Dopo aver rivelato agli italiani le vere facce del Giappone, Keiko Ichiguchi racconta alla sua mamma la sua imprevedibile vita in Italia, con l’occhio di una vera giapponese DOC che vive nel Bel Paese fin dagli Anni Novanta, sposata con un disegnatore di fumetti bolognese.
E lo fa in un divertente libro a fumetti intitolato "Mamma, questa è l'Italia!" edito da Kappalab e dedicato a tutti gli italiani che hanno voglia di guardarsi… dall’esterno!
Con gli occhi imparziali di uno straniero, ma con un amore incondizionato per la nostra terra, Keiko Ichiguchi ci aiuta a scoprire i nostri pregi e difetti, i tic, le ossessioni e le nostre manie più curiose o imbarazzanti... viste dall’esterno dando vita ad una commedia autobiografica raccontata attraverso vignette che si leggono come un diario intimo e familiare.
Nata ad Osaka, Keiko Ichiguchi nel 1988 ha vinto un concorso come migliore autrice di fumetti in Giappone, iniziando a collaborare con l’editrice Shogakukan prima e con Kodansha poi. Dopo essersi laureata in lingua italiana, si trasferisce a Bologna continuando la sua carriera di autrice di manga e di saggista. Per Kappalab ha pubblicato i saggi "Non ci sono più i giapponesi di una volta", "Tutto quello che avreste voluto sapere sui giapponesi (ma non avete mai osato chiedere)", "Mangaka – La vera storia di una fumettista giapponese in Italia" e i manga "1945" e "America”.
Per saperne un po' di più su di lei e su questo libro, l'abbiamo intervistata.
1) Benvenuta su Animeclick! Raccontaci: com'e nata l'idea di questo libro?
Questo tipo di fumetti viene chiamato in Giappone “essay-manga”, e di solito racconta la vita quotidiana. Uno dei soggetti popolari dell’ essay-manga è sulla vita delle coppie internazionali, cioè sulla vita dei giapponesi sposati con gli stranieri. Questa è una circostanza che ha fatto nascere un incontro fra me e un redattore di Takeshobo.
Lui voleva realizzare un essay-manga di questo genere per le lettrici dell’età intorno ai 30. E stava cercando qualche giapponese residente in Italia in grado di realizzare i fumetti sulla vita di una coppia italo-giapponese.
Perché proprio l’ Italia? Beh, suppongo che fosse per il fatto che l’Italia è sempre un bel paese di sogno per tante donne giapponesi! Tramite alcuni conoscenti, mi è arrivata questa proposta.
La categoria di essay-manga è nata dopo che mi sono trasferita in Italia. Perciò non la conoscevo bene. Discutendo con lui, mi sono convinta che bastava raccontare sulle cose molto quotidiane della mia vita in un modo umoristico ma più saggistico. Così i fumetti sono stati pubblicati per più di un anno e mezzo sul web magazine mensile di Takeshobo.
2) Ti sei laureata in lingua italiana: quando hai iniziato ad interessarti del nostro paese? Cosa ti affascinava di più?
Mi dispiace dirlo, ma, come ho scritto un po’ anche nella prefazione di questo fumetto, non ero interessata all’Italia particolarmente prima di cominciare a studiare la lingua italiana.
Ho iniziato ad affezionarmi al vostro paese soprattutto dopo avere cominciato a viaggiare in Italia mentre frequentavo l’università. Potere comunicare con la gente locale, grazie alla conoscenza della lingua, non solo con l’inglese, era veramente stimolante. Forse per gli italiani era ancora raro incontrare una giapponese che parlava l’italiano. Quindi mi sembrava che si incuriosissero di più verso di me e che mi parlassero volentieri. Alcuni miei vecchi amici li ho conosciuti proprio durante questi viaggi ormai quasi 30 anni fa.
3) Com'è stato il primo impatto con l'Italia e gli italiani?
All’inizio, e anche adesso, è impressionante la ricchezza storica e artistica di questo paese. Riguardo agli italiani sono stata colpita dal fatto che ognuno fa per conto suo! Tu sei tu, e io sono io. Mi sembravano decisamente più individualisti rispetto ai giapponesi.
