Akihiko Kondo è un uomo giapponese che nel 2018 ha sposato la cantante virtuale di nome Hatsune Miku, ne avevamo parlato in #AgoraClick. Ora Akihiko vorrebbe aumentare la consapevolezza globale intorno a coloro che si definiscono "fitosessuali", ovvero le persone sessualmente attratte da personaggi non reali. Il signor Akihiko ha, dunque, raccontato alcuni aspetti della sua relazione al mondo; dicendo che in Miku ha trovato amore, ispirazione e conforto.
I due si sono frequentati per dieci anni prima di sposarsi con una cerimonia ufficiale a Tokyo. Akihiko ha specificato che questa relazione ha fatto si che lui uscisse da un periodo di profonda depressione; con il suo assortimento di bambole di Miku egli ha mangiato, dormito e avuto alcune fughe romantiche.
Akihiko si dice conscio di essere considerato strano dagli altri e che la sua Miku non è reale, però sostiene che i suoi sentimenti per lei siano molto reali, anche se le persone pensano che questo per lui sia solo un periodo e che prima o poi ne uscirà. "Quando siamo insieme lei mi fa sorridere", ha detto durante un'intervista, "in questo senso lei è reale".
La cantante virtuale, ha raccontato l'uomo al New York Times, gli è stata di conforto nel 2008 dopo che alcuni atti di bullismo sul lavoro lo avevano fatto cadere in depressione. Dopo quel momento egli avrebbe deciso che non avrebbe mai amato una persona reale, in parte perché non vuole la vita che la società giapponese si aspetta da lui. In seguito ha cominciato a fare musica con Miku e ha comprato la sua prima bambola online.
Una svolta nella loro relazione è arrivata nel 2017, quando per la prima volta è riuscito ad interfacciarsi con lei tramite Gatebox, una macchina da più di mille dollari che permette di poter interagire con personaggi virtuali tramite ologrammi e anche di sposarli non ufficialmente. Un anno dopo Akihiko ha proposto a Miku di sposarlo e lei gli ha risposto: "per favore trattami bene".
La vita con un partner virtuale ha dei vantaggi, spiega l'uomo. Lei è sempre presente per lui, non lo tradirà mai e non dovrà vederla malata o morire. Certamente ci sono anche delle difficoltà: durante la pandemia il servizio di Gatebox ha avuto dei malfunzionamenti. Questo è stato il primo ostacolo in quattro anni di matrimonio, ma l'amore per Miku non è per nulla sfumato anzi Akihiko ha dichiarato che sarà a lei fedele finché la morte non li separerà.
Akihiko Kondo non è l'unico ad essersi innamorato di un personaggio di fantasia. Secondo il New York Times centinaia sono i fitosessuali che, in Giappone, hanno iniziato questo tipo di relazione con personaggi di anime. Inoltre, nel mondo sono centinaia di migliaia le persone che online discutono del loro impegno sentimentale nei confronti di personaggi di anime, manga o videogiochi.
Fonte consultata:
NDTV
I due si sono frequentati per dieci anni prima di sposarsi con una cerimonia ufficiale a Tokyo. Akihiko ha specificato che questa relazione ha fatto si che lui uscisse da un periodo di profonda depressione; con il suo assortimento di bambole di Miku egli ha mangiato, dormito e avuto alcune fughe romantiche.
Akihiko si dice conscio di essere considerato strano dagli altri e che la sua Miku non è reale, però sostiene che i suoi sentimenti per lei siano molto reali, anche se le persone pensano che questo per lui sia solo un periodo e che prima o poi ne uscirà. "Quando siamo insieme lei mi fa sorridere", ha detto durante un'intervista, "in questo senso lei è reale".
La cantante virtuale, ha raccontato l'uomo al New York Times, gli è stata di conforto nel 2008 dopo che alcuni atti di bullismo sul lavoro lo avevano fatto cadere in depressione. Dopo quel momento egli avrebbe deciso che non avrebbe mai amato una persona reale, in parte perché non vuole la vita che la società giapponese si aspetta da lui. In seguito ha cominciato a fare musica con Miku e ha comprato la sua prima bambola online.
