Recensione
Texhnolyze
10.0/10
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
Ci troviamo di fronte ad un capolavoro unico nel suo genere. Si tratta di "Texhnolyze", un'opera che indubbiamente ha influito molto in me e nei miei gusti in materia.
Il protagonista della serie non è nessuno dei personaggi, ma la stessa città sotterranea di Lux, un vero e proprio inferno, luogo in cui si svolgono quasi tutti gli eventi. Ebbene, Lux è la chiave di lettura, è metaforicamente come un organismo a sé stante, dove non esistono regole e dove tutto si trova in equilibrio, nonostante ci siano tre organizzazioni che si contendono l'egemonia con estrema violenza. Il Texhnolyze è una tecnologia in via di sviluppo, capace di installare degli arti meccanici collegati al sistema nervoso al posto degli arti mutilati (molti, come si vedrà).
In questa cornice seguiamo le vicende di Ichise, un personaggio misterioso, cupo, istintivo e lontano da ogni stereotipo, che come si vedrà avrà un ruolo importante nel destino di Lux. Un altro personaggio importante è Yoshii, che riesce in un certo senso a scalfire l'equilibrio di Lux, le cui azioni sono spinte da semplice curiosità, essendo sceso dalla "superficie".
Ora, tecnicamente l'opera può essere collocata a livelli altissimi, caratterizzata da scenari totalmente affini a tutti gli altri aspetti, musiche e audio in generale coinvolgenti e inconsuete. Degne di nota l'opening e l'ending, in particolare la prima, che considero come un rito di iniziazione alla puntata e che mi ha fatto comprendere l'importanza delle opening in certi casi.
La cosa che ho adorato più di qualunque altra cosa in "Texhnolyze" è la rappresentazione del mondo in superficie, corrispondente simbolico del mondo in cui viviamo: un luogo vuoto, insensato e desolato, dove la gente passa i suoi giorni in modo meccanico in attesa della morte, caratteristiche che la rendono un'alternativa peggiore a Lux.
I messaggi che arrivano allo spettatore sono tanti, ma meglio coglierli per conto proprio. Cos'altro dire? Un'opera imperdibile che crea dipendenza e che merita di essere vista e rivista almeno due volte o più.
Ci troviamo di fronte ad un capolavoro unico nel suo genere. Si tratta di "Texhnolyze", un'opera che indubbiamente ha influito molto in me e nei miei gusti in materia.
Il protagonista della serie non è nessuno dei personaggi, ma la stessa città sotterranea di Lux, un vero e proprio inferno, luogo in cui si svolgono quasi tutti gli eventi. Ebbene, Lux è la chiave di lettura, è metaforicamente come un organismo a sé stante, dove non esistono regole e dove tutto si trova in equilibrio, nonostante ci siano tre organizzazioni che si contendono l'egemonia con estrema violenza. Il Texhnolyze è una tecnologia in via di sviluppo, capace di installare degli arti meccanici collegati al sistema nervoso al posto degli arti mutilati (molti, come si vedrà).
In questa cornice seguiamo le vicende di Ichise, un personaggio misterioso, cupo, istintivo e lontano da ogni stereotipo, che come si vedrà avrà un ruolo importante nel destino di Lux. Un altro personaggio importante è Yoshii, che riesce in un certo senso a scalfire l'equilibrio di Lux, le cui azioni sono spinte da semplice curiosità, essendo sceso dalla "superficie".
Ora, tecnicamente l'opera può essere collocata a livelli altissimi, caratterizzata da scenari totalmente affini a tutti gli altri aspetti, musiche e audio in generale coinvolgenti e inconsuete. Degne di nota l'opening e l'ending, in particolare la prima, che considero come un rito di iniziazione alla puntata e che mi ha fatto comprendere l'importanza delle opening in certi casi.
La cosa che ho adorato più di qualunque altra cosa in "Texhnolyze" è la rappresentazione del mondo in superficie, corrispondente simbolico del mondo in cui viviamo: un luogo vuoto, insensato e desolato, dove la gente passa i suoi giorni in modo meccanico in attesa della morte, caratteristiche che la rendono un'alternativa peggiore a Lux.
I messaggi che arrivano allo spettatore sono tanti, ma meglio coglierli per conto proprio. Cos'altro dire? Un'opera imperdibile che crea dipendenza e che merita di essere vista e rivista almeno due volte o più.