Lucca Comics and Games dona sempre la possibilità di incontrare grandi ospiti internazionali. In questa edizione l'ospite principale della casa editrice Coconino Press è stato Chris Ware, lo straordinario fumettista americano considerato uno dei più grandi autori del fumetto di tutti i tempi. Già conosciuto in Italia per le opere di Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla terra e per Rusty Brown, editati da Coconino Press, quest'anno la casa editrice è finalmente riuscita a pubblicare la sua opera più rappresentativa: Building Stories, finora inedita in Italia.
Grazie a Coconino Press abbiamo avuto modo di intervistare Chris Ware in una tavola rotonda riservata alla stampa in occasione del lancio di questa straordinaria opera. Vi riportiamo di seguito l'intervista.
Presentazione: Grazie per essere qui, siamo onorati di avere Chris Ware come ospite di Coconino Press e di Lucca Comics and Games, l'occasione è quella della pubblicazione italiana di Building Stories, il suo lavoro sicuramente più importante e complesso, un oggetto editoriale che estende i confini dell'idea del libro in generale. Building Stories è una scatola che contiene 14 fumetti, di diverso formato, e la storia che questi 14 fumetti raccontano è quella di una ordinary life, ossia la vita di una giovane donna americana colta in varie fase della sua vita.
Chris Ware: Buongiorno a tutti. Grazie per essere qui.
Come mai ha deciso di metterci così a dura prova con questo libro d'autore? Perché ha scelto questa idea e questa forma?
CW: Il fatto che non esista un inizio ed una fine, che questo libro può iniziare da qualsiasi punto e darà la stessa esperienza che ha dato ad un'altra persona che inizierà invece da un punto diverso, per me è una efficace rappresentazione di quando incontriamo una persona, perché abbiamo tutti lo stesso inizio e la stessa fine, ma quando ti confronti con una persona non c'è una linea temporale, non c'è un punto A, B, C, D o E. È una esperienza temporale diversa che si accavalla e ognuno la sperimenta in modi diversi. Questo è quello che Building Stories rappresenta, da qualsiasi punto tu inizi è comunque valido.
Questi incontri con le persone però ogni tanto ci deludono, penso ad altre sue opere come Rusty Brown o Jimmy Corrigan, dove ci sono incontri con altre persone che però non sfociano in qualcosa di positivo, si viene delusi. Cosa ne pensa?
Building Stories è più incentrato sul punto di vista di una donna che voleva diventare fumettista ma che alla fine è diventata madre. C'è quindi una doppia interpretazione di questi eventi: il sogno perduto e il fatto che per la cultura americana queste due cose sembrano non poter coesistere. Quando lei diventa madre sembra che non abbia più accesso al suo sogno di poter diventare fumettista. L'aspetto centrale è il fatto che lei ha questo sogno su questo libro che vede in libreria. Questo potenziale creativo è dentro di tutti noi, come ad esempio quando sentiamo della musica in un sogno, o vediamo un quadro, è un potenziale che abbiamo creato noi, è nato da noi. Anche se non lo abbiamo espresso esiste comunque. Sappiamo creare questi mondi dentro di noi. Su questo si incentra Building Stories. Il fumetto è un oggetto strettamente fisico e quando tu guardi un'opera c'è una sola dimensione, quella fisica e scritta. Io ho cercato di espandere questa dimensione per non averne soltanto una, quindi esperienze sensoriali diverse, formati diversi, e appunto questo si riallaccia all'esperienza della protagonista, che è una persona disabile, e questo va aggiungersi all'esperienza.
Alcune tavole di Building Stories sono state esposte ad Angouleme in Francia e al centro Pompidou di Parigi. Un'altra mostra di Chris Ware è stata esposta a Bologna nel 2016.
