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A quattro anni di distanza dal termine di 'Gyakkyou Burai Kaiji: Ultimate Survivor', 2007, finalmente va in onda il seguito, ovvero 'Gyakkyou Burai Kaiji: Hakairoku Hen'.

La storia riprende esattamente da dove si era conclusa la prima, e fortunata, serie del nasuto protagonista. Kaiji, reduce a mani vuote dallo scontro con il presidente della Teiai, continua a sbarcare in lunario attraverso il gioco d'azzardo.
Per la serie "il lupo perde il pelo, ma non il vizio". E possiamo sostituire alla parola "pelo" le dita e l'orecchio di Kaiji, riattaccate ad hoc.
Kaiji, nonostante tutto ciò che ha passato, è rimasto un derelitto, un disperato, uno scarto della società, un senza lavoro oberato da nuovi debiti (contratti proprio per l'intervento di 'riattaccamento' di dita e orecchio), un perenne deluso da se stesso, soprattutto a causa di promesse non adempiute con chi, nella prima serie, si era affidato totalmente alle sue mani perdendo la vita.

La svolta arriva attraverso l'incontro fortuito con Endou, l'emissario-reclutatore assoldato dalla Teiai per recuperare i debitori. Kaiji, convinto di potere ripetere l'esperienza precedente con risultato questa volta positivo, prega Endou di riprenderlo nel giro, ma viene raggirato e spedito ai lavori forzati che gli spettano in quanto ancora debitore.

La seconda stagione, a dispetto della prima, si divide in due sequenze ben distinte: il gioco a dadi sotterraneo e il pachinko infernale.
Tralasciando altri elementi della trama, è bene soffermarsi e analizzare meglio l'Hakairoku Hen.
Innanzitutto, è difficile riottenere lo stesso grado di complicità, empatia, ansia che permeava la prima serie. Nel senso che, se nella prima serie il coinvolgimento emotivo saliva alle stelle anche perché tutti quanti rischiano la vita sul filo del rasoio (anche con la morte di alcuni), nella seconda è tutto quanto opacizzato e fioco. Ripercussioni mortali non ce ne sono, c'è comunque la paura di continuare a vivere da eterni schiavi, ma il coinvolgimento non è assolutamente identico. Per intenderci meglio, c'è, ma non con la stessa intensità.
I due giochi vengono affrontati in maniera simile: c'è prima una fase di prova, poi una fase di studio molto approfondita e poi il tentativo del colpaccio a botta sicura. Nella prima serie, invece, le decisioni e i ragionamenti vengono effettuati quasi all'istante, senza possibilità di tornare indietro, con il fiato maligno del tempo che fa pulsare la nuca, rendendo forse lo spettatore partecipe fino al midollo e non solo.
Non resta altro che osservare la risalita dal baratro di Kaiji, che con sottili e studiati stratagemmi riesce a ribaltare le carte in tavola a proprio favore, fino al finale che di per sé rimane soddisfacente, ottimo per concludere la serie.

L'animazione è piacevole, c'è uso discreto della computer grafica che rende bene il lancio dei dadi e i meccanismi del pachinko. Leggermente fuori luogo è la voce narrante, a volte davvero esasperante nella sua enfasi esagerata, tutto il contrario di quella calma e riflessiva incontrata in Akagi.
La colonna sonora, sempre composta da Taniuchi Hideki, fatica a trovare posto e passa quasi inosservata. Ed è un peccato perché, se nella prima serie aveva contribuito a rendere il tutto più godibile, nella seconda non adempie al suo scopo di accompagnamento.
Mal gestita l'opening, affidata ai Fear, and Loathing in Las Vegas, che non riescono a reggere minimamente il confronto con i Blue Hearts e la loro 'Mirai wa bokura no te no naka' ('Il futuro è nelle nostre mani') che poi è fulcro e morale dell'intera serie di Kaiji.

Certo, in un palinsesto anime che non ha visto grandi novità e che è stato invaso da personaggi fotocopia, Kaiji è stato uno di quelli che è spiccato di più, ma rimane comunque un gradino più sotto alla prima serie. Forse perché quel fattore "novità" del 2007 non è più tale nel 2011, quindi non ha la stessa presa sul pubblico. Di per sé l'opera rimane comunque godibile, nonostante alcune puntate avrebbero potuto essere compresse in una sola - e infatti molti fan additano le opere di Fukumoto proprio per questo fattore, l'eccessiva prolissità di certi momenti.
Consigliata solo a chi apprezza l'universo Fukumotiano.

Piccola curiosità: nell'opening, per pochi secondi, appare Kurosawa, personaggio di 'Saikyou Densetsu Kurosawa', altro manga famoso e molto apprezzato di Fukumoto.