Come si è potuto vedere con il recentissimo successo di Sayo Yamamoto – regista fino a qualche mese fa assai poco considerata se non nella nicchia dei suoi estimatori – il settore degli anime si è sempre distinto per una gran quantità di giovani talenti messi in ombra dalle figure di maggior rilievo, nonostante a un’analisi più attenta non sia difficile riconoscerne numerosi meriti all’interno della loro produzione, pur se in ruoli minori.
Mi premeva dunque in questa sede fare un po’ di luce sulla figura di Eunyoung Choi (ウニョン), talentuosa autrice tristemente sconosciuta ai più, che tuttavia nel corso della sua carriera è stata la principale responsabile artistica dei migliori episodi di alcune delle mie opere preferite. Non a caso la giovane è nota per essere – come vedremo – una delle più strette collaboratrici di Masaaki Yuasa e una figura di rilevante importanza per l’intera carriera di quest’ultimo, tanto che insieme a lui darà vita persino a un nuovo studio d’animazione.
Ma procediamo con ordine.
Mi premeva dunque in questa sede fare un po’ di luce sulla figura di Eunyoung Choi (ウニョン), talentuosa autrice tristemente sconosciuta ai più, che tuttavia nel corso della sua carriera è stata la principale responsabile artistica dei migliori episodi di alcune delle mie opere preferite. Non a caso la giovane è nota per essere – come vedremo – una delle più strette collaboratrici di Masaaki Yuasa e una figura di rilevante importanza per l’intera carriera di quest’ultimo, tanto che insieme a lui darà vita persino a un nuovo studio d’animazione.
Ma procediamo con ordine.
Allo stesso modo di altri registi ora di spicco, Eunyoung Choi iniziò la propria carriera come animatrice, attirando l’attenzione all’interno dell’ambiente per il suo lavoro personalissimo e affascinante sulla scena pre-opening dell’episodio 10 di Kemonozume. Figura fondamentalmente sconosciuta agli esordi, iniziò a essere notata dagli appassionati solo nel 2006, quando il noto animatore Michio Mihara diffuse alcune preziose informazioni su di lei (insieme a un’interessante selezione di sue illustrazioni).
Originaria della Corea del Sud, la Choi intraprese da giovanissima degli studi artistici – più precisamente nel campo della scultura – prima di partire alla volta di Londra, in cui si specializzò in animazione. A seguito di ciò si spostò in Giappone, dove nel suo primo anno da animatrice professionista venne subito messa al lavoro come key-animator, saltando a piè pari la fase intermedia di “mestierante” addetta agli intercalari: la formazione ricevuta all’estero e le solide basi artistiche le garantirono evidentemente una preparazione assai superiore rispetto alla media degli animatori di formazione giapponese. Il suo primo successo arrivò difatti nel 2006, quando lavorò come key-animator su alcuni episodi di Kemonozume sotto l’attenta direzione di Masaaki Yuasa: questo fu l’inizio di un lungo e strettissimo sodalizio tra la Choi e il celebre regista di Mind Game, che portò i due a collaborare a molti dei più apprezzati progetti di quest’ultimo, partendo da Kaiba fino ai più recenti Kick-Heart e Ping Pong the Animation.
Originaria della Corea del Sud, la Choi intraprese da giovanissima degli studi artistici – più precisamente nel campo della scultura – prima di partire alla volta di Londra, in cui si specializzò in animazione. A seguito di ciò si spostò in Giappone, dove nel suo primo anno da animatrice professionista venne subito messa al lavoro come key-animator, saltando a piè pari la fase intermedia di “mestierante” addetta agli intercalari: la formazione ricevuta all’estero e le solide basi artistiche le garantirono evidentemente una preparazione assai superiore rispetto alla media degli animatori di formazione giapponese. Il suo primo successo arrivò difatti nel 2006, quando lavorò come key-animator su alcuni episodi di Kemonozume sotto l’attenta direzione di Masaaki Yuasa: questo fu l’inizio di un lungo e strettissimo sodalizio tra la Choi e il celebre regista di Mind Game, che portò i due a collaborare a molti dei più apprezzati progetti di quest’ultimo, partendo da Kaiba fino ai più recenti Kick-Heart e Ping Pong the Animation.
