Quante volte abbiano letto sui giornali o sentito in televisione frasi come "Erano dei bravi ragazzi" a corollario di interviste fatte sui luoghi dove erano accaduti fatti di bullismo o addirittura criminosi. Gente comune che si accorge di aver avuto come vicini di casa veri e propri "mostri", che magari aveva pure avuto qualche sospetto ma aveva preferito passare oltre, perché "non ci eravamo accorti di nulla".
Gente pavida, racchiusa nella loro realtà fatta di perbenismo e tranquillità mentre fuori i loro stessi figli compiono atti che solo a leggerli fanno tremare i polsi.
Questa era la realtà del Giappone degli anni 80 pre bolla economica in cui è ambientato il manga 17 anni scritto da Seiji Fujii e disegnato da Youji Kamata. Ispirato a un fatto di cronaca nera che ha avuto risvolti epocali nel paese, tratta infatti del sequestro e della violenza perpetrata ai danni di una ragazzina diciassettenne per mano di suoi coetanei, esponendoci alcuni degli aspetti più duri e sconvolgenti del crimine giovanile giapponese, altamente diffuso in quegli anni.
Junko fu tenuta prigioniera per 44 giorni all’ interno di una casa di proprietà dei genitori di Nobuharu Minato. Per evitare un indagine della polizia, i ragazzi la obbligarono a chiamare a casa dicendo ai familiari di essere scappata ma di trovarsi al sicuro (alcune fonti raccontano che la giovane rassicurò il padre e la madre affermando di essere ospite di un’amica).
In diverse occasioni i genitori di Minato passarono a trovare il figlio e in quelle circostanze Junko venne costretta a mentire, sotto minaccia dai sequestratori, presentandosi come la fidanzata di uno di essi.
La giovane studentessa subì torture e sevizie fuori da ogni umana comprensione: venne ripetutamente stuprata da diversi uomini (si parla addirittura di 500 violenze sessuali subite) e torturata anche più volte nel corso della stessa giornata.
La ragazza più volte cercò di scappare, di raggiungere il telefono per chiamare la polizia ma ogni tentativo si rivelò inutile.
Quella casa era ormai diventata una gabbia e nonostante molte persone sapessero delle torture che la ragazza stava subendo, nessuno ebbe la pietà di aiutarla a fuggire da quell’interminabile incubo.
Il 4 gennaio 1989, dopo 44 giorni di sequestro e sevizie disumane, usando il finto pretesto di una sconfitta durante una partita a Mahjong (dove i quattro ragazzi giocarono contro Junko che alla fine vinse) la ragazza finì per essere uccisa dai suoi aguzzini. Il suo cadavere venne messo in un bidone vuoto riempito successivamente di cemento e abbandonato in una discarica isolata. Tempo dopo, un pentito della Yakuza denunciò il tragico accaduto indicando alla polizia il luogo dove si trovava il corpo della giovane e i quattro ragazzi furono immediatamente arrestati.
La madre della giovane, venuta a conoscenza delle mostruosità e degli abusi patiti dalla figlia, a causa dello shock, dovette ricorrere alle cure di un ospedale psichiatrico dove tutt’ora è ricoverata.
I sequestratori beneficiarono del fatto di essere minorenni: per la legge giapponese non potevano avere responsabilità penale. Furono semplicemente cambiate le loro identità che rimasero ignote all’opinione pubblica, la quale, a seguito del delitto, chiese di abbassare per legge la responsabilità penale a 16 anni.
Oggi in Giappone, anche a causa di altri crimini compiuti da minorenni, la responsabilità penale è scesa a 14 anni.
da: http://theevolution.altervista.org/junko-furuta-un-incubo-lungo-44-giorni/
Già dalla trama capiamo che la storia del manga è solo "liberamente ispirata" a quei tremendi fatti di cronaca. La violenza viene sì mostrata ma solo perché al servizio della storia stessa e senza una morbosa ricerca del raccapriccio a tutti i costi. Le brutalità a cui vediamo sottoposta la povera rapita sono infatti, per quanto infime e inumane, molto inferiori a quelle che purtroppo portarono alla morte nella realtà. Quello che si vuole veramente mostrare tavola dopo tavola è la discesa verso l'abisso del giovane Hiroki, incapace di fermare tutto quello che sta succedendo pur avendone più volte la possibilità. Un ragazzo apparentemente "come tutti gli altri" che entra in una banda giovanile perché "fa figo" ma si rende poi conto che i giochi si fanno sempre più pericolosi. La sua coscienza inizia a chiedere un sempre maggiore tributo di rimorso ma ormai la strada è presa e l'anima perduta per sempre. Molto intensa la scena dove il giovane si guarda allo specchio non riconoscendo più cosa vede davanti. Tornare indietro? Scappare? Niente può più impedire l'irreparabile discesa agli inferi e allora Hiroki che fa? Trascina giù con sè il suo amico Takashi, forse l'atto più vile perchè fatto con la piena coscienza di volerlo fare.