L'esperienza del fumettista ti ridimensiona molto, perché avviene 1:1 con il tuo lettore, è una esperienza molto terrena, che apprezzo molto. Io ho studiato pittura e scultura e non mi è mai piaciuta questa dimensione, soprattutto della pittura contemporanea, perché tu vedi un'opera e poi torni a casa, ed è la fine. Non c'è questa esperienza continua come nel fumetto, anche perché se tu poi non la capisci ti dai la colpa, pensi di non essere abbastanza informato o intelligente. Se invece leggi una vignetta e non la capisci la colpa è del fumettista che non è riuscito a trasmetterti il messaggio. Mi piace che non ci sia questa sacralità sull'oggetto fumetto, infatti se cambi casa il fumetto lo puoi vendere o regalare. Invece con un quadro o una scultura c'è più sacralità in questi termini. I libri sono un'ottima metafora dell'essere umano perché hanno una costina e una copertina che è come noi ci presentiamo al mondo, poi però quando apri il libro c'è qualcosa di immensamente più grande.
Vorrei insistere sul discorso fumetto visto come oggetto. Vorrei utilizzare Building Stories per spiegare ai ragazzi quanto il formato del fumetto influenzi il tipo di storia che sta raccontando. Cosa ne pensa da questo punto di vista, il formato effettivamente influenza la storia che si sta raccontando? Negli ultimi anni con la diffusione del fumetto in digitale si sta perdendo l'idea del fumetto come oggetto? La confezione è passata in secondo piano?
Building Stories è stato un lavoro in corso, è nata la storia che si basava su questo edifico con queste tre diverse persone che lo abitavano. Tutto è partito da come mi immaginavo la vita e la storia di queste persone. C'è molto lavoro di fantasia su tutti i vicini di casa e sulle loro vite. L'idea di questa scatola e la sua fisicità è arrivata più o meno ad un quarto di questo lavoro, mentre ci stavo lavorando mi è scattata questa idea, di trasformare l'esperienza in qualcosa di fisico. Il formato è una scelta personale, posso scegliere e quindi lo faccio, mi da soddisfazione farlo. Sul discorso digitale io lo trovo molto insoddisfacente rispetto alla fisicità del libro, mi sono cimentato ma non mi soddisfa. Credo che la dimensione fisica sia necessaria per l'esperienza artistica. Forma e contenuto sono imprescindibili.
Lei ha rivoluzionato il fumetto sia dal punto di vista narrativo sia dal punto di vista fisico. Quali sono gli autori del fumetto classico che l'hanno influenzata?
Sono moltissime le influenze che ho avuto, ho editato due libri sulla scrittura in cui c'è una lista esaustiva di tutti gli artisti che mi hanno influenzato. Sono così tanti perché sono molto aperto alle influenze, sia alle cose che mi piacciono sia a quelle che non mi piacciono, perché entrambe mi permettono di capire cosa voglio. Ad esempio quando incontri qualcuno che non ti piace e quindi ti muovi verso qualcun altro che ti piace. Sono perciò molto aperto alle influenze, anche oltre al fumetto. Consiglio l'opera Sunday di Olivier Schrauwen.
In tutte le sue opere ha un'attenzione particolare alla struttura architettonica delle tavole e l'architettura all'interno dei suoi fumetti ha sempre un ruolo dominante. Ci chiediamo da dove derivi questa sua affascinazione, ha fatto degli studi in tal senso?
Sembro molto preciso, ma in realtà uso un righello (ride). La mia percezione dell'architettura in realtà è molto simile alla memoria, mi affascina il fatto che noi viviamo queste costruzioni completamente fatte di angoli retti, estremamente spigolose, che è una cosa rara, non ricorrente in natura. Certo succede, ma ci sentiamo più a nostro agio in questa sorta di ordine e di squadratura. Ci sono dei neuroni che hanno queste sequenze che vengono rinforzate dagli ambienti in cui viviamo e che sperimentiamo tutti i giorni. C'è una sorta di doppio filo tra la memoria fisica e mentale che si crea in questa sorta di strutture. Non pianifico in maniera architettonica o rigida, lavoro d'istinto che poi viene sviluppato in questa sorta di stanze che poi si espandono.
