Recensione
Neon Genesis Evangelion
10.0/10
Dopo che l'apocalisse ridenominata "Second Impact" si abbatte sul polo sud nel 2000 l'umanità viene invasa da strane, enormi creature chiamate Angeli. La sottile linea tra l'Uomo e l'estinzione è costituita dagli Evangelion, giganteschi mecha che richiedono di essere pilotati da ragazzi di quattordici anni.
Scritto da Hideaki Anno e concepito sin dall'inizio come serie tv e solo in seguito pubblicato come manga, Neon Genesis Evangelion è probabilmente l'anime che ha maggiormente contribuito a ridefinire il concetto di animazione giapponese in occidente. Sebbene infatti i protagonisti siano ragazzi appena entrati nella pubertà, non si scade mai in toni da commedia adolescenziale. Secondo molti il miglior anime mai scritto, indubbiamente di una qualità superiore rispetto ad altri prodotti.
La caratterizzazione dei personaggi è curata nel minimo particolare, ed anche al characther più odiato, alla fine, vorrete bene come fosse uno di famiglia. Colpiscono sin da subito Shinji Hikari, e Rei Ayanami, che danno vita ad un nuovo tipo di antieroe: non guidano epiche cariche contro il nemico, non sfogano la rabbia repressa nel combattimento e non intonano epici discorsi prima di andare in battaglia, ma combattono solo perché gli viene detto di farlo, solo perché è l'unico modo in cui possono essere utili alla società.
La narrazione, curata sin nei minimi particolari, procede lasciando lo spettatore sempre più stupito ad ogni puntata: arriverete al finale dell'episodio 16 e divorerete gli ultimi dieci seduta stante. Ciò che lascia particolarmente di stucco sono poi i vari riferimenti culturali, che, spaziando tra religione, scienza e psicologia, danno alla serie un aspetto di mistico esistenzialismo, portando lo spettatore stesso ad iniziare un viaggio interiore, interrotto dal bellissimo finale.
Dopo l'uscita nel 2013 del film "Pacific Rim", in molti hanno azzardato un paragone tra il blockbuster di Guillermo Del Toro e l'anime di Hideaki Anno. E in effetti, il film di produzione americana fa non pochi riferimenti a Neon Genesis Evangelion. Tuttavia, per quanto io abbia apprezzato il film di Del Toro, mi trovo costretto a dissentire: se si deve paragonare un film statunitense a quest'anime, l'unico che mi viene in mente è il capolavoro di Stanley Kubrick "2001: odissea nello spazio". Con le dovute differenze, infatti, entrambe le opere sfruttano le caratteristiche proprie di un genere (la fantascienza) per esplorare tematiche più profonde e oscure, cercando di rispondere a domande che l'Uomo (o forse dovremmo dire: l'autore?) si pone da sempre: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
Kubrick risponde alle domande in modo criptico. Una leggenda narra infatti che alla fine della prima di "2001" un infastidito Rock Hudson salì sul palco chiedendo se qualcuno ci avesse capito qualcosa, al ché un infastidito Stanley Kubrick avrebbe risposto:
"Se qualcuno ci ha capito qualcosa, rigiro il film daccapo."
Proprio questo mistero sulla trama sarebbe stato, secondo molti critici dell'epoca, una grave debolezza del capolavoro del regista di New York. Col senno di poi invece, l'ermetismo si rivelò uno dei punti di forza del film: dove tutti arrivavano con dialoghi straripanti di parole, Kubrick era riuscito ad arrivare col silenzio e la musica.
Anno invece cerca di esprimere i concetti a lui cari al meglio delle sue possibilità: dialoghi, monologhi, immagini, musica. Tutto, in Neon Genesis Evangelion, è finalizzato alla trasmissione di un messaggio.
Scritto da Hideaki Anno e concepito sin dall'inizio come serie tv e solo in seguito pubblicato come manga, Neon Genesis Evangelion è probabilmente l'anime che ha maggiormente contribuito a ridefinire il concetto di animazione giapponese in occidente. Sebbene infatti i protagonisti siano ragazzi appena entrati nella pubertà, non si scade mai in toni da commedia adolescenziale. Secondo molti il miglior anime mai scritto, indubbiamente di una qualità superiore rispetto ad altri prodotti.
La caratterizzazione dei personaggi è curata nel minimo particolare, ed anche al characther più odiato, alla fine, vorrete bene come fosse uno di famiglia. Colpiscono sin da subito Shinji Hikari, e Rei Ayanami, che danno vita ad un nuovo tipo di antieroe: non guidano epiche cariche contro il nemico, non sfogano la rabbia repressa nel combattimento e non intonano epici discorsi prima di andare in battaglia, ma combattono solo perché gli viene detto di farlo, solo perché è l'unico modo in cui possono essere utili alla società.
La narrazione, curata sin nei minimi particolari, procede lasciando lo spettatore sempre più stupito ad ogni puntata: arriverete al finale dell'episodio 16 e divorerete gli ultimi dieci seduta stante. Ciò che lascia particolarmente di stucco sono poi i vari riferimenti culturali, che, spaziando tra religione, scienza e psicologia, danno alla serie un aspetto di mistico esistenzialismo, portando lo spettatore stesso ad iniziare un viaggio interiore, interrotto dal bellissimo finale.
Dopo l'uscita nel 2013 del film "Pacific Rim", in molti hanno azzardato un paragone tra il blockbuster di Guillermo Del Toro e l'anime di Hideaki Anno. E in effetti, il film di produzione americana fa non pochi riferimenti a Neon Genesis Evangelion. Tuttavia, per quanto io abbia apprezzato il film di Del Toro, mi trovo costretto a dissentire: se si deve paragonare un film statunitense a quest'anime, l'unico che mi viene in mente è il capolavoro di Stanley Kubrick "2001: odissea nello spazio". Con le dovute differenze, infatti, entrambe le opere sfruttano le caratteristiche proprie di un genere (la fantascienza) per esplorare tematiche più profonde e oscure, cercando di rispondere a domande che l'Uomo (o forse dovremmo dire: l'autore?) si pone da sempre: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
Kubrick risponde alle domande in modo criptico. Una leggenda narra infatti che alla fine della prima di "2001" un infastidito Rock Hudson salì sul palco chiedendo se qualcuno ci avesse capito qualcosa, al ché un infastidito Stanley Kubrick avrebbe risposto:
"Se qualcuno ci ha capito qualcosa, rigiro il film daccapo."
Proprio questo mistero sulla trama sarebbe stato, secondo molti critici dell'epoca, una grave debolezza del capolavoro del regista di New York. Col senno di poi invece, l'ermetismo si rivelò uno dei punti di forza del film: dove tutti arrivavano con dialoghi straripanti di parole, Kubrick era riuscito ad arrivare col silenzio e la musica.
Anno invece cerca di esprimere i concetti a lui cari al meglio delle sue possibilità: dialoghi, monologhi, immagini, musica. Tutto, in Neon Genesis Evangelion, è finalizzato alla trasmissione di un messaggio.