4) Appena arrivata nel nostro paese, cosa ti ha stupito sia in negativo che in positivo?
In negativo… mi ha colpito il fatto che non era tanto diffusa la cortesia col sorriso. La cortesia giapponese, a volte, è esagerata. Ma è utile per facilitare la vita quotidiana.
In positivo… non ho avuto nessuna pressione dagli altri su come dovevo essere. Invece la sentivo fortemente in Giappone.
5) Cosa ti stupisce ancora oggi dopo tanti anni che ci vivi (sia in positivo che negativo)?
Le impressioni descritte sopra non sono tanto cambiate neanche oggi.
Oggi mi stupisce come sono stata influenzata dalla vita italiana. Ho imparato ad essere pronta a litigare, discutere, combattere ecc. per ottenere quello che voglio nella vita quotidiana, anche quando la mia richiesta è legittima. Purtroppo devo insistere per ottenere qualcosa. Questo mi fa stancare ancora oggi.
Ma forse per questo, ho capito che in Italia conta davvero l’amicizia. Gli amici italiani che ho, quando sono in difficoltà, mi aiutano veramente. Non si deve contare troppo sull’amicizia, ma sono grata per il fatto che mi aiutano quanto è possibile per loro. Non è necessario avere tanti amici, ma basta avere pochi amici buoni!
6) Come hanno reagito i tuoi alla notizia che avresti vissuto in Italia?
Forse non hanno avuto il tempo per reagire! Quando mi sono trasferita in Italia, non pensavo neanch’io di vivere così tanti anni in Italia. Mi sono lasciata andare nelle circostanze in cui mi trovavo. Non riuscivo a fare altro che reagire alle cose che si trovavano man mano davanti a me.
Così, senza accorgermene, ho passato tanti anni qui. Forse era così anche per i miei. La loro figlia è andata via da casa, in un mondo sconosciuto a loro. Sono sicura che erano parecchio preoccupati ma mi hanno detto ogni tanto, “Ma tu comunque fai quello che hai deciso di fare”. Poveri genitori…
7) Cosa sapevano del nostro paese? Cosa temevano di più?
Per loro era un paese quasi sconosciuto. Era un paese che vedevano solo alla TV, un paese di spaghetti, pizza, Colosseo e diversi dipinti famosi. Ma temevano che fosse un posto pericoloso per le informazioni allarmanti diffuse in Giappone per i turisti.
Dopo che ho cominciato a vivere in Italia, hanno iniziato a interessarsi di più, anche se sempre a livello molto generale. Ora seguono quasi tutti i programmi televisivi, se trattano dell’Italia.
8) È stata contenta tua mamma di essere la protagonista di un tuo libro?
Questo è l’unico fumetto mio che lei legge volentieri. Mi dice che la fa ridere. Ne sono contenta!
9) Come si svolge il tuo lavoro di disegnatrice? Ci racconti una tua giornata tipo lavorativa?
Purtroppo negli ultimi anni mi sono un po’ allontanata dai lavori di disegnatrice per i problemi della vista. Comunque non avevo nessuna giornata tipica lavorativa. Realizzavo dal soggetto fino alle tavole finite. Il soggetto poteva arrivare in mente in qualsiasi momento. Quindi cercavo di prendere note. Sviluppare lo storyboard era la cosa più difficile. Spesso ero seduta per ore senza potere scrivere neanche una riga. Una volta finito lo storybaord, era più semplice. Più o meno decidevo quante pagine da disegnare in un giorno e cercavo di arrivare al mio obiettivo. Disegnavo dalla mattina fino alla notte profonda. Ma ero felice di sentire i rumorini dei pennini.
Ora sto riprendendo con i fumetti, ma mi interessa di più fare la sceneggiatrice. Però ovviamente vorrei riprendere anche con i disegni… Vediamo!
Grazie mille per la tua disponibilita!
Il nuovo libro "MAMMA, QUESTA È L’ITALIA!" sarà disponibile in libreria dalla prossima estate oppure si può prenotare online a questo indirizzo internet: KappaLab
E lo fa in un divertente libro a fumetti intitolato "Mamma, questa è l'Italia!" edito da Kappalab e dedicato a tutti gli italiani che hanno voglia di guardarsi… dall’esterno!
