Dopo aver annunciato The Inerasable, la ghost story di Nakamura Yoshihiro, il Far East Film Festival di Udine (dal 22 al 30 aprile) anticipa un altro gioiello della diciottesima line-up: restiamo sempre in Giappone, una delle patrie più fertili del nuovo cinema asiatico, ma lasciamo il J-horror per un’opera espressamente d’autore: l’atteso Three Stories of Love di Hashiguchi Ryosuke, film ambientato nella Tokyo di oggi.
 
Three Stories of Love

Uscito in patria lo scorso novembre per la Shochiku Broadcasting, il film appare subito – nei suoi 140 minuti – una lucida indagine sentimentale costruita con un meccanismo narrativo quasi altmaniano.
 
Sull’asfalto ruvido delle strade metropolitane, sotto i ponti e nelle periferie urbane, tre “personaggi in cerca d’amore” sono impegnati in una lotta quotidiana constante. Un mosaico di tre storie che raccontano implacabilmente la passione nelle sue declinazioni più universali e dolorose (un uomo distrutto dall’assassinio della moglie, un avvocato gay che ama non riamato, una casalinga trascurata dal marito).

Tre storie che si sfiorano e una tessitura geometrica che rivela tutta l’abilità di Hashiguchi Ryosuke, classe 1962, collezionista di premi e di talenti (oltre ad essere il regista di film ben impressi nella memoria, i cult All Around Us del 2008 e Hush! del 2001, è anche sceneggiatore, attore e romanziere).

Come 0.5 MM di Momoko Ando (presentato al FEFF 17) o Be My Baby di One Hitoshi (FEFF 16), tanto per fermarci a due esempi molto recenti, Three Stories of Love – a Udine in prima italiana – restituisce perfettamente l’ampiezza delle scelte artistiche e stilistiche del Far East Film. Un Festival che, senza mai perdere di vista la propria vocazione popolare, ha sempre affiancato ai blockbuster e ai cult movie anche i migliori titoli d’essai offerti dal mercato orientale.

Fonte consultata:
fareastfilm