Avendo Eunyoung Choi sempre lavorato a stretto contatto con Yuasa, la sua impronta stilistica è stata fortemente influenzata dalle opere del celebre autore. In modo similare a Yuasa la Choi – per esasperare la resa espressiva delle immagini – predilige un uso frequente dei colori primari e di contrasti vivaci, nonché di un character design spesso malleabile, distorto e privo di una forma ben definita; tuttavia l’elemento che la distingue dagli altri direttori degli episodi che lavorano sotto la regia generale di Yuasa è il fatto che sia da subito riuscita a delineare una propria visione artistica personale e ben definita.
Mentre l’approccio di Yuasa all’animazione è energico, giocoso e ricorda vagamente la Golden Age degli animatori americani, quello della Choi è assai più composto e focalizzato sull’intimità. Ovviamente molte delle concettualizzazioni visive tipiche di Eunyoung Choi derivano almeno in parte da quelle Yuasa, ma il suo approccio più delicato alla regia tende a porre maggiormente in evidenza le connessioni emotive tra i personaggi.
Mentre l’approccio di Yuasa all’animazione è energico, giocoso e ricorda vagamente la Golden Age degli animatori americani, quello della Choi è assai più composto e focalizzato sull’intimità. Ovviamente molte delle concettualizzazioni visive tipiche di Eunyoung Choi derivano almeno in parte da quelle Yuasa, ma il suo approccio più delicato alla regia tende a porre maggiormente in evidenza le connessioni emotive tra i personaggi.
A partire da Kemonozume (2006), la Choi lavorerà al fianco di Yuasa a praticamente tutte le sue opere successive: suoi sono infatti la regia, gli storyboard e la direzione delle animazioni degli episodi 5 e 8 di Kaiba (2008), dell’episodio 10 di The Tatami Galaxy (2010) e dell’episodio 10 di Ping Pong the Animation (2014); inoltre l’animatrice è accreditata come assistente alla regia in Kick-Heart, progetto indipendente del 2013 realizzato grazie a una campagna di crowdfunding, e persino come co-direttrice artistica in Food Chain, l’episodio diretto da Yuasa per la pluripremiata serie d’animazione americana Adventure Time.
Tuttavia molti dei lavori più importanti della Choi come regista si trovano in anime estranei alla filmografia di Yuasa. L’animatrice, sempre in Madhouse, ha infatti diretto anche l’episodio 20 (Per chi sboccia il fiore) del Casshern Sins di Shigeyasu Yamauchi, nel quale la sua straordinaria cura per l’immagine le permise di costruire un ritratto estremamente straziante della morte e della disperazione. In questo episodio la padronanza stilistica della Choi è di grande rilievo, così come l’accesissima (pure per gli standard della serie) palette di colori impiegata e l’utilizzo di una scenografia caratterizzata da figure distorte e stilizzate, in netto contrasto con il tratto nitido e quasi spigoloso del character design di Yoshihiko Umakoshi.
C’è un momento particolarmente potente verso la fine dell’episodio in questione, in cui la regista sceglie di riprendere una scena in soggettiva, direttamente dagli occhi di un personaggio morente. La macabra vista di un mondo avvolto dalla rovina, mentre il personaggio esala i suoi ultimi respiri, è breve ma toccante; senza scadere nelle classiche convenzioni melodrammatiche, Eunyoung Choi dipinge in tal modo un angosciante momento di perdita, capace di distinguersi nettamente dal resto della narrazione di Casshern Sins.
C’è un momento particolarmente potente verso la fine dell’episodio in questione, in cui la regista sceglie di riprendere una scena in soggettiva, direttamente dagli occhi di un personaggio morente. La macabra vista di un mondo avvolto dalla rovina, mentre il personaggio esala i suoi ultimi respiri, è breve ma toccante; senza scadere nelle classiche convenzioni melodrammatiche, Eunyoung Choi dipinge in tal modo un angosciante momento di perdita, capace di distinguersi nettamente dal resto della narrazione di Casshern Sins.
