Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Dove ci eravamo lasciati?
Non semplice da spiegare. Tuttavia, c’eravamo tanto amati... c’eravamo tanto odiati, e infine, ritrovati.
La seconda parte di “Showa Genroku Rakugo Shinju”, “Sukeroku Futatabi Hen”, prosegue senza stravolgere né spezzare quasi niente di ciò che avevamo precedentemente ammirato, e lo fa con una qualità capace di strabiliare. Ravvivare i carboni ancora caldi di una storia così fragile, delicata, e al tempo stesso potente ed evocativa - un vero e proprio ossimoro emotivo fra arte e spaccato storico - non era facile, eppure qui le braci tornano ad ardere, e lo fanno con maggiore intensità, con un’infinita passione, intrise di segreti, lacrime e sorrisi.
Sono passati alcuni anni dalla fine del drammatico racconto in flashback che Bon aveva svelato ai suoi giovani familiari, e ormai, come fosse in discesa, il Novecento si avvia verso la sua seconda moderna, caotica, rivoluzionaria metà.
Era difficile migliorarsi, eppure, come sopr’anzi accennato, gli autori propongono una seconda serie decisamente, inaspettatamente migliore della prima. Più pathos misurato e incalzante, una regia davvero magistrale (che si ispira senza dubbio ai più noti drammi cinematografici del Dopoguerra), disegni curati e d’impatto immediato, limpidi, prevalentemente essenziali, ma estremamente evocativi. I volti e le espressioni dei personaggi comunicano istantaneamente ogni emozione e variazione d’umore; la cura per la mimica facciale è incisiva seppur minimale; i fondali sono più curati, e ogni presagio negativo o barlume di speranza, ogni attimo si gioia o dolore celato viene introdotto ad arte, tramite rimandi, presagi, segnali da interpretare a livello visivo.
L’opening ci prende per mano e ci riporta nel mondo del rakugo, negli anni in cui il Giappone sta diventando finalmente grande, capace di camminare sulle sue gambe, un bambino finalmente orfano della guerra mondiale, e, così facendo, nei meccanismi civili e sociali avviene un inevitabile passaggio generazionale, ma non solo fisico e storico: ogni sfera si evolve, compresa quella artistica, e si riflette in tutti gli ambiti civili.
Bon, il mitico “Ottavo Yakumo”, è ormai un signore anziano, distinto, severo e spesso inflessibile, testardo come sempre, monumentale e iconico, una vera e propria leggenda vivente per gli amanti del rakugo e dell’arte tradizionale oratoria teatrale. L’orgoglio dell’antico Giappone risiede in lui... tuttavia, tutti questi titoli, questi aggettivi e queste onorificenze non riusciranno e non potranno frantumare quei tetri scheletri nell’armadio che si porta dentro da troppi anni, e che stanno scavando lentamente una fossa inesorabile, profonda quanto i segreti trascinatisi appresso. Colpe che credevamo chiare, eventi che ci hanno scosso e che sono stati il punto cardine della prima serie fanno ancora da contrappasso alla vita artistica, gloriosa e brillante di Bon. Ma, come ci aspettavamo, le ombre del dolore passato, se non affrontate in modo adeguato, rimangono fra gli angoli bui di una casa troppo grande e troppo piena di struggenti ricordi, ma che diventerà, fortunatamente, sempre più popolata.
“Showa Genroku Rakugo Shinju: Sukeroku Futatabi Hen” non è solo una tragedia agrodolce: è anche un lunghissimo scorcio di vita, un excursus di ben quattro generazioni attraverso quasi cent’anni di storia, a 360°, dove il rakugo fa da filo conduttore fra le vite dei protagonisti, creando un intreccio insospettabile ed emozionante che raggiunge l’apice in un colpo di scena incredibile, verso metà della serie. Ma le sorprese non si limitano a questo: altre scoperte e altri avvenimenti, sia lieti che dolorosi, mescoleranno le carte di questa favolosa e malinconica vicenda.