L'altra protagonista è sicuramente Miki, la sorella della ragazza rapita, che senza sosta e senza arrendersi combatte per far si che la verità esca fuori in un mondo, quello degli adulti, che non riesce a credere che possano succedere cose tanto brutte in un paese che sta vivendo la sua ritrovata opulenza dopo essere rimasto in ginocchio alla fine della guerra.
Come viene spiegato nelle varie postfazioni scritte da Giorgio Fabio Colombo (docente di diritto comparato e avvocato) al termine del volume dell'edizione italiana, le varie autorità non brillano affatto all'interno di questo manga che vede come eroina incontrastata proprio la giovane Miki. La polizia ma anche gli insegnanti e i vertici della scuola che provano a nascondere o comunque a far dimenticare velocemente quanto è accaduto per perpetuare quella tranquilla vita quotidiana di cui parlavamo all'inizio. In un'ambiente del genere non possiamo che prendere atto di come il branco famelico di una gang giovanile riesca a trovare terreno fertile, protetto addirittura dalla legge in quanto minorenni.
Neanche quello che dovrebbe essere l'ultimo baluardo della stabilità, la famiglia, riesce a far qualcosa. I genitori dei ragazzi della banda sono conniventi se non complici e addirittura vittime stesse dei loro figli. Bambini cresciuti che giocano a fare i duri e che ormai non provano più niente, sono ormai diventati mostri senza un apparente motivo se non la noia di una opulenza arrivata forse troppo in fretta.
Un'escalation di perdizione descritta fondamentalmente bene dal manga, con un tratto del disegno essenziale da seinen classico che un po' ricorda le forme del maestro Taniguchi, mentre la vicenda reale viene edulcorata e modificata in un finale giudicato buonista ma che in realtà non lo è. Perché nessuno ha davvero imparato qualcosa dalla vicenda. Il bene non trionfa perché i ragazzi usciranno di prigione senza un minimo pentimento mentre la rapita, seppur salva nella vita, porterà le sue ferite dentro di sè per sempre. Forse il manga poteva osare di più ma ha voluto concludere con una forma di apparente giustizia facendo scontare una pena detentiva ai colpevoli mentre nella realtà essi non poterono essere processati visto le regole in vigore sui minori. Furono cambiate le loro identità e "fatti sparire" in un'altra città del Giappone dove probabilmente vivono ancora oggi. Nessun responsabile quindi, nessun condannato e nessuno che abbia scontato la pena per aver perpetrato i peggiori atti verso un essere umano.
Jpop ci porta questo manga molto particolare in una veste grafica molto curata e anche in un box contenente la serie completa in 4 volumi di formato 12x16 al prezzo di 27,60 euro. Da notare che su ogni volume la sovracopertina mostra uno dei personaggi della storia con la caratteristica pecetta nera sugli occhi che serve a proteggere l'identità dei minori (come nelle foto dell'epoca). Occhi che però sono svelati nella cover interna in un azzeccato gioco grafico.
Al termine di ogni volume c'è un interessante approfondimento del docente di diritto comparato Giorgio Fabio Colombo sul contesto storico, la società e gli aspetti legali del periodo in cui si svolgono i fatti.
Il manga presentato sul nostro canale youtube da Aphrodite Urania
Gente pavida, racchiusa nella loro realtà fatta di perbenismo e tranquillità mentre fuori i loro stessi figli compiono atti che solo a leggerli fanno tremare i polsi.
Questa era la realtà del Giappone degli anni 80 pre bolla economica in cui è ambientato il manga 17 anni scritto da Seiji Fujii e disegnato da Youji Kamata. Ispirato a un fatto di cronaca nera che ha avuto risvolti epocali nel paese, tratta infatti del sequestro e della violenza perpetrata ai danni di una ragazzina diciassettenne per mano di suoi coetanei, esponendoci alcuni degli aspetti più duri e sconvolgenti del crimine giovanile giapponese, altamente diffuso in quegli anni.
