Recensione
Gintama
10.0/10
"Gintama" è un anime di 201 + 51 + 13 = 265 episodi - lo sto recensendo tutto - tratto dall'omonimo manga di Hideaki Sorachi pubblicato su Weekly Shonen Jump. Shonen dai connotati fortemente parodico-demenziali, consta di una trasmissione che va dal 2006 ad oggi - e che io mi auguro perduri -, di uno special (2008) e di ben due film. In Italia sono stati acquisiti i diritti da Dynit per un totale di soli quarantanove episodi. Dico "soli" perché la cosa mi rammarica un po', da un lato. Dall'altro, io sono perfettamente consapevole del motivo per cui non si estendono i diritti, quantomeno, all'interezza della prima serie. "Gintama" è un prodotto molto particolare. I primi episodi sono introduttivi, e facilmente adattabili a un pubblico - oserei dire - interplanetario. Gli altri richiedono un'approfondita conoscenza della cultura giapponese, specialmente quella attuale, un elevato "livello nerd" e, soprattutto, una decisa apertura mentale. Quindi, mi sembra logico che si abbia paura di fronte a un'acquisizione che richiederebbe un lavoro doppio e doppiamente faticoso - sarebbero necessari una nota ogni tre battute e un doppiaggio dall'adattamento record. Non che io non abbia apprezzato quello dei quarantanove episodi Dynit, anzi. Mai voci furono più azzeccate, di un estro ugualmente divertente e trascinante - anche se incomparabile con quello originale.
La trama si concentra su Gintoki Sakata, sulle avventure del suo Yorozuya - in Italia, Agenzia Tuttofare - e si ambienta in una Tokyo ancora Edo e popolata da alieni.
Ogni volta che recensisco un anime/manga di mio gradimento si presenta in me la paura di eccedere con i complimenti e di scadere nell'elogio. Faccio, di conseguenza, un grande sforzo di moderazione per rientrare nei limiti della "decenza" e addurre a metro di valutazione oggettivo delle motivazioni, per l'appunto, oggettive, che legittimino il dare al prodotto il voto elevato che gli spetta e il suo giusto peso in una scala di valori che vada da 1 a 10. E, lungi da me scrivere un Rotolone Regina, ho deciso di esporre oggi quelle preponderanti, quelle che mi hanno indotta a dare a quest'anime un bel 10 in pagella.
"Gintama" è certamente un prodotto dal doppio volto. Il poster del film attualmente nelle sale giapponesi - "Gekijouban Gintama Kanketsuhen: Yorozuya yo Eien Nare" - rende molto bene il concetto. Alla sola apparenza, a un'occhiata disinvolta - più che lecita, sia chiaro -, sembra un anime demenziale, divertente, trascinante, assuefante, capace di portare a risa senza controllo in ogni singolo episodio, nessuno escluso. Ovviamente, ci si diverte solo se ci si abitua al suo tipo di comicità, prettamente orientale e lontana anni luce dalla comicità all'italiana o all'americana a cui siamo abituati.
Ma la medaglia di "Gintama" ha un rovescio di cui nessuno sembra essersi accorto, un lato quanto mai profondo e, letteralmente, spesso. Mi meraviglio che in patria abbia riscosso così tanto successo e consensi, avendo io imparato a conoscere la mentalità e la psicologia di questi Giapponesi. Capisco che non l'abbiano fatto i fan italiani, ma non è possibile che proprio loro non se ne siano accorti. Se l'hanno fatto, tanto meglio.
Prima si parlava di rovescio? Adesso parlo di rovesciamento: "Gintama" altro non è che il rovesciamento, puro e semplice, della forma mentis nipponica, di quella logica del samurai per cui "Naruto" è così triste e per cui, il 25 Novembre 1970, quel grande idealista di Kimitake Hiraoka - per ulteriori informazioni, è consultabilissima Wikipedia - fece seppuku alla faccia dei suoi compatrioti. La morale al contrario è semplice e semplicemente devastante. Devi proteggere ciò che ti è caro, ciò che ti appartiene ed è tuo, il tuo mondo, fin dove arriva la punta della tua spada. E non importa se per farlo ti tocca gettare Onore e Orgoglio alle ortiche. Perché non esiste la Grande causa, esiste soltanto la Tua Causa. Perché una singola persona è più importante dell'intero Paese. E chiunque può farlo, perché tutti hanno un bazooka nel cuore.