Ad ogni modo, come si prospettava, Bon non è più l’unico protagonista: Yotaro, divenuto ormai adulto ed esperto di rakugo, vedrà germogliare sempre più la relazione con la testarda e ruvida Konatsu, oltre a un rapporto sempre più stretto e professionale col palcoscenico. In poche parole, una storia familiare decisamente complicata, con sorprese che, inizialmente, sarebbe stato impossibile anche solo immaginare.
Il ritmo del rakugo è sia lento che lesto: così procede l’anime. Né troppo veloce, né troppo lento: la velocità di narrazione è quella giusta, il tempo è perfetto, i dialoghi studiati, la colonna sonora calzante come non mai.
E poi, il rakugo vero e proprio: se nella prima serie lo abbiamo imparato a conoscere, qui lo apprezzeremo in tutte le sue forme, riascoltando e approfondendo quegli antichi racconti tramandati di generazione in generazione, amandone finalmente le sottili sfumature, lontane dal nostro umorismo occidentale, anche per merito del modo in cui gli sceneggiatori lo sfruttano: talvolta, le morali, i significati e gli avvenimenti narrati nelle storie del rakugo si confanno alle vicende dei protagonisti, ricalcano alcune situazioni e si ricollegano ad eventi toccanti vissuti da Yotaro e compagnia. L’intreccio emotivo è potentissimo, insospettabile per la pacatezza e la calma con cui l’anime s’attesta ad essere inizialmente narrato. Si ride, si piange, ci si emoziona, ci si rammarica e si respira la malinconia di un’amicizia indissolubile, che va oltre il tempo e la morte, un’amicizia forte più delle guerre, dell’amore e del dolore, un’amicizia che è la granitica base di tutta questa indimenticabile vicenda.
In definitiva, “Showa Genroku Rakugo Shinju: Sukeroku Futatabi Hen” è un Seinen maturo e completo, capace di insegnarci che le emozioni - e i legami saldi e puri - vanno oltre le difficoltà, capaci di perdurare nel tempo, ma, giustamente, non ci permette di scordare la più banale delle lezioni: la vita è complicata, e spesso si fanno scelte sbagliate, sciocchezze che crediamo imperdonabili, e che difficilmente scendiamo a patti con noi stessi per perdonarci.
Infine, la seconda metà del racconto è davvero eccezionale, un crescendo di episodi uno meglio dell’altro, che si conclude con un finale forse fin troppo semplice e pacato, ma decisamente in linea con la narrazione proposta. Tuttavia, proprio prima di chiudere il sipario, come osservando attraverso dei vetri appannati, sembra esserci l’ennesimo colpo di scena che non t’aspetti, appena accennato, non dichiarato, soltanto instillato nello spettatore: un dubbio che vi rimarrà nella testa e non avrà mai risposta.
Probabilmente non sarà un prodotto per tutti, sarà considerato di nicchia, complesso e forse leggermente criptico, ma la maturità, l’emotività e la passione che ci comunica non possono passare inosservate.
L’essere umano è legato alla famiglia, tramanda di generazione in generazione il proprio essere. L’affetto ci lega indissolubilmente, e senza persone che parlino di noi e ci ricordino attraverso le loro memorie, è come se non fossimo mai esistiti.
Che amiate la storia giapponese o meno, che apprezziate il teatro del Sol Levante o no, risulta un lavoro davvero meraviglioso, che merita di essere visto a tutti i costi.
Perché, se continuiamo a tramandarle e ad amarle come ci hanno insegnato quelli prima di noi, le cose belle e amate da tanti non moriranno mai.
Sia le persone, sia le opere d’arte.
Jugemu, Jugemu!
Non semplice da spiegare. Tuttavia, c’eravamo tanto amati... c’eravamo tanto odiati, e infine, ritrovati.
La seconda parte di “Showa Genroku Rakugo Shinju”, “Sukeroku Futatabi Hen”, prosegue senza stravolgere né spezzare quasi niente di ciò che avevamo precedentemente ammirato, e lo fa con una qualità capace di strabiliare. Ravvivare i carboni ancora caldi di una storia così fragile, delicata, e al tempo stesso potente ed evocativa - un vero e proprio ossimoro emotivo fra arte e spaccato storico - non era facile, eppure qui le braci tornano ad ardere, e lo fanno con maggiore intensità, con un’infinita passione, intrise di segreti, lacrime e sorrisi.
