Recensione
God's gift - 14 days
10.0/10
Avete mai immaginato di vestire i panni di una madre che perde la propria figlia? Io ci sto provando proprio adesso. Immagino il dolore e la paura precipitare su di me. Lo smarrimento del non sapere cosa fare per rimediare. Il dubbio e i rimpianti che ricoprono tutte le scelte che ho fatto. Forse dovevo dirle più spesso che le voglio bene. Se solo avessi atteso che fosse entrata a scuola prima di svoltare l'angolo e correre a lavoro. Magari avrei dovuto lavorare di meno, per vegliare su di lei. Non avrei dovuto fidarmi, dovevo esserci io con lei. Se solo... Se solo Soo-Hyun fosse stata meno severa, se si fosse fermata un attimo a pensare, a guardare, forse la piccola Saet Byeol starebbe con lei per sempre. Sono questi i dubbi che dilaniano Soo-Hyun, impedendole di pensare ad altro se non a sua figlia. Ma, in vero, lei era destinata a perderla, questo lo sappiamo sin da subito. Sin dall'inizio di questa storia, ci viene raccontata la fiaba di una madre alla ricerca della propria figlia rapita. E, sin dall'inizio, sembra che Saet Byeol rischia di non ricongiungersi a sua madre. Scappa di casa, marina la scuola, va ai concerti di nascosto. E' una bambina delle elementari piuttosto ribelle, poco studiosa, ma tanto ingenua e gentile. Nel primo episodio dei sedici che compongono questo drama, ripetutamente la tragedia minaccia di fare la sua comparsa. E infine accadrà l'inevitabile.
In un attimo la tua vita si ferma, e allo stesso tempo precipita giù a una velocità contro cui non puoi combattere. Il corpo si contrae e i pensieri si sovrappongono. La tua vita è distrutta in un battito di ciglia umide. Soo-Hyun riceve una chiamata dalla tata che le dice che sua figlia non è con lei. E nello stesso momento in cui la sceneggiatrice televisiva apprende il fatto al telefono, il programma sud-coreano dove lei lavora riceve una telefonata: la minaccia di un rapitore è fatta seguire dalle parole di una bimba spaventata: "Mamma, mamma". La tragedia si consuma nelle ore successive. Per Saet Byeol non c'è scampo, e nemmeno per la giovane madre affranta.
Parallelamente alle vicende della famiglia il cui caso di rapimento giunge sugli schermi di tutta la nazione, seguiamo la vita del disgraziato Dong-Chan, un ex poliziotto fallito, scavezzacollo, la cui vita peggiora rovinosamente. Ma quella stessa vita regala a Dong-Chan e a Soo-Hyun un'opportunità: tornare 14 giorni prima dell'incidente della piccola Saet Byeol. Infatti, questa storia si intitola Il dono di Dio - 14 giorni (God's Gift - 14 Days), andata in onda sulla rete sud-coreana SBS la primavera del 2014. Un drama che ha commosso tutti i telespettatori, stupendoli con una trama che si è rivelata di episodio in episodio sempre più mastodontica, nonostante il preludio un po' lento e dai toni pacati. Eppure, lo scrittore di God's gift, Choi Ran, ha saputo ricostruire in maniera logica e ammirevole ogni tassello di questo complesso puzzle, fatto di intricate sotto trame, errori del passato e occultamenti; e, dove ogni personaggio è a suo modo l'assassino di Saet Byeol in quella che è la prima storia che la madre tenta di non evitare in una lotto contro il tempo, in una lotta verso la verità.
