Recensione
Automodelli - Mini 4WD
7.0/10
"Dash! Yonkuro" è una serie tv che per quanto mi riguarda è intrisa di affetto personale e perenne adulazione. Per farne una giusta recensione devo però diventare obiettivo e raccontare quello che è la serie veramente.
L'anime è basato su un fumetto, credo inedito in Italia, pubblicato su una rivista giapponese, che traslitterata dovrebbe scriversi "Koko Koro", la quale, sebbene in passato ho cercato senza successo, dovrebbe essere una rivista per bambini.
Su questa rivista sono state pubblicate tutte le serie, dalla prima, la serie "automodelli" per l'appunto, fino a passare a "Lets's & go'. Ma da dove nasce tale serie?
La Tamiya è una casa modellistica giapponese, che produce tuttora auto, aerei, moto, navi, mezzi militari etc ., per collezionisti di modellismo statico, ma fa anche RC (auto radiocomandate) a gas ed elettriche. Negli anni '80 la Tamiya ha messo in vendita dei modelli di modellismo dinamico adatti a un pubblico di bambini/adolescenti: questi modelli sono noti tutt'ora anche da noi con il nome "mini 4wd".
Queste auto sono vetture elettriche, alimentate da due batterie stilo AA molto comuni dalle dimensioni ridotte (14-15 cm di lunghezza) e riproducevano auto sportive dal design originale o talvolta veicoli esistenti. Da qui la nascita di tale serie, di fatto una pubblicità di 25 episodi del loro prodotto oltre al fumetto stesso, ben più lungo.
Difatti tutta la trama è incentrata su questi "modellini" di auto e cerca di avvicinare i bambini all'acquisto delle mini4wd, nel sottoscritto a suo tempo con <i>ottimi</i> risultati. Ovviamente la fantasia dell'anime permette a questi modelli di essere "guidati" con mazze da hockey, di compiere salti pazzeschi, di correre come auto vere o di fare mille altre cose che la fantasia degli autori ha saputo inventare.
Ma la verità supera sempre la fantasia: le mini4wd, sdoganate dall'anime anche in Italia, hanno creato una nicchia di giocatori delle più disparate età, i quali ne hanno fatto un "hobby". Le auto, come nell'anime, avevano degli optional, erano da montare, e potevi cambiare i rapporti o "settare" la tua mini4wd come potevi, oltre che potenziare il motore in ripresa o velocità etc., il tutto però su incredibili e tortuose piste costruite su misura dalla Tamiya.
Uscendo da questa premessa che non sto ad allungare ulteriormente (basta digitare mini4wd per vedere cosa negli anni è diventato e scoprire quanta gente ancora in Giappone, ma anche in Italia, ci "gioca"), la serie rimane a livello di trama mediocre. Un gruppo di ragazzi dai nomi italianizzati creano un gruppo i "nobili guerriri", o dash warriors, che con un managrer adulto, fratello dell'unica ragazza del gruppo, affrontano in svariati tornei gruppi sempre più forti di avversari cercando di uscirne sempre vittoriosi con espedienti a volte incredibili. Nota per chi ha visto la serie: ricordate gli spilloni della nonna? O il "circuito condensatore" che fa sorridere tutti i conoscitori di un minimo di fisica?
La serie di fatto segue il "canone" di uno shonen, la crescita del protagonista stavolta è legata alla propria mini4wd invece che nel personaggio vero, infatti nella serie completa a fumetti la "numero 1" del protagonista, come le auto dei suoi compagni, verrà via via sostituite con la "super nr. 1" etc.
Secondo canone, gli avversari a crescita "esponenziale" di forza incitano nella loro crescita i protagonisti, che migliorano le proprie auto con assetti e motori potenziati, se non addirittura raggiungono una disfatta totale che obbliga la costruzione di una vettura completamente nuova.
Questa serie credo sia stata la prima, o una delle prime, del genere, "padre" di altre come Beyblade e Bakugan solo per citare due delle più recenti, nate per "sponsorizzare" un prodotto. Automodelli forse differisce da queste ultime per il successo (rimanendo sempre in una nicchia) del prodotto che ha creato in gente come me, che ha vissuto in quel decennio l'effetto "cult" di questa prima serie, la quale mi ha portato a conservare ancora oggi i modelli della "numero 1" (emperor), di "astro di fuoco" (burning star), di "regina delle corse" (shotting star), di "palla di cannone" (cannonball), di "ballerina" (dancing doll) e di quella rappresentata nella serie simile a un mito, la "Horizon" (horizon emperor), come dei veri e propri cimeli. Inoltre la serie mi ha regalato anni di divertimento, spingendomi a partecipare ai tornei regionali e nazionali che negli anni '90, e ancora oggi, si svolgevano in merito.
In conclusione, a livello tecnico Automodelli aveva delle buone animazioni, dei disegni curati ma palesemente pensati per un pubblico infantile, e a volte delle "gag" talmente forzate che marcano ancora di più il target. La storia appare troncata nel finale in quanto vi erano numerose serie - di cui sono da anni alla disperata ricerca - e credo, a giudicare dai modelli pubblicati dalla casa Tamiya, slegati dai 5 protagonisti, anche molti spin-off di cui a noi è arrivato in incredibile ritardo solo la serie che io denomino "delle saber", ovvero Let's and go.
