Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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In questo angolo di mondo
8.5/10
Visto il tema, memore di “Una Tomba per le Lucciole”, e non avendo letto l’opera da cui è stato tratto il lungometraggio, sono andato al cinema preparato al peggio, ovvero un fiume di lacrime. Invece “In questo angolo di mondo” si è dimostrato una duplice sorpresa, riuscendo non solo non a provocarmi alcun senso di angoscia nonostante la scabrosa situazione raccontata, ma anche a farmi più volte sorridere. E, se pensate sia di cattivo gusto che la si butti sul comico, raccontando una delle più grandi tragedie dello scorso secolo, vi consiglio ancor più di vedere “In questo angolo di mondo”, perché vi ricrederete.
Le vicende raccontano la vita di una bambina costretta a diventare adulta in un periodo tragico non solo per il Giappone, in cui la sua quotidianità si è lentamente e progressivamente trasformata in una lotta per sopravvivere dalle follie delle guerra, tra bombardamenti e razionamenti sempre più severi. Mostra uno spaccato molto interessante della vita del tempo e lo fa senza mai andare a calcare il sentiero della facile e spicciola emotività, preferendo mostrare le piccole gioie quotidiane, per quanto banali possano apparire, piuttosto che soffermarsi sulle scabrosità che nel lungometraggio, a parte in un paio di occasioni, sono solo fatte intendere. Non so quanto fosse voluto, ma durante la visione mi è anche giunto un forte e violento messaggio indirizzato alla società attuale, nella quale ci si perde a star male per frivolezze, dimenticando tutte le fortune che ci sono state donate nascendo nella nostra epoca. Ben più evidente e forse sorprendente giunge un messaggio di speranza, un’ode allo stoico carattere della protagonista, che trascinata da forze più grandi di lei riesce ogni volta a riprendersi e trovare un nuovo motivo per vivere e godersi le piccole cose che gli sono rimaste.
Graficamente l’opera è strana, non tocca picchi che in termini assoluti possono gareggiare con altre produzioni, ma camuffa un budget probabilmente non così elevato in modo lodevole, optando per alcune scelte artistiche che valorizzano il prodotto finale. Serve qualche minuto per abituarsi al character design, così lontano da quello che ci è proposto nell’animazione moderna e altresì dalla classica, e alle animazioni, anche in questo caso piuttosto semplici, ma dopo una mezz’ora si inizierà a non farci più caso. Anzi, in realtà le musiche e alcune scelte registiche si dimostrano così efficaci, da regalare alcune sequenze che a distanza di qualche mese ho ancora ben ferme nelle memoria. Ho particolarmente apprezzato la resa dei personaggi, uno dei punti forti di “In questo angolo di mondo”, che appaiono con i loro difetti e contraddizioni, senza essere eccentrici o appariscenti, ma sempre verosimili e molto umani. Prima della visione ero seriamente preoccupato per la lunghezza del lungometraggio, che supera abbondantemente le due ore, tuttavia non ho mai subito momenti di stanca, la mia attenzione è stata sempre alta grazie a un buon rimo narrativo e all’intermezzo di piacevoli battute, in grado di spezzare in modo efficace situazioni che potenzialmente avrebbero potuto essere stagnanti.
“In questo angolo di mondo” non verrà ricordato come uno dei pezzi da novanta dell’animazione giapponese, ma è un lungometraggio solido, ben studiato, in cui si fa ottimo uso dei mezzi a disposizione e onore all’opera da cui è tratto. Racconta un tema critico e scomodo in modo incredibilmente scanzonato e a mio parere efficace. Sono stato estremamente felice di avere dedicato alla sua visione due ore abbondanti della mia vita, mi ha intrattenuto, mi ha fatto penare e, a suo modo, anche apprezzare un po’ di più la mia vita quotidiana.