LA STORIA REALE
Siamo nel novembre 1988, Junko Furuta, ragazza del secondo anno delle scuole superiori, proveniente dalla Prefettura di Saitama, lungo la strada che l’ avrebbe portata a casa dopo le lezioni, fu sequestrata da quattro ragazzi: il coetaneo Jo Kamisaku (nome inventato dopo l'arresto), 17 anni, Miyano Hiroshi, 18 anni, Minato Nobuharu, 16enne e Watanabe Yasushi, 17 anni. Alcuni giorni prima, la ragazza aveva respinto le avances di uno di essi, nello specifico Kamisaku (affiliato, insieme ad Hiroshi, alla Yakuza, nota organizzazione criminale giapponese) che decise quindi di vendicarsi organizzando il suo rapimento.Junko fu tenuta prigioniera per 44 giorni all’ interno di una casa di proprietà dei genitori di Nobuharu Minato. Per evitare un indagine della polizia, i ragazzi la obbligarono a chiamare a casa dicendo ai familiari di essere scappata ma di trovarsi al sicuro (alcune fonti raccontano che la giovane rassicurò il padre e la madre affermando di essere ospite di un’amica).
In diverse occasioni i genitori di Minato passarono a trovare il figlio e in quelle circostanze Junko venne costretta a mentire, sotto minaccia dai sequestratori, presentandosi come la fidanzata di uno di essi.
La giovane studentessa subì torture e sevizie fuori da ogni umana comprensione: venne ripetutamente stuprata da diversi uomini (si parla addirittura di 500 violenze sessuali subite) e torturata anche più volte nel corso della stessa giornata.
La ragazza più volte cercò di scappare, di raggiungere il telefono per chiamare la polizia ma ogni tentativo si rivelò inutile.
Quella casa era ormai diventata una gabbia e nonostante molte persone sapessero delle torture che la ragazza stava subendo, nessuno ebbe la pietà di aiutarla a fuggire da quell’interminabile incubo.
Il 4 gennaio 1989, dopo 44 giorni di sequestro e sevizie disumane, usando il finto pretesto di una sconfitta durante una partita a Mahjong (dove i quattro ragazzi giocarono contro Junko che alla fine vinse) la ragazza finì per essere uccisa dai suoi aguzzini. Il suo cadavere venne messo in un bidone vuoto riempito successivamente di cemento e abbandonato in una discarica isolata. Tempo dopo, un pentito della Yakuza denunciò il tragico accaduto indicando alla polizia il luogo dove si trovava il corpo della giovane e i quattro ragazzi furono immediatamente arrestati.
Junko Furuda e i suoi aguzzini nelle foto che furono diffuse all'epoca
La madre della giovane, venuta a conoscenza delle mostruosità e degli abusi patiti dalla figlia, a causa dello shock, dovette ricorrere alle cure di un ospedale psichiatrico dove tutt’ora è ricoverata.
I sequestratori beneficiarono del fatto di essere minorenni: per la legge giapponese non potevano avere responsabilità penale. Furono semplicemente cambiate le loro identità che rimasero ignote all’opinione pubblica, la quale, a seguito del delitto, chiese di abbassare per legge la responsabilità penale a 16 anni.
Oggi in Giappone, anche a causa di altri crimini compiuti da minorenni, la responsabilità penale è scesa a 14 anni.