Se dovesse rifare oggi Building Stories cosa cambierebbe o cosa rifarebbe?
Ogni libro è un riflesso dell'esperienza di quel momento. Sia dello stato d'animo personale che di quanto accade nel mondo. Building Stories ho cominciato a scriverlo durante l'amministrazione di Barack Obama, quindi ci sono riferimenti alla sua candidatura e amministrazione. Se lo avessi scritto due mesi dopo sarebbe stato diverso. Ho bisogno di un riferimento reale per scrivere, sto migliorando ma ho bisogno di riferimenti sia fisici che personali. Quindi in un altro momento sarebbe stato sicuramente diverso.
I miei prossimi progetti sono il seguito di Rusty Brown e un nuovo libro che ancora non ha un titolo e che non ha una struttura precisa ma che immagino avrà bisogno dello stesso tempo che ho impiegato a realizzare Building Stories.
Ma come si ricaricano le batterie dopo tutto questo lavoro?
È l'arte stessa che mi ricarica ma mi focalizzo molto sugli errori, quella è la mia spinta a migliorarmi. Non penso mai ad una pausa, è un processo piacevole, anche gli errori, non mi buttano giù ma mi spingono a continuare.
I suoi fumetti non sono soltanto slice of life ma riescono a raccogliere più vite intere in un unico fumetto. La sua arte si basa sul mondo esterno e su molte persone che lei conosce e gli sono vicine. Quanto c'è di fantasia nelle sue opere?
È molto difficile rispondere perché è molto simile ai sogni, cosa è vero e cosa no? Qual è il nostro tipo di esperienza? Magari sogno un fornaio perché qualcuno ha parlato di una torta e il cervello ha fatto una sorta di associazione. Ci sono persone che nelle mie opere sono reali, sono amici e familiari. Però anche in quel senso quello che viene inserito è la mia esperienza delle loro vite. È molto spontanea come scelta, alcune sono reali, altre no.
Siccome è un'opera totalmente diversa rispetto alle altre, come potrò affrontare Building Stories? In base a come lo ha concepito ci sono delle istruzioni che vorrebbe darci?
Non c'è un'istruzione specifica, come nella vita. Io volevo ricreare quella sensazione che si ha davanti ad un pacco di Natale e non sai cosa contiene. Cerco questa realtà e vivacità della vita, che sia positiva o negativa, non c'è un modo giusto o sbagliato, va approcciato e sperimentato a modo proprio.
Quest'opera nasce a livello pratico creando un modello, applicando ciò che ho studiato all'università. Tra queste cose c'erano il giornalismo e la grafica giornalistica. Quindi io creo questi modelli, tutto da solo, e poi cerco di rendere la vita il più facile possibile all'editore. Sono modelli molto specifici e dettagliati.
Ringrazio tutti quanti per l'accoglienza, in America i fumettisti non hanno questo tipo di esperienza. Ho apprezzato molto questo tipo di rispetto e interesse. Spero apprezzerete l'opera.
AnimeClick ringrazia Stefano Grillanda per la collaborazione e Coconino Press per l'opportunità.
Building Stories è il capolavoro letterario e oggetto editoriale senza eguali e precedenti. Chris Ware segue la sua protagonista senza nome tessendo una tela di relazioni con persone e luoghi strabiliante per complessità e nitore. Tutto è connesso, e il lettore è invitato a costruire i suoi percorsi in questa operamondo che non ha inizio né fine eppure si presenta perfettamente compiuta. Unico anche nel formato, Building stories si presenta come una grande scatola illustrata che contiene 14 pezzi tra libri, albi, poster, opuscoli, strisce... tutto concorre a formare il più imponente, profondo edificio narrativo della storia del fumetto.
Grazie a Coconino Press abbiamo avuto modo di intervistare Chris Ware in una tavola rotonda riservata alla stampa in occasione del lancio di questa straordinaria opera. Vi riportiamo di seguito l'intervista.