Ma forse il suo più grande successo come regista è rappresentato dall’episodio 9 di Space Dandy (Anche le piante sono esseri viventi, baby). Prima di Space Dandy, la Choi aveva sempre diretto episodi facenti parte di una narrazione più grande: tuttavia, con l’episodio 9 dell’apprezzata serie di Shingo Natsume e Shin’ichirō Watanabe alla regista fu concesso per la prima volta il completo controllo creativo sulla produzione dell’opera, tanto che ne curò personalmente sceneggiatura, storyboard, art design, character design e, ovviamente, la regia. Data la struttura antologica e fortemente autorale di Space Dandy, il contributo della Choi rappresenta dunque la sua visione artistica nella sua forma più pura – non più subordinata alle esigenze di Yuasa, bensì totale espressione del proprio estro creativo.
La nona puntata di Space Dandy descrive l’avventura del personaggio che dà titolo all’anime su un pianeta psichedelico, abitato solo da piante parlanti e da altre creature dai curiosi caratteri “botanici”; l’episodio è estremamente suggestivo, costantemente tempestato da lunghe inquadrature d’ambiente, che indugiano sulle peculiari architetture aliene e sulle figure deformi e ultraterrene della fauna senziente. Risulta dunque immediatamente chiaro come l’episodio di Eunyoung Choi non punti a soddisfare degli obblighi narrativi, ma piuttosto avvolga lo spettatore nel suo mondo colorato e stravagante: una scelta quasi naturale, per una vera e propria raccolta di talenti creativi qual è la serie.
La nona puntata di Space Dandy descrive l’avventura del personaggio che dà titolo all’anime su un pianeta psichedelico, abitato solo da piante parlanti e da altre creature dai curiosi caratteri “botanici”; l’episodio è estremamente suggestivo, costantemente tempestato da lunghe inquadrature d’ambiente, che indugiano sulle peculiari architetture aliene e sulle figure deformi e ultraterrene della fauna senziente. Risulta dunque immediatamente chiaro come l’episodio di Eunyoung Choi non punti a soddisfare degli obblighi narrativi, ma piuttosto avvolga lo spettatore nel suo mondo colorato e stravagante: una scelta quasi naturale, per una vera e propria raccolta di talenti creativi qual è la serie.
A seguito di Space Dandy, Eunyoung Choi sarebbe tornata a collaborare con Yuasa sul suo adattamento del manga Ping Pong di Taiyō Matsumoto. Il contributo della Choi a Ping Pong the Animation mostra una decisiva maturazione delle sue capacità, sia tecniche che registiche: l’autrice infatti realizzò completamente in autonomia la splendida, significativa sequenza (animata in rotoscoping) della sigla di chiusura, e curò inoltre la regia del culminante episodio 10 (Pensavo fossi l’eroe!).
Mentre lo scontro tra i due giocatori aumenta d’intensità, osserviamo Peco lasciarsi andare, abbandonarsi completamente al gioco senza alcun ripensamento. A poco a poco, l’ambientazione e tutto quello che sta intorno ai due personaggi inizia a virare in una dissolvenza sul bianco, fin quando ciò che rimane nel campo visivo degli spettatori non sono che i due atleti, intenti a scambiarsi colpi nella totale astrazione spaziale. Eliminando le scenografie e dissanguando del colore ogni singolo fotogramma, la regista muove i suoi personaggi in uno spazio quasi metafisico: l’approccio della Choi è minimalista ma azzeccatissimo, e ci regala la summa poetica forse più efficace dell’intera serie.
Nonostante Eunyoung Choi non abbia ancora visto concretizzarsi il proprio esordio ufficiale alla regia generale di una serie televisiva, il suo stile acceso, intenso e in costante evoluzione l’ha resa una delle figure di spicco dell’animazione d’autore; il suo curriculum pregno di collaborazioni importanti e la stima di cui gode tra colleghi e appassionati ne fanno uno degli astri nascenti dell’industria contemporanea degli anime.
