesi che ho intorno adesso non li riconosco più.
Foscari è uno studioso che vive in Giappone negli anni '60 e confronta il movimento studentesco giapponese con quello italiano. Si parla anche di Mishima o Abe Kobo, autori di letteratura di cui io sono molto appassionata.
Non sono in grado di fare un fumetto commerciale come Naruto o One Piece.
Io sono diventata fumettista ma non sono mai stata un'appassionata di fumetto, quanto più di arte e di letteratura, e queste due cose sono confluite nelle mie opere.
I miei personaggi sono sempre Italiani/Romani un po' strani: scienziati, inventori, ingegneri. Intorno a me ho sempre visto degli Italiani un po' strani, quindi sono capace di fare solo personaggi di questo tipo.
Non mi sforzo di raffigurare persone che non conosco, ma disegno quello che conosco e che sono capace di fare.
I Giapponesi, probabilmente, avranno trovato strani i miei personaggi, perché sono particolari e lontani dallo stereotipo di Girolamo Panzetta, ma io non sarei mai capace di fare un fumetto su di lui.
I: Quando ho disegnato personaggi italiani, erano "fuori italiani e dentro giapponesi". Non riesco a comprendere gli Italiani di oggi.
Y: Ma tu sei sposata con un italiano...
I: Sì, ma io sono giapponese. Ho disegnato una storia d'amore con personaggi italiani, ma lo schema era quello tipico degli shoujo manga, con l'unica differenza dell'ambientazione.
Mi sono resa conto di questo mio limite e ho smesso di disegnare personaggi italiani.
Y: Se vuoi scrivere un manga con un personaggio italiano, in Giappone, devi seguire lo stereotipo dell'italiano che piace ai lettori. Non puoi raffigurare la realtà dell'Italia, anche se magari tu la conosci, perché i lettori vogliono un personaggio come Girolamo Panzetta. I Giapponesi non vogliono faticare per accettare qualcosa di nuovo e sconosciuto, ma preferiscono adagiarsi sulla visione di ciò che già conoscono.
I: Mi piacerebbe raccontare di un personaggio storico italiano, penso di poterlo fare. Abbiamo la libertà di interpretarlo, perché nessuno sa com'era veramente.
Y: In realtà, è più difficile parlare di personaggi della storia antica, perché devi fare molta ricerca, senza poter inventare troppo.
I: Ad esempio, in Giappone, molti cercano di scrivere di Lorenzo il Magnifico, e gli autori finiscono per essere costretti a seguire i documenti storici che parlano di lui.
Y: Lorenzo il Magnifico ha vissuto "solo" cinquecento anni fa, quindi ci sono diversi documenti che ne parlano. Per i Romani è più difficile. Nel mio fumetto su Plinio compare Nerone, che i film ci hanno sempre presentato come un imperatore cattivo. Io nella mia opera ho cercato di darne una visione un po' diversa.
In Thermae Romae compare Adriano, che era un imperatore un po' particolare, non stereotipato. Facendo una ricerca, ho scoperto che Nerone è stato un personaggio simile ad Adriano, molto sensibile, vittima della sua epoca.
Non è giusto lasciarsi influenzare solo dai racconti degli storici, bisogna fare le proprie ricerche e scrivere in maniera flessibile.
I: Adesso in Giappone sto proponendo un libro su Caligola che lo mostra in maniera diversa dallo stereotipo cattivo che di solito è associato a lui...
Y: Non bisogna farsi influenzare dalla storiografia. Ad esempio, Nerone è stato descritto in maniera negativa dai Cristiani, ma non necessariamente era così.
I: Adesso parliamo del Giappone visto da fuori.
In Giacomo Foscari il protagonita dice che "per i Giapponesi la divinità esiste ma non decide la legge e la moralità", che "in Giappone non c'è nulla di non necessario" e che "i Giapponesi hanno la capacità meravigliosa di esprimere la natura". Pensi anche tu queste cose?
Y: Sì, mi rivedo molto nei miei personaggi.
Non sento, personalmente, di appartenere né solo al Giappone né solo all'Italia, giro un po' dappertutto e sono stata influenzata da molte cose.
Tutti i Giapponesi dicono che i fiori di ciliegio sono belli, ma io mi chiedo chi lo abbia deciso.
I: Lei è andata via a diciassette anni, io a ventisette, quindi io ero molto più "giapponese" di lei quando sono arrivata in Italia.
Y: In Thermae Romae ho inserito numerosi oggetti giapponesi per il bagno che sono molto strani, ma i Giapponesi li danno per scontati perché li hanno sempre avuti.
I: Quando io torno in Giappone provo nostalgia, lei invece nota le stranezze della sua Terra. Si può dire che lei abbia fatto il suo fumetto con una testa "non giapponese".
