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7.0/10
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Another. Un altro. Uno in più, un intruso, un elemento che si mescola agli altri pur avendo delle caratteristiche che lo contraddistinguono e separano dal gruppo. Cancella e riscrive i ricordi del gruppo, si mescola a loro e li confonde. In questo consiste la maledizione che, nella scuola media di Yomiyama, colpisce la terza sezione dell'ultimo anno. Studenti e insegnanti vengono a mancare l'uno dopo l'altro perché il numero della classe è alterato. Perché l'altro, quella persona in più, venga riconosciuto e ricondotto lì da dove viene; alla morte. E allora, "l'ordine delle cose", un'ente sovrannaturale che come ogni horror che si rispetti non ci è dato sapere come mai esista, viene a ripristinare la situazione con il suo operato, le sue morti insomma. Avvisa i loro più prossimi compagni che il loro mondo va ricondotto alla normalità, così come è agli occhi di tutti gli altri studenti della scuola, ignari dell'anomalia. O meglio, lontani dall'essere coinvolti con lo studente extra.

Iniziamo ad addentrarci in questa cupa cittadina di provincia, isolata dal resto del mondo caotico e chiassoso come quello da cui proviene Koichi Sakakibara. Il ragazzo, proveniente da Tokyo, fa la conoscenza dei suoi compagni di classe, tutti socievoli e affiatati fra loro, tranne una. La ragazza dall'aspetto pallido, il folto caschetto di capelli corvini e la benda sull'occhio sinistro. Mei Misaki attira immediatamente l'attenzione del ragazzo quanto dello spettatore. In lei vengono automaticamente versate le ragioni del nervosismo dei compagni, delle loro eventuali frasi spezzate, degli sguardi perplessi, e del mistero che avvolge gli studenti della terza sezione.

Sulle prime - nel mentre che impariamo a conoscere le tacite regole della scuola dov'è finito Sakakibara - ci lasciamo coinvolgere dall'atmosfera magistralmente architettata dalla regia. La grafica gioca sui limpidi fondali. Pavimentazioni in legno, piccole crepe sui muri, arredamenti scarni, la fitta e ondeggiante vegetazione che circonda la cittadina, la luce grigia del giorno, le bambole di porcellana dai colori brillanti e gli occhi tristi, gli ospedali bui, i paesaggi desolati, lo scroscio delle dighe e il vento. Tutte queste immagini si ripetono in continuazione, e ci vengono riproposte ancora e ancora, a intervalli regolari, quasi a ricordarci che c'è qualcosa in agguato in tutta questa storia. L'ambientazione è dunque perfetta, i personaggi ci appaiono come dei comuni ragazzi inquieti per una maledizione che pare avverarsi davvero. Non ci resta che scoprire chi sia la misteriosa ragazza con la benda, come contrastare la leggenda e, soprattutto, aspettare quel momento. Il momento in cui lo studente in più si riveli o che, per prima, la morte sopraggiunga.

Così, tra un morto e l'altro, veniamo a conoscenza della storia che, sin dal 1972, alimentano le voci sulla classe condannata. Ci muoviamo lentamente attraverso le impressioni di ognuno dei personaggi e le versioni della stessa storia che, messe assieme, compongono e realizzano i fatti veramente accaduti.
L'inventiva con cui avvengono gli sfracelli non fa sì che le morti siano improvvise. Anzi, sembra nell'intento dell'anime rendere statici e prevedibili i momenti che precedono la morte di uno degli sventurati personaggi. Sono momenti catartici, inesorabili, che rendono con semplicità l'idea che prima o poi toccherà a tutti. L'unico modo per contrastare la morte è combattere con il suo alleato. La persona che si finge viva. O per meglio dire, la persona morta che non sa di esserlo.
Non c'è nulla di poetico o teatrale in questo. Ed è uno dei pregi di questo titolo. Non si finge nulla di ciò che non è. Non si pompa di frasi a effetto o osservazioni acute. Appioppa qui e là qualche elemento pragmatico e di dubbia consistenza, ma con questo ci fa quadrare bene i conti, gli indizi, le frasi significative che erano state ignorate.

Certamente, alcuni episodi sono decisamente inconsistenti o superflui, ma non per questo annoiano o ne disturbano la visione dei 12 episodi. Ci offrono un'ottica più umana di questi studenti. In qualche minuto ci viene mostrato il loro volto di comuni adolescenti... E l'attimo dopo vengono catapultati alla loro realtà, quella del terrore.
"Another" non è certo un titolo che si fa riconoscere per la sua peculiarità dei contenuti, ma almeno non scade in situazioni eccessivamente artefatte. Per quanto possa sembrare tutto abbastanza scontato, la storia prende una piega ben più interessante nella sua seconda parte, con cui non ci resta che attendere l'atto finale. Il finale in cui i pochi sopravvissuti si lasceranno prendere dal panico, resisteranno e smaschereranno l'Altro.