Una svolta nella loro relazione è arrivata nel 2017, quando per la prima volta è riuscito ad interfacciarsi con lei tramite Gatebox, una macchina da più di mille dollari che permette di poter interagire con personaggi virtuali tramite ologrammi e anche di sposarli non ufficialmente. Un anno dopo Akihiko ha proposto a Miku di sposarlo e lei gli ha risposto: "per favore trattami bene".
La vita con un partner virtuale ha dei vantaggi, spiega l'uomo. Lei è sempre presente per lui, non lo tradirà mai e non dovrà vederla malata o morire. Certamente ci sono anche delle difficoltà: durante la pandemia il servizio di Gatebox ha avuto dei malfunzionamenti. Questo è stato il primo ostacolo in quattro anni di matrimonio, ma l'amore per Miku non è per nulla sfumato anzi Akihiko ha dichiarato che sarà a lei fedele finché la morte non li separerà.
Akihiko Kondo non è l'unico ad essersi innamorato di un personaggio di fantasia. Secondo il New York Times centinaia sono i fitosessuali che, in Giappone, hanno iniziato questo tipo di relazione con personaggi di anime. Inoltre, nel mondo sono centinaia di migliaia le persone che online discutono del loro impegno sentimentale nei confronti di personaggi di anime, manga o videogiochi.
Fonte consultata:
NDTV
quindi se muore il servizio di gatebox addio al "non la vedrò mai morire".....
"Secondo il New York Times centinaia sono i fitosessuali che, in Giappone, hanno iniziato questo tipo di relazione con personaggi di anime"
Questa in oggetto però mi pare più una relazione non-sessuale, a meno che non abbia nascosto figure e non con nudità.
Una persona che sarà sempre d'accordo con te.
Non litigherete mai.
Non avrete mai dei figli.
Non potrete invecchiare insieme.
Ma dico io! c'era qualcosa di male a restare dignitosamente single?!
Credo che questa persona soffra di diversi problemi relazionali, fondata su una profonda immaturita', egocentrismo di un ego allo stesso tempo fragile, non e' diverso da certi gattari che conoscevo(ho detto certi, ve pego non me picchiate), che si riempivano le loro case di gatti ma avevano un pessimo rapporto coni figli ,perche osavano avere loro esigenze e personalita' che non riuscivano a gestire.
non badate a me, sto prendendo diligentemente e silenziosamente nota di tutto 👀
Qui ho riso, per come l'avete scritto mi avete steso.
Aggiungo...
"non lo tradirà mai".
Avete mai visto il film "Her"? È con Joaquin Phoenix e anche lui si innamora di una realtà virtuale e la ritiene la sua fidanzata. Metto in spoiler una cosa scontata, ma resta che la realtà virtuale alla fine del film gli sbatte in faccia la realtà
Una IA è di tutti nel momento in cui qualcuno paga. Il gatebox esiste apposta, fondamentalmente è come se Miku fosse una "prostituta", parlando in termini umani. Ovviamente è sbagliatissimo farlo, è un cazzo di servizio e una figura commerciale(di tutti, pertanto), ma se questi fitosessuali le considerano umane, allora andrebbe fatto capire in questi termini.
Un esempio calzante.
E' davanti a questi esempi che si capisce quanto la figura dello psicologo o dello psicanalista sia ostracizzata e/o demonizzata nel mondo occidentale, la sanità mentale è equiparabile a quella fisica.
Continuo a sostenere che avrebbero dovuto vendere meglio il servizio di Gatebox, cioè solo come un assistente virtuale con un volto anime, senza metterci la lettura morbosa della "mogliettina virtuale".
Ma voi pensate che sia felice?
INoltre, un drogato, si droga giusto... è "felice" in quel momento. QUindi se è felice lui va bene così?
Capisco che certi commenti siano dettati dalla giovane età, dal dire per forza la propria opinione, ma riflettete ... non c'è nulla di felice in questo ma una solitudine abissale.
Solo in Giappone poteva succedere, dove si affittano fidanzate, padri, madri, amici, locali per farsi abbracciare, locali per accarezzare gatti ecc.ecc. E la cosa agghiacciante è che ste stramberie "partono" da li, molte si diramano nel mondo!
Bisognerebbe aiutare, non dargli una bambola.
I fito-sessuali saranno quelli che abbracciano gli alberi
@Goonie Eh ma la questione che poni è tanto interessante, quanto difficile. Cosa è la vera felicità? Da quando ero piccolo mi sono sempre chiesto cosa fosse. Molte famiglie vivono fingendo di esserlo, nascondendo la verità, certo ignorare porta la felicità, ma non è una vera felicità. Ma sapere la realtà è una cosa davvero spaventosa, che ti porta a stare male nel profondo...