Con gli occhi imparziali di uno straniero, ma con un amore incondizionato per la nostra terra, Keiko Ichiguchi ci aiuta a scoprire i nostri pregi e difetti, i tic, le ossessioni e le nostre manie più curiose o imbarazzanti... viste dall’esterno dando vita ad una commedia autobiografica raccontata attraverso vignette che si leggono come un diario intimo e familiare.
Nata ad Osaka, Keiko Ichiguchi nel 1988 ha vinto un concorso come migliore autrice di fumetti in Giappone, iniziando a collaborare con l’editrice Shogakukan prima e con Kodansha poi. Dopo essersi laureata in lingua italiana, si trasferisce a Bologna continuando la sua carriera di autrice di manga e di saggista. Per Kappalab ha pubblicato i saggi "Non ci sono più i giapponesi di una volta", "Tutto quello che avreste voluto sapere sui giapponesi (ma non avete mai osato chiedere)", "Mangaka – La vera storia di una fumettista giapponese in Italia" e i manga "1945" e "America”.
Per saperne un po' di più su di lei e su questo libro, l'abbiamo intervistata.
1) Benvenuta su Animeclick! Raccontaci: com'e nata l'idea di questo libro?
Questo tipo di fumetti viene chiamato in Giappone “essay-manga”, e di solito racconta la vita quotidiana. Uno dei soggetti popolari dell’ essay-manga è sulla vita delle coppie internazionali, cioè sulla vita dei giapponesi sposati con gli stranieri. Questa è una circostanza che ha fatto nascere un incontro fra me e un redattore di Takeshobo.
Lui voleva realizzare un essay-manga di questo genere per le lettrici dell’età intorno ai 30. E stava cercando qualche giapponese residente in Italia in grado di realizzare i fumetti sulla vita di una coppia italo-giapponese.
Perché proprio l’ Italia? Beh, suppongo che fosse per il fatto che l’Italia è sempre un bel paese di sogno per tante donne giapponesi! Tramite alcuni conoscenti, mi è arrivata questa proposta.
La categoria di essay-manga è nata dopo che mi sono trasferita in Italia. Perciò non la conoscevo bene. Discutendo con lui, mi sono convinta che bastava raccontare sulle cose molto quotidiane della mia vita in un modo umoristico ma più saggistico. Così i fumetti sono stati pubblicati per più di un anno e mezzo sul web magazine mensile di Takeshobo.
2) Ti sei laureata in lingua italiana: quando hai iniziato ad interessarti del nostro paese? Cosa ti affascinava di più?
Mi dispiace dirlo, ma, come ho scritto un po’ anche nella prefazione di questo fumetto, non ero interessata all’Italia particolarmente prima di cominciare a studiare la lingua italiana.
Ho iniziato ad affezionarmi al vostro paese soprattutto dopo avere cominciato a viaggiare in Italia mentre frequentavo l’università. Potere comunicare con la gente locale, grazie alla conoscenza della lingua, non solo con l’inglese, era veramente stimolante. Forse per gli italiani era ancora raro incontrare una giapponese che parlava l’italiano. Quindi mi sembrava che si incuriosissero di più verso di me e che mi parlassero volentieri. Alcuni miei vecchi amici li ho conosciuti proprio durante questi viaggi ormai quasi 30 anni fa.
3) Com'è stato il primo impatto con l'Italia e gli italiani?
All’inizio, e anche adesso, è impressionante la ricchezza storica e artistica di questo paese. Riguardo agli italiani sono stata colpita dal fatto che ognuno fa per conto suo! Tu sei tu, e io sono io. Mi sembravano decisamente più individualisti rispetto ai giapponesi.
4) Appena arrivata nel nostro paese, cosa ti ha stupito sia in negativo che in positivo?
In negativo… mi ha colpito il fatto che non era tanto diffusa la cortesia col sorriso. La cortesia giapponese, a volte, è esagerata. Ma è utile per facilitare la vita quotidiana.
In positivo… non ho avuto nessuna pressione dagli altri su come dovevo essere. Invece la sentivo fortemente in Giappone.