Gintoki Sakata è l'incarnazione di questa morale. Protagonista insolito, di età decisamente più avanzata rispetto ai suoi colleghi - fa l'occhiolino a Ryo Saeba -, è un personaggio fuori dal comune, di un'eccentricità e di un egocentrismo sconfinati. Il suo vero potere non è il solito attribuito agli eroi di Jump. Anche lui è iperdotato, è vero, ma le sue vere qualità solo esclusivamente emotive e morali. L'unica occasione che gli si presenta di effettuare uno di quei power-up tanto comuni ai suoi predecessori e contemporanei shonen, lui la manda letteralmente 'affanbagno' - povera Zangetsu, rifiutata così! - per rimanere legato alla sua quotidianità.
Tutti, come lui, dovremmo aprire occhi, bocca, orecchie e abbassare la spada quando è giusto farlo. Perché Gintoki sa che le grandi battaglie sono per i burattini, che il passato è passato e che la politica è per burocrati senz'anima - lui, quell'anima che gli attraversa i genitali, vuole proteggerla a tutti i costi e non oserebbe mai rischiare di distruggerla per una battaglia inutile, specialmente se già persa. Persa, perché importante è anche saper perdere. Gintoki perde innumerevoli volte e si rialza ogni volta solo ed esclusivamente per poter vedere, una volta riaperti gli occhi, il mondo che gli è tanto caro.
Ecco. Un'altra - e forse la più importante - delle caratteristiche di "Gintama" è quella di essere ambientato in una società ideale. Fatta di dolore e corruzione, certo, ma anche di persone, multicolori e splendide. Non mi riferisco agli alieni, ma alla popolazione di Kabuki-cho, qui ritratta senza pregiudizi o razzismi di sorta. Barboni, disoccupati, venditori ambulanti, ladri, prostitute, assassini, vecchie "mummie", vedove, travestiti, host e persino donne in senso stretto sono rappresentati come dovrebbero essere visti: come persone comuni, dello stesso livello dello spettatore, ma dotate di un'incredibile dignità, forza di volontà e voglia di vivere.
Hideaki Sorachi è un genio incompreso: è riuscito a realizzare, negli archi narrativi della trama orizzontale, storie di una commozione intensissima - trattando temi importantissimi attraverso simboli e metafore ben costruite - e, in molti episodi autoconclusivi, i migliori racconti familiari e storie d'amore "still better than Twilight". O "Hakuoki". Chi l'ha visto capirà a cosa mi riferisco.
A proposito di Shinsengumi, che mi capita provvidenzialmente in mente, è doveroso parlare della componente storica. Forse la scelta più coraggiosa di Sorachi è stata proprio questa.
Come è ben noto, "Gintama" è ambientato in una Edo molto avanzata dove lo shogunato è ancora in piedi e il periodo Meiji non è mai arrivato. Chi sa qualcosa di storia giapponese potrà capire lo sgomento che ho provato di fronte al primo episodio, quando mi sono vista proiettata in un Giappone che, sì, ha "aperto le gambe", ma i "barbari invasori" sono gli alieni e non quei simpaticoni degli Americani.
Avete la minima idea di cosa abbia significato e significhi, per i Giapponesi, il "trauma Perry" - l'hanno avuto in bocca per tutta la durata della Seconda Guerra Mondiale? Di quanto sia stato sconcertante e devastante vedere il loro imperatore in ginocchio e costretto a tradire firmando dei Trattati, letteralmente, Ineguali? O vedere distrutto il mostro sacro che era lo shogunato, in "Gintama" corrotto fino al midollo - ad eccezione, a quanto pare, dello stesso shogun, più "normale" che mai e soggetto alle migliori "torture quotidiane"? E pensare che l'unico personaggio di "Gintama" che sembra essere calato in questa specifica ottica, Takasugi Shinsuke, è il badass! Così come lo shogunato, inoltre, anche la Shinsengumi - rivediamo persino la famosa "rivolta" - e i movimenti di Katsura e Shinsuke rinascono qui a nuova vita... Per essere presi per i fondelli dall'inizio alla fine. Personaggi realmente esistiti subiscono il suddetto rovesciamento, ed eroi nazionali riescono a diventare maniaci, individui grotteschi che hanno come unico scopo aumentare di grado, ingozzarsi di maionese, curarsi le emorroidi o praticare stalking.
