Recensione
Kamisama no memo-chou
5.0/10
"Io sono un NEET detective. Sono un'intermediaria per i morti. Sono qui per dissotterrare parole che sono andate perse."
In questi termini Alice spiega ciò che sono i NEET. No, non è un'etichetta con cui la gente raggruppa e categorizza un certo tipo di persone che agiscono secondo le proprie regole. E' un modo di vivere. Si pongono domande diverse, e si cercano le risposte ad avvenimenti ormai accaduti, persi, accettando verità spiacevoli. Lo strampalato gruppo che ci viene presentato - attraverso gli occhi di Narumi - sembra a prima vista un assemblaggio di individui sfaccendati e senza nulla in comune. Nonostante l'apparente male assortimento, ognuno di loro si dimostrerà avere un ruolo finalizzato a colmare le mancanze dei propri compagni. Tutti assieme si muovono sotto le direttive di Alice.
Alice è il classico personaggio stereotipato in tutte le sue eccezionali virtù intellettive e che innalza la propria infantile e improbabile figura come leader, per poi smontare la propria superiorità con delle bravate assurde... Tipo non voler lavare i suoi amatissimi peluche, di cui si sommerge anche nei suoi rari viaggi in macchina. Essendo una figura mitizzata, non le può mancare una voce rapida e secca, che blatera parole a effetto con fare misterioso. Qualche bella riflessione l'azzecca, altre volte sembra più un esercizio vuoto e carismatico. La pacchianata di turno, assieme ai suoi rossori fuori luogo quando si trova in stretta vicinanza con Narumi. Insomma, o mantieni la tua incredibile aura da super donna di un metro, o mandi tutto all'aria una volta e buona, proprio come ha sempre fatto il trio maschile dei NEET: un ex-pugile fa da supporto fisico in caso di pericolo; abbiamo anche lo studente a tempo perso, una sorta di otaku con la fissa del militare a cui piacciono i lavoretti manuali; infine, il Casanova dei giorni nostri, che essendo un tipo molto alla mano e che si mescola fra la gente (le donne), trae informazioni preziose nei modi più subdoli. Questi tre fanno solo da cornice, proprio come l'aitante padrona del ristorante che loro usano come base, una virago che sopporta la presenza costante dei suoi clienti fissi. Ah... per inciso, lei ha uno dei ruoli principali in questa storia: sfama questi disgraziati. Mica è poco!
Così, il giovane Narumi incappa in questo gruppo per noia. Esatto. La serie ha inizio in un giorno qualunque della sua nuova vita da liceale. Narumi attraversa la strada che lo porta all'istituto che frequenta con molta indifferenza. Ed è proprio l'indifferenza e l'inconsistenza della sua vita che lo portano a riflettere nel mentre del suo percorso mattutino. Egli cerca qualcosa di speciale, che dia colore alla sua vita e, proprio per caso, incontra Ayaka. Non bada granché a quest'amicizia nata per noia, e per il fatto che non sappia mai dire di no - infatti accetterà l'invito a unirsi al club di giardinaggio di cui lei è la sola iscritta. Visto che la sua vita è l'emblema del principio di inerzia, Narumi passa le sue giornate ad annaffiare fiori, e si lascia trascinare dalla sua compagna di classe in un locale, proprio quello occupato dai NEET.
Il nostro narratore è letteralmente sballottato dagli eventi in cui si lascia coinvolgere questo strano gruppo. Senza principio di causa, si mette il grembiule e inizia a esser schiavizzato da Alice - è vero che cerchi brio nella tua vita, ma non mi sembra il caso di avviare una relazione infruttuosa con una saccente bambina viziata in stile lolita.
Una gran pecca di questo personaggio, non sta nel fatto che si lasci trascinare in situazioni scomode senza apparente motivo, ma sta proprio nella sua eccessiva emotività. Narumi si fa protagonista di storie che non lo riguardano, è fin troppo coinvolto, e la sua empatia è calcata, scenica e insopportabile. Le sue reazioni sono falsate e imbarazzanti, come se non lo fossero già troppo le assurde chiacchiere di cui gode la serie, discorsi a volte troppo intrecciati e superflui.
Kamisama no memo-chou è una serie di 12 episodi, ispirata alla serie di light novel ideata da Hikaru Sugii. Ha senz'altro delle fondamenta interessanti e degli spunti nuovi. La serie animata ha deciso di debuttare, nel 2011, con un episodio lungo il doppio: un vero e proprio film sull'inizio delle avventure di Narumi nel mondo dei NEET. L'esistenza statica di questo ragazzo in cerca di qualcosa trova il suo perché grazie ad Ayaka, che lo immerge inconsapevolmente nelle questioni riguardanti uno dei tanti casi che passano tra le mani di Alice. Si dà il caso che i protagonisti del primo caso - dall'intrigante sfondo psicologico - in cui viene invischiato, si siano scontrati proprio con Narumi qualche tempo prima. Alice si mostrerà in tutta la sua magnificenza, svelando i retroscena ignoti dietro una drammatica vicenda.