5) Cosa ti stupisce ancora oggi dopo tanti anni che ci vivi (sia in positivo che negativo)?
Le impressioni descritte sopra non sono tanto cambiate neanche oggi.
Oggi mi stupisce come sono stata influenzata dalla vita italiana. Ho imparato ad essere pronta a litigare, discutere, combattere ecc. per ottenere quello che voglio nella vita quotidiana, anche quando la mia richiesta è legittima. Purtroppo devo insistere per ottenere qualcosa. Questo mi fa stancare ancora oggi.
Ma forse per questo, ho capito che in Italia conta davvero l’amicizia. Gli amici italiani che ho, quando sono in difficoltà, mi aiutano veramente. Non si deve contare troppo sull’amicizia, ma sono grata per il fatto che mi aiutano quanto è possibile per loro. Non è necessario avere tanti amici, ma basta avere pochi amici buoni!
6) Come hanno reagito i tuoi alla notizia che avresti vissuto in Italia?
Forse non hanno avuto il tempo per reagire! Quando mi sono trasferita in Italia, non pensavo neanch’io di vivere così tanti anni in Italia. Mi sono lasciata andare nelle circostanze in cui mi trovavo. Non riuscivo a fare altro che reagire alle cose che si trovavano man mano davanti a me.
Così, senza accorgermene, ho passato tanti anni qui. Forse era così anche per i miei. La loro figlia è andata via da casa, in un mondo sconosciuto a loro. Sono sicura che erano parecchio preoccupati ma mi hanno detto ogni tanto, “Ma tu comunque fai quello che hai deciso di fare”. Poveri genitori…
7) Cosa sapevano del nostro paese? Cosa temevano di più?
Per loro era un paese quasi sconosciuto. Era un paese che vedevano solo alla TV, un paese di spaghetti, pizza, Colosseo e diversi dipinti famosi. Ma temevano che fosse un posto pericoloso per le informazioni allarmanti diffuse in Giappone per i turisti.
Dopo che ho cominciato a vivere in Italia, hanno iniziato a interessarsi di più, anche se sempre a livello molto generale. Ora seguono quasi tutti i programmi televisivi, se trattano dell’Italia.
8) È stata contenta tua mamma di essere la protagonista di un tuo libro?
Questo è l’unico fumetto mio che lei legge volentieri. Mi dice che la fa ridere. Ne sono contenta!
9) Come si svolge il tuo lavoro di disegnatrice? Ci racconti una tua giornata tipo lavorativa?
Purtroppo negli ultimi anni mi sono un po’ allontanata dai lavori di disegnatrice per i problemi della vista. Comunque non avevo nessuna giornata tipica lavorativa. Realizzavo dal soggetto fino alle tavole finite. Il soggetto poteva arrivare in mente in qualsiasi momento. Quindi cercavo di prendere note. Sviluppare lo storyboard era la cosa più difficile. Spesso ero seduta per ore senza potere scrivere neanche una riga. Una volta finito lo storybaord, era più semplice. Più o meno decidevo quante pagine da disegnare in un giorno e cercavo di arrivare al mio obiettivo. Disegnavo dalla mattina fino alla notte profonda. Ma ero felice di sentire i rumorini dei pennini.
Ora sto riprendendo con i fumetti, ma mi interessa di più fare la sceneggiatrice. Però ovviamente vorrei riprendere anche con i disegni… Vediamo!
Grazie mille per la tua disponibilita!
Il nuovo libro "MAMMA, QUESTA È L’ITALIA!" sarà disponibile in libreria dalla prossima estate oppure si può prenotare online a questo indirizzo internet: KappaLab
È una sorta di romanzo a fumetti, uno slice of life. Se vai sulla nostra scheda ti puoi fare un'idea con le immagini in galleria
Perchè le grandi citta del nord sono sicure?ma fammi il piacere.Vieni in provincia di Salerno,nessuno ti tocca con un dito.anzi fino a pochi anni fa manco chiudevamo le macchine e le case.Poi so arrivati africani e zingari......
E' risaputo che il sud non abbia mai avuto problemi di sicurezza fino all'arrivo dei primi immigrati e delle loro organizzazioni criminali: la 'ndrangheta rom, la camorra senegalese, la sacra corona del Mali...
