Recensione
Paradise Kiss
10.0/10
Recensione di Turboo Stefo
-
L'anime di 13 episodi "Paradise Kiss", animato dallo Studio Madhouse, ripercorre gli eventi del manga firmato da Ai Yazawa (autrice di "Nana"), in una sorta di sequel che si lega in modo leggero a "I Cortili del Cuore", risultando di fatto una serie a se stante con dei piccoli rimandi per deliziare i fan del precedente lavoro.
Yukari è una ragazza come tante, annoiata dal suo ultimo anno di superiori, con una cotta per un ragazzo e indecisa sul suo futuro, decisa solo a fare felici i propri genitori. Tuttavia la sua vita e lei stessa stanno per cambiare, quando conoscerà casualmente l'Atelier "Parakiss", dove strani ragazzi dall'aria ambigua sfogano la loro passione per la moda e la sartoria e le chiedono di fargli da modella.
La storia colpisce subito per la sua atmosfera che ben circonda l'atipico romanticismo che la permea, dove personaggi ambigui e stravaganti rendono la protagonista ancora più insicura di se stessa, ma al contempo la incuriosiscono grazie alla loro libertà e alla loro passione.
In tutto questo si sviluppa in modo efficace il rapporto tra i due protagonisti, mentre i comprimari avranno delle piccole ma riuscite divagazioni che approfondiscono le loro gradevoli caratterizzazioni - seppur l'affascinante eccentricità complessiva possa risultare leggermente eccessiva. Il tutto tramite uno stile narrativo che ben bilancia il ritmo sostenuto lasciando comunque il giusto tempo alle diverse situazioni, dando vita così a un'evoluzione continua e mai noiosa o precipitosa, fino all'eccellente finale, dove regala una forte e intesa sequela di emozioni e sorprenderà con il suo cinico realismo.
Tuttavia l'anime non risulta solo un'appassionante racconto di una ragazza che inizia a dirigere la sua vita, che scopre la bellezza di avere un sogno e seguirlo per quanto duro possa essere, o che finalmente scopre il peccaminoso gioco dell'amore. L'intera serie di "Paradise Kiss" è un viaggio che simboleggia il passaggio dall'adolescenza all'età adulta: l'immagine di Yukari che cede ai giochi e al fascino di George rispecchia il lascivo abbraccio tra l'esistenza e la maturità nella quale si inizia a vivere la propria vita, secondo i propri princìpi e i propri desideri, scoprendo inoltre i piaceri che questo mondo ha da offrire, compresi quelli carnali.
La direzione artistica di Osamu Kobayashi (già noto per la regia di "Beck") riesce a comprendere ed esprimere al meglio l'essenza più profonda di "Paradise Kiss". Le inquadrature, insistenti nei primi piani e accurate nelle loro ricercate angolazioni, esaltano efficacemente la diversa indole dei momenti, aumentando esponenzialmente la capacità espressiva dei personaggi e dell'atmosfera creatasi, grazie anche alle decisioni stilistiche, come le leggere sfumature che regalano un fascino onirico alle ambientazioni, le trame digitalizzate e i colori freddi ma intensi, con una sensibile predilezione per le sfumature blu e turchese: due colori che vengono associati a personalità affini a quella della protagonista (insicura, sensibile e talvolta infantile), e - nella cromoterapia - simboleggianti lo spirito artistico, il medesimo che caratterizza George.
La colonna sonora è nel complesso gradevole, seppur piuttosto sobria e non particolarmente incisiva, lasciando spesso spazio ai più significativi silenzi.
A dare maggior lustro saranno le perfette sigle che apriranno e chiuderanno ogni episodio. L'opening "Lonely in Gorgeus" risulta affine alla serie e predispone lo spettatore nel giusto stato d'animo, con il suo ritmo orecchiabile, mentre il podio spetta alla "Do You Want To" del gruppo indie-rock scozzese dei Franz Ferdinand, una canzone tanto semplice quanto accattivante nella sua musica e nei suoi testi, ma perfettamente in linea con il messaggio a cui anela "Paradise Kiss", che chiude in modo perfetto gli episodi grazie anche al simpatico filmato che l'accompagna.
Il doppiaggio italiano offre un ottimo adattamento e delle eccellenti interpretazioni che, insieme all'ottima scelta delle voci, riescono a rispecchiare perfettamente i vari personaggi - compresi i più ambigui - e la loro tipica indole verbale.
La forte anima stilistica e la profonda regia sono come la Jaguar E-type vintage del protagonista George: un mezzo affascinante ed elegante, animato da un motore grintoso, sfruttato per portare lo spettatore (e la protagonista) in un ambiguo e fascinoso viaggio verso la maturazione, nel passaggio verso l'età adulta nel quale si prende consapevolezza di se stessi, dei propri desideri e dei sogni, iniziando a pensare in modo onesto e sincero a come desideriamo dirigere la nostra vita.
