Quando un manga inedito viene annunciato desta sorpresa, curiosità, commenti di approvazione e non. Ma nulla batte queste reazioni rispetto a ciò che prova un lettore quando scopre che un'opera che ha amato, e su cui non ci sperava minimamente, arriverà finalmente tra le sue mani.
Ed è questo ciò che è accaduto a me quando alla conferenza J-POP al Lucca Comics 2019 è stato annunciato Void di Ranmaru Zariya.
Parlare di questa opera non è affatto semplice perché in un solo volume racchiude così tanti sentimenti forti e contrastanti che quasi si stenta a crederci. Eppure la storia di Maki e Arata riesce a mostrare tutte le mille sfaccettature dell'amore: l'ossessione, l'accettazione incondizionata, la gelosia, l'abbandono. Una storia tra un umano e un umanoide che però non ha nulla di artificiale.
Maki è un uomo affranto dal dolore, dal rimpianto, dalla rabbia; sentimenti così negativi che non gli permettono di vivere con serenità il presente e sperare nel futuro. Il suo cuore, la sua anima sono fermi a quando ha perso Ren, la persona più importante per lui. Un orologio le cui lancette si sono fermate e che riprendono a muoversi solo con l'arrivo di Arata: un umanoide che ha lo stesso viso, la stessa voce e parte dei ricordi proprio di Ren. Un legame indissolubile sin dal primo sguardo, come nelle più appassionate storie d'amore.
Un rapporto che nasce con delle forti scene di abuso ma che col tempo si trasforma, pagina dopo pagina, in un abbraccio caldo e avvolgente.
Col tempo Maki si rende conto che Arata non è Ren, che i due sono così simili nell'aspetto quanto più dissimili nell'anima; la stessa differenza che c'è tra lui e suo fratello maggiore, Yoshiaki. Forse, proprio quella "copia imperfetta" è l'unica disposta ad amarlo davvero, l'unica che lo ama, l'unica capace di far nascere un germoglio sotto uno spesso strato di ghiaccio.
Ma è vero amore se ciò è dovuto all'imprinting? Si può dire di amare qualcuno se c'è un vincolo che ti lega a quella persona? Un po' come la Bestia che lascia andare Belle, così Maki deve lasciare andare Arata e dissolvere il loro legame con una sola parola: Void.
Nonostante il tema dell'amore che sopravvive alla cancellazione della memoria, al passare del tempo o ai ricordi sia stato usato ampiamente utilizzato nei manga in generale, ha sempre un fascino particolare e il finale non può essere che commovente.
Void è temporalmente la prima vera opera della Zariya, se escludiamo le due raccolte di one-shot precedenti. Il tratto della mangaka è unico nel suo genere e non ha eguali. Le sue figure non hanno nulla del "tipico stile manga"; anzi, hanno la bellezza, la fisicità e la tonicità delle statue greche o del rinascimento. Nonostante sia una delle sue prime opere, è già possibile apprezzare l'estrema capacità artistica dell'autrice. Le tavole sono raffinate e ricche di particolari, dall'arredamento degli interni alla vegetazione dei fondali naturali.
Uno stile che, unito a storie e personaggi ben delineati e coinvolgenti, ha reso Ranmaru Zariya una delle autrici più apprezzate del momento, sia in Giappone che qui in Italia.
Come in tutte le sue opere, non mancano le scene di sesso esplicite. Se
all'inizio il rapporto sessuale è violento e privo di qualsiasi affetto da parte di Maki, nel finale diventa qualcosa di completamente diverso: la violenza si trasforma in voglia di stringere a sé la persona amata, di sentirla vicina, di farla propria. Due corpi che si toccano con gesti gentili e delicati, come se fosse la prima volta. I corpi sono sinuosi, sensuali ed erotici ma il tratto dell'autrice non risulta mai volgare. Davvero minima la censura che però è già presente nell'originale e che non toglie nulla al godimento.
Ed è questo ciò che è accaduto a me quando alla conferenza J-POP al Lucca Comics 2019 è stato annunciato Void di Ranmaru Zariya.
In un'epoca in cui esistono gli umanoidi, a Maki viene regalato da un amico un modello di ultima generazione, capace di formare con il padrone un legame molto intimo grazie ai ricordi che gli vengono impiantati al momento della fabbricazione. Ma l'umanoide Arata Mizumori non è come tutti gli altri; non solo gli sono state impiantate le conoscenze scelte dal suo creatore, ha anche l'aspetto e i ricordi di Ren Amamiya, una persona realmente esistita e di grandissima importanza per Maki. La voce, il viso e i ricordi di Ren che si trovano ora in Arata, quali sentimenti susciteranno in Maki?
Parlare di questa opera non è affatto semplice perché in un solo volume racchiude così tanti sentimenti forti e contrastanti che quasi si stenta a crederci. Eppure la storia di Maki e Arata riesce a mostrare tutte le mille sfaccettature dell'amore: l'ossessione, l'accettazione incondizionata, la gelosia, l'abbandono. Una storia tra un umano e un umanoide che però non ha nulla di artificiale.
Maki è un uomo affranto dal dolore, dal rimpianto, dalla rabbia; sentimenti così negativi che non gli permettono di vivere con serenità il presente e sperare nel futuro. Il suo cuore, la sua anima sono fermi a quando ha perso Ren, la persona più importante per lui. Un orologio le cui lancette si sono fermate e che riprendono a muoversi solo con l'arrivo di Arata: un umanoide che ha lo stesso viso, la stessa voce e parte dei ricordi proprio di Ren. Un legame indissolubile sin dal primo sguardo, come nelle più appassionate storie d'amore.