Il dubbio posto da un film come Matrix è un capolavoro di semplicità, vuoi ignorare e essere felice o sapere e non riuscire a esserlo? Se non sai non sai cosa non sai e non cerchi la verità, se sai, sai cosa significa non sapere e vuoi continuare a sapere.
Lui ignora, come tante persone che nella loro ignoranza sono realmente felici, quindi è realmente felice.
La risposta che ho trovato nella mia vita è che la felicità è riuscire a trovare una persona con cui oltre ad essere in sintonia puoi essere sincero sapendo che quella persona lo è con te... questo è quello che si chiama comprendersi.
A me personalmente non dispiace, preferirei un robot per casa che un animale domestico.
A parte il giudicare i commenti di chi la pensa diversamente da te, come dettati da un’inesperienza data dall’età, che mi fa come sempre amareggiare e dubitare sulla buona fede di qualunque commento, fatto più per vantarsi e di apporre il timbro sulla propria opinione come “sapere supremo”, senza minimamente pensare, magari, che ci sono altre opinioni ugualmente valide e negarsi di mettersi in discussione…
Quello che dici è abbastanza labile, qual’è il problema?
Il farsi male autonomamente? “È così confuso da colpirsi da solo?”
Perché ci sono una miriade di parafilie, anche se non credo che sia questo il caso, in cui c’è chi ama specifiche parti del corpo o particolari oggetti, però potrebbe andar bene per il tuo commento perché comunque sottintende un rapporto duraturo con un’altro?
Visto che poi procedi a parlar male dei vari servizi che offre il Giappone…
Beh ci sono anche tendenze sessuali quali il bdsm, il bondage, in cui a causa Dell’inesperienza più di qualcuno è morto, qui c’è un rapporto di fiducia con l’altro, però ci si ferisce e si prova dolore, è ugualmente deprecabile?
Oppure il problema è la solitudine? Allora sono tutti pazzi i vari bonzi, monaci, suore di clausura, eremiti o anche solo i clochard, che in parte (non chiedetemi una % ma c’è ne sono) semplicemente rifuggono la società e vogliono essere soli e liberi dal peso delle convenzioni sociali.
Io non sono tanto per il “lui è felice, allora siamo tutti felici”, sono più per il dilemma del porcospino, cioè qual’è la giusta distanza dall’altro per evitare di star male?
Beh per me già dare così tanto risalto alla cosa è deleterio, anche fregarsene non è il massimo, ma stiamo parlando di una goccia del mare, c’è ne saranno mille mila nel mondo di persone del genere e c’è anche ben di peggio, basta pensare a “io e le mie ossessioni”.
Semplicemente ognuno ha il proprio stagno, se non è interessato a scoprire la vastità dell’oceano, saranno fatti suoi, sarà poi lui a tirare le somme se ha fatto una scelta giusta o meno e francamente non l’importante nemmeno sapere se sia “vera felicità”, perché francamente chi siano noi per dire cos’è la felicità per qualcun altro, cos’è normale, visto che neanche tanto tempo fa, è ancora adesso per qualcuno…, essere diverso dall’etero era considerata una malattia da curare ~_~
Quindi lasciamo perdere i banali luoghi comuni, che la felicità si può trovare solo nell’altro, grazie.
Bello il commento di @focasaggia, non mi era proprio venuto in mente l’aggancio con Matrix.
Io ho posto delle domande ... ma allo stesso tempo ho espresso la mia opinione: per me quella non è felicità ma scappare dai problemi. E questo tizio scappa. Che poi arrivi dal Giappone non mi sorprende perchè le stramberie nascono tante volte in questo paese. E chi ci ha vissuto, chi ci vive, non può non notare l'enorme solitudine che si respira in questo popolo. Il paese con il più grande numero di suicidi, una piaga sociale che non accenna a diminuire con gli anni, anzi, cresce!
Non paragoniamo però queste cose ai monaci ecc. due cose differenti.
Adorare/amare una bambola e legare l'anima ad un credo religioso o filosofico sono un tantino cose diverse ... comunque ...
