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"Una famiglia dove c'è sole, vento e umanità è semplice, ma basterà. E al momento in cui servirà, lotta per la libertà, difendi te e chi non può. Se semini amore, l'amore ti tornerà."
Nella giungla e nella savana Africana vige la legge del più forte da millenni. Da sempre la catena alimentare è l'unica trama a legare a doppio filo ogni essere vivente con tutti gli altri. Ogni mattina, in Africa, una gazzella si svegl... Ok, basta.
Perché è inutile stare qui a mettere in mostra le bellezze filosofiche e naturali dell'Africa quando la natura africana la difende un perfetto imbecille che vola sfruttando l'elasticità della pelle dei suoi genitali.
Tar-chan è stato abbandonato nel continente nero (paraponzi ponzi pò) da neonato, ed è stato allevato dalle scimmie, due in particolare: Etekichi, uno scimpanzé pervertito (vizio che verrà poi trasferito al figliolo) e Gori-san, un gorillone che ha addestrato il giovane al combattimento, e considerato il fisico da culturista, l'ha addestrato un gran bene. Divenuto adulto, Tar-chan ha incontrato Jane, una bellissima modella che, innamoratasi di lui, ha deciso di lasciare tutto e vivere nella savana col suo selvaggio compagno... Peccato che in sei anni la splendida Jane abbia cambiato forma, passando da Venere di Milo a Venere di Willendorf, senza contare l'autorità che la porta a far sgobbare sempre e comunque l'amato.
Queste le premesse narrative su cui si basa Jungle King Tar-chan, trasposizione animata del manga di Tokuhiro Masaya.
L'umorismo della serie è "primordiale" proprio come il suo protagonista: toilet humour, gag a sfondo più o meno sexy e ignoranza allo stato puro, eppure questo tipo d'umorismo (agli occhi di uno come me, che non lo ama particolarmente, anzi) risulta più che azzeccato e contestualizzato all'interno della serie, tanto che una sua eventuale rimozione ne snaturerebbe l'essenza.
Ma non solo di risate è composta questa serie, che come da contratto Jump da un certo punto in avanti si dedica ai combattimenti, ai tornei, alle nuove amicizie, alleanze e rivalità. Questo però non porta ad una perdita d'identità, anzi, fortunatamente l'autore originale del manga è stato capace di mantenere l'umorismo delirante per tutto l'arco della storia, inserendolo anche in momenti "inopportuni" come lo scontro con un nemico particolarmente ostico, andando a creare un'atmosfera sempre più "familiare", dove lo spettatore si abitua ai comportamenti strambi dei protagonisti e si affeziona ad ogni tic, ad ogni vizio, ad ogni follia e ad ogni lato del loro carattere.
Ma un po' sorprendentemente, visto il genere di opera in questione, nel corso della serie c'è anche ampio spazio per una profonda introspezione psicologica del protagonista che, da buon figlio della giungla, è come un animale, vive d'istinto e non riesce a concepire cose come la crudeltà, l'avidità, la malvagità, e trovandoseli davanti nei suoi viaggi in giro per il mondo sarà inevitabilmente portato a fare riflessioni sull'assurdità del mondo degli umani rispetto all'onesta (seppur cruenta) realtà dell'ecosistema Africano, dove "un leone uccide per mangiare, è triste ma è una legge della natura, ma a che cosa serve uccidere per il potere? Perché le persone sono avide e fanno del male non necessario per pura ingordigia?". Questo gli causerà anche delle crisi interiori più o meno profonde, visto che è un uomo fuori dal mondo che si ritrova dinanzi a quella che, per lui, è pura follia.
Grande familiarità viene data anche dal ristretto gruppo di personaggi protagonisti, a cui si finisce, presto o tardi, per affezionarsi in maniera più o meno omogenea, al punto d'arrivare all'ultima puntata consapevoli che costoro ci mancheranno.
Tecnicamente parlando la serie sorprende, perché pur essendo di buona lunghezza (50 episodi tondi tondi) mantiene delle animazioni fluide e spettacolari per la stragrande maggioranza delle sue puntate: inoltre, i combattimenti sono perlopiù realistici, raramente si vedono personaggi che utilizzano tecniche sovrumane o paranormali, e anche quando questo avviene comunque questi stili di combattimento vengono giustificati o contestualizzati.
Questo permette agli animatori di dare sfogo a tecniche di lotta realmente esistenti e verosimili, che, coadiuvate da una realizzazione tecnica di prim'ordine, rendono le battaglie estremamente godibili e variegate (perché le tecniche di lotta usate dipenderanno molto dal luogo dove si svolge il torneo: ci saranno più mosse di Kung-fu in Cina, così come ci si concentrerà di più sul Wrestling in America).
Il character design è molto curato, con fisici scultorei per la gran parte dei maschietti e gran curve per le femminucce: questo è probabilmente legato alla grande passione dell'autore del manga per il bodybuilding, che riversa in quella che è la sua opera magna.
Musicalmente parlando l'anime si difende alla perfezione, sia per quel che riguarda le sigle (due di testa e tre di coda) sia per quel che invece concerne le musiche di sottofondo. La prima opening s'insinua nella mente di chi ascolta in maniera inesorabile, colpendo sin da subito con quella sequenza di pose del protagonista accompagnate da tamburi Africani, mentre la seconda ha dei toni più emozionanti e fa ben da sfondo alla parte conclusiva della serie. La prima ending, di contro, ha dei toni molto romantici, con sonorità tipiche della fine degli anni '80/primi anni '90, la seconda stupisce sia visivamente che musicalmente, essendo sostanzialmente un video dal vivo di un pezzo di musica elettronica, mentre la terza ricalca di più le atmosfere fuori di testa della serie con i suoi colori pastello e il design super-deformed, mentre passa una musica simil-reggae divertente e rilassante, quasi "da spiaggia".
Anche le BGM sanno fare egregiamente il loro dovere, sia che si tratti di accompagnare scene comiche sia che ci sia da commuovere lo spettatore con scene drammatiche. Eh si, perché come accennato in precedenza parlando dell'introspezione del protagonista, non tutto sarà rose e fiori nel corso della serie, anzi, spesso capiteranno eventi particolarmente drammatici che aumenteranno il trasporto dello spettatore verso gli eroi e i nemici di questa vicenda.
Cos'è, in conclusione, "Jungle King Tar-chan"? Una serie a base di humour grezzo? Un battle shonen classico tutto amicizia e forza d'animo? Diciamo tutti e due, perché l'autore è stato abilissimo a trasformare la sua serie da slice of life comico ambientato nella savana a serie di combattimento con tornei, amici, rivali, colpi di scena, tradimenti e pentimenti vari. Ed è una cosa che non va banalizzata perché nel suo piccolo quest'anime riesce ad entrare nel cuore dello spettatore e a farlo affezionare alla Tar-chan Family, al punto che nel momento dell'addio la lacrimuccia scappa inevitabile, provocando nell'animo di chi guarda una sorta di nostalgia per quell'ambiente selvaggio e amichevole che, per cinquanta episodi, è stato la nostra casa, e per quegli eroi, animali e mattacchioni che sono stati la nostra famiglia.

P.S.: al manga originale lavorò, come assistente, un certo Eiichiro Oda. Affrontando la visione con questo dettaglio bene in mente, non si può non notare come quest'autore sulla cresta dell'onda (è proprio il caso di dirlo, visto di cosa parla la sua opera) debba molto a Tar-chan, per quel che riguarda alcune scelte di caratterizzazione, strutturazione delle gag e delle trame.