Presentazione: Grazie per essere qui, siamo onorati di avere Chris Ware come ospite di Coconino Press e di Lucca Comics and Games, l'occasione è quella della pubblicazione italiana di Building Stories, il suo lavoro sicuramente più importante e complesso, un oggetto editoriale che estende i confini dell'idea del libro in generale. Building Stories è una scatola che contiene 14 fumetti, di diverso formato, e la storia che questi 14 fumetti raccontano è quella di una ordinary life, ossia la vita di una giovane donna americana colta in varie fase della sua vita.
Chris Ware: Buongiorno a tutti. Grazie per essere qui.
Come mai ha deciso di metterci così a dura prova con questo libro d'autore? Perché ha scelto questa idea e questa forma?
CW: Il fatto che non esista un inizio ed una fine, che questo libro può iniziare da qualsiasi punto e darà la stessa esperienza che ha dato ad un'altra persona che inizierà invece da un punto diverso, per me è una efficace rappresentazione di quando incontriamo una persona, perché abbiamo tutti lo stesso inizio e la stessa fine, ma quando ti confronti con una persona non c'è una linea temporale, non c'è un punto A, B, C, D o E. È una esperienza temporale diversa che si accavalla e ognuno la sperimenta in modi diversi. Questo è quello che Building Stories rappresenta, da qualsiasi punto tu inizi è comunque valido.
Questi incontri con le persone però ogni tanto ci deludono, penso ad altre sue opere come Rusty Brown o Jimmy Corrigan, dove ci sono incontri con altre persone che però non sfociano in qualcosa di positivo, si viene delusi. Cosa ne pensa?
Building Stories è più incentrato sul punto di vista di una donna che voleva diventare fumettista ma che alla fine è diventata madre. C'è quindi una doppia interpretazione di questi eventi: il sogno perduto e il fatto che per la cultura americana queste due cose sembrano non poter coesistere. Quando lei diventa madre sembra che non abbia più accesso al suo sogno di poter diventare fumettista. L'aspetto centrale è il fatto che lei ha questo sogno su questo libro che vede in libreria. Questo potenziale creativo è dentro di tutti noi, come ad esempio quando sentiamo della musica in un sogno, o vediamo un quadro, è un potenziale che abbiamo creato noi, è nato da noi. Anche se non lo abbiamo espresso esiste comunque. Sappiamo creare questi mondi dentro di noi. Su questo si incentra Building Stories. Il fumetto è un oggetto strettamente fisico e quando tu guardi un'opera c'è una sola dimensione, quella fisica e scritta. Io ho cercato di espandere questa dimensione per non averne soltanto una, quindi esperienze sensoriali diverse, formati diversi, e appunto questo si riallaccia all'esperienza della protagonista, che è una persona disabile, e questo va aggiungersi all'esperienza.
Alcune tavole di Building Stories sono state esposte ad Angouleme in Francia e al centro Pompidou di Parigi. Un'altra mostra di Chris Ware è stata esposta a Bologna nel 2016.
L'esperienza del fumettista ti ridimensiona molto, perché avviene 1:1 con il tuo lettore, è una esperienza molto terrena, che apprezzo molto. Io ho studiato pittura e scultura e non mi è mai piaciuta questa dimensione, soprattutto della pittura contemporanea, perché tu vedi un'opera e poi torni a casa, ed è la fine. Non c'è questa esperienza continua come nel fumetto, anche perché se tu poi non la capisci ti dai la colpa, pensi di non essere abbastanza informato o intelligente. Se invece leggi una vignetta e non la capisci la colpa è del fumettista che non è riuscito a trasmetterti il messaggio. Mi piace che non ci sia questa sacralità sull'oggetto fumetto, infatti se cambi casa il fumetto lo puoi vendere o regalare. Invece con un quadro o una scultura c'è più sacralità in questi termini. I libri sono un'ottima metafora dell'essere umano perché hanno una costina e una copertina che è come noi ci presentiamo al mondo, poi però quando apri il libro c'è qualcosa di immensamente più grande.