Voto: otto
Le vicende raccontano la vita di una bambina costretta a diventare adulta in un periodo tragico non solo per il Giappone, in cui la sua quotidianità si è lentamente e progressivamente trasformata in una lotta per sopravvivere dalle follie delle guerra, tra bombardamenti e razionamenti sempre più severi. Mostra uno spaccato molto interessante della vita del tempo e lo fa senza mai andare a calcare il sentiero della facile e spicciola emotività, preferendo mostrare le piccole gioie quotidiane, per quanto banali possano apparire, piuttosto che soffermarsi sulle scabrosità che nel lungometraggio, a parte in un paio di occasioni, sono solo fatte intendere. Non so quanto fosse voluto, ma durante la visione mi è anche giunto un forte e violento messaggio indirizzato alla società attuale, nella quale ci si perde a star male per frivolezze, dimenticando tutte le fortune che ci sono state donate nascendo nella nostra epoca. Ben più evidente e forse sorprendente giunge un messaggio di speranza, un’ode allo stoico carattere della protagonista, che trascinata da forze più grandi di lei riesce ogni volta a riprendersi e trovare un nuovo motivo per vivere e godersi le piccole cose che gli sono rimaste.
Graficamente l’opera è strana, non tocca picchi che in termini assoluti possono gareggiare con altre produzioni, ma camuffa un budget probabilmente non così elevato in modo lodevole, optando per alcune scelte artistiche che valorizzano il prodotto finale. Serve qualche minuto per abituarsi al character design, così lontano da quello che ci è proposto nell’animazione moderna e altresì dalla classica, e alle animazioni, anche in questo caso piuttosto semplici, ma dopo una mezz’ora si inizierà a non farci più caso. Anzi, in realtà le musiche e alcune scelte registiche si dimostrano così efficaci, da regalare alcune sequenze che a distanza di qualche mese ho ancora ben ferme nelle memoria. Ho particolarmente apprezzato la resa dei personaggi, uno dei punti forti di “In questo angolo di mondo”, che appaiono con i loro difetti e contraddizioni, senza essere eccentrici o appariscenti, ma sempre verosimili e molto umani. Prima della visione ero seriamente preoccupato per la lunghezza del lungometraggio, che supera abbondantemente le due ore, tuttavia non ho mai subito momenti di stanca, la mia attenzione è stata sempre alta grazie a un buon rimo narrativo e all’intermezzo di piacevoli battute, in grado di spezzare in modo efficace situazioni che potenzialmente avrebbero potuto essere stagnanti.
“In questo angolo di mondo” non verrà ricordato come uno dei pezzi da novanta dell’animazione giapponese, ma è un lungometraggio solido, ben studiato, in cui si fa ottimo uso dei mezzi a disposizione e onore all’opera da cui è tratto. Racconta un tema critico e scomodo in modo incredibilmente scanzonato e a mio parere efficace. Sono stato estremamente felice di avere dedicato alla sua visione due ore abbondanti della mia vita, mi ha intrattenuto, mi ha fatto penare e, a suo modo, anche apprezzare un po’ di più la mia vita quotidiana.
Voto: otto
Recensione di Ataru Moroboshii
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"Angolmois: Record of Mongol Invasion", è un anime che tratta di medioevo giapponese in modo atipico. L'opera è storicamente accurata benchè non ricopra tutta la prima invasione mongola, ma soltanto la battaglia dell'isola di Tsushima in cui poche centinaia di samurai giapponesi vendettero cara la pelle contro il corpo di spedizione di 30000 mila uomini inviati dal gran Khan. Tratta di un'epoca precedente alle molto più conosciute e trasposte epoche Sengoku ed Edo, si possono notare alcune piccole differenze culturali e di armamento in merito. La serie prova ad essere realistica, per cui non vedremo demoni, maledizioni, o improbabili tecniche Ninja, al massimo qualche sporadica inquadratura con movimenti e salti un pò troppo ampli che ricordano molto i Wuxia cinesi, scelta che non comprendo visto il resto dell'anime improntato al realismo.
L'ultima caratteristica che lo rende diverso da altri titoli storici è l'assoluta centralità della guerra nella narrazione, gran parte dei personaggi con più visibilità sono infatti i capi militari giapponesi e quelli mongoli e l'anime si concentra su di loro enfatizzando il loro ruolo di comandanti militari, di leader, di guerrieri e di tattici, più che scavando nel loro lato umano. Persino la relazione romantica omnipresente in questi titoli è ridotta ad una sottotrama comica.
Se da un lato lo sviluppo caratteriale dei personaggi lascia a desiderare, dall'altra si porta attenzione ad ogni aspetto della battaglia: la cartografia, il morale, le provviste, l'esplorazione, il bottino di guerra (anche umano), l'utilizzo del folklore ai propri scopi e l'uso delle sortite.
