Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento con Cupid's Chocolate, Myriad Colors Phantom World e Saijaku Muhai no Bahamut.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Cupid's Chocolates
7.0/10
“Aishen Qiaokeli-ing…”, meglio nota come “Cupid’s Chocolates”, è una web serie d’animazione cinese trasmessa tra il dicembre del 2015 e il marzo del 2016. E’ costituita da quindici episodi della durata di poco inferiore al quarto d’ora ed è tratta dall'omonimo manhua di Vivian.
Trama: Jiang Haoyi è uno studente universitario diciannovenne che si ritiene pienamente soddisfatto della propria esistenza, condotta secondo principi di placida tranquillità e stabilità emotiva, cercando di non farsi notare più di tanto dai propri compagni. Quando le ragazze più belle e popolari di tutto l’istituto iniziano ad avvicinarlo con espressioni sognanti e parole d’amore, nessuno è più sorpreso di lui. Messo alle strette sul tetto da un manipolo di ragazzi gelosi e inferociti, Haoyi non riesce a trovare altra scappatoia se non gettarsi oltre il parapetto, incapace di trovare una spiegazione razionale a questa nuova e sconvolgente esperienza. A salvarlo da morte certa è Mei Tata, una Dea dell’Amore che gli spiega come la situazione attuale sia dovuta all’aver mangiato il Cioccolato di Cupido, che l’ha reso automaticamente l’amante di tutte le ragazze che hanno assaggiato lo stesso dolce. Per spezzare l’illusoria magia, dovrà aiutare le sue spasimanti a soddisfare quei desideri che tengono celati intimamente nel proprio cuore.
In quanto commedia harem, la struttura stessa della serie in questione è fortemente basata sugli stereotipi propri del genere: il protagonista, con la sua innata determinazione e il suo altruismo, ricorda moltissimo altri suoi consimili, anche dal punto di vista estetico. Lo stesso si può dire delle ragazze che se lo contenderanno, le quali rispondono a precisi cliché comportamentali: Xia Zitong è la dolce e premurosa rampolla di una famiglia ricchissima, Tang Xuan è l’aggressiva e atletica capitana del club sportivo, Lin Yuan è la timida ragazza occhialuta e Xulei Ouyang è l’ossessiva e psicotica ragazza gotica. Anche le loro particolari situazioni famigliari, direttamente connesse con quei sogni che vorrebbero avverare, sono tutt’altro che originali. L’influenza dell’animazione giapponese è anche evidente in numerose citazioni e omaggi, oltre che nella trama e nel character design.
L’introspezione psicologica rimane sorprendentemente superficiale, specie se si considera che il tema principale è il soddisfacimento dei bisogni più reconditi delle fanciulle, le quali rimangono tristemente prive di sfaccettature. Haoyi è un po’ più interessante, ma la breve durata della serie gli impedisce di mostrare alcuni aspetti del suo carattere venuti alla luce proprio grazie al rapporto con gli altri personaggi principali.
Il comparto tecnico è di buon livello, seppur altalenante nelle sue diverse componenti. Le animazioni sono generalmente fluide, nonostante qualche calo (specie per quanto riguarda le comparse), e sono addirittura sensazionali nella sigla di apertura. Il design dei personaggi è in linea con titoli appartenenti allo stessa tipologia di opera ed è molto gradevole e curato. Gli sfondi sono incredibilmente dettagliati e luminosi, anche se a volte peccano di inconsistenza e soffrono di problemi di proporzioni e prospettive, oltre a non interagire perfettamente con i protagonisti. I colori sono estremamente vividi e brillanti (a volte anche troppo) e la computer grafica è indiscreta ma non malvagia.
La colonna sonora è complessivamente piacevole: l’opening è un pezzo strumentale molto orecchiabile, l’ending è anch'essa carina, ma suona fin troppo simile alla sigla di un altro anime (di cui non farò il nome perché non sono completamente sicuro), mentre, nei vari episodi, è possibile ascoltare celebri brani di musica classica. Il doppiaggio cinese risulta strano ad un apparato uditivo non abituato e manca inoltre della necessaria espressività.
La regia spesso cerca soluzioni non convenzionali e particolari, ottenendo risultati soddisfacenti, che rendono l'anime visivamente più dinamico della media di prodotti simili.
