Recensione
Toaru Hikuushi e no Tsuioku
8.0/10
"Toaru Hikuushi e no Tsuioku " viene tradotto in inglese con il titolo "The Princess and the Pilot". La traduzione, insieme all'immagine di copertina di cui sopra, sebbene corretta induce facilmente in errore.
Il film non è la storia d'amore tra un anonimo pilota e la bella principessa (disneyana) di turno, tutt'altro. Già il colore dei capelli e gli orecchini di lei (vedi "Nausica nella valle del vento" e "Banner of the Star") ci dovrebbero mettere sull'avviso sul vero carattere che gli autori le vogliono imprimere. Per creare una buona regina, comunque, ci vuole un episodio sconvolgente, che, come i colpi del martello sulla forgia creanti buone spade, fortifichi la volontà al suo ricordo. Questo film è il racconto di quell'episodio.
Il film si apre con una principessa apatica e rispettosissima degli ordini paterni e si conclude con una regina che rimarrà nelle cronache storiche di entrambi gli imperi in guerra. Per quanto riguarda l'idea della necessità di questo percorso e delle responsabilità che ne derivano, basta fare il confronto con il di lei promesso sposo, che definirlo deficiente è giusto se non poco.
Nell'ora e quaranta del film ci viene dato uno scorcio di un mondo in guerra, un mondo che, a giudicare dai mezzi di combattimento, ha scoperto da poco l'aeronautica e ha incominciato a capirne le piene potenzialità controvoglia. Questo si nota da alcuni dettagli, come ad esempio il fatto che i piloti siano considerati a perdere e vengano usate anche le disprezzate classi sociali inferiori. Considerate che fino all'inizio della seconda guerra mondiale il volo era considerato esclusiva dei "cavalieri del cielo" e solo la battaglia d'Inghilterra ha sterminato questa concezione.
Il fatto che nel film quest'illusione sia ancora viva si desume da due episodi.
Nel primo sono tre battute fra il protagonista e i suoi superiori. Alla domanda "come hai imparato a volare?", alla risposta "osservando gli altri" viene immediatamente ribattuto "un ladro, dunque".
Nel secondo si interrompe un combattimento sanguinario per fare un duello aereo tra il protagonista e il suo miglior avversario "come da tradizione".
Il grande protagonista del film è comunque il cielo e il volo in esso. L'aereo con tutti i suoi limiti dà l'impressione del grande amore che dovevano avere tutti i piloti per il loro mezzo. Persino nelle battaglie (tutte o quasi fatte con manovre tecnicamente possibili) l'aereo sembra ballare su un palcoscenico infinito.
Per quanto riguarda la storia d'amore, devo dire che difficilmente ho visto dei character così in controllo di loro stessi. Non nel senso vittoriano del termine, secondo cui la donna dalla testa in giù non esisteva, ma con passioni forti e controllate sebbene presenti e intuite in sguardi e azioni.
Considero questo, quindi, un film completo e soddisfacente, che tocca tutti i punti richiesti dalla sceneggiatura e dal cuore dello spettatore.
Il film non è la storia d'amore tra un anonimo pilota e la bella principessa (disneyana) di turno, tutt'altro. Già il colore dei capelli e gli orecchini di lei (vedi "Nausica nella valle del vento" e "Banner of the Star") ci dovrebbero mettere sull'avviso sul vero carattere che gli autori le vogliono imprimere. Per creare una buona regina, comunque, ci vuole un episodio sconvolgente, che, come i colpi del martello sulla forgia creanti buone spade, fortifichi la volontà al suo ricordo. Questo film è il racconto di quell'episodio.
Il film si apre con una principessa apatica e rispettosissima degli ordini paterni e si conclude con una regina che rimarrà nelle cronache storiche di entrambi gli imperi in guerra. Per quanto riguarda l'idea della necessità di questo percorso e delle responsabilità che ne derivano, basta fare il confronto con il di lei promesso sposo, che definirlo deficiente è giusto se non poco.
Nell'ora e quaranta del film ci viene dato uno scorcio di un mondo in guerra, un mondo che, a giudicare dai mezzi di combattimento, ha scoperto da poco l'aeronautica e ha incominciato a capirne le piene potenzialità controvoglia. Questo si nota da alcuni dettagli, come ad esempio il fatto che i piloti siano considerati a perdere e vengano usate anche le disprezzate classi sociali inferiori. Considerate che fino all'inizio della seconda guerra mondiale il volo era considerato esclusiva dei "cavalieri del cielo" e solo la battaglia d'Inghilterra ha sterminato questa concezione.
Il fatto che nel film quest'illusione sia ancora viva si desume da due episodi.
Nel primo sono tre battute fra il protagonista e i suoi superiori. Alla domanda "come hai imparato a volare?", alla risposta "osservando gli altri" viene immediatamente ribattuto "un ladro, dunque".
Nel secondo si interrompe un combattimento sanguinario per fare un duello aereo tra il protagonista e il suo miglior avversario "come da tradizione".
Il grande protagonista del film è comunque il cielo e il volo in esso. L'aereo con tutti i suoi limiti dà l'impressione del grande amore che dovevano avere tutti i piloti per il loro mezzo. Persino nelle battaglie (tutte o quasi fatte con manovre tecnicamente possibili) l'aereo sembra ballare su un palcoscenico infinito.
Per quanto riguarda la storia d'amore, devo dire che difficilmente ho visto dei character così in controllo di loro stessi. Non nel senso vittoriano del termine, secondo cui la donna dalla testa in giù non esisteva, ma con passioni forti e controllate sebbene presenti e intuite in sguardi e azioni.
Considero questo, quindi, un film completo e soddisfacente, che tocca tutti i punti richiesti dalla sceneggiatura e dal cuore dello spettatore.