Y: Esatto. Invece i Giapponesi hanno visto Thermae Romae come una sorta di autocelebrazione del Giappone e della sua tecnologia. Non era l'effetto che volevo dare alla mia opera e sono stata molto sorpresa di questo fatto.
Ormai, quando torno in Giappone, provo inizialmente un po' di disagio. Si può dire che Thermae Romae sia nato da qui.
I: E' interessante. Quindi si può dire che questo sia un fumetto giapponese "non giapponese".
Y: Non saprei. Comunque io sono giapponese!
I: Io non potrei mai fare un fumetto come quello. Ero già "troppo giapponese" quando sono partita.
Massimiliano De Giovanni: Dato che il fumetto nasce con uno sguardo un po' "straniero", il regista (giapponese) del film di Thermae Romae è riuscito a mantenerlo o ha realizzato un film autocelebrativo nei confronti del Giappone?
Y: Da un certo punto di vista è diventato un film un po' "nazionalista", che esalta la forza dei Giapponesi che mandano avanti la storia di Roma con le loro invenzioni.
Per me questo non era un concetto molto importante, mentre nel film è molto più presente.
Il film ha incassato tantissimo e la mia opinione ormai non ha molta rilevanza. Non credo che sia una cosa negativa, ma è un po' diverso dalla mia idea di partenza.
I: Magari i Giapponesi volevano qualcosa con cui potevano essere "tranquillizzati"...
Y: Sin dall'epoca Meiji, i Giapponesi si sono sempre sentiti inferiori rispetto agli Occidentali. Quando si sono aperti, si sono trovati a dover "correre dietro" all'Occidente.
I Giapponesi sono molto curiosi di sapere cosa gli Occidentali pensano di loro. Ad esempio, quando c'è un campione di tennis giapponese che diventa famoso, si mostra sempre cosa la stampa occidentale pensa di lui.
Se il pubblico avesse inteso Thermae Romae come lo avevo pensato, ossia come una presa in giro ai Giapponesi, probabilmente non avrebbe venduto così tanto.
I: I Giapponesi sono molto sensibili alle opinioni degli altri.
Y: La loro figura è stata costruita con lo specchio degli altri.
I: Per quanto mi riguarda, è bene avere una via di mezzo: decidere da sé tenendo conto del giudizio degli altri ma non eccessivamente.
Y: I Giapponesi probabilmente si sono sentiti tranquilli nel trovare una sorta di giustificazione per gli oggetti un po' strani che usano da sempre.
Non avevo mai capito come mai il fumetto avesse venduto così tanto. perché abbiano voluto farne un film e un cartone animato, e credo che il motivo sia questo.
I: In questi giorni ho visto le foto della mostra dedicata alle zone colpite dal terremoto. La gente, guardando quelle foto, dice che i Giapponesi sono stati bravi a ricostruire tutto. I Giapponesi presenti alla mostra, invece, hanno faticato ad accettare i complimenti degli Italiani, dicendo che c'erano stati dei problemi e che non avevano fatto poi così tanto.
Y: E' che i Giapponesi sono molto perfezionisti.
I: In Italia, si sa che quel che dice la tv non è vero al 100%, mentre i Giapponesi ci credono completamente e pensano che i giornalisti siano sempre sinceri.
Y: E' vero. I Giapponesi vogliono credere nella verità e nella sincerità. Anche se, adesso, dopo il terremoto di Fukushima, stanno cominciando un po' a dubitare anche loro.
In Italia, io ho imparato a non fidarmi al 100% delle informazioni ma a pensare con la mia testa.
I: Noi abbiamo imparato tante cose in Italia, fra cui questo.
Ironic74: Come mai ha scritto un fumetto su Steve Jobs?
Y: Quando Steve Jobs era ancora vivo, Kodansha mi chiese se volevo fare un fumetto su di lui, dato che, a detta dell'editore, io sono esperta nello scrivere di persone straniere un po' strane.
Mio figlio usa prodotti Apple, io non ne ho mai usati e non avevo una grande simpatia nei suoi confronti, ma ho pensato che fosse interessante scrivere su di lui. Ho quindi letto la biografia di Steve Jobs scritta da Walter Isaacson e mi sono basata su questo libro per scrivere il mio fumetto.
Trovo affascinante scrivere di un personaggio che non mi piace. Nel suo carattere ci sono delle cose interessante.
Domanda dal pubblico: Scriverà, un giorno, un fumetto con una protagonista femminile, magari un personaggio storico?
Y: Io non sono molto in grado di scrivere e disegnare personaggi femminili. Faccio molta fatica. Preferisco raccontare di personaggi maschili, specialmente gli anziani, mi trovo molto a mio agio con loro. Quando frequentavo l'accademia d'arte, trovavo molto stimolante disegnare gli anziani perché è complesso disegnare tutte le rughe.
