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10.0/10
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Trovato per caso nella libreria di un mio amico, incuriosito dal titolo, me lo porto a casa e mi guardo la prima puntata. Nel giro di 3 giorni ho completato la visione dell'opera e un solo pensiero mi frulla in testa: questa roba è meravigliosa!

Sorvolo sui dati tecnico/anagrafici, che potete trovare benissimo sulla scheda e di cui 99 recensori prima di me hanno discusso: anime del 2003, composto da 26 episodi e bla bla bla.

Un 10 è un voto importante e io credo che questo titolo sia uno dei pochissimi insieme ad Akira, Ghost in The Shell e Cowboy Bebop a potersene fregiare. Perché una serie da 10? Dopotutto la trama è piuttosto scarna, non succede nulla di veramente memorabile, i disegni e le animazioni spesso si perdono e poi non è vero che la fantascienza senza robottoni è un po' "pallosa"?
La trama è scarna, è vero: seguiamo le vicende di un gruppo di raccoglitori di detriti spaziali, degli "spazzini planetari", che come potete immaginare non hanno una vita così eccitante. Veniamo introdotti all'ambiente da Ai Tanabe, nuova recluta della sezione Raccogli-detriti, e facciamo la conoscenza del pilota Fee, del tecnico Yuri e di Hachimaki, l'astronauta che fisicamente esce nello spazio per raccogliere detriti, che presto di rivelerà il vero protagonista. Da li in poi si susseguiranno vari avvenimenti (soprattutto nella seconda parte della serie) ma non sembra che il regista ci voglia condurre nella stratosfera, su Marte, Giove o Venere, quanto piuttosto nell'enorme, abissale infinito spazio tra di essi, tra i singoli soggetti e il vuoto che li separa.
Dove inizia lo spazio e dove finisce la terra? Tutto l'anime ruota attorno a questo concetto, al voler trovare una spiegazione al vuoto mortale che sta tra un "planetes" e l'altro (per chi non ha studiato greco: planetes vuol dire sia "pianeta" che "viaggiatore", almeno da quello che mi ricordo). Non è un caso che sulla terra come nello spazio ritrovarsi senza appigli, vagando da soli, sia mortale nella maggior parte dei casi: ed essere soli è spesso un errore mentale proprio più che una condizione esistenziale intrinseca. Si può essere vagabondi per tutta una vita, ma non bisogna mai dimenticare di lasciarsi "un porto sicuro a cui tornare", altrimenti non saremo viaggiatori, ma solo anime erranti senza meta e senza scopo. Non si muore di sole radiazioni cosmiche, ma di ogni ambizione frustrata che pian piano ci fa sprofondare nel vuoto siderale se non trova una mano amica in grado di aiutarla. Un concetto che per quanto possa apparire mieloso in questa forma, in Planetes mai stucca perché mai è davvero spiegato a parole, quanto suggerito da immagini ed azioni più o meno evidenti.

Questo è davvero un anime che merita di essere visto. Le sue piccole "ingenuità" da tipico prodotto giapponese, soprattutto nella prima parte, non scalfiscono minimamente il rivestimento di questo prodotto d'eccellenza, studiato per viaggiare tra le stelle della nostra mente e del nostro cuore: e allora ben venga un'animazione qualche volta sbavata, un finale con il classico "vediamo che fanno adesso tutti quelli che abbiamo visto nell'anime" ed alcune piccole incongruenze. Planetes vi trasporterà nello spazio e persino il ruolo di "spazzini intergalattici" non suonerà così male, quando ne capirete la portata e l'importanza.