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8.0/10
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Anche Yōjirō Takita partì dall'erotismo softcore dei pinku eiga per approdare infine all'Oscar con "Departures". Kei Morikawa racconta in "Make Room" il mondo degli AV (adult video) nipponici, con garbo e ironia, realizzando un medesimo percorso: passa dal lavoro sugli AV a un film che non fa parte del genere, ma ne svela l'essenza nascosta.
Cosa accade nel dietro le quinte di un film porno soft? Chi sono le attrici AV? Morikawa lo racconta con garbo, riproponendo per il grande schermo l'impianto di una pièce teatrale, mantenendo del teatro tempi e modi. Tutto si svolge dentro una stanza, che è la make room dove la truccatrice, lavorando sotto pressione e con tempi strettissimi, prepara le attrici prima delle riprese. Morikawa porta con sé sul grande schermo (e a Udine) l'attrice AV Riri Kuribayashi, che come il regista dimostra di sapersi 'sdoganare' dalla limitazione di genere e sfoggia un piglio recitativo di tutto rispetto. Il segreto di questa pellicola, vincitrice allo Yūbari International Fantastic Film Festival, risiede proprio nella sua capacità di svelare un mondo racchiudendolo in una stanza, la make room appunto, che si trasforma da camerino in anticamera a vero e proprio elemento del set. Memorabile la scena in cui il tavolo della stanzetta viene spostato avanti e indietro, indietro e avanti, in base ai continui ripensamenti del regista, che fa di necessità virtù, adattandosi agli inconvenienti pur di terminare in tempo il 'filmetto'. Poco male se si dovrà tagliare una scena o riscrivere il copione. Le estetiche made in Japan ci sono tutte o quasi, con le varie icone ispiratrici (lolita, cosplayer, gyaru...).
Un intero immaginario sfila sulla scena della make room, vera e propria scenografia filmata. Al di là delle 'tre pareti' succede qualcosa: il regista filma, il 'porno attore' fa la sua parte, le attrici si fanno la doccia tra una ripresa e l'altra, dal set giungono voci, gemiti, urla, pianti. È alla truccatrice che le ragazze confessano sogni, paure, speranze. Lei raccoglie, consiglia, incoraggia. La baracca va avanti, in qualche modo. Il video per adulti è terminato. Qualcosa rimane, alla fine di una giornata estenuante: l'idea e la sensazione che quel mondo, di cui il Giappone un po' si vergogna, non sia così impossibile da raccontare. Che ci sia tanta umanità, anche dietro l'aspetto di profilo più basso dell'entertainment.