L'anime è basato su un fumetto, credo inedito in Italia, pubblicato su una rivista giapponese, che traslitterata dovrebbe scriversi "Koko Koro", la quale, sebbene in passato ho cercato senza successo, dovrebbe essere una rivista per bambini.
Su questa rivista sono state pubblicate tutte le serie, dalla prima, la serie "automodelli" per l'appunto, fino a passare a "Lets's & go'. Ma da dove nasce tale serie?
La Tamiya è una casa modellistica giapponese, che produce tuttora auto, aerei, moto, navi, mezzi militari etc ., per collezionisti di modellismo statico, ma fa anche RC (auto radiocomandate) a gas ed elettriche. Negli anni '80 la Tamiya ha messo in vendita dei modelli di modellismo dinamico adatti a un pubblico di bambini/adolescenti: questi modelli sono noti tutt'ora anche da noi con il nome "mini 4wd".
Queste auto sono vetture elettriche, alimentate da due batterie stilo AA molto comuni dalle dimensioni ridotte (14-15 cm di lunghezza) e riproducevano auto sportive dal design originale o talvolta veicoli esistenti. Da qui la nascita di tale serie, di fatto una pubblicità di 25 episodi del loro prodotto oltre al fumetto stesso, ben più lungo.
Difatti tutta la trama è incentrata su questi "modellini" di auto e cerca di avvicinare i bambini all'acquisto delle mini4wd, nel sottoscritto a suo tempo con <i>ottimi</i> risultati. Ovviamente la fantasia dell'anime permette a questi modelli di essere "guidati" con mazze da hockey, di compiere salti pazzeschi, di correre come auto vere o di fare mille altre cose che la fantasia degli autori ha saputo inventare.
Ma la verità supera sempre la fantasia: le mini4wd, sdoganate dall'anime anche in Italia, hanno creato una nicchia di giocatori delle più disparate età, i quali ne hanno fatto un "hobby". Le auto, come nell'anime, avevano degli optional, erano da montare, e potevi cambiare i rapporti o "settare" la tua mini4wd come potevi, oltre che potenziare il motore in ripresa o velocità etc., il tutto però su incredibili e tortuose piste costruite su misura dalla Tamiya.
Uscendo da questa premessa che non sto ad allungare ulteriormente (basta digitare mini4wd per vedere cosa negli anni è diventato e scoprire quanta gente ancora in Giappone, ma anche in Italia, ci "gioca"), la serie rimane a livello di trama mediocre. Un gruppo di ragazzi dai nomi italianizzati creano un gruppo i "nobili guerriri", o dash warriors, che con un managrer adulto, fratello dell'unica ragazza del gruppo, affrontano in svariati tornei gruppi sempre più forti di avversari cercando di uscirne sempre vittoriosi con espedienti a volte incredibili. Nota per chi ha visto la serie: ricordate gli spilloni della nonna? O il "circuito condensatore" che fa sorridere tutti i conoscitori di un minimo di fisica?
La serie di fatto segue il "canone" di uno shonen, la crescita del protagonista stavolta è legata alla propria mini4wd invece che nel personaggio vero, infatti nella serie completa a fumetti la "numero 1" del protagonista, come le auto dei suoi compagni, verrà via via sostituite con la "super nr. 1" etc.
Secondo canone, gli avversari a crescita "esponenziale" di forza incitano nella loro crescita i protagonisti, che migliorano le proprie auto con assetti e motori potenziati, se non addirittura raggiungono una disfatta totale che obbliga la costruzione di una vettura completamente nuova.
Questa serie credo sia stata la prima, o una delle prime, del genere, "padre" di altre come Beyblade e Bakugan solo per citare due delle più recenti, nate per "sponsorizzare" un prodotto. Automodelli forse differisce da queste ultime per il successo (rimanendo sempre in una nicchia) del prodotto che ha creato in gente come me, che ha vissuto in quel decennio l'effetto "cult" di questa prima serie, la quale mi ha portato a conservare ancora oggi i modelli della "numero 1" (emperor), di "astro di fuoco" (burning star), di "regina delle corse" (shotting star), di "palla di cannone" (cannonball), di "ballerina" (dancing doll) e di quella rappresentata nella serie simile a un mito, la "Horizon" (horizon emperor), come dei veri e propri cimeli. Inoltre la serie mi ha regalato anni di divertimento, spingendomi a partecipare ai tornei regionali e nazionali che negli anni '90, e ancora oggi, si svolgevano in merito.
In conclusione, a livello tecnico Automodelli aveva delle buone animazioni, dei disegni curati ma palesemente pensati per un pubblico infantile, e a volte delle "gag" talmente forzate che marcano ancora di più il target. La storia appare troncata nel finale in quanto vi erano numerose serie - di cui sono da anni alla disperata ricerca - e credo, a giudicare dai modelli pubblicati dalla casa Tamiya, slegati dai 5 protagonisti, anche molti spin-off di cui a noi è arrivato in incredibile ritardo solo la serie che io denomino "delle saber", ovvero Let's and go.