In conclusione, “Cupid’s Chocolates” è una visione non particolarmente impegnativa, anche a causa della brevità degli episodi, ma che paga soprattutto per una diffusa mancanza di originalità e per il finale tronco, che non permette di approfondire alcuni temi e che lascia intendere che ci siano altre ragazze legate a doppio filo al nostro protagonista.
Ciononostante, l’anime si rivela, nella sua interezza, piuttosto godibile, grazie a gag piuttosto banali e ripetitive ma simpatiche e sequenze drammatiche e toccanti molto intense. In particolar modo, dalla seconda metà della serie, le scene comiche si riducono progressivamente, focalizzando l’attenzione sugli aspetti più difficili della missione di Haoyi. Nonostante dichiari di volersi unicamente liberare delle indisponenti relazioni multiple, egli non riesce a non affezionarsi alle sue “amanti”, arrivando a compiere anche gesti estremi, pur di aiutarle e renderle felici.
Un’opera consigliata unicamente come discreto passatempo e niente più.
Trama: Jiang Haoyi è uno studente universitario diciannovenne che si ritiene pienamente soddisfatto della propria esistenza, condotta secondo principi di placida tranquillità e stabilità emotiva, cercando di non farsi notare più di tanto dai propri compagni. Quando le ragazze più belle e popolari di tutto l’istituto iniziano ad avvicinarlo con espressioni sognanti e parole d’amore, nessuno è più sorpreso di lui. Messo alle strette sul tetto da un manipolo di ragazzi gelosi e inferociti, Haoyi non riesce a trovare altra scappatoia se non gettarsi oltre il parapetto, incapace di trovare una spiegazione razionale a questa nuova e sconvolgente esperienza. A salvarlo da morte certa è Mei Tata, una Dea dell’Amore che gli spiega come la situazione attuale sia dovuta all’aver mangiato il Cioccolato di Cupido, che l’ha reso automaticamente l’amante di tutte le ragazze che hanno assaggiato lo stesso dolce. Per spezzare l’illusoria magia, dovrà aiutare le sue spasimanti a soddisfare quei desideri che tengono celati intimamente nel proprio cuore.
In quanto commedia harem, la struttura stessa della serie in questione è fortemente basata sugli stereotipi propri del genere: il protagonista, con la sua innata determinazione e il suo altruismo, ricorda moltissimo altri suoi consimili, anche dal punto di vista estetico. Lo stesso si può dire delle ragazze che se lo contenderanno, le quali rispondono a precisi cliché comportamentali: Xia Zitong è la dolce e premurosa rampolla di una famiglia ricchissima, Tang Xuan è l’aggressiva e atletica capitana del club sportivo, Lin Yuan è la timida ragazza occhialuta e Xulei Ouyang è l’ossessiva e psicotica ragazza gotica. Anche le loro particolari situazioni famigliari, direttamente connesse con quei sogni che vorrebbero avverare, sono tutt’altro che originali. L’influenza dell’animazione giapponese è anche evidente in numerose citazioni e omaggi, oltre che nella trama e nel character design.
L’introspezione psicologica rimane sorprendentemente superficiale, specie se si considera che il tema principale è il soddisfacimento dei bisogni più reconditi delle fanciulle, le quali rimangono tristemente prive di sfaccettature. Haoyi è un po’ più interessante, ma la breve durata della serie gli impedisce di mostrare alcuni aspetti del suo carattere venuti alla luce proprio grazie al rapporto con gli altri personaggi principali.
Il comparto tecnico è di buon livello, seppur altalenante nelle sue diverse componenti. Le animazioni sono generalmente fluide, nonostante qualche calo (specie per quanto riguarda le comparse), e sono addirittura sensazionali nella sigla di apertura. Il design dei personaggi è in linea con titoli appartenenti allo stessa tipologia di opera ed è molto gradevole e curato. Gli sfondi sono incredibilmente dettagliati e luminosi, anche se a volte peccano di inconsistenza e soffrono di problemi di proporzioni e prospettive, oltre a non interagire perfettamente con i protagonisti. I colori sono estremamente vividi e brillanti (a volte anche troppo) e la computer grafica è indiscreta ma non malvagia.