Le differenze fra i due schieramenti sono ben marcate, da una parte i giapponesi che pur non essendo molto omogenei riescono a combattere e muoversi assieme, dall'altra le truppe del gran Khan, una vasta massa eterogenea di soldati provenienti da Cina, Mongolia, Corea e da altri popoli delle steppe asiatiche, ognuna con la sua lingua, le sue armi e i suoi comandanti spesso in competizione fra di loro. Sempre razionalmente i giapponesi fanno le scelte di chi sta difendendo la sua casa fino all'ultimo, mentre gli stranieri sono più attratti dal fare bottino in quell'isola senza rischiare troppo.
Fra i difetti dell'anime c'è sicuramente il personaggio della coprotagonista, una principessa tsundere odiosa in ogni sua azione che però misteriosamente riesce ad utilizzare un arco come un uomo anche con una spalla ferita, particolare un po' fuori posto visto gli standard dell'anime.
Anche il protagonista Jinzaburo non è esente da pecche, i suoi discorsi motivazionali hanno ben poco logica. A parte un paio di personaggi che sembrano usciti da un battle shounen, il resto del cast secondario convince: menzione speciale agli esiliati da Kamakura e al capitano del contingente mongolo, dall'aspetto tutt'altro che guerriero ma dall'intelletto fine, fisicamente sembrerebbe una citazione al condottiero Subotai.
Il difetto più grave è sul finale, dove deux ex machina e scogliere che appaiono dove non dovrebbero esserci procurano un finale che profuma molto di pilotato. Il prologo che non combacia con l'ultimo episodio fa intendere un possibile seguito con la seconda invasione mongola, seguito che dato l'insuccesso dell'anime non credo ci sarà.
Dal punto di vista tecnico abbiamo una regia abbastanza buona, ma un budget per le animazioni risicato visto che specie negli ultimi episodi, quando si combatte non si parla, e quando si parla si smette di combattere, segno che non si riusciva a gestire entrambe le cose. Esperimento fallito per me anche quello del filtro "antichità", una sorta di impurità nell'immagine che simula una pergamena e che filtra ogni sequenza: la resa è scarsa in notturna e addirittura fastidiosa quando ci sono movimenti laterali di camera.
Per il resto è una buona serie da consigliare a chi vuole vedere un medioevo giapponese crudo e realistico.
L'ultima caratteristica che lo rende diverso da altri titoli storici è l'assoluta centralità della guerra nella narrazione, gran parte dei personaggi con più visibilità sono infatti i capi militari giapponesi e quelli mongoli e l'anime si concentra su di loro enfatizzando il loro ruolo di comandanti militari, di leader, di guerrieri e di tattici, più che scavando nel loro lato umano. Persino la relazione romantica omnipresente in questi titoli è ridotta ad una sottotrama comica.
Se da un lato lo sviluppo caratteriale dei personaggi lascia a desiderare, dall'altra si porta attenzione ad ogni aspetto della battaglia: la cartografia, il morale, le provviste, l'esplorazione, il bottino di guerra (anche umano), l'utilizzo del folklore ai propri scopi e l'uso delle sortite.
Le differenze fra i due schieramenti sono ben marcate, da una parte i giapponesi che pur non essendo molto omogenei riescono a combattere e muoversi assieme, dall'altra le truppe del gran Khan, una vasta massa eterogenea di soldati provenienti da Cina, Mongolia, Corea e da altri popoli delle steppe asiatiche, ognuna con la sua lingua, le sue armi e i suoi comandanti spesso in competizione fra di loro. Sempre razionalmente i giapponesi fanno le scelte di chi sta difendendo la sua casa fino all'ultimo, mentre gli stranieri sono più attratti dal fare bottino in quell'isola senza rischiare troppo.
Fra i difetti dell'anime c'è sicuramente il personaggio della coprotagonista, una principessa tsundere odiosa in ogni sua azione che però misteriosamente riesce ad utilizzare un arco come un uomo anche con una spalla ferita, particolare un po' fuori posto visto gli standard dell'anime.
