Recensione
Ciò di cui mi appresto ora a parlare è un film d'animazione del 2004 diretto da Akio Nishizawa, regista particolarmente legato al mondo della musica, come avrò modo di evidenziare più avanti.
"Nitaboh" è una di quelle opere che ti permettono di assaporare la storia: basato sull'omonimo romanzo storico di Daijo Kazuo, ci presenta la vita, divenuta quasi leggendaria, di Nitaroh, grande suonatore dello shamisen (il tipico liuto giapponese a tre corde) e fondatore dello stile Tsugaru, vissuto nel periodo Tokugawa. Il racconto comincerà con Nitaroh ancora bambino e lo seguirà fino al momento in cui il suo genio sarà finalmente riconosciuto. Nel mentre tante saranno le difficoltà: reso cieco da una malattia, dovrà lottare aspramente contro i propri limiti, contro la società e contro i todoza (membri di gilde di musicisti ciechi che in quel periodo avevano ottenuto grandi privilegi grazie al sostegno dello shogunato). Avrà comunque al suo fianco vari amici e sostenitori, che lo aiuteranno, anche se il più spetterà comunque a lui, in una grande prova di forza di volontà.
Questo genere di storie per certi versi non passerà mai di moda: se c'è una regia competente a gestirle, sono in grado di commuovere e catalizzare l'interesse del pubblico praticamente a colpo sicuro. E credo che sia il caso di "Nitaboh". Sebbene di fatto si sappia in partenza dove si andrà a parare, l'interesse dello spettatore rimane acceso, ed egli riesce a provare empatia per lo sfortunato ma determinato protagonista.
Questo è stato reso possibile anche - e forse si potrebbe dire soprattutto - alle buone scelte operate sul versante tecnico; non parlo tanto del comparto grafico (che è nella norma, né eccezionale né scadente), ma piuttosto di quello sonoro. Già, perché come detto all'inizio, la regia è particolarmente legata alla musica, e così quest'ultima non fornisce solo spunto per la trama, ma va a costituire una componente essenziale della narrazione. E, certo, quanti sono affascinati anche solo in generale dall'Oriente non potranno non apprezzare lo spazio dedicato al suono dello shamisen, accompagnato qui e lì durante il film anche da brani più "moderni", ma comunque adatti alle circostanze.
Concludiamo dunque con la consueta pagella:
Trama: 8
Personaggi: 8
Finale: 8
Grafica: 7
Sonoro: 9
E dunque chiudiamo la recensione con un bell'otto. Buona visione!
"Nitaboh" è una di quelle opere che ti permettono di assaporare la storia: basato sull'omonimo romanzo storico di Daijo Kazuo, ci presenta la vita, divenuta quasi leggendaria, di Nitaroh, grande suonatore dello shamisen (il tipico liuto giapponese a tre corde) e fondatore dello stile Tsugaru, vissuto nel periodo Tokugawa. Il racconto comincerà con Nitaroh ancora bambino e lo seguirà fino al momento in cui il suo genio sarà finalmente riconosciuto. Nel mentre tante saranno le difficoltà: reso cieco da una malattia, dovrà lottare aspramente contro i propri limiti, contro la società e contro i todoza (membri di gilde di musicisti ciechi che in quel periodo avevano ottenuto grandi privilegi grazie al sostegno dello shogunato). Avrà comunque al suo fianco vari amici e sostenitori, che lo aiuteranno, anche se il più spetterà comunque a lui, in una grande prova di forza di volontà.
Questo genere di storie per certi versi non passerà mai di moda: se c'è una regia competente a gestirle, sono in grado di commuovere e catalizzare l'interesse del pubblico praticamente a colpo sicuro. E credo che sia il caso di "Nitaboh". Sebbene di fatto si sappia in partenza dove si andrà a parare, l'interesse dello spettatore rimane acceso, ed egli riesce a provare empatia per lo sfortunato ma determinato protagonista.
Questo è stato reso possibile anche - e forse si potrebbe dire soprattutto - alle buone scelte operate sul versante tecnico; non parlo tanto del comparto grafico (che è nella norma, né eccezionale né scadente), ma piuttosto di quello sonoro. Già, perché come detto all'inizio, la regia è particolarmente legata alla musica, e così quest'ultima non fornisce solo spunto per la trama, ma va a costituire una componente essenziale della narrazione. E, certo, quanti sono affascinati anche solo in generale dall'Oriente non potranno non apprezzare lo spazio dedicato al suono dello shamisen, accompagnato qui e lì durante il film anche da brani più "moderni", ma comunque adatti alle circostanze.
Concludiamo dunque con la consueta pagella:
Trama: 8
Personaggi: 8
Finale: 8
Grafica: 7
Sonoro: 9
E dunque chiudiamo la recensione con un bell'otto. Buona visione!