La colonna sonora è complessivamente piacevole: l’opening è un pezzo strumentale molto orecchiabile, l’ending è anch'essa carina, ma suona fin troppo simile alla sigla di un altro anime (di cui non farò il nome perché non sono completamente sicuro), mentre, nei vari episodi, è possibile ascoltare celebri brani di musica classica. Il doppiaggio cinese risulta strano ad un apparato uditivo non abituato e manca inoltre della necessaria espressività.
La regia spesso cerca soluzioni non convenzionali e particolari, ottenendo risultati soddisfacenti, che rendono l'anime visivamente più dinamico della media di prodotti simili.
In conclusione, “Cupid’s Chocolates” è una visione non particolarmente impegnativa, anche a causa della brevità degli episodi, ma che paga soprattutto per una diffusa mancanza di originalità e per il finale tronco, che non permette di approfondire alcuni temi e che lascia intendere che ci siano altre ragazze legate a doppio filo al nostro protagonista.
Ciononostante, l’anime si rivela, nella sua interezza, piuttosto godibile, grazie a gag piuttosto banali e ripetitive ma simpatiche e sequenze drammatiche e toccanti molto intense. In particolar modo, dalla seconda metà della serie, le scene comiche si riducono progressivamente, focalizzando l’attenzione sugli aspetti più difficili della missione di Haoyi. Nonostante dichiari di volersi unicamente liberare delle indisponenti relazioni multiple, egli non riesce a non affezionarsi alle sue “amanti”, arrivando a compiere anche gesti estremi, pur di aiutarle e renderle felici.
Un’opera consigliata unicamente come discreto passatempo e niente più.
Myriad Colors Phantom World
8.0/10
"Musaigen no Phantom World" è un'opera di tredici episodi uscita nel 2016, una serie scolastica/d'azione, con una buona dose di mistero e soprannaturale a rendere il tutto un pochino più eccitante. Nonostante il gran numero di ragazze che circondano il protagonista, non credo la si possa classificare come genere harem, per il semplice fatto che manca quel tocco necessario di sentimentalismo. Un peccato per gli amanti del genere, una fortuna per coloro ai quali invece tale stile non piace appieno.
Ma, al di là di queste sottigliezze, devo comunque affermare come "Musaigen no Phantom World", oltre ogni mia aspettativa, sia riuscito a conquistarmi ed emozionarmi. Un amore forse eccessivo, lo ammetto, ma che, in fin dei conti, può essere giustificato. L'anime, seppur non eccellente, mostra comunque qualità di rilievo e i personaggi principali catturano sicuramente l'attenzione.
La storia è ambientata in Giappone, ma non quello dei giorni nostri. Le lancette, infatti, devono essere spostate un po' più avanti nel tempo, anche se non di molto. La società si è evoluta a livello tecnologico, ma ciò che più sorprende è la mutazione avvenuta all'interno dell'organismo umano. In seguito a un incidente, delle sostanze radioattive si sono diffuse nel globo, causando un'alterazione genetica negli esseri umani. Questi, ora, sono in grado di vedere strani esseri immaginari, che prima certamente non c'erano. Erano sempre stati invisibili all'uomo o è quest'ultimo ad aver approfittato della sua evoluzione per crearli involontariamente? La domanda sussiste, ma, sinceramente, non interesserà più di tanto lo svolgimento del racconto. Ciò che importa realmente è la presenza di tali esseri e, ancora di più, la nascita di bambini dotati di strani poteri, forse sorti appositamente per cacciare questi nuovi mostri.
Haruhiko Ichijou e le sue compagne di avventura rientrano appunto tra questi giovani e dotati "paladini della giustizia".
Innanzitutto colpisce il modo in cui viene trattata tale commedia. Al di là dell'apparente semplicità, vengono utilizzati termini e concetti piuttosto filosofeggianti, che rendono il tutto ancor più intrigante. Che sia stato un espediente per attirar pubblico non c'è dubbio, ma ciò che mi interessa è l'aumento della qualità e dello spessore della storia, non più semplice anime d'avventura, ma qualcosa di più.
In secondo luogo è da notare l'efficienza dei personaggi principali. Haruhiko, il protagonista, è semplice e simpatico. Riesce a mettere di buon umore tutti gli spettatori, coinvolgendoli con piccole perle di saggezza. Mai Kawakami, d'altra parte, è tutta energia e azione. Non è stupida, ma il suo fare diretto controbilancia alla perfezione il carattere del giovane. Le altre due, Reina Izumi e Koito Minase, sfruttano degli stereotipi già visti in precedenza, senza però dimenticare di rinnovare il loro stile con piccoli tocchi di originalità.