Anche il protagonista Jinzaburo non è esente da pecche, i suoi discorsi motivazionali hanno ben poco logica. A parte un paio di personaggi che sembrano usciti da un battle shounen, il resto del cast secondario convince: menzione speciale agli esiliati da Kamakura e al capitano del contingente mongolo, dall'aspetto tutt'altro che guerriero ma dall'intelletto fine, fisicamente sembrerebbe una citazione al condottiero Subotai.
Il difetto più grave è sul finale, dove deux ex machina e scogliere che appaiono dove non dovrebbero esserci procurano un finale che profuma molto di pilotato. Il prologo che non combacia con l'ultimo episodio fa intendere un possibile seguito con la seconda invasione mongola, seguito che dato l'insuccesso dell'anime non credo ci sarà.
Dal punto di vista tecnico abbiamo una regia abbastanza buona, ma un budget per le animazioni risicato visto che specie negli ultimi episodi, quando si combatte non si parla, e quando si parla si smette di combattere, segno che non si riusciva a gestire entrambe le cose. Esperimento fallito per me anche quello del filtro "antichità", una sorta di impurità nell'immagine che simula una pergamena e che filtra ogni sequenza: la resa è scarsa in notturna e addirittura fastidiosa quando ci sono movimenti laterali di camera.
Per il resto è una buona serie da consigliare a chi vuole vedere un medioevo giapponese crudo e realistico.
"Maria Antonietta - La gioventù di una regina" è un manga decisamente diverso, e forse insolito rispetto alle ultime produzioni. È un'opera di Fuyumi Soryo, famosa per altri lavori come "Mars" e "Sole maledetto".
Il volume è stato recentemente pubblicato in Italia dalla Star Comics.
La trama narra di una giovanissima Maria Antonietta, che ben presto sposerà Re Luigi XVI. Due personaggi raccontati e descritti in modo diverso rispetto ai libri di storia, grazie ai quali abbiamo imparato a conoscerli, seppur non sempre in maniera approfondita. In questo manga, ci vengono descritte altre sfaccettature della vita dei due, ma non ci sono accenni alle loro azioni in qualità di sovrani.
Quello di Maria Antonietta e Luigi, è un matrimonio combinato, come quasi sempre avveniva a quei tempi, nel Settecento, periodo del Rococò e di uno degli eventi più celebri della storia: la Rivoluzione Francese. Sostanzialmente, è un'unione che pone fine alle numerose divergenze che c'erano tra Francia ed Austria, patrie rispettivamente di Luigi XVI e Maria Antonietta. L'aspirante regina, tra mille dubbi e incertezze, si prepara a quell'importante cerimonia. Arrivato il grande giorno, la giovane parte dalla sua terra natia sostenuta dai suoi connazionali, e raggiunge prima Strasburgo, dove l'attendono migliaia di Francesi curiosi di vedere per la prima volta la loro prossima regina.
Arrivata a Versailles, conosce il suo futuro marito, nonché prossimo re di Francia; un uomo alto e slanciato dai capelli biondi e occhi azzurri. Lei ne rimane profondamente colpita, non lo avrebbe mai immaginato così alto e con un portamento così adulto. Sicuramente nemmeno lui si sarebbe mai aspettato una ragazzina così minuta, che non dimostra affatto gli anni che ha. Ma comunque, nonostante la brevissima conoscenza, la cerimonia ha luogo nella Reggia di Versailles, fatta costruire da Re Luigi XIV, detto "Re Sole" e simbolo della monarchia assoluta francese. Lì vivevano tutti i più importanti nobili della Francia.
A primo impatto, i due giovani sposi sembrano avere un rapporto freddo, e questo, inevitabilmente, alimenta le voci sul loro conto che vagano indisturbate nella Reggia. Frequentemente, la giovane Maria Antonietta, viene giudicata inadeguata per un ruolo così importante, perché assume dei comportamenti non propriamente adatti alle rigide regole della vita di corte.
Nei primissimi giorni dopo il matrimonio, Maria Antonietta scrive delle lettere a sua madre, esprimendole incertezza e scetticismo nei confronti di quell'ambiente, totalmente diverso da quello a cui era abituata. Le confessa la sua disapprovazione riguardo alle rigidissime regole di corte, che le risultano quasi obsolete e pesanti.