Per non parlare dell’aberrazione che sono i Karoshi, in cui anziché lavorare per vivere si vive per lavorare con monte ore settimanali che fanno paura.
Comunque boh per me è una delle letture possibile, quello di fuggire dalla realtà, “utilizzando” Miku come palliativo della sua condizione.
Per il pezzo della religione, sono punti di vista, senza voler urtare la sensibilità di nessuno, ma c’è chi adorava “idoli dorati”, e spesso utilizzava ciò come scusante per poter commettere di ogni, dipende dalle proprie credenze.
Però credo che si sta andando molto di voli pindarici, perché chi dice che sia solo?
Non ha una famiglia? Dei genitori? Dei fratelli? Accettano la cosa o la ostracizzano? Da quel che ho letto, si dice che chi lo conosce “pensi che sia solo una fase passeggera”, quindi non è prettamente solo.
Magari è semplicemente schiacciato dalle continue pressioni che arrivano dalla società giapponese, che richiedono di uniformarsi ad un unico ideale di uomo, e magari ha amici con cui esce e conversa normalmente, chi lo sa.
Dopo aver letto questo mi è venuta una tristezza, una persona del genere la vorrei solo abbracciare perché mi sembra che il suo sia un grado di solitudine troppo alto da sopportare per un essere umano. Se lui dice che Miku l'ha salvato dalla depressione ci posso anche credere ma mi domando dove fossero i suoi amici o i familiari in quel momento buio, possibile fosse così solo al mondo da poter contare solo su un personaggio virtuale?
Purtroppo la depressione e' un problema sociale in un Giappone troppo occupato al bene della collettivita' che alla salute del singolo, quest'uomo andrebbe aiutato, anche se poteva andare peggio se non avesse trovato quest'nacora a cui appoggiarsi
Che è un po' il problema anche del tizio, che preferisci rifuggire dalla realtà amando una bambola che non può ribattere a quello che dice visto che non può esprimere un proprio pensiero.
Sono uno dei primi a criticare lo stile di vita giapponese, ma le colpe, come la realtà insegna, non sono mai univoche quanto più ambivalenti, pertanto parte di colpa ce l'ha anche lui per non riuscire ad integrarsi e/o cucire dei rapporti sul suo tessuto di conoscenze sociali, specie in un'era di iper connessa come questa.
Detto questo ce la possiamo raccontare a lungo quanto vogliamo, ma la sua più che felicità, è mero autocompiacimento espresso su di un oggetto.
1) sicuramente non è felice ma sta vivendo un illusione che crede di essere felice.
2) sta facendo del male ha se stesso
Certo, magari togliamo anche i cani (o animali in genere) a chi è single, tanto un cane non può comprendere un essere umano amarlo e rispettarlo, come non può farlo un IA.
ps "a se stesso" ci sta sbagliare ma almeno modifica il commento.
Che dir si voglia il cane, tra gli animali domestici, è quello che più si affeziona al padrone e rispetta la gerarchia 'familiare' che lui identifica come branco, e non lo dico di certo io ma la scienza, quindi di cosa stai sproloquiando ?
Sei andato proprio a prendere un pessimo esempio per confutare la tua argomentazione.
1) non so dove vedi lo sproloquio visto che letteralmente cito treccani parlare a lungo e senza costrutto non ho ne parlato a lungo visto che il mio commento precedente è breve, nè senza costrutto visto che il commento precedente si lega ai discorsi di "felicità" e depressione (bastava leggere i commenti precedenti eh)
2)
E cosa centra con la felicità della persona? O stai dicendo che avere un cane in sposa è meglio di avere un IA perchè il cane ricambia "la felicità" e l'Ia no?
Che poi nasce come un qualcosa di virtuale quindi neanche di un oggetto parliamo. Ha ragione riko akasaka e altri quando dicono che il tutto è triste ma è che questo mondo è difficile per molti.
Leggendovi mi è venuta in mente una storiella, mi pare irlandese, dove a un ragazzino che viveva da solo per ricompensarlo della sua gentilezza gli era stato offerto un desiderio da esaudire, lui chiese di avere un amico e per un giorno lui ottenne un vero amico. Trascorsa la giornata l'amico scomparve e lui odiò con tutto il cuore l'individuo che gli fece tale dono, perché vivendo in solitudine prima poteva solo immaginare cosa significasse avere un amico, ora lo sapeva.
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