Recensione
Delicatissimo momento per lo Studio Ghibli: i fondatori e grandi maestri d'animazione Isao Takahata ("Heidi") e Hayao Miyazaki ("La Città Incantata"/"La Principessa Mononoke") sono ormai prossimi alla pensione. Chi sarà l'erede? Chi il nuovo maestro? Chi il nuovo poeta e artista in grado di continuare a ricercare la magia nell'animazione?
Diciamocela tutta, l'esordio di Goro era stato un po' un fallimento; il suo "Terramare" troppo retorico, confusionario e stereotipato. Situazione fragile, dunque, per l'esordiente Hiromasa Yonebayashi, il cui nome fu proposto a Miyazaki dal produttore Suzuki nell'estate del 2008. Il regista è riuscito però a portare a termine l'incarico assegnatogli.
Mi verrebbe da citare una frase del film "I Sospiri del Mio Cuore" del defunto Kondo: "Un'opera impetuosa e imperfetta..."
Ecco come definisco "Arrietty": un'opera imperfetta. Certo, impossibile da paragonare a un "La Città Incantata", il capolavoro di Miyazaki (IMHO, s'intende), la perfetta unione tra l'arte innata e la tecnica coltivata.
Perché allora do un 9, seppur ritenga "Arrietty" piena di difetti? Perché è poesia.
La trama è sicuramente prevedibile e sempliciotta; ma non è questo il punto di forza. Affascinanti sono infatti le azioni dei piccoli gnomi, che "riscoprono" il valore degli oggetti, l'incredibile insieme dei dettagli, ogni singola goccia d'acqua. Incantevole. Per non parlare della ricchezza. I personaggi: non ricchi in quanto a numero, ma in quanto a caratterizzazioni, complete. E la maturazione? Tutti crescono interiormente, panta rei, quasi per citare il defunto Eraclito.
La figura più bella? Sicuramente Homily. Personaggio questo buono ed egoista: quasi un paradosso che la sua medicina sia il rapimento. E la frase rivolta alla figlia è la conferma di un cambiamento, di una riscoperta dei più puri valori familiari e dell'amore. Ripeto, è incantevole.
Bellissima anche la colonna sonora della Corbel; seppur non raggiunga i picchi di Hisashi, s'integra perfettamente con lo spirito del film.
8,5.
Diciamocela tutta, l'esordio di Goro era stato un po' un fallimento; il suo "Terramare" troppo retorico, confusionario e stereotipato. Situazione fragile, dunque, per l'esordiente Hiromasa Yonebayashi, il cui nome fu proposto a Miyazaki dal produttore Suzuki nell'estate del 2008. Il regista è riuscito però a portare a termine l'incarico assegnatogli.
Mi verrebbe da citare una frase del film "I Sospiri del Mio Cuore" del defunto Kondo: "Un'opera impetuosa e imperfetta..."
Ecco come definisco "Arrietty": un'opera imperfetta. Certo, impossibile da paragonare a un "La Città Incantata", il capolavoro di Miyazaki (IMHO, s'intende), la perfetta unione tra l'arte innata e la tecnica coltivata.
Perché allora do un 9, seppur ritenga "Arrietty" piena di difetti? Perché è poesia.
La trama è sicuramente prevedibile e sempliciotta; ma non è questo il punto di forza. Affascinanti sono infatti le azioni dei piccoli gnomi, che "riscoprono" il valore degli oggetti, l'incredibile insieme dei dettagli, ogni singola goccia d'acqua. Incantevole. Per non parlare della ricchezza. I personaggi: non ricchi in quanto a numero, ma in quanto a caratterizzazioni, complete. E la maturazione? Tutti crescono interiormente, panta rei, quasi per citare il defunto Eraclito.
La figura più bella? Sicuramente Homily. Personaggio questo buono ed egoista: quasi un paradosso che la sua medicina sia il rapimento. E la frase rivolta alla figlia è la conferma di un cambiamento, di una riscoperta dei più puri valori familiari e dell'amore. Ripeto, è incantevole.
Bellissima anche la colonna sonora della Corbel; seppur non raggiunga i picchi di Hisashi, s'integra perfettamente con lo spirito del film.
8,5.