Sono passati alcuni anni dalla fine del drammatico racconto in flashback che Bon aveva svelato ai suoi giovani familiari, e ormai, come fosse in discesa, il Novecento si avvia verso la sua seconda moderna, caotica, rivoluzionaria metà.
Era difficile migliorarsi, eppure, come sopr’anzi accennato, gli autori propongono una seconda serie decisamente, inaspettatamente migliore della prima. Più pathos misurato e incalzante, una regia davvero magistrale (che si ispira senza dubbio ai più noti drammi cinematografici del Dopoguerra), disegni curati e d’impatto immediato, limpidi, prevalentemente essenziali, ma estremamente evocativi. I volti e le espressioni dei personaggi comunicano istantaneamente ogni emozione e variazione d’umore; la cura per la mimica facciale è incisiva seppur minimale; i fondali sono più curati, e ogni presagio negativo o barlume di speranza, ogni attimo si gioia o dolore celato viene introdotto ad arte, tramite rimandi, presagi, segnali da interpretare a livello visivo.
L’opening ci prende per mano e ci riporta nel mondo del rakugo, negli anni in cui il Giappone sta diventando finalmente grande, capace di camminare sulle sue gambe, un bambino finalmente orfano della guerra mondiale, e, così facendo, nei meccanismi civili e sociali avviene un inevitabile passaggio generazionale, ma non solo fisico e storico: ogni sfera si evolve, compresa quella artistica, e si riflette in tutti gli ambiti civili.
Bon, il mitico “Ottavo Yakumo”, è ormai un signore anziano, distinto, severo e spesso inflessibile, testardo come sempre, monumentale e iconico, una vera e propria leggenda vivente per gli amanti del rakugo e dell’arte tradizionale oratoria teatrale. L’orgoglio dell’antico Giappone risiede in lui... tuttavia, tutti questi titoli, questi aggettivi e queste onorificenze non riusciranno e non potranno frantumare quei tetri scheletri nell’armadio che si porta dentro da troppi anni, e che stanno scavando lentamente una fossa inesorabile, profonda quanto i segreti trascinatisi appresso. Colpe che credevamo chiare, eventi che ci hanno scosso e che sono stati il punto cardine della prima serie fanno ancora da contrappasso alla vita artistica, gloriosa e brillante di Bon. Ma, come ci aspettavamo, le ombre del dolore passato, se non affrontate in modo adeguato, rimangono fra gli angoli bui di una casa troppo grande e troppo piena di struggenti ricordi, ma che diventerà, fortunatamente, sempre più popolata.
“Showa Genroku Rakugo Shinju: Sukeroku Futatabi Hen” non è solo una tragedia agrodolce: è anche un lunghissimo scorcio di vita, un excursus di ben quattro generazioni attraverso quasi cent’anni di storia, a 360°, dove il rakugo fa da filo conduttore fra le vite dei protagonisti, creando un intreccio insospettabile ed emozionante che raggiunge l’apice in un colpo di scena incredibile, verso metà della serie. Ma le sorprese non si limitano a questo: altre scoperte e altri avvenimenti, sia lieti che dolorosi, mescoleranno le carte di questa favolosa e malinconica vicenda.
Ad ogni modo, come si prospettava, Bon non è più l’unico protagonista: Yotaro, divenuto ormai adulto ed esperto di rakugo, vedrà germogliare sempre più la relazione con la testarda e ruvida Konatsu, oltre a un rapporto sempre più stretto e professionale col palcoscenico. In poche parole, una storia familiare decisamente complicata, con sorprese che, inizialmente, sarebbe stato impossibile anche solo immaginare.
Il ritmo del rakugo è sia lento che lesto: così procede l’anime. Né troppo veloce, né troppo lento: la velocità di narrazione è quella giusta, il tempo è perfetto, i dialoghi studiati, la colonna sonora calzante come non mai.