Cmq il commento a cui hai risposto non esprime un parere personale "nord vs. sud" ma si limita a riportare quanto si dice in Giappone a proposito dell'Italia, giusto o sbagliato che sia.
io parlavo delle realtà come la mia cioè i paesino,quelle schifezze da noi per fortuna non ci sono,come non ci sono nei paesini del nord.comunque chiedo scusa,avevo capito che fosse una tua opinione.Dall'esterno parecchie cosè non si possono vedere.
Lolol... mi ricordo ad uno dei primissimi incontri con lei cui ho partecipato, quando disse: "voi italiani gesticolate sempre tantissimo e parlate a voce molto alta, e io all'inizio pensavo che foste sempre arrabbiati."
Disse una donna del Kansai, zona in cui i giappi comunque parlano più ad alta voce degli altri... e da allora rifletto su come siamo noi italiani, e sorrido XD
"In negativo… mi ha colpito il fatto che non era tanto diffusa la cortesia col sorriso. La cortesia giapponese, a volte, è esagerata. Ma è utile per facilitare la vita quotidiana.
In positivo… non ho avuto nessuna pressione dagli altri su come dovevo essere. Invece la sentivo fortemente in Giappone."
è una cosa che mi fa sorridere. da un lato la nostra favolosa approssimazione, che per lei può essere vista anche come fuga da quella pressione e quindi riuscire ad essere un po piu se stessa.
bellissimo e ora mi sono incuriosito di questo manga
Rispondo ad ambedue, con una premessa, io sono calabrese, vivo in calabria, e per ragioni familiari ho una discreta, diciamo così, conoscenza dei problemi che assillano la nostra bella terra. Perchè, e vedo di esser chiaro, la calabria è davvero un bel posto, come scopre chi la esplora, non limitandosi a starsene nel "villaggio Vacanza", abbastanza sicura, con dei ritardi ma anche con una popolazione molto laboriosa, ed accogliente, se si sà come prenderla. ( anche un pò chiusa ma per ragioni storiche). Forse i gruppi che si occupano di turismo in Calabria dovrebbero puntare a valorizzarla meglio, consorziarsi e magari fare maggior propaganda presso i gruppi, soprattutto asiatici, che si occupano di turismo. Ma andiamo avanti.
Alors: la sicurezza è un tema fondamentale per le agenzie turistiche, ma non solo. Non sollo.
Senza qui dirvi cosa ne penso dei "paesini tranquilli", ma che sono capitali della n'drangheta, od in mano a taglieggiatori, e le città dove il pizzo domina anche attività che si potrebbero pensare immuni, come mi è capitato di apprendere "de visu" .
Evidentemente non in tutti i paesini è così, e non in modo così diffuso come si pu pensare, chei l'azione di prevenzione c'è ed anche la resistenza a certe intimidazioni, e non solo in questi ultimissimi anni. Lasciate stare le azioni eclatanti, quello che serve per indurre fiducia è andare nelle strade, mostrarsi, valutare le situazioni. A volte basta solo parlare con le persone.Far capire che " Tanto è tutto un magna - magna" è solo una frase vuota.
Che la sicurezza sia però un problema serio, un problema che corre sotto la pelle delle persone, è certo. CHE NON riguardi affatto gli immigrati ( ma dove diamine trovate queste idee??? ).
Ricorderò un episodio .avvenuto non certo ieri mattina, ma diciamo sul finire degli anni novanta, anno più anno meno.Episodio vero, narratomi da persona degna di fiducia ma non vi dirò chi è. ( non era il capitano, sappiatelo)
.Diciamo che all aereoporto di Lamezia Terme ( oltre Scordovillo c'è di più a Lamezia) atterra un imprenditore del nord. E' venuto per andare nella piana di Gioia Tauro, vuole vedere alcune possibilità di investimento che gli sono state prospettate...Ad accoglierlo un capitano dell'Arma. ( e già il nostro imprenditore si chiede perchè sia venuto ad accoglierlo un capitano dell'Arma ). Nel viaggio, macchina blindata, il Capitano informa i suoi referenti che l'imprenditore è atterrato e che lo stà accompagnando a Gioia Tauro. E non vi sono problemi da segnalare.Chiama più volte nel corso del viaggio il comando della Legione.. Sempre per dire che "tutto va bene"
Il nostro imprenditore comincia a capire che "qualche problema" invece c'è. Le occasioni che gli sono state prospettate sono buone, effettivamente si potrebbero fare affarin anche se si dovrà parlare, gli viene fatto capire, con diverse persone.... sulla via del ritorno l'imprenditore decide di reimbarcarsi e di lasciar perdere quegli affari. Non vuole sapere con chi andare a parlare. Non vuole sapere perchè ci sarebbero dovuti essere dei problemi nel suo viaggio a Gioia Tauro.
