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Gli otome games non sono una droga. Sono la Droga per eccellenza: che siano strutturati in stile dating sim o che il loro stile sia quello delle visual novel, il loro mercato non conosce crisi, a meno di storie completamente prive di pathos o per niente avvincenti. Un videogioco fra tutti che ha saputo distinguersi dalla concorrenza elevandosi a saga di grande successo è senz'altro "Uta no Prince-sama", un'esperienza in cui la classica eroina dovrà decidere con quale idol condividere non solo la sua carriera nell'ambito della composizione musicale, ma anche sentimentale. Provare a bissare il successo del videogioco, con un anime che potesse far rivivere alle giocatrici un'avventura del genere e arricchirla con nuovi elementi appariva un'occasione troppo ghiotta. A questo scopo, dalle vette della fama, scese la serie anime "Uta no Prince-sama - Maji Love 1000%", seguita a distanza di pochissimo tempo da "Maji Love 2000%" e "Maji Love Revolutions", grazie soprattutto all'ampia folla di fan che avevano apprezzato moltissimo la prima serie. Sembrerebbe che la fortunata saga abbia continuato la sua ascesa incontrastata, ma quanto i dati di vendita o di share possono corrispondere alla reale qualità di un prodotto?

Non sempre i due fattori coincidono e già basandosi sulla versione videoludica si potevano riscontrare esagerazioni, paradossi e problemi non di poco conto nella caratterizzazione dei personaggi. Per non parlare degli stessi presupposti della trama: un istituto gigantesco, con un aspetto che prende spunto dalla Reggia di Versailles, in cui promettenti idol e compositori di canzoni per gli stessi affrontano durissime selezioni per ottenere un contratto con la stessa agenzia che ha dato il via alla scuola. Soltanto leggendo questa sinossi si riesce a intuire quanto il contesto sia strampalato; tuttavia il pregio più evidente del primo capitolo della saga videoludica era forse quello di schivare accuratamente l'argomento, per concentrarsi sugli interessi amorosi a disposizione di Haruka Nanami. I suoi occhi pregni di sentimenti e vitalità (ironia mode: ON) sarebbero stati costantemente puntati sul ragazzo scelto nei primi istanti di gioco. Gli stessi ragazzi, poi, avrebbero svelato passati tortuosi e complessi degni di una telenovela, ma quantomeno avrebbero avuto qualcosa con cui intrattenere la videogiocatrice in cerca di storie strappalacrime, di una relazione all'inizio difficile e poi capace di aprirsi a un dolce happy ending.

Ma allora perché "Uta no Prince-sama - Maji Love 1000%" fallisce anche in questo punto? L'aspetto della "scelta", ovvero della "personalizzazione della storia", di fatto risulta ingombrante in un anime. Nell'otome game, a seconda della scelta effettuata all'inizio della sessione di gioco e in base alle battute decise da far pronunciare ad Haruka, sarebbe stato possibile approfondire un solo personaggio alla volta, dando all'eroina una personalità coerente con le situazioni di gioco, anche se non molto chiara. L'anime adotta una strategia diversa, sicuramente semplificando il processo di caratterizzazione: ossia trasformare la ricerca di un "amore serio 1000%" in una commedia scolastica a dir poco stereotipata.

Infatti, non essendo possibile concentrarsi specificamente su un singolo ragazzo, la serie animata sfrutta gli aspetti esteriori nei caratteri e nei look dei bishonen per dar vita a gag trite e ritrite, di cui fanno le spese in particolare i due membri più stravaganti del gruppo di idol, Natsuki e Shou. Il primo viene più volte ripreso per la sua incapacità nel preparare qualcosa di commestibile, il secondo per i suoi assaggi coatti alle pietanze disgustose del compagno di stanza. Anche Otoya nelle prime puntate sembra svolgere il ruolo di capro espiatorio per il comparto comedy della serie, ma il ragazzo verrà presto dimenticato con la stessa velocità con la quale viene introdotto, per fare spazio ai "bellocci tenebrosi", come Ren, Masato e Tokiya. Sono gli unici a ricevere un minimo approfondimento della loro storia personale e questo li ricollega magicamente ad Haruka, che sembra in grado con la sua gioia di vita paragonabile a quella di un sasso, di sbloccarli dal loro stato immoto. A tal proposito, l'eroina con un minimo di personalità del videogioco viene soppiantata da una versione che mantiene gli occhi gialli con annessa pupilla verde a dir poco orrendi, ma che sostituisce ogni frase di senso compiuto con continui mugugni aspirati e sospirati, degni di una malata che abbia difficoltà respiratorie.

La sua mancanza d'iniziativa o d'indipendenza viene più volte fatta notare dagli stessi comprimari, che agiscono in molti casi come "deus ex machina" per aiutare la ragazza a superare gli ostacoli durante gli studi. Per esempio, le malelingue degli altri studenti, giustificate visto che Haruka Nanami è stata ammessa in una scuola prestigiosa, pur non sapendo minimamente leggere uno spartito musicale, vengono spazzate via con l'intervento propizio dei suddetti personaggi di contorno. Come riflessione seguente: sembra strano che un istituto rinomato come la Saotome Academy sia privo di un test d'ammissione che preveda la lettura di uno spartito, stiamo parlando di un requisito fondamentale per chiunque voglia intraprendere una carriera nel mondo della musica. Con questi presupposti è davvero bizzarro credere che i ragazzi siano tutti interessati a lei, soprattutto quando arriva il momento di scegliere il compositore con cui affrontare insieme l'audizione di laurea.

In conclusione, il difetto più grande dell'anime non è solo quello di raccogliere gli sbagli del primo videogioco e farli propri, ma anche l'eliminazione totale dell'aspetto positivo più forte, la scelta. La serie sfocia in un finale all'acqua di rose in cui non si ha ovviamente nessuna scelta definita, l'anime non prende mai nessuna decisione coraggiosa nel suo sviluppo: si ancora ai cliché, a una trama bizzarra e a ragazzi bellissimi che fanno letteralmente sbavare le spettatrici. Un esempio di come un videogioco non debba essere trasposto in una serie animata.

Quattro, perché non c'è altra scelta, anche se il comparto grafico e sonoro cercano di risollevare la serie dal baratro del "dimenticabile".