Vorrei insistere sul discorso fumetto visto come oggetto. Vorrei utilizzare Building Stories per spiegare ai ragazzi quanto il formato del fumetto influenzi il tipo di storia che sta raccontando. Cosa ne pensa da questo punto di vista, il formato effettivamente influenza la storia che si sta raccontando? Negli ultimi anni con la diffusione del fumetto in digitale si sta perdendo l'idea del fumetto come oggetto? La confezione è passata in secondo piano?
Building Stories è stato un lavoro in corso, è nata la storia che si basava su questo edifico con queste tre diverse persone che lo abitavano. Tutto è partito da come mi immaginavo la vita e la storia di queste persone. C'è molto lavoro di fantasia su tutti i vicini di casa e sulle loro vite. L'idea di questa scatola e la sua fisicità è arrivata più o meno ad un quarto di questo lavoro, mentre ci stavo lavorando mi è scattata questa idea, di trasformare l'esperienza in qualcosa di fisico. Il formato è una scelta personale, posso scegliere e quindi lo faccio, mi da soddisfazione farlo. Sul discorso digitale io lo trovo molto insoddisfacente rispetto alla fisicità del libro, mi sono cimentato ma non mi soddisfa. Credo che la dimensione fisica sia necessaria per l'esperienza artistica. Forma e contenuto sono imprescindibili.
Lei ha rivoluzionato il fumetto sia dal punto di vista narrativo sia dal punto di vista fisico. Quali sono gli autori del fumetto classico che l'hanno influenzata?
Sono moltissime le influenze che ho avuto, ho editato due libri sulla scrittura in cui c'è una lista esaustiva di tutti gli artisti che mi hanno influenzato. Sono così tanti perché sono molto aperto alle influenze, sia alle cose che mi piacciono sia a quelle che non mi piacciono, perché entrambe mi permettono di capire cosa voglio. Ad esempio quando incontri qualcuno che non ti piace e quindi ti muovi verso qualcun altro che ti piace. Sono perciò molto aperto alle influenze, anche oltre al fumetto. Consiglio l'opera Sunday di Olivier Schrauwen.
In tutte le sue opere ha un'attenzione particolare alla struttura architettonica delle tavole e l'architettura all'interno dei suoi fumetti ha sempre un ruolo dominante. Ci chiediamo da dove derivi questa sua affascinazione, ha fatto degli studi in tal senso?
Sembro molto preciso, ma in realtà uso un righello (ride). La mia percezione dell'architettura in realtà è molto simile alla memoria, mi affascina il fatto che noi viviamo queste costruzioni completamente fatte di angoli retti, estremamente spigolose, che è una cosa rara, non ricorrente in natura. Certo succede, ma ci sentiamo più a nostro agio in questa sorta di ordine e di squadratura. Ci sono dei neuroni che hanno queste sequenze che vengono rinforzate dagli ambienti in cui viviamo e che sperimentiamo tutti i giorni. C'è una sorta di doppio filo tra la memoria fisica e mentale che si crea in questa sorta di strutture. Non pianifico in maniera architettonica o rigida, lavoro d'istinto che poi viene sviluppato in questa sorta di stanze che poi si espandono.
Se dovesse rifare oggi Building Stories cosa cambierebbe o cosa rifarebbe?
Ogni libro è un riflesso dell'esperienza di quel momento. Sia dello stato d'animo personale che di quanto accade nel mondo. Building Stories ho cominciato a scriverlo durante l'amministrazione di Barack Obama, quindi ci sono riferimenti alla sua candidatura e amministrazione. Se lo avessi scritto due mesi dopo sarebbe stato diverso. Ho bisogno di un riferimento reale per scrivere, sto migliorando ma ho bisogno di riferimenti sia fisici che personali. Quindi in un altro momento sarebbe stato sicuramente diverso.
I miei prossimi progetti sono il seguito di Rusty Brown e un nuovo libro che ancora non ha un titolo e che non ha una struttura precisa ma che immagino avrà bisogno dello stesso tempo che ho impiegato a realizzare Building Stories.