Un rapporto che nasce con delle forti scene di abuso ma che col tempo si trasforma, pagina dopo pagina, in un abbraccio caldo e avvolgente.
Col tempo Maki si rende conto che Arata non è Ren, che i due sono così simili nell'aspetto quanto più dissimili nell'anima; la stessa differenza che c'è tra lui e suo fratello maggiore, Yoshiaki. Forse, proprio quella "copia imperfetta" è l'unica disposta ad amarlo davvero, l'unica che lo ama, l'unica capace di far nascere un germoglio sotto uno spesso strato di ghiaccio.
Ma è vero amore se ciò è dovuto all'imprinting? Si può dire di amare qualcuno se c'è un vincolo che ti lega a quella persona? Un po' come la Bestia che lascia andare Belle, così Maki deve lasciare andare Arata e dissolvere il loro legame con una sola parola: Void.
Nonostante il tema dell'amore che sopravvive alla cancellazione della memoria, al passare del tempo o ai ricordi sia stato usato ampiamente utilizzato nei manga in generale, ha sempre un fascino particolare e il finale non può essere che commovente.
Void è temporalmente la prima vera opera della Zariya, se escludiamo le due raccolte di one-shot precedenti. Il tratto della mangaka è unico nel suo genere e non ha eguali. Le sue figure non hanno nulla del "tipico stile manga"; anzi, hanno la bellezza, la fisicità e la tonicità delle statue greche o del rinascimento. Nonostante sia una delle sue prime opere, è già possibile apprezzare l'estrema capacità artistica dell'autrice. Le tavole sono raffinate e ricche di particolari, dall'arredamento degli interni alla vegetazione dei fondali naturali.
Uno stile che, unito a storie e personaggi ben delineati e coinvolgenti, ha reso Ranmaru Zariya una delle autrici più apprezzate del momento, sia in Giappone che qui in Italia.
Come in tutte le sue opere, non mancano le scene di sesso esplicite. Se
all'inizio il rapporto sessuale è violento e privo di qualsiasi affetto da parte di Maki, nel finale diventa qualcosa di completamente diverso: la violenza si trasforma in voglia di stringere a sé la persona amata, di sentirla vicina, di farla propria. Due corpi che si toccano con gesti gentili e delicati, come se fosse la prima volta. I corpi sono sinuosi, sensuali ed erotici ma il tratto dell'autrice non risulta mai volgare. Davvero minima la censura che però è già presente nell'originale e che non toglie nulla al godimento.
Void è la prova che un volume unico può racchiudere in sé una trama avvincente e ben delineata, senza che le cose sembrino affrettate o lasciate al caso. Un acquisto sicuro per le fan di Ranmaru Zariya ma adatto ad un amplio pubblico che ama le storie sofferte e ricche di pathos.
L'edizione J-POP è davvero bellissima e raffinata. Il volume si presenta con una sovraccoperta e una fascetta chiusa che rendono il tutto molto elegante, che si arricchisce grazie all'effetto lucido delle lettere che compongono il titolo. Non sono presenti pagine a colori che rendono forse leggermente caro il prezzo di 6.90, rispetto ad altri titoli, ma perfettamente in linea con il listino dell'editore e del genere BL in Italia. Le tavole sono nitide e pulite; buona la resa dei dialoghi, che scorrono senza refusi o costrutti complicati.
L'edizione J-POP è davvero bellissima e raffinata. Il volume si presenta con una sovraccoperta e una fascetta chiusa che rendono il tutto molto elegante, che si arricchisce grazie all'effetto lucido delle lettere che compongono il titolo. Non sono presenti pagine a colori che rendono forse leggermente caro il prezzo di 6.90, rispetto ad altri titoli, ma perfettamente in linea con il listino dell'editore e del genere BL in Italia. Le tavole sono nitide e pulite; buona la resa dei dialoghi, che scorrono senza refusi o costrutti complicati.
Pro
- tratto elegante e raffinato
- trama coinvolgente e ben scritta
- un volume unico che non cade nella fretta o nella banalità
Contro
- prezzo
- abuso sessuale all'inizio
I disegni sono bellissimi, per quanto riguarda l'abuso e la conseguente sindrome di Stoccolma, oltre che eccessivamente usato, lo trovo personalmente di cattivo gusto e mi guasta la lettura.
Devo ammettere che dalla sola copertina leggerei volentieri quest'opera.
Ma io avrei approfondito di più il tema del "surrogato", nonché dell'origine artificiosa del rapporto. Artificiosa non tanto perché riguarda un essere umano e un essere artificiale ma per la sua ragione di pianificato, costruito a tavolino.
Diciamo che è molto comodo ritrovarsi il perfetto simulacro sessuale nel letto.
Una perfetta sintesi di ciò che si vuole ma senza gli aspetti spiacevoli del modello originale.
La conclusione ultima della vicenda sa molto di buona uscita senza impegni.
i disegni mi ispirano parecchio ma c'è sempre qualcosa che mi lascia perplessa, come i troppi temi introdotti in COYOTE.
Di questo Void mi sembra interessante il tema dell'artificio, del doppio, ma mi sa un po' di melodramma (che mi va anche bene, ma in dosi piccine), ci medito un po' su...
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