Vuole tornarsene "su al Nord" integro e senza quei problemi ( le cronache di questi ultimi 15 anni ci fanno capire quanto si sbagliasse quell'imprenditore ma tant'è.)
Riguardo gli emigranti una precisa annotazione. I problemi ci sono, ma nascono da tre precisi fattori: A) La Malavita approfitta di queste persone, delle loro situazioni di disperazione, lo faceva e lo fà con tantissimi italiani, da secoli, letteralmente da secoli, ed ora lo fà anche con questi uomini e donne. Il colore della pelle non gli interessa. Da dove vengano non gli frega nulla. Gli interessa imporre il proprio potere su di loro, e soprattutto sfruttarli economicamente. Usarli come bassa manovalanza per i propri affari. Ripeto negli anni cinquanta e sessanta si interessava a tutti coloro avessero fame, e pochi scrupoli, oggi ha solo leggermente cambiato obbietivo .I modi per sfruttarli sono tantissimi.uguali a quelli che si usavano "Un tempo".
B) I problemi di rapporti nascono quando non ci si guarda negli occhi. Non ci si mette a parlare. Nel sud Italia abbiamo una discreta propensione alla ciacola, purtroppo non sempre è facile avere un dialogo. Fra singoli ci si intende spesso molto più che fra comunità.
Poi le mele marcie esistono ovunque, potrei raccontarvi le storie di delinquenti, veri delinquenti, assassini, ladri, fratricidi, che provenivano da famiglie di assoluto valore..ITALIANISSIME. e la storia di uno sciocco ragazzo marocchino che ha ammazzato, in un'incidente stradale oltre dieci ciclisti, padri di famiglia e bravi professionisti...su una strada disgraziatissima. Era questo giovane l'ultimo rampollo di uno dei principali esponenti della comunità marocchina nella nostra zona. Degna persona come li altri suoi figli.
Questo si era dedicato al bere ed alla droga ( fra l'altro neppure pesante).Ah sulla macchina c'era anche un suo nipotino....Terrorizzato. per dirvi il soggetto.
Potrei parlarvi di un ragazzo, lo conoscevo di vista, figlio di uno dei gestori di una sala giochi vicino a casa mia, il padre era una persona seria, semplice. Il figlio non seppe dire di no ad uno dei nostri locali "Uomini d'onore" gli fece d'autista, e venne ammazzato in un'agguato.
Potrei dirvi del padre di un'amica di mia sorella...freddato non lontano da una delle piazze principali della città? Il suo crimine? Essere andato ad un funerale. Perchè era un uomo antico. Non adatto ai "tempi Novi" e soprattutto a certe coschette di malavitosi che volevano percorrere la strada di Riina e c...e..che per fortuna sono durati molto poco... Trovate tutto nelle cronache lametine.
non credo troverte la storia dell'omicidio di una coppia di coniugi, avvenuta tanti anni fà, percorrevano una strada con il biroccio, li fecero fuori tutti e due a colpi di lupara, il marito pare, si dice, fosse nelle cosche.
E mi parlate di sicurezza messa a rischio dai migranti?? Va bhè contenti voi.
mi scuso con la moderazione per quelle che sono note, evidentemente, OT. Ma andavano dette queste cose.
Devo ringraziare io, mio padre ed alcuni professori.
Alleggerendo, ma avete visto l'Istagram di keiko?? Davvero bello ed anche il suo blog.
riferimento:
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2746375585391953&set=a.1689215387774650&type=3
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.