E dopo la recente fondazione dello studio Science SARU, proprio ad opera della Choi insieme all’amico Yuasa, non resta che aspettare con ansia l’uscita del film Yoru wa Mijikashi Arukeyo Otome (La notte è breve, avanti fanciulla), prevista per la prima metà del 2017; ci auguriamo infine che il suo debutto alla regia generale non tardi ad arrivare.
Eunyoung Choi
Animatrice e regista. Nasce in Corea del Sud e si specializza come animatrice a Londra, prima di entrare nell’industria dell’animazione giapponese.
Stretta collaboratrice di Masaaki Yuasa, a partire da Kemonozume (2006) ha partecipato a quasi tutti i progetti dell’autore: suoi sono infatti la regia, gli storyboard e la direzione delle animazioni di alcuni dei migliori episodi di Kaiba (2008), The Tatami Galaxy (2010) e Ping Pong the Animation (2014); inoltre Yuasa la volle al suo fianco anche nel progetto indipendente Kick-Heart (2013) e nell’episodio da lui diretto della serie americana Adventure Time.
Choi è inoltre la regista e principale responsabile artistica dell’episodio 9 della serie televisiva Space Dandy (2014).
Attualmente lavora presso lo studio Science SARU, da lei co-fondato insieme all’amico Masaaki Yuasa nel Giugno del 2014.
Twitter: @e8144
Animatrice e regista. Nasce in Corea del Sud e si specializza come animatrice a Londra, prima di entrare nell’industria dell’animazione giapponese.
Stretta collaboratrice di Masaaki Yuasa, a partire da Kemonozume (2006) ha partecipato a quasi tutti i progetti dell’autore: suoi sono infatti la regia, gli storyboard e la direzione delle animazioni di alcuni dei migliori episodi di Kaiba (2008), The Tatami Galaxy (2010) e Ping Pong the Animation (2014); inoltre Yuasa la volle al suo fianco anche nel progetto indipendente Kick-Heart (2013) e nell’episodio da lui diretto della serie americana Adventure Time.
Choi è inoltre la regista e principale responsabile artistica dell’episodio 9 della serie televisiva Space Dandy (2014).
Attualmente lavora presso lo studio Science SARU, da lei co-fondato insieme all’amico Masaaki Yuasa nel Giugno del 2014.
Twitter: @e8144
Fonti:
Crunchyroll.com
Pelleas.net (AniPages)
Washi’s Blog
Di certo ha fatto un lavoro eccellente sull'episodio 10 di Ping Pong, riuscendo a valorizzare tantissimo il match fra i due partendo dal materiale nel manga (un esempio è la scena frenetica alla fine del primo game vinto da peco, nel momento in cui i due incrociano lo sguardo: nel manga è presente, ma nell'anime viene estremizzata).
È interessante imparare qualcosa su chi lavora dietro le quinte.
Complimenti per l'articolo.
È sempre bello scoprire i volti che stanno dietro al prodotto finito che arriva a noi spettatori, conoscere le loro storie e le influenze che i lavori passati hanno esercitato sullo stile degli animatori.
L'episodio 10 di Ping Pong è davvero il climax della serie, mi piacerebbe rivederlo per riuscire a coglierne al meglio la poetica, dopo aver letto questa minuziosa descrizione.
Tutte le scene ed episodi sopra descritti sono memorabili. A questo punto c'è davvero da sperare di vedere in futuro una serie tv da lei stessa ideata e diretta, anche se nel circuito nipponico non la vedo molto praticabile come cosa, dato il suo stile ancora più eccentrico di quello del senpai Yuasa.
Grazie mille a traxer per il lavoro.
Fra l'altro è personalità ben attiva sul web da notare la sua nota sulla morte di Bernardo Bertolucci.
https://twitter.com/e8144/status/1067071044349976576
"I film di Kurosawa e La dolce vita (1960), Fellini, sono le cose che mi hanno spinto a diventare un regista."
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