Insomma, un gruppetto interessante, che non offre molti punti di riferimento e, almeno in questa prima serie, non introduce alcuno sviluppo sentimentale. Che Haruhiko affascina le varie fanciulle, in un modo o nell'altro, è chiaro, ma penso che l'unica pretendente possibile sia Mai, la senpai verso cui il protagonista continua a fare affidamento e riferimento.
La storia si sussegue in maniera fluida puntata dopo puntata, scegliendo di procedere a piccoli passi. Ogni episodio è quasi autoconclusivo, anche se non viene affatto resettato. Tutte le varie esperienze rimangono bene impresse nella mente dei nostri eroi che, di fatto, passano da un'avventura all'altra senza avere un attimo di riposo.
Per quanto riguarda la grafica, direi che rasenta la perfezione. D'altra parte la Kyoto Animation ha sempre dimostrato di saper attuare lavori incredibilmente belli, dotati di uno stile caratteristico, ma allo stesso tempo pronto ad evolversi e adattarsi alla serie in questione. In questo caso i colori sono tendenzialmente più accesi rispetto allo stile tipico della Kyoto Animation, con un'atmosfera rilassata, che non si accende mai più di tanto. Per certi versi mi ricorda molto "Amagi Brilliant Park" e il suo fascino fresco e spontaneo.
Ottima anche la colonna sonora, che mantiene giustamente elevato il livello di un comparto tecnico degno di nota. Le musiche accompagnano passo dopo passo ogni momento di questa avventura, senza lasciare spazi morti o poco interessanti. Buono anche il doppiaggio ed eccellente la regia, che ha saputo enfatizzare ogni puntata, sebbene non ci siano veri e propri archi narrativi.
Il finale è buono, anche se, a essere onesti, mi sarei immaginato qualcosa di più. C'è il lampo finale, ma manca il tuono, quel rombo potente capace di stupire il pubblico. Al di là di questo, credo che "Musaigen no Phantom World" sia stata una bella esperienza, la quale colpisce proprio per la sua semplicità. Una sorta di commedia scolastica a cui è stata aggiunta una buona dose di azione. Un mix bello e promettente, da cui non bisogna certo aspettarsi mirabolanti avventure, ma sicuramente un racconto divertente e originale.
Voto finale: 8 meno
Ma, al di là di queste sottigliezze, devo comunque affermare come "Musaigen no Phantom World", oltre ogni mia aspettativa, sia riuscito a conquistarmi ed emozionarmi. Un amore forse eccessivo, lo ammetto, ma che, in fin dei conti, può essere giustificato. L'anime, seppur non eccellente, mostra comunque qualità di rilievo e i personaggi principali catturano sicuramente l'attenzione.
La storia è ambientata in Giappone, ma non quello dei giorni nostri. Le lancette, infatti, devono essere spostate un po' più avanti nel tempo, anche se non di molto. La società si è evoluta a livello tecnologico, ma ciò che più sorprende è la mutazione avvenuta all'interno dell'organismo umano. In seguito a un incidente, delle sostanze radioattive si sono diffuse nel globo, causando un'alterazione genetica negli esseri umani. Questi, ora, sono in grado di vedere strani esseri immaginari, che prima certamente non c'erano. Erano sempre stati invisibili all'uomo o è quest'ultimo ad aver approfittato della sua evoluzione per crearli involontariamente? La domanda sussiste, ma, sinceramente, non interesserà più di tanto lo svolgimento del racconto. Ciò che importa realmente è la presenza di tali esseri e, ancora di più, la nascita di bambini dotati di strani poteri, forse sorti appositamente per cacciare questi nuovi mostri.
Haruhiko Ichijou e le sue compagne di avventura rientrano appunto tra questi giovani e dotati "paladini della giustizia".
Innanzitutto colpisce il modo in cui viene trattata tale commedia. Al di là dell'apparente semplicità, vengono utilizzati termini e concetti piuttosto filosofeggianti, che rendono il tutto ancor più intrigante. Che sia stato un espediente per attirar pubblico non c'è dubbio, ma ciò che mi interessa è l'aumento della qualità e dello spessore della storia, non più semplice anime d'avventura, ma qualcosa di più.