Chissà, magari, un giorno scriverò anche un fumetto con una protagonista femminile!
Domanda dal pubblico: Qual è stato l'elemento della cultura romana più difficile da rendere nel fumetto?
Y: Le costruzioni.
Domanda dal pubblico: Utilizzava dei retini o disegnava a mano libera i paesaggi?
Y: Il primo episodio di Thermae Romae l'ho disegnato a mano, poi ho usato i retini. I primi due o tre volumi di Thermae Romae li ho disegnati a mano, gli altri li ho ripassati e scannerizzati al computer, perché trovo che sia molto più comodo poi mandare i file all'editore via e-mail piuttosto che via posta tradizionale. Adesso sto lavorando a Plinio a quattro mani con un altro signore che vive in Giappone e disegna i paesaggi, mentre io dall'Italia faccio i personaggi. Il computer mi è utile per lavorare in questo modo, e mi permette di spedire le tavole il giorno stesso della scadenza, cosa decisamente comoda per me!
Si ringraziano Mari Yamazaki, Keiko Ichiguchi e i Kappa Boys per la disponibilità.
Un ringraziamento speciale a Ironic74 e Mozza per l'assistenza, il supporto e le riprese video.
Per le fotografie a corredo dell'articolo, si rimanda alla pagina Facebook del Kappa Festival.
I motivi del successo sono diversi dal Giappone all'Italia, anche questo è interessante, anche se personalmente a me non piace troppo la glorificazione di Roma. Non era tutto arte ed archittetura, la gente si dimentica sempre quale era il vero scopo del Colosseo.
Infine, Panzetta che rovina l'immagine degli italiani all'estero. Altro che Hetalia, lui sì che è offensivo.
Bellissima intervista!!
Mari è diventata molto meno giapponese della sua collega e lo si vedeva anche nel modo di rapportarsi con il pubblico. Sospettavo che la sua formazione non derivasse dal fumetto, invece non avevo idea dei veri motivi che l'hanno spinta alla creazione di Thermae Romae e su come mai anche in Giappone abbia venduto così bene. In pratica ci hanno letto dei messaggi che l'autrice non ha mai voluto dare, geniali.
Mi è piaciuta anche la chiaccherata tra le due sulla differenza di sistemi, italiano e giapponese a confronto, , assolutamente non programmata ma spassosa.
Certo che sì, fa un po' strano, ma da una parte è anche molto piacevole sentire due donne giapponesi parlare in un italiano così limpido e scorrevole. Spero di arrivare a parlare giapponese così, un giorno.
Gradevole incontro, mi piacerebbe scambiarci due parole se se ne presentasse l'occasione.
La Yamazaki si è dimostrata davvero una giapponese fuori dai normali stereotipi che noi stessi, abituati ad averci a che fare, ci siamo creati. Forte, ironica e senza peli sulla lingua si è dimostrata una persona simpaticissima che speriamo di incontrare di nuovo presto in altri eventi simili.
ascoltare queste autrici che parlano della loro vita, le loro
esperienze, dell'articolata interazione tra Giappone-Italia in
tutte le sue forme e argomenti è davvero appagante!
Grazie!
Pensavo che Mari Yamazaki fosse una persona un po' più riservata e sulle sue, invece l'ho trovata molto più aperta e forte di quanto pensassi, e ci ha rivelato delle cose decisamente interessanti sia sulla sua storia personale che sulla creazione delle sue opere o il rapporto fra il Giappone e l'Italia.
Ringrazio ancora lei, la Ichiguchi, i Kappa Boys, i miei colleghi dello staff e tutti coloro che ci hanno aiutato a realizzare questo reportage, che spero sia di vostro gradimento.
Sinceramente spero proprio di leggere altre storie sue, ma del perché Thermae Romae avesse avuto tutto questo successo lo sapevo, fortuna che l'hanno pubblicata anche con aspettative basse XD
Ma domande sullo spin off di Thermae Romae o sulla realizzazione di una vera serie anime non gliene avete fatte?
Quello di cui abbiamo parlato è tutto riportato nell'articolo.
Come ben sai, la lista di domande che avevamo era assai lunga e non ci sarebbe stato il tempo di presentarle tutte
Mi piace come parla in modo così chiaro di cosa pensa dei giapponesi e degli italiani e di sicuro è un'autrice di manga davvero fuori dal comune.
Adoro queste interviste. Spesso non ho idea di chi si celi veramente dietro al nome del mangaka scritto su di un manga... ora conosco una nuova autrice!
Interessante anche il video con Keiko Ichiguchi, non avevo realizzato che durava un'ora ma è passata velocemente perché tutto ciò che spiegavano m'incuriosiva. Inoltre sono entrambe molto simpatiche!
Perché mi son perso una perla simile?
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