E poi, il rakugo vero e proprio: se nella prima serie lo abbiamo imparato a conoscere, qui lo apprezzeremo in tutte le sue forme, riascoltando e approfondendo quegli antichi racconti tramandati di generazione in generazione, amandone finalmente le sottili sfumature, lontane dal nostro umorismo occidentale, anche per merito del modo in cui gli sceneggiatori lo sfruttano: talvolta, le morali, i significati e gli avvenimenti narrati nelle storie del rakugo si confanno alle vicende dei protagonisti, ricalcano alcune situazioni e si ricollegano ad eventi toccanti vissuti da Yotaro e compagnia. L’intreccio emotivo è potentissimo, insospettabile per la pacatezza e la calma con cui l’anime s’attesta ad essere inizialmente narrato. Si ride, si piange, ci si emoziona, ci si rammarica e si respira la malinconia di un’amicizia indissolubile, che va oltre il tempo e la morte, un’amicizia forte più delle guerre, dell’amore e del dolore, un’amicizia che è la granitica base di tutta questa indimenticabile vicenda.
In definitiva, “Showa Genroku Rakugo Shinju: Sukeroku Futatabi Hen” è un Seinen maturo e completo, capace di insegnarci che le emozioni - e i legami saldi e puri - vanno oltre le difficoltà, capaci di perdurare nel tempo, ma, giustamente, non ci permette di scordare la più banale delle lezioni: la vita è complicata, e spesso si fanno scelte sbagliate, sciocchezze che crediamo imperdonabili, e che difficilmente scendiamo a patti con noi stessi per perdonarci.
Infine, la seconda metà del racconto è davvero eccezionale, un crescendo di episodi uno meglio dell’altro, che si conclude con un finale forse fin troppo semplice e pacato, ma decisamente in linea con la narrazione proposta. Tuttavia, proprio prima di chiudere il sipario, come osservando attraverso dei vetri appannati, sembra esserci l’ennesimo colpo di scena che non t’aspetti, appena accennato, non dichiarato, soltanto instillato nello spettatore: un dubbio che vi rimarrà nella testa e non avrà mai risposta.
Probabilmente non sarà un prodotto per tutti, sarà considerato di nicchia, complesso e forse leggermente criptico, ma la maturità, l’emotività e la passione che ci comunica non possono passare inosservate.
L’essere umano è legato alla famiglia, tramanda di generazione in generazione il proprio essere. L’affetto ci lega indissolubilmente, e senza persone che parlino di noi e ci ricordino attraverso le loro memorie, è come se non fossimo mai esistiti.
Che amiate la storia giapponese o meno, che apprezziate il teatro del Sol Levante o no, risulta un lavoro davvero meraviglioso, che merita di essere visto a tutti i costi.
Perché, se continuiamo a tramandarle e ad amarle come ci hanno insegnato quelli prima di noi, le cose belle e amate da tanti non moriranno mai.
Sia le persone, sia le opere d’arte.
Jugemu, Jugemu!
Emma
9.0/10
Recensione di erika zago
-
Dopo essermi messa in pari con "I giorni della sposa" stavo già sentendo la mancanza dell'eleganza del tratto quasi maniacale di Kaoru Mori. Ho cominciato quindi a informarmi su di lei scoprendo questa sua prima opera, Emma. Se avessi visto il manga senza conoscere l'autrice penso che non l'avrei mai neanche preso in considerazione. Già dalla copertina il tratto grezzo dei personaggi non mi convinceva per niente, se però si comincia a leggere, lo stile unico della Mori si riconosce subito. Un'attenzione per i particolari e per le ambientazioni perfetta, che ti fa immergere completamente nell'Inghilterra vittoriana, e un racconto molto dolce.