Questa serie tv, tra le migliori degli ultimi anni, emerge dall'inflazione di continui drama in circolazione in questo periodo. Stuzzica i sentimenti più autentici, distinguendosi da quei drama che subdolamente offrono sentimentalismi o cliché succulenti per il pubblico medio. Inoltre, non manca la ricostruzione del passato dei protagonisti, Soo-Hyun e Dong-Chan, che diventano cari al pubblico mostrandosi in tutti i loro molteplici volti, belli e brutti. Insomma, qualità dei contenuti, coerenza e anche passione per l'avvincente God's gift, che vanta nel cast la bravissima Lee Bo-Young (nei panni di Soo-Hyun), affiancata da una buona prova di recitazione di Cho Seung-Woo (il carismatico Dong-Chan), diretti entrambi da Lee Dong-Hoon che offre agli spettatori una storia sempre all'altezza delle aspettative, di episodio in episodio. Il volto solare della piccola Saet Byeol che con un sorriso scopre i suoi grandi denti. Gli occhi gonfi e disperati di sua madre. Gli scontri affiatati che avvengono sotto la pioggia tra Dong-Chan e i criminali. Gli inquietanti volti celati nel buio. Le mani penzolanti dei corpi senza vita tra le braccia dei loro cari. Le immancabili sedici scene ricche di pathos al termini di tutti e sedici episodi. Perché questa è una storia di pulsioni umane, pulsioni che hanno origine dai legami famigliari: sensi di colpa, tradimenti, pena, sacrifici, dolore e, soprattutto, giustizia.
In un attimo la tua vita si ferma, e allo stesso tempo precipita giù a una velocità contro cui non puoi combattere. Il corpo si contrae e i pensieri si sovrappongono. La tua vita è distrutta in un battito di ciglia umide. Soo-Hyun riceve una chiamata dalla tata che le dice che sua figlia non è con lei. E nello stesso momento in cui la sceneggiatrice televisiva apprende il fatto al telefono, il programma sud-coreano dove lei lavora riceve una telefonata: la minaccia di un rapitore è fatta seguire dalle parole di una bimba spaventata: "Mamma, mamma". La tragedia si consuma nelle ore successive. Per Saet Byeol non c'è scampo, e nemmeno per la giovane madre affranta.
Parallelamente alle vicende della famiglia il cui caso di rapimento giunge sugli schermi di tutta la nazione, seguiamo la vita del disgraziato Dong-Chan, un ex poliziotto fallito, scavezzacollo, la cui vita peggiora rovinosamente. Ma quella stessa vita regala a Dong-Chan e a Soo-Hyun un'opportunità: tornare 14 giorni prima dell'incidente della piccola Saet Byeol. Infatti, questa storia si intitola Il dono di Dio - 14 giorni (God's Gift - 14 Days), andata in onda sulla rete sud-coreana SBS la primavera del 2014. Un drama che ha commosso tutti i telespettatori, stupendoli con una trama che si è rivelata di episodio in episodio sempre più mastodontica, nonostante il preludio un po' lento e dai toni pacati. Eppure, lo scrittore di God's gift, Choi Ran, ha saputo ricostruire in maniera logica e ammirevole ogni tassello di questo complesso puzzle, fatto di intricate sotto trame, errori del passato e occultamenti; e, dove ogni personaggio è a suo modo l'assassino di Saet Byeol in quella che è la prima storia che la madre tenta di non evitare in una lotto contro il tempo, in una lotta verso la verità.
Questa serie tv, tra le migliori degli ultimi anni, emerge dall'inflazione di continui drama in circolazione in questo periodo. Stuzzica i sentimenti più autentici, distinguendosi da quei drama che subdolamente offrono sentimentalismi o cliché succulenti per il pubblico medio. Inoltre, non manca la ricostruzione del passato dei protagonisti, Soo-Hyun e Dong-Chan, che diventano cari al pubblico mostrandosi in tutti i loro molteplici volti, belli e brutti. Insomma, qualità dei contenuti, coerenza e anche passione per l'avvincente God's gift, che vanta nel cast la bravissima Lee Bo-Young (nei panni di Soo-Hyun), affiancata da una buona prova di recitazione di Cho Seung-Woo (il carismatico Dong-Chan), diretti entrambi da Lee Dong-Hoon che offre agli spettatori una storia sempre all'altezza delle aspettative, di episodio in episodio. Il volto solare della piccola Saet Byeol che con un sorriso scopre i suoi grandi denti. Gli occhi gonfi e disperati di sua madre. Gli scontri affiatati che avvengono sotto la pioggia tra Dong-Chan e i criminali. Gli inquietanti volti celati nel buio. Le mani penzolanti dei corpi senza vita tra le braccia dei loro cari. Le immancabili sedici scene ricche di pathos al termini di tutti e sedici episodi. Perché questa è una storia di pulsioni umane, pulsioni che hanno origine dai legami famigliari: sensi di colpa, tradimenti, pena, sacrifici, dolore e, soprattutto, giustizia.