da: http://theevolution.altervista.org/junko-furuta-un-incubo-lungo-44-giorni/
LA STORIA DEL MANGA
Inizialmente due studenti di nome Hiroki e Takashi vengono tratti in salvo da alcuni bulli da un famoso teppista, Miyamoto. I due, inizialmente, sono eccitati all'idea di far parte della sua banda ma presto comprendono che ciò significa dovergli dimostrare obbedienza e lealtà. I crimini in cui si ritrovano coinvolti diventano così sempre più gravi. Una notte rapiscono una studentessa, Sachiko, e per Hiroki inizia una battaglia interiore tra la sua coscienza e il senso di autoprotezione. Nel frattempo la gemella di Sachiko, Miki, che frequenta la stessa scuola di Hiroki, indaga assieme alla famiglia e alla polizia sulla scomparsa della sorella. Riuscirò Sachiko a tornare a casa? Che tipo di persona, o di mostro, diventerà Hiroki?Già dalla trama capiamo che la storia del manga è solo "liberamente ispirata" a quei tremendi fatti di cronaca. La violenza viene sì mostrata ma solo perché al servizio della storia stessa e senza una morbosa ricerca del raccapriccio a tutti i costi. Le brutalità a cui vediamo sottoposta la povera rapita sono infatti, per quanto infime e inumane, molto inferiori a quelle che purtroppo portarono alla morte nella realtà. Quello che si vuole veramente mostrare tavola dopo tavola è la discesa verso l'abisso del giovane Hiroki, incapace di fermare tutto quello che sta succedendo pur avendone più volte la possibilità. Un ragazzo apparentemente "come tutti gli altri" che entra in una banda giovanile perché "fa figo" ma si rende poi conto che i giochi si fanno sempre più pericolosi. La sua coscienza inizia a chiedere un sempre maggiore tributo di rimorso ma ormai la strada è presa e l'anima perduta per sempre. Molto intensa la scena dove il giovane si guarda allo specchio non riconoscendo più cosa vede davanti. Tornare indietro? Scappare? Niente può più impedire l'irreparabile discesa agli inferi e allora Hiroki che fa? Trascina giù con sè il suo amico Takashi, forse l'atto più vile perchè fatto con la piena coscienza di volerlo fare.
L'altra protagonista è sicuramente Miki, la sorella della ragazza rapita, che senza sosta e senza arrendersi combatte per far si che la verità esca fuori in un mondo, quello degli adulti, che non riesce a credere che possano succedere cose tanto brutte in un paese che sta vivendo la sua ritrovata opulenza dopo essere rimasto in ginocchio alla fine della guerra.
Come viene spiegato nelle varie postfazioni scritte da Giorgio Fabio Colombo (docente di diritto comparato e avvocato) al termine del volume dell'edizione italiana, le varie autorità non brillano affatto all'interno di questo manga che vede come eroina incontrastata proprio la giovane Miki. La polizia ma anche gli insegnanti e i vertici della scuola che provano a nascondere o comunque a far dimenticare velocemente quanto è accaduto per perpetuare quella tranquilla vita quotidiana di cui parlavamo all'inizio. In un'ambiente del genere non possiamo che prendere atto di come il branco famelico di una gang giovanile riesca a trovare terreno fertile, protetto addirittura dalla legge in quanto minorenni.
Neanche quello che dovrebbe essere l'ultimo baluardo della stabilità, la famiglia, riesce a far qualcosa. I genitori dei ragazzi della banda sono conniventi se non complici e addirittura vittime stesse dei loro figli. Bambini cresciuti che giocano a fare i duri e che ormai non provano più niente, sono ormai diventati mostri senza un apparente motivo se non la noia di una opulenza arrivata forse troppo in fretta.
Un'escalation di perdizione descritta fondamentalmente bene dal manga, con un tratto del disegno essenziale da seinen classico che un po' ricorda le forme del maestro Taniguchi, mentre la vicenda reale viene edulcorata e modificata in un finale giudicato buonista ma che in realtà non lo è. Perché nessuno ha davvero imparato qualcosa dalla vicenda. Il bene non trionfa perché i ragazzi usciranno di prigione senza un minimo pentimento mentre la rapita, seppur salva nella vita, porterà le sue ferite dentro di sè per sempre. Forse il manga poteva osare di più ma ha voluto concludere con una forma di apparente giustizia facendo scontare una pena detentiva ai colpevoli mentre nella realtà essi non poterono essere processati visto le regole in vigore sui minori. Furono cambiate le loro identità e "fatti sparire" in un'altra città del Giappone dove probabilmente vivono ancora oggi. Nessun responsabile quindi, nessun condannato e nessuno che abbia scontato la pena per aver perpetrato i peggiori atti verso un essere umano.
Jpop ci porta questo manga molto particolare in una veste grafica molto curata e anche in un box contenente la serie completa in 4 volumi di formato 12x16 al prezzo di 27,60 euro. Da notare che su ogni volume la sovracopertina mostra uno dei personaggi della storia con la caratteristica pecetta nera sugli occhi che serve a proteggere l'identità dei minori (come nelle foto dell'epoca). Occhi che però sono svelati nella cover interna in un azzeccato gioco grafico.