Emma è un'umile cameriera che lavora presso la casa di Kelly Stoner, una vecchia insegnante che la raccolse dalla strada quando era ancora una bambina e le insegnò a leggere e a scrivere, trattandola come una figlia. Un giorno il signorino William di una famiglia benestante fece visita alla sua vecchia insegnante e tra lui ed Emma fu subito colpo di fulmine. Bloccati però dalle loro differenti classi sociali, i due dovranno affrontare non poche difficoltà per poter stare insieme.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati e se nei primi volumi l'aspetto grafico li rende abbastanza simili, appena li si conosce non si dimenticano più. Fortunatamente dal quarto volume in poi lo stile migliora molto, risolvendo il divario che c'era tra i personaggi grezzi e gli sfondi spettacolari. E' ammirevole come l'autrice sia riuscita ad aggiungere tanti personaggi e a farli coesistere tutti insieme, ognuno ha un ruolo importante e nessuno è di troppo. Emma, la protagonista, tra tutti i personaggi sembra essere la più taciturna e tranquilla, nascondendo però un passato duro e un carattere forte che le permette di rialzarsi anche nelle situazioni più difficili. Anche se le donne di quest'epoca sono molto vincolate dai vecchi modi di fare e dalle tradizioni, molte di loro riescono a essere forti e intelligenti, apparendo molto realistiche. Lo stesso vale per i personaggi maschili, anche questi tutti ben caratterizzati. Sono contenta che J-Pop abbia completato l'opera, perchè anche se gli ultimi volumi possono sembrare superflui in realtà sono molto importanti.
La cosa più bella dei racconti di Kaoru Mori per me è la semplicità con cui espone gli eventi, facendoti appassionare subito al genere storico per la ricchezza di particolari. Si vede che quest'autrice non ha disegnato il manga solo per raccontarci una storia d'amore, ma anche perchè profondamente appassionata dell'Inghilterra vittoriana e della vita di queste cameriere. Per me leggere le opere di Kaoru Mori vuol dire staccare dalla realtà, viaggiare nel passato e passare dei momenti di puro relax. Grazie a quest'autrice ho imparato ad amare il genere storico e lo "slice of life". Ho capito che una storia può appassionarti anche con ritmi più lenti. Non smetterò mai di consigliare le sue opere a tutti gli amanti del genere, ma chiederei di darle una possibilità anche a chi predilige genere diversi, perchè può rimanerne piacevolmente sorpreso. Infine il mio voto è 9 per le ragioni appena scritte.
Emma è un'umile cameriera che lavora presso la casa di Kelly Stoner, una vecchia insegnante che la raccolse dalla strada quando era ancora una bambina e le insegnò a leggere e a scrivere, trattandola come una figlia. Un giorno il signorino William di una famiglia benestante fece visita alla sua vecchia insegnante e tra lui ed Emma fu subito colpo di fulmine. Bloccati però dalle loro differenti classi sociali, i due dovranno affrontare non poche difficoltà per poter stare insieme.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati e se nei primi volumi l'aspetto grafico li rende abbastanza simili, appena li si conosce non si dimenticano più. Fortunatamente dal quarto volume in poi lo stile migliora molto, risolvendo il divario che c'era tra i personaggi grezzi e gli sfondi spettacolari. E' ammirevole come l'autrice sia riuscita ad aggiungere tanti personaggi e a farli coesistere tutti insieme, ognuno ha un ruolo importante e nessuno è di troppo. Emma, la protagonista, tra tutti i personaggi sembra essere la più taciturna e tranquilla, nascondendo però un passato duro e un carattere forte che le permette di rialzarsi anche nelle situazioni più difficili. Anche se le donne di quest'epoca sono molto vincolate dai vecchi modi di fare e dalle tradizioni, molte di loro riescono a essere forti e intelligenti, apparendo molto realistiche. Lo stesso vale per i personaggi maschili, anche questi tutti ben caratterizzati. Sono contenta che J-Pop abbia completato l'opera, perchè anche se gli ultimi volumi possono sembrare superflui in realtà sono molto importanti.
La cosa più bella dei racconti di Kaoru Mori per me è la semplicità con cui espone gli eventi, facendoti appassionare subito al genere storico per la ricchezza di particolari. Si vede che quest'autrice non ha disegnato il manga solo per raccontarci una storia d'amore, ma anche perchè profondamente appassionata dell'Inghilterra vittoriana e della vita di queste cameriere. Per me leggere le opere di Kaoru Mori vuol dire staccare dalla realtà, viaggiare nel passato e passare dei momenti di puro relax. Grazie a quest'autrice ho imparato ad amare il genere storico e lo "slice of life". Ho capito che una storia può appassionarti anche con ritmi più lenti. Non smetterò mai di consigliare le sue opere a tutti gli amanti del genere, ma chiederei di darle una possibilità anche a chi predilige genere diversi, perchè può rimanerne piacevolmente sorpreso. Infine il mio voto è 9 per le ragioni appena scritte.