La prima storia è quella che vale. Affascina e lascia senza fiato. Ad aiutare, sono anche le cupe atmosfere che calano sulla clientela che chiede aiuto ad Alice. Sono persone sofferenti, vittime della perdita improvvisa di un loro caro. Tormentati dalla tragica scomparsa, chiedono il perché di tale avvenimento alla piccola detective. Alice ci tiene a precisare che ciò che scopriranno potrebbe addolorarli ulteriormente. Ma la volontà di sapere non tace.
Alice aggiunge anche che le parole dei morti vivono attraverso la sua occupazione, o mediante l'operato degli scrittori. Quest'ultimo, è il ruolo rivestito da Narumi, l'io narrante della storia. Peccato che il suo racconto si perderà in scene di cui potevamo fare a meno.
Volete sapere altre pecche di questa storia? Vogliamo parlare del sorprendente legame d'amicizia fra un sedicenne e il capo degli yakuza? Amicizia nata nel giro di poche ore, amicizia che si ostenta come se le avessero passate tutte loro, amicizia che si celebra con una specie di rito da innamorati che brindano sulla propria torta nuziale. Oh, quanta scena che viene ostentata in una tranquilla conversazione, o in una partita di baseball o in una passeggiata allo zoo! Rapporti che sono intensificati solo ed esclusivamente dalle parole, incessanti, pompose e fondamentalmente vuote.
Agli attaccamenti emotivi improbabili si accompagnano situazioni e azioni al limite del melodramma... Speravano di commuoverci? Sono poco plausibili.
La componente decisamente più plausibile è il comparto tecnico. Il doppiaggio è abbastanza riuscito in quello che doveva aiutare alla costruzione della rappresentazione dei personaggi in tutta la loro essenza - che poi è stata sputtanata nella sceneggiatura. Le musichette simpatiche che accompagnano le scene clou hanno un ritmo lento e ripetitivo, che ti lasciano stranita. Dunque riescono egregiamente nel loro intento, e una particolare menzione merita la OST, che si intitola Teddy.
Per quanto riguarda la grafica, nulla da eccepire. Si muove fluida, luminosa e accurata. E' la qualità che risalta all'occhio. Il character design è visibilmente moderno (non ci è nuovo, visti gli anime degli ultimi anni), i visi tondi e vivaci si piazzano sulle figure dai tratti distintivi.
Forse è proprio per l'impeccabile presentazione che la mia valutazione non è del tutto pessima. Bisogna tener conto che le premesse - e anche l'ultimissimo episodio - hanno una loro ragion d'essere, che se fosse stata portata avanti secondo il medesimo livello contenutistico, non mi avrebbe dato modo di pensare a Kamisama no memo chou come a un'occasione mancata, priva di mordente nel suo percorso narrativo.
In questi termini Alice spiega ciò che sono i NEET. No, non è un'etichetta con cui la gente raggruppa e categorizza un certo tipo di persone che agiscono secondo le proprie regole. E' un modo di vivere. Si pongono domande diverse, e si cercano le risposte ad avvenimenti ormai accaduti, persi, accettando verità spiacevoli. Lo strampalato gruppo che ci viene presentato - attraverso gli occhi di Narumi - sembra a prima vista un assemblaggio di individui sfaccendati e senza nulla in comune. Nonostante l'apparente male assortimento, ognuno di loro si dimostrerà avere un ruolo finalizzato a colmare le mancanze dei propri compagni. Tutti assieme si muovono sotto le direttive di Alice.
Alice è il classico personaggio stereotipato in tutte le sue eccezionali virtù intellettive e che innalza la propria infantile e improbabile figura come leader, per poi smontare la propria superiorità con delle bravate assurde... Tipo non voler lavare i suoi amatissimi peluche, di cui si sommerge anche nei suoi rari viaggi in macchina. Essendo una figura mitizzata, non le può mancare una voce rapida e secca, che blatera parole a effetto con fare misterioso. Qualche bella riflessione l'azzecca, altre volte sembra più un esercizio vuoto e carismatico. La pacchianata di turno, assieme ai suoi rossori fuori luogo quando si trova in stretta vicinanza con Narumi. Insomma, o mantieni la tua incredibile aura da super donna di un metro, o mandi tutto all'aria una volta e buona, proprio come ha sempre fatto il trio maschile dei NEET: un ex-pugile fa da supporto fisico in caso di pericolo; abbiamo anche lo studente a tempo perso, una sorta di otaku con la fissa del militare a cui piacciono i lavoretti manuali; infine, il Casanova dei giorni nostri, che essendo un tipo molto alla mano e che si mescola fra la gente (le donne), trae informazioni preziose nei modi più subdoli. Questi tre fanno solo da cornice, proprio come l'aitante padrona del ristorante che loro usano come base, una virago che sopporta la presenza costante dei suoi clienti fissi. Ah... per inciso, lei ha uno dei ruoli principali in questa storia: sfama questi disgraziati. Mica è poco!
