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Mah… Insomma. Forse sono io che ho frainteso. Molti hanno scritto di essere rimasti piacevolmente sorpresi da una serie che non prometteva nulla, se non leggerezza, e che invece si è dimostrata ben al di sopra delle aspettative. Per me è stato praticamente l'opposto: dopo aver letto della sua trama tutto sommato originale, mi ero creato delle aspettative abbastanza alte che poi sono rimaste parzialmente deluse.
Intendiamoci, Henneko" è un anime molto carino. Sicuramente lo consiglio a chi voglia passare qualche oretta spensierata, ma senza staccare il cervello, che servirà ad emozionarsi per i vari temi più seri affrontati. Tuttavia è proprio qui il problema. Le tematiche serie. Io sono il primo a sostenere la bellezza della dualità, di quelle opere che sanno conservare da una parte il loro aspetto comico senza dimenticarsi di emozionare lo spettatore e di farlo riflettere su quello che passa davanti ai suoi occhi (vedi "WataMote", tanto per citarne uno). Lungi da me separare con rigidi steccati ciò che deve far ridere da ciò che deve far piangere. Tuttavia, da questo punto di vista, "Henneko" mi sembra un'opera riuscita a metà. E l'impressione che mi ha lasciato l'anime alla fine della visione è stata quella di un'opera… insipida.

Questo è quello che penso su Henneko. Carino, divertente, strappa qualche risata con i soliti giochi di equivoci e in alcune scene riesce persino ad emozionare. Però nel suo complesso, alla fin fine, stringi stringi, risulta appunto… Insipido. Senza sapore. Non riesco a trovare un altro aggettivo per definirlo meglio. Cerca di volare al di là delle sue possibilità, introducendo tematiche emotivamente forti come l'importanza della famiglia, il rapporto tra fratelli come quello tra genitori e figli, il perseverare nonostante la malattia, la forza dei desideri che possono superare le barriere. Ma lo fa in un contesto che non è il suo, finendo con il semplice abbozzare degli schizzi che, se invece di essere appiattiti in uno sfondo di leggerezza dalla durata di 12 puntate, fossero stati sviluppati come si deve in un arco narrativo che riuscisse a gestirli al meglio, avrebbe potuto creare un risultato finale davvero meritevole di essere considerato una piccola chicca dell'animazione giapponese. Così non è stato, "Henneko" si è mantenuto fedele ai suoi standard di leggerezza e, così facendo, è rimasto fermo in una condizione di inconsistenza. Né carne né pesce, in sostanza.

La caratterizzazione dei personaggi è abbastanza buona, ma rimane sempre all'interno del confortante recinto pieno zeppo di stereotipi, finendo anzi quasi con il potenziarli. Le classiche tsundere qui, fatta eccezione per le prime puntate, sono davvero troppo "dere", con un comportamento quasi speculare al modello di Kirino in "Oreimo" che, al contrario, era troppo "tsun". La protagonista femminile rimarrà inespressiva per la maggior parte del tempo, a parte la prima puntata, proprio per via della storia, che ora non posso svelarvi per evitare lo spoiler; speravo che la situazione si sarebbe ribaltata andando avanti con l'anime, ma…
E Yokodera? Il classico protagonista maschile di ogni anime di questo tipo, specialmente quelli di genere harem: pervertito (ma perlomeno qui questo aggettivo trova la sua ragion d'essere), dalla personalità flaccida, privo di spina dorsale (salvo poi dimostrarsi improvvisamente saggio e intraprendente senza che questo cambiamento abbia un minimo di coerenza con il suo carattere) e soprattutto, totalmente, irriducibilmente e inevitabilmente idiota.
Se aggiungiamo anche una ragazzina pseudo-italiana, un amico comprimario affetto dalla Sindrome del Buon Samaritano e delle idol fallite super allampadate, potrei dire che il quadretto era completo per far nascere una divertente galleria parodica, peccato che nessuno di questi personaggi venga sviluppato a dovere ma rimanga impigliato nella stringente brevità della serie.
I personaggi ridono, piangono, si emozionano, come se davvero la serie avesse mostrato una loro evoluzione psicologica e il crearsi di legami intensi e ben sviluppati. Peccato che non è così. Non c'è nessuno sviluppo degno di questo nome, e sembra che i personaggi si comportino sempre in base a qualcosa che è rimasta impigliata nelle pieghe della trama e che non viene fatta sapere allo spettatore. Il comportamento dei personaggi è una diretta conseguenza di questo "qualcosa", quindi non si riesce a trovare una vera credibilità in quello che fanno o dicono. Per fare un esempio, è come se io chiedessi l'ora a una tizia alla fermata del bus, chiacchieriamo per un po' e facciamo amicizia, il giorno dopo ci rincontriamo e prima di lasciarci lei mi abbraccia con il volto rigato dalle lacrime. Ehm... cosa mi sono perso?
Paradossalmente, il personaggio che mi è piaciuto di più e che secondo me si è rivelato quello meglio caratterizzato è stata proprio la madre della protagonista Tsukiko, e che tuttavia si è limitata a fungere da punto focale della trama senza avere un vero spazio riservato a sé durante gli episodi della serie.