7 Shakespeares
6.5/10
Recensione di Irene Tempesta
-
Harold Sakuishi è un autore e disegnatore meraviglioso.
Con quest'opera ci porta nella Londra del XVII secolo per raccontarci la sua personale interpretazione di chi fosse davvero William Shakespeare.
Molti studiosi affermano che non sia davvero lui l'autore di opere leggendarie come Il mercante di Venezia; Romeo e Giulietta; Re Lear, in quanto egli era quasi analfabeta ed un discreto attore.
Sakuishi mette queste opere nelle mani e nella mente di una semplice ragazza cinese con poteri paranormali, (molto simile a Rin nella serie "Rin") che però, nella sua vita da immigrata in Inghilterra ha dovuto passare dei periodi orribili, vittima della diffidenza della gente e della mentalità dell'epoca.
Ripudiata dalla famiglia, condannata a morte accusata di stregoneria, viene miracolosamente salvata proprio da William Shakespeare, che la porta nella sua dimora e le insegna l'inglese e a scrivere. Ma cosa nasconde quest'uomo e i suoi due amici, ritirati volontariamente lontano da Londra in una tenuta nel verde, tra l'altro adottando identità fasulle?
Da qui parte un salto indietro nel tempo per mostrare l'infanzia e adolescenza di colui che oggi viene ricordato come l'autore di opere letterarie immortali.
Harold Sakuishi ha palesemente fatto studi approfonditi sulla famiglia di Shakespeare e sugli usi, costumi e credenze dell'epoca. Sono rimasta impressionata dalla passione che ha messo in ogni dettaglio. La trama funziona ed è accattivante.
I disegni poi sono minuziosi nei dettagli degli abiti, degli sfondi, dell'anatomia e delle espressioni dei personaggi. Davvero incantevole.
I volumi finora pubblicati dalla Planet Manga riportano solo la prima parte dell'opera. Al momento l'autore sta lavorando al sequel col nome di "7-nin no Shakespeare - Non Sanz Droict" . Si era fermato per creare un'altra opera "Rin" qui in Italia edita dalla Goen.
Il mio voto è 6,5 solo perchè l'ho trovato non troppo adatto alle mie corde, ma tutto sommato una lettura piacevole e scorrevole, che non annoia mai, nonostante la grande quantità di informazioni che vengono date.
Lo consiglio a tutti, sia agli amanti dei manga storici, che agli amanti dei seinen in generale.
Non potrete non affezionarvi a questi splendidi personaggi.
Con quest'opera ci porta nella Londra del XVII secolo per raccontarci la sua personale interpretazione di chi fosse davvero William Shakespeare.
Molti studiosi affermano che non sia davvero lui l'autore di opere leggendarie come Il mercante di Venezia; Romeo e Giulietta; Re Lear, in quanto egli era quasi analfabeta ed un discreto attore.
Sakuishi mette queste opere nelle mani e nella mente di una semplice ragazza cinese con poteri paranormali, (molto simile a Rin nella serie "Rin") che però, nella sua vita da immigrata in Inghilterra ha dovuto passare dei periodi orribili, vittima della diffidenza della gente e della mentalità dell'epoca.
Ripudiata dalla famiglia, condannata a morte accusata di stregoneria, viene miracolosamente salvata proprio da William Shakespeare, che la porta nella sua dimora e le insegna l'inglese e a scrivere. Ma cosa nasconde quest'uomo e i suoi due amici, ritirati volontariamente lontano da Londra in una tenuta nel verde, tra l'altro adottando identità fasulle?
Da qui parte un salto indietro nel tempo per mostrare l'infanzia e adolescenza di colui che oggi viene ricordato come l'autore di opere letterarie immortali.
Harold Sakuishi ha palesemente fatto studi approfonditi sulla famiglia di Shakespeare e sugli usi, costumi e credenze dell'epoca. Sono rimasta impressionata dalla passione che ha messo in ogni dettaglio. La trama funziona ed è accattivante.