La reale prerogativa di "Gintama" - anime militante oltre ogni limite - non è quella di prendere in giro tutti - o almeno, non solo quella -, ma quella più che coraggiosa di prendere in giro l'identità stessa del Giappone. E il suo vero scopo è quello di insegnare allo spettatore a non prendersi troppo sul serio.
Visto che si parla di un anime, è necessario che io accenni, prima di chiudere, al comparto tecnico. Come in tutte le produzioni longeve tratte da Jump, consta di alti e bassi. Vi sono sia episodi tecnicamente eccellenti che episodi tecnicamente scadenti. Ho già menzionato il doppiaggio, e su questo non mi esprimo più. Rimane la colonna sonora, molto valida e adatta sia all'epica della battaglia che alla vivacità del ritmo comico degli episodi.
Tanto di capello a opening ed ending, speciamente a Pray e Donten.
La trama si concentra su Gintoki Sakata, sulle avventure del suo Yorozuya - in Italia, Agenzia Tuttofare - e si ambienta in una Tokyo ancora Edo e popolata da alieni.
Ogni volta che recensisco un anime/manga di mio gradimento si presenta in me la paura di eccedere con i complimenti e di scadere nell'elogio. Faccio, di conseguenza, un grande sforzo di moderazione per rientrare nei limiti della "decenza" e addurre a metro di valutazione oggettivo delle motivazioni, per l'appunto, oggettive, che legittimino il dare al prodotto il voto elevato che gli spetta e il suo giusto peso in una scala di valori che vada da 1 a 10. E, lungi da me scrivere un Rotolone Regina, ho deciso di esporre oggi quelle preponderanti, quelle che mi hanno indotta a dare a quest'anime un bel 10 in pagella.
"Gintama" è certamente un prodotto dal doppio volto. Il poster del film attualmente nelle sale giapponesi - "Gekijouban Gintama Kanketsuhen: Yorozuya yo Eien Nare" - rende molto bene il concetto. Alla sola apparenza, a un'occhiata disinvolta - più che lecita, sia chiaro -, sembra un anime demenziale, divertente, trascinante, assuefante, capace di portare a risa senza controllo in ogni singolo episodio, nessuno escluso. Ovviamente, ci si diverte solo se ci si abitua al suo tipo di comicità, prettamente orientale e lontana anni luce dalla comicità all'italiana o all'americana a cui siamo abituati.
Ma la medaglia di "Gintama" ha un rovescio di cui nessuno sembra essersi accorto, un lato quanto mai profondo e, letteralmente, spesso. Mi meraviglio che in patria abbia riscosso così tanto successo e consensi, avendo io imparato a conoscere la mentalità e la psicologia di questi Giapponesi. Capisco che non l'abbiano fatto i fan italiani, ma non è possibile che proprio loro non se ne siano accorti. Se l'hanno fatto, tanto meglio.
Prima si parlava di rovescio? Adesso parlo di rovesciamento: "Gintama" altro non è che il rovesciamento, puro e semplice, della forma mentis nipponica, di quella logica del samurai per cui "Naruto" è così triste e per cui, il 25 Novembre 1970, quel grande idealista di Kimitake Hiraoka - per ulteriori informazioni, è consultabilissima Wikipedia - fece seppuku alla faccia dei suoi compatrioti. La morale al contrario è semplice e semplicemente devastante. Devi proteggere ciò che ti è caro, ciò che ti appartiene ed è tuo, il tuo mondo, fin dove arriva la punta della tua spada. E non importa se per farlo ti tocca gettare Onore e Orgoglio alle ortiche. Perché non esiste la Grande causa, esiste soltanto la Tua Causa. Perché una singola persona è più importante dell'intero Paese. E chiunque può farlo, perché tutti hanno un bazooka nel cuore.
Gintoki Sakata è l'incarnazione di questa morale. Protagonista insolito, di età decisamente più avanzata rispetto ai suoi colleghi - fa l'occhiolino a Ryo Saeba -, è un personaggio fuori dal comune, di un'eccentricità e di un egocentrismo sconfinati. Il suo vero potere non è il solito attribuito agli eroi di Jump. Anche lui è iperdotato, è vero, ma le sue vere qualità solo esclusivamente emotive e morali. L'unica occasione che gli si presenta di effettuare uno di quei power-up tanto comuni ai suoi predecessori e contemporanei shonen, lui la manda letteralmente 'affanbagno' - povera Zangetsu, rifiutata così! - per rimanere legato alla sua quotidianità.
