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"Sword Art Online", abbreviato SAO, è un anime ispirato a una serie di light novel di Reki Kawahara.
La trama dell'anime è piuttosto semplice: ci troviamo in un futuro prossimo in cui la tecnologia ha fatto passi da gigante, tanto da consentire di giocare ai videogame in prima persona, indossando un particolare casco elettromagnetico chiamato Nerve Gear. Tra i videogiocatori c'è molta attesa per l'uscita di un videogioco online, un MMORPG chiamato appunto Sword Art Online, del quale, inizialmente, saranno distribuite soltanto diecimila copie. Il protagonista della vicenda è un ragazzo di nome Kazuto Kirigaya, il quale ha già provato il gioco riuscendo a farsi scegliere come beta tester e, al lancio del gioco, si connette subito per partecipare all'evento. Dopo alcune ore di sessione, però, i videogiocatori hanno una brutta sorpresa: tra le opzioni non c'è quella per il logout. I giocatori, così, vengono a scoprire che sono rimasti intrappolati nel videogioco e che non hanno altro modo per uscirne, se non completare il gioco stesso. Il vero problema, però, è che se moriranno nel gioco, perderanno la vita anche nel mondo reale.
Partendo da questa semplice idea, neanche troppo originale, a dire il vero, la trama si sviluppa in due stagioni, seguendo le vicende del protagonista, che nel gioco si farà chiamare Kirito, e delle persone che gli si accosteranno, su tutte Asuna, una ragazza con la quale avrà subito una forte intesa e le cui sorti muoveranno interamente la seconda stagione.

Per valutare a dovere l'opera bisogna anzitutto fare una distinzione tra le due stagioni.
Per quanto riguarda la prima, questa parte piuttosto bene, con la prima puntata ben realizzata e subito accattivante, un universo ben congegnato e graficamente ben reso, e dei personaggi che, pur seguendo i canoni classici degli anime (protagonista solitario e tenebroso e cose simili), riesce comunque a catturare l'attenzione. Dalla seconda puntata in poi, però, l'anime si perde in una serie di vicende fini a sé stesse, introducendo personaggi più o meno riusciti senza nessuna connessione con la trama e facendo continuamente balzi temporali anche piuttosto ampi, lasciando così lo spettatore con una sensazione di vuoto e di estraneità rispetto all'ambientazione. Per la metà degli episodi, quasi ci si dimentica che lo scopo dei giocatori è quello di finire il gioco e ritornare nel mondo reale, e se da un lato può avere senso, in quanto alcuni preferiscono vivere serenamente nel mondo virtuale, anziché perdere la vita cercando di andarsene, ciò non è comunque accettabile nella storia di un protagonista che ripete continuamente come il suo obiettivo sia sempre e soltanto uscire da lì. Anche per quanto riguarda i combattimenti, davvero pochi, a dirla tutta, spesso questi sono abbastanza insoddisfacenti, brevi e quasi mai epici, soprattutto il combattimento finale, sul quale inficia notevolmente anche la presenza di scelte illogiche e insensate che, purtroppo, sono presenti anche in altri punti della serie. Se l'anime fosse terminato con la prima serie, il voto sarebbe stato ampiamente insufficiente e se ne sarebbe potuta salvare solo l'ambientazione, davvero ben realizzata.

Nella seconda parte, invece, le cose s'invertono drasticamente. Se l'ambientazione, infatti, è davvero poco ispirata e piuttosto banale, con un semplice mondo online che segue gli stereotipi fantasy del genere, la trama, pur con le sue sempre presenti assurdità e banalità, acquista un po' di tono, passando dalla mera episodicità della prima a un continuum che invoglia lo spettatore a guardare anche l'episodio successivo. Il grande difetto di questa parte, però, è la scarsa ispirazione dei nuovi personaggi che vengono inseriti, su tutti la sorella di Kirito (che in realtà è la cugina) e il nemico di turno, tale Sugou. Senza entrare nei dettagli per evitare spoiler, questi sono resi in maniera a dir poco banale, con la prima in un turbine di sensazioni incestuose al limite del ridicolo e il secondo con dei livelli di depravazione davvero assurdi (alcune scene degli ultimi episodi sono davvero di pessimo gusto).

Per quanto riguarda il comparto tecnico e la colonna sonora, entrambi sono di buon livello, con immagini e paesaggi ben realizzati, un buon doppiaggio originale e ottime musiche coinvolgenti e ben scelte.

In sostanza, l'anime aveva un buonissimo potenziale, una buona ambientazione e un'idea che, seppur non originalissima, poteva attrarre molti spettatori, ma il pessimo sviluppo della trama e l'inserimento di troppe storie autoconclusive fini a sé stesse (inaccettabili in una serie comunque non molto lunga come questa) ha impedito a questo anime di spiccare.
Per questo motivo ho deciso di dare un voto ai limiti della sufficienza, e non mi sento di consigliare questo anime, se non a chi abbia voglia di vedere una sorta di slice of life/sentimentale ambientato in un videogame.