Dal punto di vista tecnico, nonostante i bei colori sgargianti e il lavoro comunque accettabile sulle luci e sugli sfondi, non riesco proprio a digerire il tratto "moe" che, volendo kawaiizzare a tutti i costi i personaggi, finisce per renderli troppo scialbi e privi di quel "qualcosa in più" che possa far ricordare le loro personalità. Gli occhi rimangono troppo enormi e le espressioni non oltrepassano la mediocrità (a parte Tsukiko che poveretta, per ragioni di trama non può esprimersi come vorrebbe). La regia rimane nella media, niente di particolare.
L'opening è di quelle zuccherose che purtroppo si infilano in testa anche contro la tua volontà, mentre l'ending sinceramente l'ho trovata terrificante nel suo cercare la pucciosità a tutti i costi. Per fortuna non considero le sigle come qualcosa di troppo importante nella valutazione finale di un anime, altrimenti alla fine di ogni episodio avrei dovuto prender tutto e lanciarlo dalla finestra.
Tuttavia, segnalo due brani della colonna sonora che mi hanno davvero colpito positivamente, nonostante non spicchino per qualche merito particolare rispetto ai normali standard degli anime moderni; uno è "Yoake (Down)", davvero ammaliante con i suoi bei violini cullanti e avvolgenti, l'altra è "Ushirosugata", splendido brano classico di pianoforte, di cui rimprovero in realtà l'essere troppo corto. Potrei dire che la bellezza di questi due brani mi ha lasciato ancora di più l'amaro in bocca nel vederli utilizzati in scene che "cercavano" di essere emotive, senza davvero riuscirci fino in fondo.

Finite le danze, non riesco a dare una piena sufficienza a questa serie, che per me rimane intorno al 5 e mezzo, al massimo 6 meno. Gli spunti buoni c'erano tutti, l'idea originale pure, il chara design non era affatto da buttare, la colonna sonora abbastanza meritevole… Eppure, non si riesce a superare gli angusti limiti del compitino, e manca quel pizzico di coraggio in più che non solo avrebbe strappato una sufficienza piena, ma avrebbe anche reso l'opera degna di essere ricordata.
Comunque, è un anime che consiglio, non è noioso, riesce a rilassare e saprà anche emozionare un po' i cuori più sensibili (come a me hanno emozionato i continui riferimenti e omaggi alla nostra Italia, dal Colosseo alla pasta alla carbonara). Ma non aspettatevi qualcosa di più da un prodotto che, probabilmente per sua stessa intenzione, vuole rimanere (e infatti rimane) ancorato a uno standard di leggerezza che in fondo gli sta stretto, ma da cui non riesce a uscir fuori. A buon intenditor…