Al termine di ogni volume c'è un interessante approfondimento del docente di diritto comparato Giorgio Fabio Colombo sul contesto storico, la società e gli aspetti legali del periodo in cui si svolgono i fatti.
Il manga presentato sul nostro canale youtube da Aphrodite Urania
17 anni è un manga non per tutti ma la cui lettura consiglio vivamente. Per alcuni il fumetto deve essere solo intrattenimento ma a mio avviso questo è sminuirne la reale portata non solo artistica ma anche culturale. Il fumetto è un medium potente e al pari del cinema e del romanzo può avere anche il ruolo di far conoscere e di far riflettere. Tragedie come quella raccontata non sono mai il il frutto di un caso isolato, anzi sono figlie della società che le ha partorite e che poi finisce per rinnegarle. Una società in cui i mostri non sono sicuramente mai solo quelli sbattuti in prima pagina.
Pro
- Introspezione psicologica
- Parla di argomenti difficili senza cadere nel morboso
- Edizione di pregio
- Approfondimenti interessanti alla fine di ogni volume
Contro
- Poteva osare di più
Ma la J-POP non ha in programma un periodo di promozioni quest'anno? Ha troppa roba interessante e mi sta dissanguando!
Dopo questo fatto l' età per essere penalmente perseguiti fu abbassata a furor di popolo
Comunque il "contro" del manga mi frena dall'acquisto...
Non sapevo questa cosa, beh secondo me hanno fatto bene, è una cosa che farei anche qui, gli adolescenti si macchiano di crimini tanto quanto gli adulti, anzi a volte sono forse anche più cattivi (ripenso al caso del vecchietto ucciso a botte poco tempo fa), e il vedergli il culo parato solo per via dell'età mi fa salire un gran nervoso. Uno che a quell'età è un delinquente lo sarà al 99% anche per il resto della sua vita.
Concordo soprattutto col contro di Ironic.
Effettivamente poteva osare di più. Non so se "doveva", perché come sottolineato si tratta solo di una storia ispirata, però di sicuro poteva.
In particolare si sente la mancanza di una riflessione più netta sul dato della totale deresponsabilizzazione dell'animale sociale. Una prassi che vive di automi che fanno qualunque cosa solo per "fare qualcosa".
L'happy end e la scelta di smussare i toni più violenti e osceni della cronaca reale, tendono a privare il lettore delle riflessioni più scomode e pesanti che la vicenda costringerebbe a fare.
Fortunatamente però questa pecca è bilanciata da un tono fortemente critico verso la società nipponica e la silente immutabilità del mondo moderno, cieco di fronte alle peggiori oscenità pur di preservare sé stesso.
Se non erro dei fatti reali, ne avevate già parlato qua su AC....ma non ricordo il titolo dell'articolo.
Trattamo un' altra storia ma sempre di quegli anni e ancora più efferata
https://www.animeclick.it/news/49441-la-storia-di-tsutomu-miyazaki-lotaku-serial-killer-di-bambine
A volte mi chiedo perchè alcune persone vivono? Quella povera anima PERCHE' ha vissuto? E' nata, è stata cresciuta e amata dai suoi genitori e cari, è andata a scuola e tutto... per cosa? Per vivere 40 giorni di orrore e finire in un bidone come un rifiuto?
E perchè i 4 aguzzini devono vivere?
L'assenza di una giustizia divina in questo universo è forse la cosa più tragica dell'esistenza.
Scusate la banalità, ma ho letto certi commenti raccapriccianti al riguardo...
Ho preferito non raccontare tutte le torture reali subite dalla vittima..ovviamente se andate sulla pagina wiki inglese trovate tutto ma reputavo non ce ne fosse bisogno in questa sede
Se lo sarà per tutta la vita allora cosa serve il carcere?
A proteggere le potenziali vittime di questi criminali, magari?
Ho appena letto l'intera storia su Wikipedia, e credo che per certi crimini il recupero sia impossibile. Infatti i veri protagonisti di questa storia, sebbene protetti dalla legge, non solo non si sono mai pentiti, ma hanno continuato a delinquere!
Ok, ma se devo andare in carcere immagino ci sia una riabilitazione o no?
