Nella mattinata di oggi, nell'incontro esclusivo riservato alla stampa abbiamo incontrato la mangaka Yun Kouga, ospite a Lucca Comics & Games 2016 grazie alla Lucca Manga School, con la collaborazione di J-POP Manga.
Per saperne di più sulla sua passione per i videogiochi, le orecchie da gatto e gli occhiali, vi proponiamo qui un estratto degli aneddoti che ci ha svelato:
Qual è il significato simbolico delle orecchie da gatto in Loveless? E come mai inserirlo proprio in una storia che tratta quel tipo di argomento, piuttosto che un fantasy?
Y. Kouga: Loveless non si ambienta nel nostro mondo; è simile, ma anche spostato dalla nostra realtà. L'elemento visuale delle orecchie lo metteva subito in chiaro.
Mi piaceva l'idea di combinare il fantasy con una storia realistica.
Quanto al significato simbolico, è perché le orecchie da gatto sono davvero carine (nb qui l'autrice dice ridendo "kawaii").
In un manga ha disegnato personaggi con le ali, poi le orecchie da gatto. C'è qualche altro dettaglio che le piacerebbe inserire in un prossimo manga?
Y. Kouga: ultimamente vado matta per le divise scolastiche, e gli abiti eleganti da uomo (ride). Potrei incorporarli in futuro, sì!
Sappiamo che la sensei è una lettrice assidua. Tra gli autori emergenti, ce n'è qualcuno per cui ha pensato "questo farà strada"?
- E' una domanda difficile, chiedo aiuto al mio editor. Wotakoi (wotaku ni koi wa muzukashii) è molto interessante, sempre di Ichijinsha e sembra molto promettente.
Ce n'è un altro ma non mi ricordo il nome... comunque, la protagonista è una ragazza che ha problemi di stalking, c'è un senpai che le piace molto, lei è la stalker. E' interessante perché il senpai sta combattendo per salvare la terra, mentre lei lo stalkera, ed è una serie appena iniziata per cui sono molto curiosa di sapere come si svilupperà la storia.
Mi sono emozionata, se volete sapere cosa mi piace particolarmente, è che la protagonista si trova in situazioni assurde per salvare la terra anch'essa, e lo fa solo attraverso la forza del suo stalking.
Se arrivasse in Italia, dategli un'occhiata.
Lei è anche una videogiocatrice?
Y. Kouga: Sì, amo molto i videogiochi. Ho cominciato con Dragon Quest, e da lì ho continuato fino ad oggi. Ultimamente cerco di limitarmi a due o tre giochi l'anno, altrimenti diventa troppo impegnativo per me, ma cerco di godermeli.
C'è Monster Hunter, ci ho giocato più di 3000 volte. E poi i social game in cui si interagisce con gli altri giocatori.
Come si trova qui a Lucca rispetto al Comiket, ci sono dei parallelismi?
Y. Kouga: arrivando a Lucca ho avuto l'impressione quasi fiabesca, è bellissima, ed è una cosa che in Giappone non è proprio possibile fare.
Il Comiket è un'esperienza molto personale, ognuno arriva con obiettivi precisi di ciò che vuole comprare, da chi vuole andare e vedere. Lucca è più un evento collettivo, con un'atmosfera generale più che individuale
Le persone, l'atmosfera, il paesaggio lucchese mi sono rimaste molto impresse.
Lo spirito del Comiket è che serba un sentimento di passione molto forte, a Lucca il ritmo è più rilassato, o almeno, io mi sto rilassando in questi giorni, quindi questa è l'impressione che ne ho!
Lei ha partecipato anche ad altre fiere giapponesi. Com'è il feedback dei fan italiani rispetto a quelli giapponesi?
Y. Kouga: E' la prima volta che vengo in Italia, l'idea che ne ho avuto è di fan estremamente aperti, caldi e accoglienti. Mi ha proprio scaldato il cuore quest'incontro. E poi sono tutti così calorosi ed entusiasti, davvero!
Può parlarci di un tema ricorrente nelle sue opere, ovvero i personaggi con gli occhiali?
Y. Kouga: Mi piacciono gli occhiali. Al tempo di Gundam 00, il personaggio mi era stato affidato col preciso compito di fare un personaggio che mi piacesse, che fosse accattivante, un bishonen insomma, ecco il perché degli occhiali.
Quando in generale mi dicono di disegnare personaggi che amo, io tendo a mettere loro gli occhiali!