La vicenda successivamente si amplia, e l'autrice mette in luce il clima e le situazioni che quotidianamente accadono nella Reggia e l'inizialmente difficoltosa vita di coppia dei due sposi. Non mancano riferimenti storici e situazioni riguardanti le zie del futuro re, le più pettegole fra tutti i personaggi, che non perdono occasione di dire la loro e spargere scomode voci su chiunque, specialmente su Madame du Barry.
Luigi, invece, è un giovane uomo amante dei lavori manuali e della caccia, a cui dedica la maggior parte del suo tempo. Apprezza della propria sposa la sua schiettezza, che spesso a lui manca. Ciò, quindi, non farà che intensificare il loro rapporto.
Quando la storia si conclude, nelle pagine successive, è presente un'interessantissima descrizione dei personaggi più rilevanti e realmente esistiti, che hanno fatto parte della nobiltà di quella dura realtà francese.
Il manga, dal punto di vista narrativo, risulta scorrevole e di facile lettura. Una storia come questa, rischiava di essere monotona e noiosa, così fortunatamente non è, soprattutto per merito del brillante lavoro svolto dagli autori. Magnificamente illustrati sono i personaggi, uno stile inconfondibile e piacevole agli occhi. Altrettanto lodevole è la rappresentazione degli ambienti, resi realistici e pieni di particolari, tanto da farli sembrare quasi delle fotografie. Chissà se in futuro ci sarà un seguito, sarebbe interessante seguire l'evolversi delle vicende, invogliati da questa grande capacità narrativa e dalle suggestive tecniche di disegno presenti nel volume.
Nel complesso, è un manga che merita davvero di essere letto, e che amplia le nostre conoscenze sulla vita di due dei sovrani più celebri della Storia francese.
Il volume è stato recentemente pubblicato in Italia dalla Star Comics.
La trama narra di una giovanissima Maria Antonietta, che ben presto sposerà Re Luigi XVI. Due personaggi raccontati e descritti in modo diverso rispetto ai libri di storia, grazie ai quali abbiamo imparato a conoscerli, seppur non sempre in maniera approfondita. In questo manga, ci vengono descritte altre sfaccettature della vita dei due, ma non ci sono accenni alle loro azioni in qualità di sovrani.
Quello di Maria Antonietta e Luigi, è un matrimonio combinato, come quasi sempre avveniva a quei tempi, nel Settecento, periodo del Rococò e di uno degli eventi più celebri della storia: la Rivoluzione Francese. Sostanzialmente, è un'unione che pone fine alle numerose divergenze che c'erano tra Francia ed Austria, patrie rispettivamente di Luigi XVI e Maria Antonietta. L'aspirante regina, tra mille dubbi e incertezze, si prepara a quell'importante cerimonia. Arrivato il grande giorno, la giovane parte dalla sua terra natia sostenuta dai suoi connazionali, e raggiunge prima Strasburgo, dove l'attendono migliaia di Francesi curiosi di vedere per la prima volta la loro prossima regina.
Arrivata a Versailles, conosce il suo futuro marito, nonché prossimo re di Francia; un uomo alto e slanciato dai capelli biondi e occhi azzurri. Lei ne rimane profondamente colpita, non lo avrebbe mai immaginato così alto e con un portamento così adulto. Sicuramente nemmeno lui si sarebbe mai aspettato una ragazzina così minuta, che non dimostra affatto gli anni che ha. Ma comunque, nonostante la brevissima conoscenza, la cerimonia ha luogo nella Reggia di Versailles, fatta costruire da Re Luigi XIV, detto "Re Sole" e simbolo della monarchia assoluta francese. Lì vivevano tutti i più importanti nobili della Francia.
A primo impatto, i due giovani sposi sembrano avere un rapporto freddo, e questo, inevitabilmente, alimenta le voci sul loro conto che vagano indisturbate nella Reggia. Frequentemente, la giovane Maria Antonietta, viene giudicata inadeguata per un ruolo così importante, perché assume dei comportamenti non propriamente adatti alle rigide regole della vita di corte.