In secondo luogo è da notare l'efficienza dei personaggi principali. Haruhiko, il protagonista, è semplice e simpatico. Riesce a mettere di buon umore tutti gli spettatori, coinvolgendoli con piccole perle di saggezza. Mai Kawakami, d'altra parte, è tutta energia e azione. Non è stupida, ma il suo fare diretto controbilancia alla perfezione il carattere del giovane. Le altre due, Reina Izumi e Koito Minase, sfruttano degli stereotipi già visti in precedenza, senza però dimenticare di rinnovare il loro stile con piccoli tocchi di originalità.
Insomma, un gruppetto interessante, che non offre molti punti di riferimento e, almeno in questa prima serie, non introduce alcuno sviluppo sentimentale. Che Haruhiko affascina le varie fanciulle, in un modo o nell'altro, è chiaro, ma penso che l'unica pretendente possibile sia Mai, la senpai verso cui il protagonista continua a fare affidamento e riferimento.
La storia si sussegue in maniera fluida puntata dopo puntata, scegliendo di procedere a piccoli passi. Ogni episodio è quasi autoconclusivo, anche se non viene affatto resettato. Tutte le varie esperienze rimangono bene impresse nella mente dei nostri eroi che, di fatto, passano da un'avventura all'altra senza avere un attimo di riposo.
Per quanto riguarda la grafica, direi che rasenta la perfezione. D'altra parte la Kyoto Animation ha sempre dimostrato di saper attuare lavori incredibilmente belli, dotati di uno stile caratteristico, ma allo stesso tempo pronto ad evolversi e adattarsi alla serie in questione. In questo caso i colori sono tendenzialmente più accesi rispetto allo stile tipico della Kyoto Animation, con un'atmosfera rilassata, che non si accende mai più di tanto. Per certi versi mi ricorda molto "Amagi Brilliant Park" e il suo fascino fresco e spontaneo.
Ottima anche la colonna sonora, che mantiene giustamente elevato il livello di un comparto tecnico degno di nota. Le musiche accompagnano passo dopo passo ogni momento di questa avventura, senza lasciare spazi morti o poco interessanti. Buono anche il doppiaggio ed eccellente la regia, che ha saputo enfatizzare ogni puntata, sebbene non ci siano veri e propri archi narrativi.
Il finale è buono, anche se, a essere onesti, mi sarei immaginato qualcosa di più. C'è il lampo finale, ma manca il tuono, quel rombo potente capace di stupire il pubblico. Al di là di questo, credo che "Musaigen no Phantom World" sia stata una bella esperienza, la quale colpisce proprio per la sua semplicità. Una sorta di commedia scolastica a cui è stata aggiunta una buona dose di azione. Un mix bello e promettente, da cui non bisogna certo aspettarsi mirabolanti avventure, ma sicuramente un racconto divertente e originale.
Voto finale: 8 meno
Saijaku Muhai no Bahamut
4.0/10
Recensione di npepataecozz
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Più volte si è detto che un anime che nasce senza troppe ambizioni può risultare comunque un prodotto gradevole e apprezzabile. Purtroppo, però, troppo spesso gli autori di queste opere si lasciano prendere la mano e cercano di trasformare la propria creazione in qualcosa che, per sua natura, non può essere; cominciano così a sviluppare idee complesse sulla trama che mal si conciliano con quelle che sono le aspettative che ha lo spettatore e che, il più delle volte, rivelano un'architettura del tutto incomprensibile.
Harem e fantasy sono due generi che vengono associati sempre più di frequente, ma, affinché questo binomio possa funzionare, è necessario che ognuno dei due generi venga sviluppato tenendo conto delle caratteristiche dell'altro. Entrambi hanno potenzialmente diverse sfaccettature, per cui è possibile creare diversi tipi di combinazioni vincenti, ma, se si vuol creare un harem leggero, poi non si può chiedere alla componente fantasy di raggiungere livelli troppo impegnativi, specie se poi chi la crea idee troppo chiare su quello che sta raccontando non le ha nemmeno lui. Ed è proprio questo quello che accade in questo "Saijaku Muhai no Bahamut", che parte con una clamorosa scopiazzatura di altri harem, per poi cercare di darsi un'importanza attraverso una storia che ho trovato molto difficile da capire, ma solo perché raccontata malissimo e decisamente piena di buchi; il risultato è un qualcosa che supera la noia, rasenta la pura frustrazione.