Per un resoconto completo dell'incontro vi rimandiamo al reportage conclusivo su Yun Kouga che pubblicheremo a fiera conclusa.
Per saperne di più sulla sua passione per i videogiochi, le orecchie da gatto e gli occhiali, vi proponiamo qui un estratto degli aneddoti che ci ha svelato:
Qual è il significato simbolico delle orecchie da gatto in Loveless? E come mai inserirlo proprio in una storia che tratta quel tipo di argomento, piuttosto che un fantasy?
Y. Kouga: Loveless non si ambienta nel nostro mondo; è simile, ma anche spostato dalla nostra realtà. L'elemento visuale delle orecchie lo metteva subito in chiaro.
Mi piaceva l'idea di combinare il fantasy con una storia realistica.
Quanto al significato simbolico, è perché le orecchie da gatto sono davvero carine (nb qui l'autrice dice ridendo "kawaii").
In un manga ha disegnato personaggi con le ali, poi le orecchie da gatto. C'è qualche altro dettaglio che le piacerebbe inserire in un prossimo manga?
Y. Kouga: ultimamente vado matta per le divise scolastiche, e gli abiti eleganti da uomo (ride). Potrei incorporarli in futuro, sì!
Sappiamo che la sensei è una lettrice assidua. Tra gli autori emergenti, ce n'è qualcuno per cui ha pensato "questo farà strada"?
- E' una domanda difficile, chiedo aiuto al mio editor. Wotakoi (wotaku ni koi wa muzukashii) è molto interessante, sempre di Ichijinsha e sembra molto promettente.
Ce n'è un altro ma non mi ricordo il nome... comunque, la protagonista è una ragazza che ha problemi di stalking, c'è un senpai che le piace molto, lei è la stalker. E' interessante perché il senpai sta combattendo per salvare la terra, mentre lei lo stalkera, ed è una serie appena iniziata per cui sono molto curiosa di sapere come si svilupperà la storia.
Mi sono emozionata, se volete sapere cosa mi piace particolarmente, è che la protagonista si trova in situazioni assurde per salvare la terra anch'essa, e lo fa solo attraverso la forza del suo stalking.
Se arrivasse in Italia, dategli un'occhiata.
Lei è anche una videogiocatrice?
Y. Kouga: Sì, amo molto i videogiochi. Ho cominciato con Dragon Quest, e da lì ho continuato fino ad oggi. Ultimamente cerco di limitarmi a due o tre giochi l'anno, altrimenti diventa troppo impegnativo per me, ma cerco di godermeli.
C'è Monster Hunter, ci ho giocato più di 3000 volte. E poi i social game in cui si interagisce con gli altri giocatori.
Come si trova qui a Lucca rispetto al Comiket, ci sono dei parallelismi?
Y. Kouga: arrivando a Lucca ho avuto l'impressione quasi fiabesca, è bellissima, ed è una cosa che in Giappone non è proprio possibile fare.
Il Comiket è un'esperienza molto personale, ognuno arriva con obiettivi precisi di ciò che vuole comprare, da chi vuole andare e vedere. Lucca è più un evento collettivo, con un'atmosfera generale più che individuale
Le persone, l'atmosfera, il paesaggio lucchese mi sono rimaste molto impresse.
Lo spirito del Comiket è che serba un sentimento di passione molto forte, a Lucca il ritmo è più rilassato, o almeno, io mi sto rilassando in questi giorni, quindi questa è l'impressione che ne ho!
Lei ha partecipato anche ad altre fiere giapponesi. Com'è il feedback dei fan italiani rispetto a quelli giapponesi?
Y. Kouga: E' la prima volta che vengo in Italia, l'idea che ne ho avuto è di fan estremamente aperti, caldi e accoglienti. Mi ha proprio scaldato il cuore quest'incontro. E poi sono tutti così calorosi ed entusiasti, davvero!
Può parlarci di un tema ricorrente nelle sue opere, ovvero i personaggi con gli occhiali?
Y. Kouga: Mi piacciono gli occhiali. Al tempo di Gundam 00, il personaggio mi era stato affidato col preciso compito di fare un personaggio che mi piacesse, che fosse accattivante, un bishonen insomma, ecco il perché degli occhiali.
Quando in generale mi dicono di disegnare personaggi che amo, io tendo a mettere loro gli occhiali!
Per un resoconto completo dell'incontro vi rimandiamo al reportage conclusivo su Yun Kouga che pubblicheremo a fiera conclusa.
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