"Paradise Kiss" è un anime appassionante e profondo, in senso letterale e registico, che non mancherà di farsi apprezzare nella sua forma più diretta e quella più intima.
Yukari è una ragazza come tante, annoiata dal suo ultimo anno di superiori, con una cotta per un ragazzo e indecisa sul suo futuro, decisa solo a fare felici i propri genitori. Tuttavia la sua vita e lei stessa stanno per cambiare, quando conoscerà casualmente l'Atelier "Parakiss", dove strani ragazzi dall'aria ambigua sfogano la loro passione per la moda e la sartoria e le chiedono di fargli da modella.
La storia colpisce subito per la sua atmosfera che ben circonda l'atipico romanticismo che la permea, dove personaggi ambigui e stravaganti rendono la protagonista ancora più insicura di se stessa, ma al contempo la incuriosiscono grazie alla loro libertà e alla loro passione.
In tutto questo si sviluppa in modo efficace il rapporto tra i due protagonisti, mentre i comprimari avranno delle piccole ma riuscite divagazioni che approfondiscono le loro gradevoli caratterizzazioni - seppur l'affascinante eccentricità complessiva possa risultare leggermente eccessiva. Il tutto tramite uno stile narrativo che ben bilancia il ritmo sostenuto lasciando comunque il giusto tempo alle diverse situazioni, dando vita così a un'evoluzione continua e mai noiosa o precipitosa, fino all'eccellente finale, dove regala una forte e intesa sequela di emozioni e sorprenderà con il suo cinico realismo.
Tuttavia l'anime non risulta solo un'appassionante racconto di una ragazza che inizia a dirigere la sua vita, che scopre la bellezza di avere un sogno e seguirlo per quanto duro possa essere, o che finalmente scopre il peccaminoso gioco dell'amore. L'intera serie di "Paradise Kiss" è un viaggio che simboleggia il passaggio dall'adolescenza all'età adulta: l'immagine di Yukari che cede ai giochi e al fascino di George rispecchia il lascivo abbraccio tra l'esistenza e la maturità nella quale si inizia a vivere la propria vita, secondo i propri princìpi e i propri desideri, scoprendo inoltre i piaceri che questo mondo ha da offrire, compresi quelli carnali.
La direzione artistica di Osamu Kobayashi (già noto per la regia di "Beck") riesce a comprendere ed esprimere al meglio l'essenza più profonda di "Paradise Kiss". Le inquadrature, insistenti nei primi piani e accurate nelle loro ricercate angolazioni, esaltano efficacemente la diversa indole dei momenti, aumentando esponenzialmente la capacità espressiva dei personaggi e dell'atmosfera creatasi, grazie anche alle decisioni stilistiche, come le leggere sfumature che regalano un fascino onirico alle ambientazioni, le trame digitalizzate e i colori freddi ma intensi, con una sensibile predilezione per le sfumature blu e turchese: due colori che vengono associati a personalità affini a quella della protagonista (insicura, sensibile e talvolta infantile), e - nella cromoterapia - simboleggianti lo spirito artistico, il medesimo che caratterizza George.
La colonna sonora è nel complesso gradevole, seppur piuttosto sobria e non particolarmente incisiva, lasciando spesso spazio ai più significativi silenzi.
A dare maggior lustro saranno le perfette sigle che apriranno e chiuderanno ogni episodio. L'opening "Lonely in Gorgeus" risulta affine alla serie e predispone lo spettatore nel giusto stato d'animo, con il suo ritmo orecchiabile, mentre il podio spetta alla "Do You Want To" del gruppo indie-rock scozzese dei Franz Ferdinand, una canzone tanto semplice quanto accattivante nella sua musica e nei suoi testi, ma perfettamente in linea con il messaggio a cui anela "Paradise Kiss", che chiude in modo perfetto gli episodi grazie anche al simpatico filmato che l'accompagna.
Il doppiaggio italiano offre un ottimo adattamento e delle eccellenti interpretazioni che, insieme all'ottima scelta delle voci, riescono a rispecchiare perfettamente i vari personaggi - compresi i più ambigui - e la loro tipica indole verbale.
La forte anima stilistica e la profonda regia sono come la Jaguar E-type vintage del protagonista George: un mezzo affascinante ed elegante, animato da un motore grintoso, sfruttato per portare lo spettatore (e la protagonista) in un ambiguo e fascinoso viaggio verso la maturazione, nel passaggio verso l'età adulta nel quale si prende consapevolezza di se stessi, dei propri desideri e dei sogni, iniziando a pensare in modo onesto e sincero a come desideriamo dirigere la nostra vita.
"Paradise Kiss" è un anime appassionante e profondo, in senso letterale e registico, che non mancherà di farsi apprezzare nella sua forma più diretta e quella più intima.