La trama: il tirannico impero di Arcadia viene rovesciato a seguito dell'intervento di un eroe misterioso, che in sella al suo drag-ride (una specie di robot) riesce da solo a sbaragliare l'intero esercito imperiale, per poi sparire nel nulla. Dopo la caduta dell'impero viene fondato un nuovo regno e si forma una nuova casta di nobili; i membri della vecchia casa imperiale, invece, cadono in disgrazia e sono costretti a svolgere delle commissioni per chiunque ne faccia richiesta, al fine di estinguere il proprio debito. Fra questi c'è anche l'ex principe Lux Arcadia, il quale, mentre si accingeva a portare a termine una commissione, finisce per cadere accidentalmente nei bagni del dormitorio femminile dell'accademia di preparazione al combattimento con i drag-ride. E dove non andare a cascare, se non tra le braccia della principessa del nuovo regno?
L'inizio di questo anime ha rappresentato, per me, il primo motivo di sgomento: già a suo tempo ero rimasto meravigliato nel constatare la grande somiglianza della parte iniziale di "Rakudai Kishi no Cavalry" e quella di "The Asterisk World"; ma che ci fosse addirittura un terzo anime che cominciasse nello stesso identico modo non me lo sarei mai aspettato. Cos'è, siamo così a corto di idee?
Nonostante questo, però, i primi tre-quattro episodi non sono poi così male: per uno come me che ancora si diverte a guardare un harem questa parte è sembrata abbastanza piacevole. Ma mai e poi mai mi sarei aspettato il delirio di onnipotenza che avrebbe caratterizzato gli episodi successivi. Dopo un inizio da copia-incolla, dopo qualche episodio che si fa apprezzare per la sua estrema semplicità e con personaggi che hanno ben poco di carismatico e che riproducono in toto gli stereotipi degli harem del passato, tutto mi sarei aspettato tranne che si ritenesse che quanto fatto fino a quel momento fosse meritevole di un background più approfondito. E invece ecco apparire misteriose (in tutti i sensi) rovine, dozzine di ragnarock, alberi genealogici fatti a casaccio e tutta una serie di altre oscenità narrative (e stavolta con oscenità non si intendono le 'poppe' delle ragazze). Il risultato finale è stato terribile; per spiegare la mia sensazione a riguardo vi chiedo di immaginare un gattino su cui viene caricato un pianoforte (scordato, tra l'altro): il poveretto finirebbe per crollare. E con lui crolla pure tutta la sceneggiatura di questo anime.
Nemmeno i personaggi si salvano da questo scempio: non solo sono stereotipati, ma tra i vari modelli esistenti sono stati scelti pure i peggiori. Qualcuno si salva, ma è davvero poca roba.
Riassumendo: "Saijaku Muhai no Bahamut" è un anime che nasce con poche potenzialità e le sfrutta pure male. Non posso che bocciarlo e cercare di dimenticare la sua esistenza il più in fretta possibile.
Harem e fantasy sono due generi che vengono associati sempre più di frequente, ma, affinché questo binomio possa funzionare, è necessario che ognuno dei due generi venga sviluppato tenendo conto delle caratteristiche dell'altro. Entrambi hanno potenzialmente diverse sfaccettature, per cui è possibile creare diversi tipi di combinazioni vincenti, ma, se si vuol creare un harem leggero, poi non si può chiedere alla componente fantasy di raggiungere livelli troppo impegnativi, specie se poi chi la crea idee troppo chiare su quello che sta raccontando non le ha nemmeno lui. Ed è proprio questo quello che accade in questo "Saijaku Muhai no Bahamut", che parte con una clamorosa scopiazzatura di altri harem, per poi cercare di darsi un'importanza attraverso una storia che ho trovato molto difficile da capire, ma solo perché raccontata malissimo e decisamente piena di buchi; il risultato è un qualcosa che supera la noia, rasenta la pura frustrazione.