Ma come si ricaricano le batterie dopo tutto questo lavoro?
È l'arte stessa che mi ricarica ma mi focalizzo molto sugli errori, quella è la mia spinta a migliorarmi. Non penso mai ad una pausa, è un processo piacevole, anche gli errori, non mi buttano giù ma mi spingono a continuare.
I suoi fumetti non sono soltanto slice of life ma riescono a raccogliere più vite intere in un unico fumetto. La sua arte si basa sul mondo esterno e su molte persone che lei conosce e gli sono vicine. Quanto c'è di fantasia nelle sue opere?
È molto difficile rispondere perché è molto simile ai sogni, cosa è vero e cosa no? Qual è il nostro tipo di esperienza? Magari sogno un fornaio perché qualcuno ha parlato di una torta e il cervello ha fatto una sorta di associazione. Ci sono persone che nelle mie opere sono reali, sono amici e familiari. Però anche in quel senso quello che viene inserito è la mia esperienza delle loro vite. È molto spontanea come scelta, alcune sono reali, altre no.
Siccome è un'opera totalmente diversa rispetto alle altre, come potrò affrontare Building Stories? In base a come lo ha concepito ci sono delle istruzioni che vorrebbe darci?
Non c'è un'istruzione specifica, come nella vita. Io volevo ricreare quella sensazione che si ha davanti ad un pacco di Natale e non sai cosa contiene. Cerco questa realtà e vivacità della vita, che sia positiva o negativa, non c'è un modo giusto o sbagliato, va approcciato e sperimentato a modo proprio.
Quest'opera nasce a livello pratico creando un modello, applicando ciò che ho studiato all'università. Tra queste cose c'erano il giornalismo e la grafica giornalistica. Quindi io creo questi modelli, tutto da solo, e poi cerco di rendere la vita il più facile possibile all'editore. Sono modelli molto specifici e dettagliati.
Ringrazio tutti quanti per l'accoglienza, in America i fumettisti non hanno questo tipo di esperienza. Ho apprezzato molto questo tipo di rispetto e interesse. Spero apprezzerete l'opera.
AnimeClick ringrazia Stefano Grillanda per la collaborazione e Coconino Press per l'opportunità.
Ah, di sicuro non è roba per me, sicuro al 100%. A qualcuno immagino possa interessare, e pure piacere. Questo genere di esperienza certamente non convenzionale è però fin troppo costosa a mio avviso (90 euro!) e non mi convince pienamente.
La versione in inglese pare si trovi a metà prezzo, o anche meno.
Che problemi c'erano con i diritti?
Beh la timeline di uscita di questo libro è più o meno stata questa
2012 uscita del volume in America
2014 La Bao publishing compra i diritti e lo annuncia a Lucca per l’anno seguente
L’uscita viene rimandata di anno in anno
2020 annunciano che avevano lasciato i diritti e che per come è messo il mercato era impossibile far uscire il fumetto (in parte avevano ragione visto il prezzo della coconino, ma è stato comunque un duro colpo per i lettori visto che a dirlo è stato uno dei principali editori in Italia)
2021 Coconino compra i diritti
2022 uscita del volume
Ah, capisco. Non sapevo che avrebbe dovuto pubblicarlo la Bao. Effettivamente con un prezzo del genere è difficile che lo comprino in tanti.
ma chi ho la stabilito??