Tutti, come lui, dovremmo aprire occhi, bocca, orecchie e abbassare la spada quando è giusto farlo. Perché Gintoki sa che le grandi battaglie sono per i burattini, che il passato è passato e che la politica è per burocrati senz'anima - lui, quell'anima che gli attraversa i genitali, vuole proteggerla a tutti i costi e non oserebbe mai rischiare di distruggerla per una battaglia inutile, specialmente se già persa. Persa, perché importante è anche saper perdere. Gintoki perde innumerevoli volte e si rialza ogni volta solo ed esclusivamente per poter vedere, una volta riaperti gli occhi, il mondo che gli è tanto caro.
Ecco. Un'altra - e forse la più importante - delle caratteristiche di "Gintama" è quella di essere ambientato in una società ideale. Fatta di dolore e corruzione, certo, ma anche di persone, multicolori e splendide. Non mi riferisco agli alieni, ma alla popolazione di Kabuki-cho, qui ritratta senza pregiudizi o razzismi di sorta. Barboni, disoccupati, venditori ambulanti, ladri, prostitute, assassini, vecchie "mummie", vedove, travestiti, host e persino donne in senso stretto sono rappresentati come dovrebbero essere visti: come persone comuni, dello stesso livello dello spettatore, ma dotate di un'incredibile dignità, forza di volontà e voglia di vivere.
Hideaki Sorachi è un genio incompreso: è riuscito a realizzare, negli archi narrativi della trama orizzontale, storie di una commozione intensissima - trattando temi importantissimi attraverso simboli e metafore ben costruite - e, in molti episodi autoconclusivi, i migliori racconti familiari e storie d'amore "still better than Twilight". O "Hakuoki". Chi l'ha visto capirà a cosa mi riferisco.
A proposito di Shinsengumi, che mi capita provvidenzialmente in mente, è doveroso parlare della componente storica. Forse la scelta più coraggiosa di Sorachi è stata proprio questa.
Come è ben noto, "Gintama" è ambientato in una Edo molto avanzata dove lo shogunato è ancora in piedi e il periodo Meiji non è mai arrivato. Chi sa qualcosa di storia giapponese potrà capire lo sgomento che ho provato di fronte al primo episodio, quando mi sono vista proiettata in un Giappone che, sì, ha "aperto le gambe", ma i "barbari invasori" sono gli alieni e non quei simpaticoni degli Americani.
Avete la minima idea di cosa abbia significato e significhi, per i Giapponesi, il "trauma Perry" - l'hanno avuto in bocca per tutta la durata della Seconda Guerra Mondiale? Di quanto sia stato sconcertante e devastante vedere il loro imperatore in ginocchio e costretto a tradire firmando dei Trattati, letteralmente, Ineguali? O vedere distrutto il mostro sacro che era lo shogunato, in "Gintama" corrotto fino al midollo - ad eccezione, a quanto pare, dello stesso shogun, più "normale" che mai e soggetto alle migliori "torture quotidiane"? E pensare che l'unico personaggio di "Gintama" che sembra essere calato in questa specifica ottica, Takasugi Shinsuke, è il badass! Così come lo shogunato, inoltre, anche la Shinsengumi - rivediamo persino la famosa "rivolta" - e i movimenti di Katsura e Shinsuke rinascono qui a nuova vita... Per essere presi per i fondelli dall'inizio alla fine. Personaggi realmente esistiti subiscono il suddetto rovesciamento, ed eroi nazionali riescono a diventare maniaci, individui grotteschi che hanno come unico scopo aumentare di grado, ingozzarsi di maionese, curarsi le emorroidi o praticare stalking.
La reale prerogativa di "Gintama" - anime militante oltre ogni limite - non è quella di prendere in giro tutti - o almeno, non solo quella -, ma quella più che coraggiosa di prendere in giro l'identità stessa del Giappone. E il suo vero scopo è quello di insegnare allo spettatore a non prendersi troppo sul serio.
Visto che si parla di un anime, è necessario che io accenni, prima di chiudere, al comparto tecnico. Come in tutte le produzioni longeve tratte da Jump, consta di alti e bassi. Vi sono sia episodi tecnicamente eccellenti che episodi tecnicamente scadenti. Ho già menzionato il doppiaggio, e su questo non mi esprimo più. Rimane la colonna sonora, molto valida e adatta sia all'epica della battaglia che alla vivacità del ritmo comico degli episodi.
Tanto di capello a opening ed ending, speciamente a Pray e Donten.