La trama: il tirannico impero di Arcadia viene rovesciato a seguito dell'intervento di un eroe misterioso, che in sella al suo drag-ride (una specie di robot) riesce da solo a sbaragliare l'intero esercito imperiale, per poi sparire nel nulla. Dopo la caduta dell'impero viene fondato un nuovo regno e si forma una nuova casta di nobili; i membri della vecchia casa imperiale, invece, cadono in disgrazia e sono costretti a svolgere delle commissioni per chiunque ne faccia richiesta, al fine di estinguere il proprio debito. Fra questi c'è anche l'ex principe Lux Arcadia, il quale, mentre si accingeva a portare a termine una commissione, finisce per cadere accidentalmente nei bagni del dormitorio femminile dell'accademia di preparazione al combattimento con i drag-ride. E dove non andare a cascare, se non tra le braccia della principessa del nuovo regno?
L'inizio di questo anime ha rappresentato, per me, il primo motivo di sgomento: già a suo tempo ero rimasto meravigliato nel constatare la grande somiglianza della parte iniziale di "Rakudai Kishi no Cavalry" e quella di "The Asterisk World"; ma che ci fosse addirittura un terzo anime che cominciasse nello stesso identico modo non me lo sarei mai aspettato. Cos'è, siamo così a corto di idee?
Nonostante questo, però, i primi tre-quattro episodi non sono poi così male: per uno come me che ancora si diverte a guardare un harem questa parte è sembrata abbastanza piacevole. Ma mai e poi mai mi sarei aspettato il delirio di onnipotenza che avrebbe caratterizzato gli episodi successivi. Dopo un inizio da copia-incolla, dopo qualche episodio che si fa apprezzare per la sua estrema semplicità e con personaggi che hanno ben poco di carismatico e che riproducono in toto gli stereotipi degli harem del passato, tutto mi sarei aspettato tranne che si ritenesse che quanto fatto fino a quel momento fosse meritevole di un background più approfondito. E invece ecco apparire misteriose (in tutti i sensi) rovine, dozzine di ragnarock, alberi genealogici fatti a casaccio e tutta una serie di altre oscenità narrative (e stavolta con oscenità non si intendono le 'poppe' delle ragazze). Il risultato finale è stato terribile; per spiegare la mia sensazione a riguardo vi chiedo di immaginare un gattino su cui viene caricato un pianoforte (scordato, tra l'altro): il poveretto finirebbe per crollare. E con lui crolla pure tutta la sceneggiatura di questo anime.
Nemmeno i personaggi si salvano da questo scempio: non solo sono stereotipati, ma tra i vari modelli esistenti sono stati scelti pure i peggiori. Qualcuno si salva, ma è davvero poca roba.
Riassumendo: "Saijaku Muhai no Bahamut" è un anime che nasce con poche potenzialità e le sfrutta pure male. Non posso che bocciarlo e cercare di dimenticare la sua esistenza il più in fretta possibile.
senza offesa ma mi sembrano voti dati a casaccio
Più che altro un collage di fanservice di vario tipo e furberie assortite per tentare di catturare lo spettatore con storielle piuttosto dozzinali.
Salvo solo il comparto tecnico (che ci ha permesso, tra l'altro, di vedere delle tette sballonzolanti animate in modo più che adeguato).
Se togliamo i frame fatti solo per eccitare, va via già il 30%. Rimangono battute che non fanno ridere e tentaivi di approfondire qualche riflessione, ma con scarso successo.
Personalmente gliela darei anche io la sufficienza, forse non sarà l'originalità pura, ma non era malaccio dopo tutto..
Per me e' stata una visione veramente piacevole perche' ha rispecchiato perfettamente le aspettative che mi ero fatto con i primi episodi, uno show da guardare per le animazioni e i colori sgargianti, dando piu' importanza alle singole situazioni e ai singoli episodi piuttosto che a una trama e ai personaggi nel loro complesso.
tutto è relativo,se fosse uscito in altri momenti avrebbe meritato il 6,ma paragonato alla concorrenza uscita nello stesso momento ne esce sempre perdente.
Beh persone diverse si godono cose differenti in modo diverso e votano quello che si sentono
poi le recensioni vengono scelte e messe fianco a fianco ma non è che, siccome l'anima a ha un 8 e l'anime b un 4 l'autore della recensione sull'anime a debba modificare il voto per renderlo coerente con l'altro
Anche perché forse per quella persona lì comunque l'anime a è da 8 e il b da 4
Quello che conta è ciò che hanno scritto e le motivazioni di tali voti
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