Nel mondo del fumetto occidentale sono molti coloro che lo dicono. Più che altro per la sua capacità di spingersi oltre e cercare qualcosa di innovativo. Poi chiaramente è un'arte nell'arte e non sempre il messaggio arriva o viene recepito passando così da "genio" a "strano". Questo vale per il fumetto ma si può applicare ad ogni forma artistica. Prendi per dire un Picasso, chissà quanti avranno detto "Qualcosa come Picasso, non sfonderà mai" come disse Hockley sul Titanic . Battute a parte io sono molto aperto come letture, ovviamente più improntate sui fumetti orientali, ma dove sperimento manga artisticamente molto atipici come Sunny Sunny Ann, L'orecchio non dimentica o Robo Sapiens, giusto perché parliamo di Coconino. Chris Ware è veramente tanto tanto tanto personale come gusto. L'averlo visto sulle mura di Lucca, di notte, a disegnare fumetti tutti solo perché ne sentiva l'esigenza mi basta a farmelo piacere come persona. Per il resto ripeto, le classifiche sono molto soggettive.
Siamo stati invitati e ci siamo andati perché l'occasione di incontrare un grande artista come Chris Ware non capita spesso. Siamo amanti dei fumetti, che siano orientali o occidentali. Come scritto nella presentazione c'erano altre testate oltre alla nostra. Ci sembrava un contenuto utile per tutti, alla fine il nostro obiettivo è fare informazione e Chris Ware era uno degli ospiti più rinomati della fiera.
Se vuoi comprare 'sta roba da 90€ sentiti pure libero, io me li tengo per recuperare qualche serie manga completa.
A me piace moltissimo quando un fumetto (e l’autore che l’ha creato) cerca di “andare oltre” gli schemi classici e consolidati del medium, sia per il linguaggio usato, le tematiche, lo stile narrativo, il coinvolgimento con il lettore o qualsiasi altro aspetto, creando qualcosa di completamente nuovo, mai visto né esplorato prima (cosa che, ahimè, è rarissima da trovare nei manga, salvo sporadicissimi esempi come Palepoli di Usamaru Furuya, magari qualche lavoro di Atsushi Kaneko o in parte altri autori come Kazuo Umezz, Nishioka Kyōdai, Hideshi Hino, Taiyo Matsumoto ecc.).
Tornando a Building Stories, è da quando ho visto quel servizio che ci faccio più di un pensiero……però cavolo adesso che ho visto il prezzo, quasi 90€
Ci dovrò riflettere molto bene, non è una spesa che si può fare così a cuor leggero……niente, ci penserò su quando sarò abbastanza tranquillo di poter pagare quella cifra (sperando che non vada esaurito nel frattempo).
P.S. Io aspetto il giorno in cui Animeclick si aprirà alle schede dei fumetti occidentali per sperare che venga schedato anche solo “Capire, Fare e Reinventare il Fumetto” di Scott McCloud
(che per quanto mi riguarda non si può non leggere se si è davvero appassionati di fumetti, è veramente una Pietra Miliare del fumetto, ma proprio a livello mondiale).
EDIT: Per chi fosse interessato, sono riuscito a risalire al servizio che dicevo, era proprio una puntata di Wonderland ed è disponibile su RaiPlay a questo indirizzo.
Grazie per il link, mi interessava per cui l'ho visto.
Dal servizio devo dire che non mi ha fatto una grande impressione, anzi mi è risultato piuttosto supponente, ma questo non toglie che la sua opera mi abbia moto incuriosito.
"sta roba" merita rispetto esattamente come i manga, può piacere o meno e questo sta a alla persona decidere, non è obbligatorio leggere tutti gli articoli. Per anni sui siti che trattavano il fumetto i manga sono stati considerati come la serie B rispetto agli altri, ciò non accadrà all'inverso su AnimeClick
Manga, comics, fumetti... sono storie, sono fantasia. La qualità fa la differenza.
Ho diversi dubbi al riguardo.
Mi spiace per te, ce ne faremo una ragione
Grazie per il link, mi sono visto il servizio ieri e ho capito tante cose. Chris Ware e' partito come discepolo di Art Spiegelman (Maus) e fa un certo tipo di fumetto molto diverso da quello di massa (vedi per esempio quello che dice del fumetto super-eroistico, che per lui e' solo per bambini). Giusto che AnimeClick parli anche di questo, fra le tante cose, e poi era ospite a Lucca, non potevano ignorarlo, fosse solo per dovere di cronaca.
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