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Un'incantevole giornata ha inizio, e a occupare lo schermo è una ragazza che corre. La sua immagine sfreccia spedita e splendente. Sembrerebbe una ragazza qualunque, se non fosse che tra le sue caratteristiche - a parte i capelli corti e una certa passione per l'atletica - c'è il fatto che Hitomi Kanzaki legge i tarocchi. Ah! Dimenticavo. Altra peculiarità di questa ragazza è una forte infatuazione verso il suo senpai Amano. Per quanto la visibilità di quest'ultimo duri nemmeno una puntata, comparirà spesso durante i restati 25 episodi. La sua immagine ci verrà proposta e riproposta tra i sospiri della giovane fanciulla dai misteriosi poteri da chiaroveggente. Il suo sentimento sembra così imperituro che, non contenta, l'insipida ragazzina dal ciondolo enigmatico e dal cuore gentile, durante tutta la serie sposterà le sue attenzione verso più elementi maschili, ogni volta con una certa ossessione per il melodrammatico sentimento inespresso e, ogni volta, sarà sempre sul punto di fare sembrare la cotta di turno il suo vero eterno amore.

Ma proseguendo con la storia - il cui imperdonabile errore è aver messo una ragazzina tanto inconsistente e frivola a capo della trama -, I cieli di Escaflowne, anno 1996, si presenta come un titolo di spessore per il decennio in cui ha avuto luce. Attratta da tutto questo vociferare, mi sono apprestata a visionarlo con molta curiosità. Scopro sin da subito che gli episodi si lasciano seguire l'uno dopo l'altro con costante fluidità, ma è innegabile un mio certo fastidio verso i personaggi, accompagnati, poi, da un'apatia verso una trama tanto ricca, ma che fa presto a dissolvere in nulla i propri spunti narrativi. Numerosi sono stati gli espedienti architettati, davvero interessanti nel loro nascere, che rendono perplessi per come vengono sviluppati e, infine, sbigottiscono nel morire in un nulla di fatto. Citazioni, flashback, racconti storici e mitologici che lasciano il tempo che trovano. Rivelazioni di paternità sospette di cui non si fa nulla. Apparizioni di personaggi creduti dispersi, che passano dall'essere nemici a familiari affettuosi. Scoprire come il ciondolo magico di Hitomi sia giunto a lei da un altro mondo, in maniera stramba, solo affinché un pendaglio luminoso giungesse nelle mani di una teenager impersonale catapultata in un altro mondo e (incredibilmente) indispensabile ai fini della storia.

Tutto ciò - e molto altro, a dire il vero - ha portato al concretarsi di un simile destino per cui i personaggi non sono mai lasciati al caso. Ci viene sempre spesa una spiegazione su ognuno di loro. Peccato che questa spiegazione non fa abbastanza luce sui fatti, o almeno, la luce di cui vengono illuminati ha delle ombre d'improbabilità, nonché un effetto vacuo sulle situazioni future. Insomma, la serie avrà certo avuto un impatto ai suoi tempi, e forse se l'avessi visionata in un'età in cui mi sarei posta meno domande e avrei creduto senza remore a tutto ciò che avessi visto (con la fiducia tipica dei primi anni di vita), l'avrei apprezzata abbastanza. Ma la serie ha fatto il suo tempo, e determinati spettatori attendono una trama con una cognizione di causa più solida, e con degli effetti decisivi. Mentre "Escaflowne" sembra donare al pubblico un concentrato di idee affascinanti, di spessore, per poi farle perire in un niente di fatto ben poco convincente.
I personaggi, l'uno dopo l'altro, mostrano la propria immagine stereotipata, e sono proprio loro la componente negativa della sceneggiatura. Se la storia avesse tralasciato le continue inversioni di rotta sentimentali, e si fossa data la pena di sviluppare coerentemente le tematiche seminate qui e là, con qualcosa di meno improbabile, ne sarebbe uscita migliore. Di certo, l'unico elemento armonioso con le capacità della suddetta storia che spicca traballante il volo, è Van. Il principe Van coraggioso e tenace, pronto a difendere il suo regno con la foga della gioventù e della testa calda e il cuore pieno di ferite e rancori. Van, intrepido e gentile, la cui caratterizzazione è la più umana possibile. Mostra diversi lati del carattere, e una crescita interiore visibile. Sembra l'unico attore congegnato perfettamente per il teatrino maestoso e imponente che si svolge sul pianeta Gaia.

Certamente, per quanto ci si possa lavorare sopra, il contenuto narrativo carente rimarrà sempre anni luce distante dal comparto tecnico. Per gli anni che ha, merita il confronto con altri suoi coetanei. Le immagini di susseguono ottimamente in tutti le visioni evanescenti di Hitomi, o i ricordi del passato dei protagonisti. Ma, più rilevante fra tutti, è il sonoro che si avvale di artisti talentuosi come Yoko Kanno. Le musiche presentano a dovere le molteplici sfaccettature di cui si tinge la trama. C'è una variante per ogni scena e azione, che riesce a caricare di dinamicità il momento propizio aiutando a percepire l'atmosfera della vicenda (più di quanto la sceneggiatura sia riuscita a realizzare).

Concludo asserendo che la realizzazione tecnica di "Escaflowne" è senz'altro impeccabile, e lo può notare anche un occhio non propriamente esperto. Tutta la sua disgrazia sta nella storia che si presta a tante belle idee, ma che porta avanti in maniera dubbia. Ancora più dubbi sono i personaggi che muovono i fili della trama. Tutta la combriccola, chi più chi meno, sembra volere concentrare l'attenzione sulle loro piccole scaramucce di vita quotidiana, o ancor peggio sui loro facili sbalzi emotivi portati avanti da personalità prevedibili e scoccianti. A parer mio, le basi c'erano anche per quanto riguarda il contenuto, ma andavano riscritte di sana pianta.