Mh… non so cosa deciderei se dipendesse da me (per fortuna, nel bene e nel male, non dipende da un pinco pallino che conosce la storia a grandi linee). Però senza andare in Giappone, ci sono stati fatti di cronaca in Italia che porterebbero ad affermare che il carcere fa cambiare e altri che invece non serve a niente.
Certo che tra 'sei molto giovane, non hai responsabilità penale' (anche se mi risulta siano andati in carcere) e 'sei molto giovane, ma ti fai l'ergastolo in ogni caso' ce ne passa.
In realtà dopo i fatti del killer "Sakakibara"(1997) ci sono state richieste di riforme delle leggi penali nei confronti dei minori con l'abbassamento della responsabilità penale dai 16 ai 14 anni.
E’ stato veramente un pugno allo stomaco, anche per me che pensavo di essermi ormai “abituato” a leggere opere violente (ma anzi forse è meglio così, perché significa che non sono diventato totalmente insensibile a queste cose).
E’ un’opera di fantasia ispirata a un vero caso di cronaca nera (l’omicidio della studentessa Junko Furuta………ho letto in questo momento la pagina del caso su Wikipedia, ed è a dir poco agghiacciante…..), ma anche se fosse stata inventata totalmente di sana pianta purtroppo non mi riesce difficile immaginare che cose come queste accadano realmente nella vita di tutti i giorni in qualunque Paese, anche in questo momento…………e questa è una cosa che mi fa stare davvero male, non riesco nemmeno a credere che possano esistere delle BESTIE capaci di perpetrare simili violenze e torture nei confronti di una donna, al solo pensarci mi vergogno profondamente di essere un uomo………
E’ un’opera crudele, non solo per la vicenda in sé, ma perché mette nero su bianco senza nessun filtro tantissimi aspetti negativi che caratterizzano la società giapponese…………..no anzi, la società in generale e punto, perché purtroppo questi crimini avvengono a qualunque latitudine del mondo: violenza, prevaricazione sociale, intimidazioni mafiose, rapimento e stupro, indifferenza delle altre persone, ipocrisia di facciata, terribile noncuranza delle forze dell’ordine, sciacallaggio mediatico, vuoti legislativi e/o giuridici…………..e tutto questo sempre e comunque a danno della povera gente onesta.
Penso che vada fatto un plauso alla Jpop per aver pubblicato questo manga, non è certamente un’opera “facile”, anzi lascia decisamente il segno (e comunque ho trovato interessantissime anche le postfazioni dei volumi con le riflessioni di un professore esperto in ambito legislativo-giudiziario giapponese).
E’ un manga che andrebbe assolutamente letto per il messaggio che vuole trasmettere, però è una storia da evitare per le persone più sensibili………..no veramente, leggerlo mi ha fatto deprimere tantissimo, non mi era mai capitato finora che stessi per interrompere la lettura di un manga perché, emotivamente, non “ce la facevo più”……….che bruttissima sensazione che mi ha lasciato, mamma mia
Lo so. Hai fatto bene: non è questa la sede per diffondere tanta tristezza.
Incoraggiavo gli altri ad informarsi ulteriormente, però, perchè trovo che solo venire a conoscenza dei dettagli più crudi possa aiutare ad empatizzare a pieno con la povera vittima. Può sembrare stupido (lo è!), ma sento anche una sorta di "dovere" nei confronti di alcuni martiri di conoscere almeno la loro storia.
non ho mai osato cercarlo, ma so che esiste, ed è una cosa aberrante
Proprio per questo, saputo dell'uscita di questo box, non avevo nessuna voglia di leggerlo... Francamente non mi andava di vedere la rappresentazione grafica di quello schifo che ha vissuto quella povera ragazza. Giá solo a leggerla viene da vomitare, ma vederla.... No di certo.
Però quando la Jpop fece un post su fb per pubblicizzarne l'uscita, lessi in alcuni commenti che il manga non mostrava scene troppo crude e che appunto si focalizzava molto sulla psicologia dei personaggi...ecco, in quest'ottica diventava di colpo un manga che mi interessava di leggere.
Per questo l'ho ordinato, ma non mi è ancora arrivato. Dopo questa recensione, però, sono ancora più impaziente di leggerlo.
Condivido!