Così, il giovane Narumi incappa in questo gruppo per noia. Esatto. La serie ha inizio in un giorno qualunque della sua nuova vita da liceale. Narumi attraversa la strada che lo porta all'istituto che frequenta con molta indifferenza. Ed è proprio l'indifferenza e l'inconsistenza della sua vita che lo portano a riflettere nel mentre del suo percorso mattutino. Egli cerca qualcosa di speciale, che dia colore alla sua vita e, proprio per caso, incontra Ayaka. Non bada granché a quest'amicizia nata per noia, e per il fatto che non sappia mai dire di no - infatti accetterà l'invito a unirsi al club di giardinaggio di cui lei è la sola iscritta. Visto che la sua vita è l'emblema del principio di inerzia, Narumi passa le sue giornate ad annaffiare fiori, e si lascia trascinare dalla sua compagna di classe in un locale, proprio quello occupato dai NEET.
Il nostro narratore è letteralmente sballottato dagli eventi in cui si lascia coinvolgere questo strano gruppo. Senza principio di causa, si mette il grembiule e inizia a esser schiavizzato da Alice - è vero che cerchi brio nella tua vita, ma non mi sembra il caso di avviare una relazione infruttuosa con una saccente bambina viziata in stile lolita.
Una gran pecca di questo personaggio, non sta nel fatto che si lasci trascinare in situazioni scomode senza apparente motivo, ma sta proprio nella sua eccessiva emotività. Narumi si fa protagonista di storie che non lo riguardano, è fin troppo coinvolto, e la sua empatia è calcata, scenica e insopportabile. Le sue reazioni sono falsate e imbarazzanti, come se non lo fossero già troppo le assurde chiacchiere di cui gode la serie, discorsi a volte troppo intrecciati e superflui.
Kamisama no memo-chou è una serie di 12 episodi, ispirata alla serie di light novel ideata da Hikaru Sugii. Ha senz'altro delle fondamenta interessanti e degli spunti nuovi. La serie animata ha deciso di debuttare, nel 2011, con un episodio lungo il doppio: un vero e proprio film sull'inizio delle avventure di Narumi nel mondo dei NEET. L'esistenza statica di questo ragazzo in cerca di qualcosa trova il suo perché grazie ad Ayaka, che lo immerge inconsapevolmente nelle questioni riguardanti uno dei tanti casi che passano tra le mani di Alice. Si dà il caso che i protagonisti del primo caso - dall'intrigante sfondo psicologico - in cui viene invischiato, si siano scontrati proprio con Narumi qualche tempo prima. Alice si mostrerà in tutta la sua magnificenza, svelando i retroscena ignoti dietro una drammatica vicenda.
La prima storia è quella che vale. Affascina e lascia senza fiato. Ad aiutare, sono anche le cupe atmosfere che calano sulla clientela che chiede aiuto ad Alice. Sono persone sofferenti, vittime della perdita improvvisa di un loro caro. Tormentati dalla tragica scomparsa, chiedono il perché di tale avvenimento alla piccola detective. Alice ci tiene a precisare che ciò che scopriranno potrebbe addolorarli ulteriormente. Ma la volontà di sapere non tace.
Alice aggiunge anche che le parole dei morti vivono attraverso la sua occupazione, o mediante l'operato degli scrittori. Quest'ultimo, è il ruolo rivestito da Narumi, l'io narrante della storia. Peccato che il suo racconto si perderà in scene di cui potevamo fare a meno.
Volete sapere altre pecche di questa storia? Vogliamo parlare del sorprendente legame d'amicizia fra un sedicenne e il capo degli yakuza? Amicizia nata nel giro di poche ore, amicizia che si ostenta come se le avessero passate tutte loro, amicizia che si celebra con una specie di rito da innamorati che brindano sulla propria torta nuziale. Oh, quanta scena che viene ostentata in una tranquilla conversazione, o in una partita di baseball o in una passeggiata allo zoo! Rapporti che sono intensificati solo ed esclusivamente dalle parole, incessanti, pompose e fondamentalmente vuote.
Agli attaccamenti emotivi improbabili si accompagnano situazioni e azioni al limite del melodramma... Speravano di commuoverci? Sono poco plausibili.
La componente decisamente più plausibile è il comparto tecnico. Il doppiaggio è abbastanza riuscito in quello che doveva aiutare alla costruzione della rappresentazione dei personaggi in tutta la loro essenza - che poi è stata sputtanata nella sceneggiatura. Le musichette simpatiche che accompagnano le scene clou hanno un ritmo lento e ripetitivo, che ti lasciano stranita. Dunque riescono egregiamente nel loro intento, e una particolare menzione merita la OST, che si intitola Teddy.
Per quanto riguarda la grafica, nulla da eccepire. Si muove fluida, luminosa e accurata. E' la qualità che risalta all'occhio. Il character design è visibilmente moderno (non ci è nuovo, visti gli anime degli ultimi anni), i visi tondi e vivaci si piazzano sulle figure dai tratti distintivi.
Forse è proprio per l'impeccabile presentazione che la mia valutazione non è del tutto pessima. Bisogna tener conto che le premesse - e anche l'ultimissimo episodio - hanno una loro ragion d'essere, che se fosse stata portata avanti secondo il medesimo livello contenutistico, non mi avrebbe dato modo di pensare a Kamisama no memo chou come a un'occasione mancata, priva di mordente nel suo percorso narrativo.