I disegni poi sono minuziosi nei dettagli degli abiti, degli sfondi, dell'anatomia e delle espressioni dei personaggi. Davvero incantevole.
I volumi finora pubblicati dalla Planet Manga riportano solo la prima parte dell'opera. Al momento l'autore sta lavorando al sequel col nome di "7-nin no Shakespeare - Non Sanz Droict" . Si era fermato per creare un'altra opera "Rin" qui in Italia edita dalla Goen.
Il mio voto è 6,5 solo perchè l'ho trovato non troppo adatto alle mie corde, ma tutto sommato una lettura piacevole e scorrevole, che non annoia mai, nonostante la grande quantità di informazioni che vengono date.
Lo consiglio a tutti, sia agli amanti dei manga storici, che agli amanti dei seinen in generale.
Non potrete non affezionarvi a questi splendidi personaggi.
Per Showa Genroku Rakugo Shinju solo amore incondizionato <3 , chi ancora non l'ha visto legga la recensione e si fiondi a recuperarlo. O almeno lo metta in lista
Showa Genroku Rakugo è un gioiello dalla prima all'ultima puntata.
Detto questo mi complimento con la recensione, esaustiva e strutturata, corredata da una parte finale, che pur se soggettiva, inappellabile.
Le parti di Rakugo possono risultare pesanti, ma di quel pesante che ti tiene comunque con l'attenzione incollata allo schermo, almeno così fu per me.
Emma ho sempre voluto leggerlo/guardarlo dato che adoro I Giorni della Sposa, e mi secca davvero che l'anime non sia un adattamento completo (da quel che leggo su Manga Updates) ma vabè, era già in lista
Credo sia per il fatto, che a una prima stesura del manga, non ci sia un vero finale, ma una conclusione più aperta, anni dopo l'autrice decise di dargli il degno finale che meritava! Anche da noi infatti, la prima edizione di 7 volumi è incompleta, mentre la seconda di 10 fatta da J-Pop ha anche il finale!?
Sembra che Kaoru Mori si sia documentata solo su alcuni spezzoni ed elementi dell'epoca vittoriana (un periodo che copre oltre 65 anni, 75 vista la tendenza ad unirla al periodo edoardiano) e abbia fatto un gran minestrone di tanti elementi diversi. Leggendo i commenti dell'autrice ai volumi si scopre infatti che solo con il terzo volume si è servita di un consulente - e si nota tantissimo comparandolo con i primi due.
Per dire, non si capisce nemmeno in che decennio è ambientato. Sicuramente dopo il 1860 perché compare il Crystal Palace, però il sistema ferroviario è rappresentato come qualcosa di abbastanza recente eppure nel primo volume compare un aereo, per di più con un design simile a quelli della Grande Guerra (!). Non stiamo poi a parlare di Hakim, probabilmente il personaggio più anacronistico del manga.
Anche i vestiti, per quanto realizzati benissimo, sono un gran mischione...
Se si trattasse semplicemente di un manga ambientato genericamente nell'800 dove il focus è tutto sulla storia non sarebbe nemmeno un problema (ed è sicuramente meglio di tanti film hollywodiani), però finché si continua ad etichettarlo come un fumetto di grande ricerca e rappresentazione storica dell'età vittoriana... no.
Di "Emma" ho visto la serie anime, e mi era piaciuta davvero molto, tanto che ora, rileggendo questa recensione... sarei tentata a leggerne il manga.
Ad ogni modo, complimenti a tutti i recensori e a chi cura la rubrica
Emma non mi ispira molto, avendo letto la raccolta di storie brevi Shirley, che ha la stessa ambientazione e che ho trovato piuttosto tiepido e incolore, senza particolare mordente. I primi volumi de I giorni della sposa sono molto più accattivanti, credo che continuerò a seguire l'autrice attraverso quello.
7 Shakespeares non lo conosco ma sembra interessante.
Complimenti agli autori!
grazie. Il seguito come recensito merita come e ancor piu della prima. sono entrambe favolose
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