E sono d'accordo, anche se poi dentro di me sono il primo a patirne. E' sempre difficile trovare il giusto equilibrio perché se esageri allontani il lettore/spettatore e quindi non si sta facendo un buon servizio al messaggio che si vuole dare. Ma annacquandola rischi di far sottostimare lo stesso. Un rompicapo infinito. Io però eviterei di lanciarci in riflessioni alla light yagami. Non è utile a nessuno e spesso tira fuori il peggio di noi.
Hai ragione, ma il mio non era un ragionamento alla Yagami per due motivi:
1) Yagami "puniva" i cattivi. Io credo andrebbero cancellati perchè sono un pericolo, non perchè sono arrabbiato con loro. Non suggerirei mai, per esempio, di torturare loro come "punizione".
2) il punto del mio post ruotava attorno alla vita di lei, non di loro. Mi chiedevo il "senso della vita" di quella povera ragazza. Solo di riflesso, a quel punto, mi sono chiesto la stessa cosa dei carnefici.
Non è che non mi piacciono. Cioè: ovvio non mi piacciono. Ma non sono un bigotto "tagliamogli le palle a questih!!1!!" che reagisce "di pancia".
Li cancellerei per questioni "pragmatiche": danneggiano la società, sono pericolosi (sai che sono tuttora in libertà, giusto?), in carcere costano alle tasche dei cittadini onesti che magari già faticano a mettere il pane in tavola, e sono inutili (dormire e giocare a carte in galera per decadi... a che pro sociale?). La società non è un posto libero: se ci vuoi vivere dentro, devi rispettare delle regole, essere utile o quantomeno non danneggiarla.
Per il fatto invece che sono dei mostri, purtroppo, non c'è giustizia terrena possibile. Torturarli ci renderebbe come loro e sarebbe inutile, ucciderli sarebbe troppo poco, e spesso non è neanche "colpa loro" (caso di psicopatici). Per questo non cerco "vendetta": perchè NON LA SI PUO' avere.
Cerco solo un risultato ottimale per la società.
Comunque la legge dell'epoca era assurda, potrei capire non poter dare l'ergastolo a dei minorenni(c'è una cosa del genere pure negli USA), ma almeno 25/30 anni quello si.
In realtà se si legge su wikipedia inglese si vede che i loro nomi furono esposti al pubblico da un giornalista, e non è vero che non finirono in carcere.
Seppure le pene siano state sicuramente insufficienti, il principale colpevole, Miyano Hiroshi, fu condannato a 20 anni.
Si ma quello che si vuol dire è che la rivelazione avvenne dopo e non certo per volontà delle autorità che fallirono come falliscono nel manga nel gestire tutta la vicenda
È stata una lettura più intensa di quel che mi sarei aspettato, anche se io l'alleggerimento della vicenda e soprattutto del finale non li ho affatto graditi. I fatti reali sono un vero e proprio pugno allo stomaco e una storia del genere avrebbe meritato di essere raccontata con la medesima crudeltà. Perché non c'è speranza o assoluzione alcuna per quel che è accaduto e io non riesco a non leggere nella scelta di alleggerire un tentativo di minimizzare e autoassolversi. Quando succedono queste cose in fondo siamo tutti un po' colpevoli e non meritiamo di sentirci meglio. Io almeno la vedo così.
Nonostante questo, che per me rappresenta una bella occasione gettata alle ortiche, resta comunque una discreta lettura che mi sento di consigliare, al netto di qualche spiegone superfluo di cui si sarebbe potuto tranquillamente fare a meno.
Ma infatti anche in Italia sei (parzialmente) penalmente responsabile oltre i 14 anni
Ci stetti molto male... ero giovane poi ai tempi. Non mi ricordo nemmeno come mi capitò sotto mano.
Ho letto il manga, sapendo che nonostante la storia sia stata "addolcita", aspettandomi qualcosa di molto difficile da digerire, soprattutto per persone come me che vedono nello stupro una delle cose peggiore che si possano fare a un essere umano, tanto più usarlo come un oggetto e romperlo come si fa con un giocattolo vecchio.
Il manga l'ho letto, con questa consapevolezza.
L'ho molto apprezzato ma devo dire che avrei voluto vedere di più, sul lato penale e legislativo, oltre che una psiche maggiore per Sachiko, che rimane solo la vittima che subisce e deve essere salvata. Essendo ormai andati sul fatto che la storia è ispirata ai fatti reali, avrebbero potuto approfondire di più le psiche di certi personaggi e le loro relazioni.
Ciò nonostante non mi pento dell'acquisto.
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