Nei primissimi giorni dopo il matrimonio, Maria Antonietta scrive delle lettere a sua madre, esprimendole incertezza e scetticismo nei confronti di quell'ambiente, totalmente diverso da quello a cui era abituata. Le confessa la sua disapprovazione riguardo alle rigidissime regole di corte, che le risultano quasi obsolete e pesanti.
La vicenda successivamente si amplia, e l'autrice mette in luce il clima e le situazioni che quotidianamente accadono nella Reggia e l'inizialmente difficoltosa vita di coppia dei due sposi. Non mancano riferimenti storici e situazioni riguardanti le zie del futuro re, le più pettegole fra tutti i personaggi, che non perdono occasione di dire la loro e spargere scomode voci su chiunque, specialmente su Madame du Barry.
Luigi, invece, è un giovane uomo amante dei lavori manuali e della caccia, a cui dedica la maggior parte del suo tempo. Apprezza della propria sposa la sua schiettezza, che spesso a lui manca. Ciò, quindi, non farà che intensificare il loro rapporto.
Quando la storia si conclude, nelle pagine successive, è presente un'interessantissima descrizione dei personaggi più rilevanti e realmente esistiti, che hanno fatto parte della nobiltà di quella dura realtà francese.
Il manga, dal punto di vista narrativo, risulta scorrevole e di facile lettura. Una storia come questa, rischiava di essere monotona e noiosa, così fortunatamente non è, soprattutto per merito del brillante lavoro svolto dagli autori. Magnificamente illustrati sono i personaggi, uno stile inconfondibile e piacevole agli occhi. Altrettanto lodevole è la rappresentazione degli ambienti, resi realistici e pieni di particolari, tanto da farli sembrare quasi delle fotografie. Chissà se in futuro ci sarà un seguito, sarebbe interessante seguire l'evolversi delle vicende, invogliati da questa grande capacità narrativa e dalle suggestive tecniche di disegno presenti nel volume.
Nel complesso, è un manga che merita davvero di essere letto, e che amplia le nostre conoscenze sulla vita di due dei sovrani più celebri della Storia francese.
Maria Antonietta l'ho cominciato ma poi l'ho messo da parte perché speravo nel ritorno di Cesare.
Data l'attesa dovrò rimediare.
Angolmois pure è stata una serie godibile, non sono neanche tra quelli che ha trovato insopportabile la principessa che certamente non ha raccolto consensi (eufemismo), ma il finale non se n'è sceso proprio, da quando ho saputo poi che coincide col manga mi piace ancora meno...
Devo ancora leggere il manga Hiroshima - Nel paese dei fiori di ciliegio che, anche se scritto prima del manga da cui è stato tratto il film, si può considerare come il seguito del racconto della vita degli abitanti di Hiroshima a distanza di diversi anni dall'atomica.
Ottima recensione, Tacchan!
Unica pecca ha un calo nella narrazione in mezzo all'anime per riprendersi (bene) nel finale (tolto sì quell'odioso deus ex machina); ed ovviamente l'opera è ovviamente un po' di parte (eufemismo) in quanto fa vedere il conflitto solo dal punto di vista giapponese (che ci sta per carità ma è bello in opere storiche spesso vedere i due lati della barricata non solo Buoni VS Cattivi).
Concordo per il resto sulla bella recensione di Ataru Moroboshii
Per chi è interessato alle sue tematiche vale assolutamente la pena recuperarlo. E' una piccola gemma (semi)nascosta che meriterebbe di essere conosciuta molto di più.
"Angolmois" è una buon anime, da vedere anche per l'ambientazione storica particolare (il medioevo giapponese mi Interessa molto).
Il periodo della rivoluzione francese non mi è mai piaciuto, però sono curioso di vedere se "Maria Antonietta - La gioventù di una regina" possa farmi cambiare idea (anche parzialmente) su questo periodo storico!
Ho molto apprezzato anche Maria Antonietta, un volume unico un po atipico (forse una variante sul tema del più corposo e incompiuto Cesare) che sfoggia tutta la maestria di una grande autrice.
Complimenti quindi ai recensori!
Grazie mille comunque.
Di In questo angolo di mondo lessi il romanzo quando uscì e di recente ho letto il manga. Non ho ancora preso il film perché aspetto di sapere se dopo l'uscita della versione director's cut in Giappone se verrà programmata l'uscita anche in Italia, ma prima o poi rimedierò.
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